
i ragazzi e l'uso dei media
Senza un'informazione libera e pluralista, può darsi una società democratica aperta al dialogo e al confronto? Per voci, tutte le questioni giuridiche legate all'informazione e al sistema dei media, dalla stampa a internet alla televisione, alla luce anche delle recenti riforme e delle innovazioni connesse al digitale. Pasquale Costanzo insegna Diritto costituzionale e Diritto dell'internet nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Genova.
L'approccio etnografico applicato al campo dei media studies rappresenta uno degli strumenti di analisi più originali e fecondi della sociologia contemporanea. Uno strumento innovativo oggi sempre più indispensabile per conoscere pratiche e strategie dell'universo mediatico. Federico Boni insegna Sociologia della comunicazione all'Università degli Studi di Milano.
Una nuova opera di questo atipico pensatore che riflette in modo originale sull'impatto che i media hanno sulla nostra vita. Il mondo codificato in cui viviamo non è più sinonimo di progresso, ormai non racconta più storie, e vivere in esso significa smettere di agire. Quando qualcosa perde di significato si parla di "crisi dei valori". Questo perché siamo ormai dipendenti dal testo, anche per la storia, per la scienza, per la politica, per l'arte. Noi "leggiamo" il mondo, ad esempio dal punto di vista logico, o matematico. Ma la nuova generazione, che dipenderà dalla tecnologia non condivide i nostri "valori". E noi non sappiamo ancora attraverso quale nuovo significato la tecnologia che ci circonda, ci programmerà.
La fabbrica delle notizie, con i suoi vizi e le sue virtù, messa a nudo con lucida precisione da un giornalista televisivo che ne conosce i meccanismi e i protagonisti. Un saggio rigoroso e documentato che affronta i nodi cruciali del mondo dell'informazione e della comunicazione: realtà e notizie, giornalisti e audience, media e potere, fatti e opinioni. Descrive come nasce una notizia e come viene scelta, come si attinge alle fonti e quando si agisce in modo distorto e calcolato. È uno strumento di lavoro per chi opera nel settore, ma anche un manuale di sopravvivenza per i lettori, i telespettatori e i radioascoltatori. In queste pagine il pubblico è considerato parte integrante del sistema mediatico.
Il volume studia, dal punto di vista psico-pedagogico, la differenza tra le fiabe narrate a voce e le storie viste in televisione; sottolinea i possibili effetti sui bambini ed invita gli adulti ad una maggiore consapevolezza nell'educare ipropri figli. Per i bambini l'abitudine al teleschermo e molto precoce: ma quali effetti e controindicazioni" puo avere? E come si differenzia il linguaggio televisivo da quello delle favole narrate a voce? Dalla fiabe tradizionali alle fiabe moderne, dalla storia letta la sera dalla mamma o dal papa alle storie viste in TV: questi e altri aspetti sono oggetto di riflessione e analisi nel presente volume, nella convinzione che le fiabe non sono destinate soltanto ai bambini. "
Da mezzo secolo la televisione appartiene alla nostra vita e l'attraversa quotidianamente costruisce immaginari, riti e piaceri condivisi, contribuisce alla nostra conoscenza del mondo col suo "vedere lontano", ma al contempo definisce un'arena collettiva che ci comprende e ci chiama in causa. In questi cinquant'anni la televisione è stata temuta e deprecata per i mali che gli si sono attribuiti, o, più raramente, è stata apprezzata per la sua capacità di abbattere barriere e steccati, coinvolgere le persone e renderle più consapevoli, offrire loro intrattenimento, informazione e compagnia. In "Che cos'è la televisione" gli autori affrontano in maniera sistematica gli interrogativi più pressanti che hanno interessato il piccolo schermo.
Il volume è suddiviso in due parti, dedicate ai temi relativi alla conoscenza di base della materia e a quelli relativi al "saper fare". La prima parte è articolata in due capitoli: uno di taglio definitorio e l'altro storico. Il primo capitolo affronta le definizioni di base partendo da quella di editoria e focalizzando l'attenzione sul concetto di multimediale. Il secondo capitolo traccia il percorso storico dell'editoria digitale, prosegue con la nascita dell'editoria ipertestuale, per concludersi con la maturazione dei prodotti e del mercato negli anni Novanta. La seconda parte è dedicata al "saper fare"; la parte teorica esplicativa è accompagnata dalla discussione di un "caso di studio" connesso, che concretizza le impostazioni tecniche esposte.
Nella velocità di cambiamento ed evoluzione delle specificità tecniche dei mezzi e nel moltiplicarsi dei prodotti, i mass-media hanno la loro più evidente peculiarità. Di qui la necessità di suggerire un orientamento chiaro nelle metodologie di ricerca molto diverse - per strumenti e analisi dei dati - utilizzate in ambito universitario e professionale. Sono questi i motivi ispiratori del volume. Il libro è suddiviso in due parti: nella prima si affrontano i temi e i problemi più generali della metodologia applicata alla ricerca sul pubblico dei media; nella seconda si analizzano separatamente i pubblici di stampa - quotidiana e periodica - TV, radio, libri, cinema e nuove tecnologie.
Esistono forme di pubblicità che non inquinano il nostro orizzonte immaginativo e che cercano, attraverso lo spostamento dei significati e un uso "rovesciato" delle immagini, di orientare una riflessione collettiva sulla direzione che l'umanità ha imboccato nell'ultimo mezzo secolo. Nato sulle matrici della riflessione situazionista di critica della "società dello spettacolo", i componenti del gruppo canadese di Adbusters si autodefiniscono dei "cultural jammers", dei sabotatori culturali, e il loro scopo è produrre un'ecologia mentale, attraverso il "detournement" (il rovesciamento) delle immagini più diffuse e celebrate dell'universo mediatico, utilizzando i logo e gli stilemi delle marche più prestigiose a fini politici ed ecologici.