"Vi è mai capitato di anticipare con preoccupazione un evento, di essere terrorizzati da una decisione da prendere, di temere qualsiasi tipo di cambiamento oppure di essere colpiti da una improvvisa crisi di panico? Se è cosi, anche voi fate parte di questo "popolo di ansiosi", ma siete in buona compagnia perché, solo in Italia, ci sono 5 milioni di persone che lottano quotidianamente con l'ansia, una prigione da cui è difficile liberarsi, un tunnel di cui spesso non si riesce a intravedere l'uscita". In questo libro Giampaolo Perna non solo racconta le origini dell'ansia, la differenza tra ansia normale e ansia patologica, l'analisi dei comportamenti ansiosi, ma insegna anche come uscirne. Sì, perché uscirne è possibile, sia per chi vive situazioni di ansia quotidiana, sia per chi è affetto da forme più gravi, quelle che rientrano nel capitolo dell'ansia patologica. Il primo passo, in una società sempre più basata sulla prestazione, è quello di non sentirsi in colpa o inadeguati, di sgombrare la mente dalla sensazione di non essere "normali". Poi è necessario capire che la buona volontà non basta, che spesso è necessario farsi aiutare, sia da un punto di vista psicologico che farmacologico. Partendo da casi esemplari, l'autore conduce lungo un percorso documentato ed efficace, indicando le vie d'uscita da uno dei disagi più diffusi del mondo moderno.
Un viaggio nel grande apparato obeso e ingordo del sistema Italia. Un'analisi a tutto tondo sulla democrazia zavorrata di un Paese che non può decollare. Un saggio che si avvale di dati aggiornati e in gran parte inediti e non si limita alla denuncia degli sprechi e degli insensati privilegi della politica, ma fa finalmente luce sui costi abnormi degli apparati pubblici e sulle molte altre "caste" che fino a ora non sono state investigate. Un'orgia di lobbies, privilegi, corporazioni, consulenze, portaborse, parassitismo, sprechi e auto blu. Un'analisi puntuale e impietosa del dissanguamento pubblico, e la ricerca di un'amara medicina da trangugiare al più presto.
L'uomo di cui parla la tv si chiama Aribert Heim, medico, il torturatore del campo di concentramento di Mauthausen, il "dottor Morte" passato alla storia per i suoi raccapriccianti esperimenti su cavie umane, l'ufficiale con gli occhi grigioazzurri che si rilassava fabbricando paralumi di pelle umana. Il documentario ipotizza che sia ancora vivo, chissà dove. Ma Danny Baz sa che non può essere vero. Perché lui stesso ha partecipato alla sua cattura. Ci erano voluti due anni per quella caccia. Continuava a incontrare ex nazisti, Heim, perfino il nipote di Hitler, a portare la sua catenina con la svastica e una pistola d'avorio con impressa la croce uncinata. Senza mai un ripensamento. Fiero. Alla fine, l'avevano beccato. Ha fatto parte di un'organizzazione segreta, Danny Baz: "La Civetta", creata per catturare, giudicare e giustiziare nazisti latitanti ed eternamente impuniti. Con lui, c'è Barney, che da bambino è stato vittima dei terrificanti esperimenti di Heim e li porta ancora impressi sulla pelle, ma, a differenza dei suoi familiari, è sopravvissuto, e poi ha fatto fortuna col petrolio in Texas. C'è John, un ebreo che lavora per la CIA. E Roger, un veterano del Vietnam. Né oblio né perdono, è il loro motto. Oggi l'organizzazione si è sciolta. E Danny può raccontare.
Durante il giorno, padre di famiglia e stimato giornalista; la notte, agente segreto con il nome in codice “Betulla”. Sarebbe questa la doppia vita di Renato Farina emersa nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra il SISMI e il commando CIA nella strana vicenda del rapimento e del trasferimento in Egitto di Abu Omar, imam di Milano. Lo stesso agente Betulla avrebbe avuto un ruolo importante – secondo le dichiarazioni del capo dei servizi segreti italiani, Nicolò Pollari – nelle operazioni dell’intelligence per i sequestri di italiani, come Quattrocchi, poi ucciso, e la Sgrena, che invece venne liberata. Insomma, Farina sarebbe stato un agente coperto di primo rango. Congegni sofisticati, identità fasulle, lavori di copertura? Lo si vedrà in questo racconto vero e affascinante come una spy story. Farina non ci sta però a passare per una spia. Non accetta di essere trattato come un traditore per aver agito secondo coscienza, nell’interesse del proprio Paese. Radiato dall’ordine dei giornalisti – benché avesse già rassegnato le dimissioni – oggetto di insulti ma anche di ammirazione, Renato Farina ha deciso che è venuto il momento di raccontare (quasi) tutta la verità sull’agente Betulla. L’occasione per saperne di più sul mondo dei servizi segreti, ma anche per capire che cosa non va in quel sistema di potere dal quale Farina sostiene di essere stato perseguitato ingiustamente, sentendosi autorizzato a togliersi un po’ di sassolini dalle scarpe, rivelando verità scomode, finora taciute.
Chissà se c’è ancora qualcuno convinto che lo tsunami finanziario non lo riguardi. Roba per élite di ricconi. O per i cervelloni di Wall Street, ma per fortuna qui è tutta un'altra storia. Perché se ancora qualcuno lo pensa si sbaglia, e di grosso. Siamo noi che abbiamo subìto i danni del grande crac. E chissà per quanto andrà avanti. Banche, assicurazioni e finanza sono nell’occhio del ciclone. In Italia, le famiglie continuano a rimetterci un mucchio di quattrini. Ora si scava tra le macerie e si vuole correre ai ripari. Ma il rischio è che, scattata la vecchia trappola, se ne prepara un'altra. C'è tutto questo in queste pagine. Non solo la vecchietta che è andata in banca con tutti i risparmi e ne è uscita con le sue belle obbligazioni Parmalat o Lehman Brothers, carta straccia. Né la famigliola che ha chiesto il mutuo per comprare casa ed è rimasta strozzata dalle rate in continua crescita. Né il professionista che si domanda come sia possibile che i fondi vadano sempre più a fondo. O l’incredulità di chi scopre che le spese sul conto corrente superano gli interessi. Ci siamo tutti noi, proprio tutti, intrappolati in un valzer di scandali, risparmi andati in fumo e inganni. La «tempesta perfetta» di questi mesi, sommata a risparmi che si assottigliano, economia in ginocchio, costo della vita in continua crescita e stipendi fermi, ha mostrato che il re è nudo e la pazienza dei sudditi al limite. Ma il fatto è che il sistema finanziario ha invaso la nostra vita. Con questo mondo si ha a che fare tutti i giorni: la casa, l’auto, i risparmi, la pensione, le polizze, i finanziamenti. Tutti i giorni si scoprono costi invisibili e inganni. Uno slalom che genera disillusione, rabbia, sfiducia. Ci sono storie vere in questo libro, e ognuna descrive un pezzo di vita, tra verità non dette e truffe vere proprie. Esempi concreti, carnefici e vittime, persone e famiglie che illuminano la freddezza dei dati. Per smascherare le trappole e scoprirsi un po' meno vulnerabili.
Mentre i bagliori dei bombardamenti continuano a punteggiare il cielo di Baghdad, un giovane uomo cammina sui tetti a terrazza della città che sembra avvolta in un tempo dilatato e sospeso. Nessuna voce, nessun rumore se non quello dei tuoni sordi che rimbombano confusi e intermittenti sullo sfondo della scena. L’uomo avanza nel nulla, come un miraggio, poi con la mano afferra un bastone lungo e sottile celato dietro a un muretto. Non appena lo alza, decine di piccioni spuntano dal niente del cielo e iniziano a danzare attorno a quel bastone, al ritmo di una musica che nessun altro può sentire.
Fahim, questo è il nome del giovane uomo, a un tratto si ferma e guarda il cielo. Una piccola piuma bianca scende svolazzando e lui apre la mano per accoglierla. Un gesto semplice, che lo riporta indietro nel tempo, a quando era un bambino. Al giorno in cui suo fratello Ali gli ha regalato una fionda fatta con le sue mani, per sottrarlo ai suoi sogni a occhi aperti. Quello è il giorno in cui tutto è cambiato. Un piccolo dramma in mezzo a quelli grandi della sua terra, un evento che ha trasformato per sempre la sua vita, chiudendogli una strada e aprendogliene altre, inaspettate.
Raccontando la storia di Fahim e della sua famiglia, il suo prezioso mistero, i suoi dolorosi e deliziosi segreti, queste pagine narrano anche quella di un paese millenario, in bilico tra la raffinatezza e la sensibilità delle tradizioni mistiche sufi e il dramma insensato della guerra.
Gianni Palagonia è un poliziotto antimafia, uno scomodo, uno che ha partecipato a importanti operazioni contro la criminalità organizzata e poi è dovuto fuggire dalla Sicilia con sua moglie e i suoi figli, per salvare la pelle di tutti. Ora è in una città del Nord, sotto copertura, e deve reinventarsi una vita. Si troverà coinvolto nelle indagini sulle infiltrazioni di Cosa Nostra e poi in prima linea nella più grande operazione antiterrorismo degli ultimi anni, quella che, dopo l’omicidio del professor Marco Biagi, porterà all’individuazione del nucleo delle nuove Brigate Rosse PCC. E mentre la sua vita di poliziotto si fa sempre più dura, frenetica, pericolosa e infida, la sua vita privata si sfalda un giorno dopo l’altro, nell’alienazione, nella solitudine, in una quotidianità impossibile in cui nulla pare avere un senso.
Il 17 giugno 1972, nella sede del Comitato nazionale del Partito Democratico, una porta mantenuta socchiusa da un pezzo di nastro adesivo insospettisce una guardia, che chiama la polizia. Inizia così, come un film di spionaggio, uno dei più devastanti scandali politici della storia: lo scandalo Watergate. In un crescendo di complicità, il caso si gonfia. Non più un semplice furto, ma un enorme scandalo, con il coinvolgimento del presidente Nixon, che dopo due anni di depistaggi, bugie, false dichiarazioni, è costretto alle dimissioni, primo e unico presidente della storia americana, a un soffio dall'impeachment. Cinque anni dopo, è un Richard Nixon agguerrito e determinato quello che accetta di farsi intervistare dal giornalista inglese Frost. Forte del fatto di non essere stato né processato né condannato, l'ex presidente ha continuato a proclamare la sua innocenza. E quell'intervista gli consentirebbe di riconquistare l'opinione pubblica, ricordando i successi intascati durante il suo mandato, dai rapporti con la Cina alla conclusione della guerra in Vietnam, oltre che di guadagnare la bella somma di un milione di dollari. Ma le cose andranno diversamente. Colpito al fianco da domande stringenti e messo di fronte a brani di intercettazioni telefoniche mai divulgate prima, Nixon vacilla e fa proprio quello da cui il suo successore Ford l'aveva messo in guardia: confessa di aver violato la legge.
Della Cina, un Paese grande quasi come un Continente, l’Occidente ha sicuramente una percezione surreale, a tratti addirittura paradossale. Se ne parla (anche molto), con essa si commercia (pure abbondantemente), ma è come se tutti fingessero di non vedere le macroscopiche piaghe che l’affliggono.
La Cina, erede – comunque e nonostante tutto – del passato maoista, resta una grande potenza militare ed economica dove vige un regime ancora ispirato al dirigismo più anacronistico. Oggi come in passato resta un Paese in cui si violano sistematicamente i diritti umani, le libertà fondamentali della persona e la dignità dei cittadini. Sono all’ordine del giorno, ancora oggi, arresti indiscriminati, azioni ingiustificate di polizia, abusi illegittimi. Nello spregio più totale dello Stato di diritto, la Cina continua a praticare su larga scala la pena di morte, lo schiavismo e il commercio di organi umani, mietendo annualmente migliaia di vittime. Continuano le restrizioni alla libertà religiosa e lo stesso si constata per la triste pratica degli “orfanotrofi della morte” dove vengono lasciati morire i figli non graditi al regime: quelli che eccedono l’obbligatorietà del figlio unico per famiglia, regola sancita da una rigida politica abortista che colpisce soprattutto le bambine.
In questa inchiesta ricca di documenti, attraverso testimonianze e dati sconvolgenti, si compone il macabro mosaico cinese: una minaccia incombente sulla civiltà occidentale.
Carlos aveva otto anni quando il mondo cambiò. Successe mentre lui dormiva, e senza che nessuno lo avesse consultato. Ne fu molto indispettito, ma questo non impedì al mondo di cambiare.
In quanto figlio di un importante giudice nella Cuba di Batista, in effetti Carlos godeva del meglio della vita. Un autista lo portava tutti i giorni all’esclusiva scuola cattolica che frequentava insieme ai figli del presidente e sollecite cameriere si occupavano di lui e dei suoi fratelli. Se non fosse stato che suo padre si credeva l’incarnazione di Luigi XVI, e trattava i figli come principi Borbone, tutto sarebbe andato per il meglio. Aveva sposato sua madre perché assomigliava a Maria Antonietta e, un giorno, avendo riconosciuto in un bambino incontrato per strada il Delfino di Francia, lo aveva adottato seduta stante. Ernesto, il nuovo fratello, era entrato immediatamente nell’elenco delle cose di cui Carlos aveva paura: insieme alle lucertole, al quadro di Maria Teresa d’Austria appeso nella sala da pranzo e al candelabro a forma di donna senza gambe. All’elenco si erano aggiunti anche i cattivi pensieri, da quando Fratello Alejandro a scuola lo aveva diffidato dall’averne. E pure le riviste sporche, qualunque cosa fossero.
Ma quel giorno, Luigi XVI gli comunicò che i ribelli avevano vinto e che Batista aveva lasciato l’Avana. Non c’era posto per dei Borbone nella nuova Cuba.
Così Carlos, insieme a 14.000 altri bambini, venne separato dai suoi genitori e mandato in esilio in America nell’ambito dell’operazione chiamata “Pedro Pan”. Ma il ricordo delle mille onde turchesi della sua terra non lo abbandonerà mai.
randi rossi, bianchi da amare, perfette bollicine. Trentotto indimenticabili bicchieri, dal Brunello di Montalcino alla Falanghina, dal Pinot Nero al Franciacorta, dal Cabernet al Porto, dal Syrah all’Amarone, dal Barbaresco al Tokaji, dal Primitivo di Manduria allo Champagne.
Ci sono molti libri che si propongono di abbinare un vino a un piatto, ma questo vuole abbinare il vino alla vita, tutta intera. Non solo racconta di ogni vino che storia ha, da dove viene – e spesso sono racconti e aneddoti tanto straordinari da sembrare impossibili, epici o drammatici, romantici e guerreschi, erotici ed eroici – ma soprattutto che sensazioni offre, cosa dice a tutti noi oggi, mentre lo beviamo, e in quale momento dell’esistenza ci può accompagnare. Perché la terra conosce profondità che l’uomo non immagina.
Utile e seducente al tempo stesso, un nuovo viaggio nella filosofia del vino, della vite, della vita, dedicato a quanti hanno compreso che non si beve per dimenticare, ma per ricordare.
Vinosofia. La giusta temperatura della vita. Il giusto frutto, nella giusta occasione. Chissà che non sia proprio questa la più autentica e appropriata Guida dei Vini.
"Credo che l'Occidente sappia straordinariamente poco dei Vietcong: dei loro progetti, delle loro difficoltà, dei loro conflitti interni. Le circostanze della guerra e l'estrema attenzione con cui i Vietcong nascondevano le loro attività hanno ammantato di segretezza la rivoluzione. Eppure solo comprendendo i vietnamiti che combattevano sul fronte opposto si potrà avere un quadro vagamente completo di una guerra sulla quale gli americani sembrano aver riflettuto così tanto, l'unica guerra che abbiano mai perduto". Molti libri, centinaia di articoli, decine di grandi film si sono preoccupati di ricostruire la guerra del Vietnam, uno dei conflitti più celebri, devastanti e gravidi di conseguenze del nostro tempo. Ma nessuno, prima d'ora, aveva raccontato l'altro lato della medaglia, l'altra parte della barricata. Questo è "l'altro Vietnam", il racconto di quella guerra attraverso gli occhi del"nemico".
I Vangeli descrivono Gesù come Messia assolutamente apolitico, disinteressato alle questioni della Palestina del suo tempo e impegnato a precisare che il suo Regno "non è di questo mondo". Ma allora perché i Romani lo avrebbero crocifisso, comminando una condanna riservata unicamente agli agitatori politici? E perché mai il Sinedrio avrebbe dovuto esigere una simile pena, se quella prevista per la blasfemia era la lapidazione? Per il professor Eisenman, uno dei più rilevanti esperti degli antichi manoscritti del Mar Morto, il quadro offerto dal Nuovo Testamento è a dir poco sospetto. Anzi, è un quadro palesemente falsificato, il risultato di un'opera di mistificazione messa in atto in primo luogo da Paolo di Tarso, ellenizzante, antisemita e pesantemente compromesso con il potere di Roma. La scoperta dei Rotoli di Qumran, e di testi come il Vangelo di Giuda e le Apocalissi di Nagh Hammadi, permette ora di smascherare la manipolazione, e di comprendere così la vera natura della Chiesa delle origini, una comunità in cui Giacomo, il fratello di Gesù, ebbe indubitamente un ruolo di primo piano.
"Salii sui sandali neri, un prestito della mia amica Claire. L'ultima volta che mi ero arrampicata su tacchi così alti era il giorno del mio matrimonio. Cercai di incedere senza inciampare, sperando che i centimetri acquistati in altezza ammortizzassero quelli che mi si erano depositati addosso dall'ultima volta che Brad mi aveva visto. Non ero mai stata così nervosa per un'intervista in vent'anni. È anche vero che non avevo mai intervistato nessuno con cui ero andata a letto e di cui ero stata innamorata." Giornalista freelance nella glamorous Manhattan, felicemente sposata con un uomo affascinante, Susan sembrerebbe una donna realizzata. Ma, complici l'imminente ingresso negli "anta", la delusione per l'ennesima lettera di rifiuto al suo romanzo e l'ormone euforico di metà ciclo, il giorno in cui Brad, uno dei suoi ex, rispunta nella sua vita, si sente vacillare. Cosa sarebbe successo se avesse sposato lui, si chiede?
"Nato nel Sudafrica del colonialismo e dell'apartheid, Mandela è il ribelle che vuole combattere l'ingiustizia dei bianchi. Prima, come Gandhi, con gli strumenti del diritto e della nonviolenza, poi, dal 1944, nell'illegalità e nella clandestinità. È anche il prigioniero senza odio che in carcere scopre il teatro e che, appena liberato, si trasforma in uomo di stato pronto a dare la misura della propria grandezza in una negoziazione apparentemente impossibile, in cui le sue doti di tolleranza, capacità di ascolto e senso di democrazia gli hanno permesso di scongiurare un bagno di sangue. Infine, è colui che rinuncia alla vendetta per dare vita a una nazione arcobaleno. Mandela è più che un eroe. È un simbolo, portatore al massimo livello di quei valori di cui abbiamo terribilmente bisogno: coraggio, tolleranza, libertà, democrazia. Valori che ha saputo difendere e testimoniare al prezzo di molte sofferenze. In lui, uomo e leggenda si confondono: indomabile combattente della speranza, saggio messo di fronte alla tirannia e, nel profondo, uomo di cultura innamorato della bellezza. È per questa coerenza di spirito e di azione che ho cercato di accostarmi a questo personaggio d'eccezione e di raccontarne la genesi, la forza, l'esempio." (Jack Lang)
Questa è la storia di un uomo libero. Un uomo talmente libero da servire il re anche quando il re regnava a mezzo servizio. Un uomo talmente libero da evitare come la peste i salotti della cultura nazionale e d’importazione. Un uomo talmente libero da scrivere sempre e solo per i suoi lettori e non per i critici letterari. Un uomo talmente libero da obbedire solo alla propria coscienza, la quale obbediva solo al Padre Eterno. Un uomo talmente libero che un bel giorno, per continuare a essere libero, prese la strada della prigione.
Giovannino Guareschi – giornalista, disegnatore, umorista, scrittore fecondo – fu corteggiato dalle diverse parti politiche nel corso di oltre trent’anni di storia d’Italia, difendendo sempre la propria autonomia e libertà d’espressione. La sua fama letteraria crebbe dopo la Guerra, quando fondò il «Candido», rivista settimanale indipendente, con la quale prima appoggiò la monarchia, per poi passare a sostenere decisamente la Democrazia Cristiana, criticando il Partito Comunista con le sue celebri vignette satiriche. Celebre il motto: «Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no». Contrario a legami troppo forti con il potere, riuscì ad alienarsi in seguito anche le simpatie della DC, fino alla polemica con De Gasperi, che gli costò il carcere. Trascurato dalla politica e dalle autorità, non fu però dimenticato dalla moltitudine dei suoi lettori che, nel tempo, contribuirono a rendere immortale l’opera e lo spirito polemico del papà di Don Camillo.
Mercoledì 28 maggio 1980, ore 11 del mattino. In via Solari, a Milano, sei adolescenti assassinano Walter Tobagi, inviato del "Corriere della Sera". L'attentato è rivendicato dalla Brigata 28 Marzo. Questa è la rappresentazione, quasi in tempo reale, dell'itinerario di questi sei brigatisti, di questi sei figli della buona borghesia italiana affascinati dalla violenza. La loro storia comincia sui banchi del liceo, quando si organizzano i grandi movimenti di protesta contro gli attentati neofascisti, e si nutre con l'escalation delle manifestazioni del 1977, con la nascita dei movimenti dell'autonomia, gli espropri proletari, la guerriglia urbana. Ma è anche storia di rivalità con le altre organizzazioni della lotta armata, in particolare Brigate Rosse e Prima Linea, già pronte a conquistarsi le prime pagine dei giornali. Trafficano in armi, i sei. Si addestrano nell'uso degli esplosivi. Sono in prima linea nell'assalto alla Scala e nella sparatoria di via De Amicis. Rapinano banche per finanziarsi. Assaltano un carcere. Distruggono una stazione del metrò. Gambizzano. L'attività della Brigata culmina con l'omicidio di Tobagi, un giovane giornalista di area socialista. Quattro mesi dopo l'agguato, Marco Barbone, il leader del gruppo, viene arrestato: farà i nomi degli altri per salvarsi e usufruire di una legge appena varata che condona la pena in caso di collaborazione con la giustizia.
Aveva pregato con tutte le sue forze che fosse un bambino. Suo marito, il giovane e valoroso comandante, non avrebbe potuto sopportare l’affronto di una femmina. Daria lo sapeva bene, e sapeva anche quale punizione poteva essere inflitta nel suo villaggio alle donne che non erano in grado di partorire un primogenito maschio.
Eppure aveva fallito. Era nata Samira, una bambina. Lo aveva capito subito, aveva letto la sua colpa sul volto amareggiato dell’uomo che amava e che la amava. L’uomo era sconcertato. Perché proprio a lui? Cosa avrebbero pensato i suoi soldati, cosa avrebbero detto al villaggio quando la notizia fosse giunta? Non era possibile. E così aveva deciso: la bambina sarebbe stata cresciuta come un maschio. Sarà Samir.
Sulle montagne dell’Hindu Kush, in Afghanistan, Samir impara a cacciare, ad andare a cavallo, a sparare. A credere ciecamente a suo padre, che venera come un dio. E quando il comandante viene ucciso in un combattimento, gli uomini del villaggio non hanno dubbi: anche se non è che un ragazzino, Samir dovrà diventare la loro guida.
Ma quando la natura giungerà a reclamare ciò che le spetta, l'artificio così a lungo alimentato inizierà a vacillare. Sarà allora che Samira inizierà la sua lotta per rimpossessarsi della propria vita e del proprio destino.
È la fine degli anni Sessanta e Mark ha preso la sua decisione. Partire per costruirsi con le sue mani il mondo in cui vuole vivere. Via, verso le distese del Canada, la Columbia Britannica, con la sua compagna Virginia, il cane Zeke e Car Car, il suo maggiolone Volkswagen. Lontano, per realizzare quello che è il sogno di molti suoi coetanei: fondare una comune-fattoria. Lentamente, con l'aiuto degli amici e degli ospiti di passaggio, il desiderio prende forma, e la fattoria diventa un piccolo Eden, distante da tutto e da tutti, a venti chilometri di barca dalla strada più vicina e dalla modernità della corrente elettrica. Ma poco per volta la realtà comincia a confondersi con il sogno, con l'immaginazione, con l'incubo. Mark perde sempre più il controllo dei propri pensieri e viene sopraffatto da sensazioni e paure irrazionali. Fino a entrare in un mondo confuso, incomprensibile. Schizofrenia. Un mondo distorto che lo attira a sé e lo respinge, che lo rapisce e lo illude.
Il pantano di Baghdad e il supermarket della camorra, le madri in piazza a Buenos Aires e Srebrenica e la carneficina indigesta delle foibe, l'industria degli ingressi clandestini in Italia e le bombe al fosforo su Falluja, la rivolta Tav in Val Susa e le lacrime per Arafat. Grande cronaca, grandi storie. Ma anche cronaca minuta, piccole vicende, come la multa per porto abusivo di burqa in un paese del Friuli o il malloppo di una rapina restituito alla banca nel bronx di Milano. Interventi "eretici", indocili, dispettosi, solitari, affrancati, da cui emerge una visione non pregiudizievole e libera dagli steccati ideologici della realtà italiana e internazionale. Storie contraddittorie, perché sono proprio quelle per Toni Capuozzo il sale per chi è chiamato a raccontare ciò che accade.
Nel corso degli ultimi anni l'uomo sembra essere diventato schiavo dell'immagine. Forse inconsapevolmente, sicuramente controvoglia, ma è innegabile che l'esposizione mediatica abbia finito per coinvolgere l'individuo, mettendo sullo stesso piano eventi molto diversi tra loro. Ed ecco che, in questa sorta di diario degli avvenimenti d'esordio del Terzo Millennio, si trovano la guerra in Iraq e quella tutta televisiva tra Albano e Loredana Lecciso, i ventimila annegati nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere un mondo che si presenta pieno di promesse e l'arresto di Fabrizio Corona che, a quanto sembra, sullo sfruttamento dell'immagine stava cercando di costruirsi una fortuna. Pino Aprile racconta l'avvento di questa bolla mediatica, molto spesso costruita sul vuoto, ma lascia la speranza che, una volta smaltita l'ubriacatura, sia possibile tornare a dare una lettura più selettiva e partecipata di quanto accade attorno.
"In Sicilia non si ammazza più, e questo è il termometro per capire che le cose per la mafia vanno bene. Tutti pensano che dopo qualche arresto eccellente la mafia sia stata sconfitta. Ma lo sanno anche i bambini che quando c'è troppo silenzio è perché gli affari tirano. Le bande hanno imparato la lezione: lavorano a compartimenti stagni e se uno si pente può fare arrestare cinque persone, non più cento come prima. Negli ultimi dieci anni noi inquirenti non abbiamo fatto che quello che ci dicevano i pentiti, perdendo il contatto con il territorio, con i confidenti, con la strada, e adesso è di nuovo il buio. Ci vorranno anni prima di capire che sta accadendo, cosa fa la nuova mafia. Le loro parole d'ordine oggi sono riciclaggio, investimenti, alberghi. E poi la borsa, la ripresa dell'edilizia, i grandi appalti, e soprattutto la politica. La mafia può essere il ragazzo che ti pianta la pistola in faccia, ma più spesso è un tizio con la cravatta, e nella giacca solo la penna per firmare assegni e atti notarili. Io su questo avrei una storia da raccontare. Ho quasi quarant'anni, sono un poliziotto, ma questa non è una biografia. Solo un pezzo di Sicilia, e di me, e di tutti noi. Sono un poliziotto. Non proprio uno dei tanti: uno scomodo, così dicono". Gianni Palagonia è il nome falso di un poliziotto vero. Una voce che racconta di grandi appalti e di affari sporchi, di stragi e di morti ammazzati. Una storia di rabbia e ostinazione, che mostra il volto della mafia di ieri e di oggi.
"Questa indagine non mira certo a sostenere pregiudizialmente una ricostruzione dei fatti, e tanto meno le iniziative dell'amministrazione Bush. Ma siamo convinti che un evento così drammatico e rilevante come l'11 settembre imponga una ricerca appassionata, rigorosa e razionale della verità, e che utilizzare il metodo scientifico, invece che parodie della scienza, sia la sola strada da percorrere. Abbiamo preso in esame gli antefatti e i precedenti storici dell'attentato, analizzato l'attacco al WTC, sottoposto a indagine l'attacco al Pentagono, investigato per capire cosa è accaduto al volo United 93, sottoposto a verifica i racconti dei testimoni. Abbiamo analizzato decine di "teorie alternative", avvalendoci della collaborazione di tecnici di molti settori. Lo abbiamo fatto indipendentemente dalle nostre opinioni politiche e opzioni ideologiche. E in questo modo, abbiamo ricostruito quella terribile giornata, e scoperto che le più popolari ipotesi di complotto si basano su informazioni scorrette e incomplete, su una superficiale approssimazione e incompetenza, e talvolta persino su una vera e propria malizia manipolativa." Nonostante le bugie accertate della cosiddetta "guerra al terrore", e sebbene alcuni aspetti di quella tragedia debbano essere ulteriormente chiariti, la documentata ricerca di esperti italiani e USA evidenzia come molte delle tesi dei "complottisti" possono forse essere affascinanti, ma non reggono a un'analisi oggettiva dei fatti.
"L'11 settembre ha cambiato la storia. Con quel tragico e spettacolare attentato, in cui hanno perso la vita circa tremila persone innocenti, gran parte delle certezze occidentali sono andate in frantumi. Ne è seguita un'offensiva che ha già prodotto due guerre e ha modificato non solo la geopolitica di intere aree del pianeta, ma tutti i rapporti di forza consolidati nei decenni precedenti. I responsabili dell'attacco sono stati additati al mondo con singolare rapidità, e un solo, presunto responsabile è stato giudicato da un regolare tribunale e condannato all'ergastolo. Ma un'analisi attenta evidenzia che la versione ufficiale non è solo lacunosa in decine di punti essenziali, ma in altre decine di punti dimostrabilmente falsa. È stato scritto autorevolmente che la verità sull'11 settembre non la saprà questa generazione. Noi non possiamo pretendere di sostituirci agli investigatori che hanno svolto la loro opera a partire dai dati primari raccolti sui luoghi. Ma i materiali che hanno prodotto rivelano falsità ed errori che possono essere dimostrati. Per questo abbiamo raccolto un'enorme mole di dati, fatti, analisi, immagini e li abbiamo posti sotto il vaglio rigoroso di verifiche che hanno coinvolto un gran numero di specialisti di provata competenza nei diversi campi dell'indagine. Per avvicinarci alla verità, siamo ripartiti da zero."
Proclamando nel V secolo il dogma della verginità di Maria, la Chiesa ha fideisticamente negato la possibilità che Gesù avesse fratelli. Numerosi documenti attestano il contrario, ossia che Gesù di Nazareth ebbe dei fratelli il più importante dei quali fu Giacomo, detto il Giusto. Lavorando su un ventaglio ampio di fonti del tempo, dai Rotoli di Qumran, alle apocalissi di Nag Hammadi ai testi occidentali degli Atti degli Apostoli, questa ricerca ridisegna le origini della Cristianità, proponendosi come paradigma per un'interpretazione storica, e quindi più autentica, della Chiesa del I secolo. Fu Giacomo, afferma l'autore, fratello minore di Gesù, il nuovo capo carismatico della comunità di Gerusalemme. Nel suo lavoro di indagine, Robert Eisenman evidenzia le operazioni di mistificazione e riscrittura del contenuto originale del Nuovo Testamento, e dice che figure come Giuda Iscariota non esistettero affatto così come sono conosciute, individuando in Giacomo la chiave per accedere ai segreti della Chiesa delle origini.
Per anni non solo il pensiero comune ma anche gli scienziati hanno pensato che le nostre funzioni mentali, con il trascorrere del tempo, non facessero che deteriorarsi. Ma le più recenti ricerche hanno dimostrato che non è affatto vero. È falso che le nostre funzioni declinino gradualmente con il passare degli anni, anzi: per molti versi è vero il contrario. Il cervello maturo è più flessibile e adattabile di quello di un giovane, non ha affatto smesso di crescere, di svilupparsi, di rigenerarsi, può contare sul bagaglio di conoscenze e di esperienze acquisite e sa utilizzare meglio emotività e intuizione. Grazie a illuminanti esempi e testimonianze, nonché a una serie di pratici suggerimenti, l'autore insegna a integrare pensiero e conoscenza per sfruttare al meglio la propria mente matura e allenarsi a vivere una vita sempre più piena e soddisfacente.
Un patto col diavolo. Una rete di rapporti e interessi inconfessabili che lega a filo doppio vincitori e "vinti". È lo scenario che emerge da questa coinvolgente inchiesta che si basa su un enorme massa di materiali d'archivio finalmente desecretati. Una lettura che evidenzia il disinteresse per la Shoah da parte degli Alleati come prologo di una cospirazione del silenzio che nel corso degli anni ha intessuto una ragnatela di rapporti economici, infiltrazioni, connivenze, fino a rendere prassi l'utilizzo di criminali di guerra nazisti. Boia come Karl Hass, uno dei responsabili dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, assoldato nell'organizzazione Los Angeles con l'incarico di infiltrare il partito comunista italiano. Un'altra organizzazione clandestina Hacke, fondata da ex appartenenti al regime nazista, e infiltrata da agenti sovietici, estenderà le sue ramificazioni in tutta Europa, mentre saranno più di diecimila i criminali nazisti accolti negli Stati Uniti. Condotta con rigore e talento narrativo, l'indagine di Calvi consente di ricostruire una struttura mostruosa, cinica e a volte incomprensibile, che evidenzia complicità a ogni livello. È una lettura medita che, seguendo le brillanti carriere di ex SS e propagandisti di Hitler, addirittura sino ai vertici di aziende multinazionali, restituisce il senso di un'ingiustizia intollerabile. E ci dice che le vittime hanno perso due volte, mentre i carnefici, in molti, hanno vinto.
Esiste una rete di prigioni segrete per prigionieri fantasma. Luoghi dove le convenzioni internazionali sono parole vuote, lettera morta, e la tortura è regola. Luoghi che possono inghiottire come un buco nero. Non negli angoli del mondo governati dalle forze dell'"asse del male", ma qui, da noi, in Occidente, nella civilissima Europa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Sono aerei, basi militari, stanze d'albergo, prigioni vere e proprie. Perché ogni luogo in cui il diritto e i diritti vengono imprigionati diventa carcere. L'inchiesta di Giulietto Chiesa, membro della commissione istituita dal parlamento europeo per indagare su tutti gli atti di violazione delle norme internazionali ad opera della CIA in Europa, fa emergere uno scandalo politico che coinvolge quasi tutti i servizi e i governi europei, dall'Italia del caso Abu Omar alla Polonia, dalla Germania alla Svezia, di destra e di sinistra, con accuse di complicità, menzogne, accordi segreti. Forte delle testimonianze di rapiti e torturati, di rappresentanti di organizzazioni non governative e di funzionari - americani ed europei - che hanno deciso di rompere il muro del silenzio, un atto d'accusa che poggia su una documentazione inedita e accurata e testimonia la violazione di quei valori su cui vogliamo sia fondata la nostra civiltà.
Alzi la mano chi non ha mai sofferto della sindrome del lunedì mattina. Quel malessere non ben definito che avvelena il weekend e che non fa che crescere con l'avvicinarsi del momento del ritorno al lavoro. Pochi ne sono immuni, mentre sono molti quelli che proprio non riescono a trovare soddisfazione né felicità nel loro lavoro, nelle relazioni coi capi e coi colleghi, che si sentono poco motivati e per nulla stimolati. Non è un problema da poco, se consideriamo che, a conti fatti, al netto delle ore di sonno e di quelle dedicate ad altre attività indispensabili come lavarsi, nutrirsi, portare fuori il cane, al lavoro dedichiamo la maggior parte della nostra giornata e della nostra vita. In sostanza otto ore al giorno contro le due scarse che restano per famiglia, amici, amore e tempo libero. Ovvio che se abbiamo un ghigno stampato sul volto dal mattino alla sera, sarà difficile trasformarlo in un sorriso per chi ci aspetta a casa.
Per molto tempo, gli Agnelli hanno regnato sull'Italia. Hanno incarnato il potere, il denaro, ma anche una certa autorità morale in un Paese che spesso ha brillato per le sue carenze. Poi, un secolo dopo la fondazione della Fiat, la dinastia è stata costretta a fare i conti con la scomparsa del patriarca. La morte dell'Avvocato ha creato una voragine, proprio nel momento in cui la Fiat attraversava la più grave crisi della sua storia. E, in un clima da crepuscolo degli dei, quel vuoto ha alimentato un terremoto, con scosse, scontri e rivalità all'interno della famiglia, del mondo della finanza e del capitalismo italiano. Tanto che, nonostante gli ottimi risultati dell'ultimo brillante esercizio, in molti si chiedono se la dinastia saprà comunque sopravvivere al re.
"Tre grandi filosofi dell'antichità, Aristotele, Buddha e Confucio, ci hanno insegnato come eliminare le sofferenze inutili, per guidare gli esseri umani verso la propria realizzazione personale e verso l'equilibrio sociale. Ognuno di loro ha compreso che l'estremismo è il principale ostacolo per il perseguimento della felicità, della salute e dell'armonia. Il metodo che ho chiamato ABC è la sintesi pratica di queste tre grandi filosofie. L'ABC sa che lo scopo principale dell'esistenza è quello di vivere bene il momento presente. Non si preoccupa della vita passata o di quella futura, ma si occupa dei paradisi e degli inferni che, in qualsiasi momento, creiamo per noi e per gli altri su questa terra. L'ABC insegna che, imparando ad esercitare il grande potere di gestire la propria vita nel presente, migliorate la vostra esistenza e quella degli altri. Dovete quindi prendere una decisione: se preferite le favole del "e vissero felici per sempre", mettete da parte questo libro e leggete le filastrocche di Mamma Oca. Se invece preferite vivere bene ora, cominciate a leggere...".
"Lo so. Lo so che non esistono l'Uomo e la Donna, ma gli uomini e le donne. Non generalizzazioni ma solamente casi particolari. Tanti casi particolari quanti sono gli individui. Miliardi di storie per miliardi di esseri umani sulla terra. Lo so che c'è del femminile nell'uomo e del maschile nella donna. Lo so, conosco i classici, figurarsi: sono stato adolescente negli anni Settanta. Lo so che la ricerca di un tipo sessuale è sospetta, per non dire reazionaria, che non ci sono sessi ma solo generi. Sfumati, necessariamente sfumati. Lo so, so tutto. Ma so anche che io... io non sono una donna". Come si presenta l'uomo ideale? Si depila. Fa incetta di prodotti di bellezza. Indossa gioielli. Crede fermamente ai valori femminili. Privilegia il compromesso. Insomma, l'uomo ideale... è una vera donna. Ha reso le armi. Il peso tra le sue gambe è diventato un fardello troppo pesante e si è convinto che l'uguaglianza è similitudine. Le giovani generazioni hanno accresciuto questa confusione. Tutto quello che è autenticamente mascolino è considerato una parolaccia. Una tara. Ma la rivolta tuona. Gli uomini hanno un'identità da riprendere. Perché non debbano più dire ai loro ragazzi: "Tu sarai una donna, figlio mio".
L'amore di cui canta e scrive Khalil Gibran è un dono che illumina anche la notte più scura. E la notte è fatta per parlare d'amore. In questa raccolta curata da Hafez Haidar - che include poesie, aforismi, parabole e stralci dal carteggio fra Gibran e Mary Haskell, la donna intensamente e lungamente amata, - le parole d'amore sono come un balsamo che rinfresca i cuori ardenti degli innamorati.
Hyok vive nel villaggio di Unsong, in Corea del Nord. È un ragazzino sveglio e vivace, un piccolo scavezzacollo che fa la vita di tutti i suoi coetanei: va a scuola, canta le canzoncine della propaganda di regime, viene obbligato a presenziare alle esecuzioni pubbliche, lavora, assiste alle più maniacali forme di repressione, viene punito per ogni cosa, anche per la sua passione per il disegno. Eppure non c'è dubbio, quello che l'onnipresente Kim-il-Sung, "Il Cervello Perfetto", "Il Sole", ha creato per loro è "Il Paradiso": lo ripete senza sosta la radio, bloccata sui programmi di Radio Pyongyang, lo ripetono a scuola i maestri e gli altoparlanti nelle piazze. Intanto, Hyok fa la fame. La sua classe si è dimezzata a causa della mortalità da denutrizione. Si mangia quello che si può e più spesso quello che non si dovrebbe: corteccia di pino bollita, erba, funghi tossici, a volte ratti. Il Paradiso ormai trabocca di "rondini", di bambini che cercano per terra briciole e chicchi di riso. Fino al giorno in cui, con la sua famiglia, Hyok non decide di scappare. Via, lungo il confine, verso un mondo sconosciuto che gli avevano insegnato a temere e disprezzare, in fuga dal Paradiso. Per conquistarsi quel che resta dell'infanzia. Per trovare davvero una vita.
Anno Domini 950. Mentre Roma e il papato vivono anni di corruzione e decadenza, i Mori minacciano ciò che resta dei vasti domini di Carlo Magno. Gli Ungari saccheggiano villaggi in Italia e in Germania e seminano sangue e violenza. I Vichinghi devastano le coste dell'Inghilterra e della Francia. Ovunque nascono nuovi eroi e nuovi furfanti, si moltiplicano profeti e predicatori, e il cupo presagio del "Mille e non più Mille" contagia re e villani. La fine del mondo è alle porte. Ma poco più di cinquant'anni dopo, la magnificenza dei califfati è stata disintegrata, gli sciamani magiari sono stati uccisi, gli dei vichinghi detronizzati: il simbolo della croce domina ovunque. Fu uno stuolo di re guerrieri e imperatrici concubine, di soldati maniaci e di fanatici religiosi a disegnare l'anno 999 come un fondamentale punto svolta per i regni che - convertendo, conquistando, massacrando sfuggirono all'apocalisse di fine millennio. È da tutti loro che nacque un'Europa completamente diversa.
In principio fu la topa: autentica categoria kantiana del pensar satirico del più scandaloso, imprevedibile, libertario giornale italiano, foglio dissacrante diventato negli anni autentico fenomeno di culto. Dito nell'occhio dei potenti di ogni scuderia e di ogni cilindrata, antidoto all'impero del pappa e ciccia, Il Vernacoliere ha saputo raccontare mirabilmente mostri, miti e troiai vari del Belpaese, con la sua informazione ferocemente paradossale che - per dirla con le parole del grande Oreste del Buono -"sfugge alla banalità, vera volgarità del nostro parlare quotidiano". La sua satira, e le sue irresistibili copertine, poggiano saldamente su alcuni grandi tormentoni, solidissimi pilastri, temi guida di un dissacrante e illuminante racconto dei vizi e delle virtù della società. La topa e il pipi, certamente, ma anche i pisani, metafora dell'"altro" (perché ognuno, in fondo, c'ha il suo pisano), i politici e la politica, la salute e il lavoro, le guerre e i militari, i preti, il carrozzone mediatico, la realtà quotidiana, con le sue imposizioni e sofisticazioni. È il grido liberatorio di chi, per coniugare riforme e rivoluzione nel migliore dei mondi possibili, proclama: "Trombare meno, trombare tutti".
"Tra 25 anni i cinesi ci daranno un sacco di problemi". "Non tra 25 anni. Tra dieci." Era il 1973 e a parlare erano Richard Nixon, presidente americano, e il russo Breznev. Dopo quel colloquio, per precauzione, Nixon chiese alla Cia un prospetto sullo sviluppo della Cina nei successivi 10 e 15 anni. Avevano ragione entrambi. La Russia si è dovuta preoccupare dieci anni dopo. L'America - e il resto del mondo occidentale - oggi. Gli effetti del risveglio del dragone sono sotto gli occhi di tutti e i giochi olimpici del 2008 rappresenteranno l'apoteosi della potenza cinese. Il mondo trema quando la Cina varca i confini della Grande Muraglia, perché ogni volta che è successo, ogni incontro dell'Oriente con l'Occidente è stato in realtà uno scontro. Dalla nascita dell'impero mongolo al regno della famigerata imperatrice vedova Tsu Hsi, dalla lunga marcia di Mao al ritiro degli inglesi da Hong Kong, fino alle minacce economiche delle ultime ore, un'analisi del Fattore Cina e il quadro di un futuro in cui il sole, domani più che mai, sorgerà ad oriente.
Se in ogni tempo e in ogni luogo la civiltà è cominciata con una vigna, è perché niente è vivo più del vino. Il vino comprende, sogna, ricorda, progetta. E racconta. Di piccoli casolari nel Chianti e di moderne Babele come New York e Parigi. Di come mille status symbol non valgano un omino novantenne di Montalcino che sa dire di ogni bicchiere da quale vigneto proviene. Di come, dalla Roma dei Cesari a oggi, il vino si sia fatto persuasione, politica, persino religione. Di come uomo e vino abbiano imparato ad addomesticarsi a vicenda, anche grazie a un maledetto ragno. Di vini supponenti per 400 anni di storia e di vini umili dopo 2000 anni di vita. Di un giro del mondo in 80 terre per incontrare il dottor Merlot, il tennista Chardonnay, i cugini Cabernet, e apprendere che la Sicilia è madre dell'Australia. Di come il piacere del bere e il piacere dell'amore spesso si assomiglino, sino a confondersi. Un viaggio nella storia e nella filosofia del vino, della vite, e della vita.
In questo libro, Claudia Cardinale racconta la sua vita e i suoi incontri. L'adolescenza in Tunisia, il trauma di una violenza, la difficile condizione di ragazza madre a diciotto anni, la tenerezza della Magnani, un conturbante rendezvous con Marlon Brando, la mano rassicurante di John Wayne, gli strani regali di Steve McQueen, i segreti di Rock Hudson... E poi il genio di Fellini e di Visconti, e Sergio Leone, Monicelli, Mastroianni, Benigni... Autoritratto di una magnifica icona che Harpers & Queen ha inserito tra le donne più belle del secolo, ma che di sé dice: "lo non mi sono mai sentita bella. Rita Hayworth era bella. lo sono fotogenica".
Hanno influenzato il costume, rivoluzionato le arti, la musica, il cinema. Hanno fatto sognare, divertire, pensare. Sono stati amati da milioni di persone, ma anche odiati, tenacemente detestati da qualcuno. Hanno fatto epoca non solo con le loro straordinarie vite, ma anche nella morte, moltiplicando dubbi, indiscrezioni, rivelazioni, interrogativi spesso inquietanti. Cosa è successo veramente in quella stanza d'albergo a Parigi, sul litorale di Ostia, in quell'appartamento di Hong Kong o quella notte maledetta al festival di Sauremo? Da Jim Morrison a Bruce Lee, da Luigi Tenco a Elvis Presley, da Marilyn Monroe a John Lennon, da Pier Paolo Pasolini a Kurt Cobain, una ricostruzione mnedita e rigorosa delle "strane morti" dei divi che hanno marchiato a fuoco il nostro tempo.
Come molti giovani uomini della sua generazione, Colby Buzzell non aveva un lavoro, e viveva ancora con i genitori. Passava il tempo ciondolando dallo Skateboard Park al pub, bevendo più di quanto sembrava possibile. Ma ormai era stanco di quella musica. Stanco di non avere una prospettiva. E così aveva deciso per l'esercito, come suo padre prima di lui. Pochi mesi ed era in Iraq. Ciondolava da un veicolo Stryker imbracciando un fucile M240, adesso. Precipitato in un mondo assurdo e spaventoso. E improvvisamente aveva molto da dire. Nata dal blog che Colby ha iniziato a scrivere a Mosul per cercare un senso in quell'esperienza, questa è la storia di un giovane uomo e di una guerra, un racconto assolutamente differente rispetto alle news dei Tg e ai brief ufficiali di Washington. È una straordinaria narrativa, che colleziona scene indimenticabili: la death letter da spedire ai genitori prima di partire; un ragazzino magrissimo che cammina sorridendo con una bomba in mano; soldati in battaglia con gli auricolari che pompano rock; il primo scontro a fuoco con i men in black di Al Qaeda; l'esitazione di un giovane troppo terrorizzato per combattere; una donna che proprio non riesce a smettere di urlare... e poi la noia, la straniazione, la censura dei papaveri dell'US Army. Ma il suo blog ormai è esploso, e lui è diventato il reporter "embedded" che l'esercito, malgrado gli sforzi, non può controllare.
Trentanove anni dopo la sua morte, avvenuta in Bolivia in circostanze mai del tutto chiarite, il mito del Che è vivo più che mai. Dall'Argentina a Cuba, e poi in Russia, Cina, Algeria, Congo e quindi in Europa, uno dei più grandi specialisti della vita di Ernesto Che Guevara ha incontrato famigliari, amici e compagni di avventura del più celebre mito contemporaneo. Ha raccolto documenti e testimonianze di quelli che l'hanno conosciuto, hanno vissuto con lui, lo hanno amato, e perfino detestato, per scrivere la storia di un uomo. Un uomo bello come un attore del cinema, e asmatico fino all'esasperazione, che è stato medico, padre di cinque figli, guerrigliero in Africa e in America latina, avventuriero, ministro, agente segreto e infine Cristo laico, icona transgenerazionale consacrata all'immortalità. Una biografia che affronta le questioni ancora misteriose della vita e della morte del Che. Una storia per immagini che raccoglie più di 300 straordinarie fotografie, moltissime inedite o poco conosciute, concesse da Aleida, la sua ultima moglie, da sua figlia Celia e da suo figlio Camilo.
Questo non è il racconto dell'onda furiosa della Grande Storia sul destino di un popolo. Non solo questo. È una storia piccola, che ha il nome e il volto di una bambina. Zubaida vive nel deserto dell'Afghanistan, in un villaggio che la "guerra al terrore" non ha ancora travolto. Ha nove anni. Non sa niente del mondo oltre il suo villaggio, poco della travagliata storia del suo paese, dei cingolati dell'Armata Rossa, della lotta dei mujaheddin, del regime dei talebani che ha proibito anche gli aquiloni, degli elicotteri con la bandiera a stelle e strisce. Cammina danzando, a piedi nudi, al ritmo di una musica che le suona dentro. Ma non dopo quel giorno. Non da quando un terribile incidente le ha ustionato le mani, il viso, il corpo. Da allora, la musica si è spenta. In un paese privo della più elementare assistenza medica, e in cui la vita di una figlia femmina vale ben poco, non sembra una fortuna che Zubaida sia sopravvissuta. Ma non per suo padre, non per l'ostinata determinazione di un uomo disposto a tutto pur di non arrendersi. Dovesse camminare fino all'inferno per salvare quella bambina ferita, piagata, fasciata in mille bende, che ora urla per affermare la propria esistenza. Fino ai campi militari degli americani, con le loro regole incomprensibili. Fino a oltrepassare la linea di demarcazione tra due culture, tra "loro" e "gli altri". Perché Zubaida possa tornare a danzare al ritmo della sua musica.
Fino a quel pugno di chilometri di deserto che lo dividevano dal traguardo nel rally Parigi-Pechino, Ambrogio Fogar non si era mai fermato di fronte a nulla. Era stato l'uomo che spaccava le montagne. Un uomo senza pace, continuamente teso a superare un limite. A 51 anni compiuti, stordito dall'assenza totale del dolore, quell'eroe si è risvegliato in un letto d'ospedale senza potersi sottrarre alla più allucinante delle imprese. Può parlare solamente attraverso una macchina Rapito da una nuova dimensione del tempo, Fogar ripercorre a ritroso le proprie avventure. Ma questa volta i suoi occhi illuminano anche i momenti che non si erano mostrati, e rinvengono ciò che non era stato annotato nei resoconti di quegli anni.
È inevitabile: ci cadono praticamente tutti. Perché i figli sono come la droga pesante: roba stupefacente, che ti sconvolge. Come la droga, pensi di governare la cosa, ma sarà la cosa a governare te. Come la droga, danno assuefazione e giungi spesso ad aumentarne le dosi. Come la droga, costano vagoni di quattrini e c'è chi si vende l'argenteria e gli anelli di nonna. Come la droga, finisci a parlare solo di quello con gente che parla solo di quello. Inutile raccontarsela: questa è la realtà. Dall'annunciazione alla ginnastica preparto, dalla mutazione della femmina a quella del maschio, dagli oggetti feticcio fino alle vacanze (ma de che?) e oltre, questo libro si propone di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità.
A quanto la storia insegna, non esiste posto meno erotico e sensuale della camera da letto "ufficiale" di un re. Costretti spesso dalla ragion di stato a sposare donne che non amavano, è facile immaginare che sotto le reali lenzuola ben poco accadesse oltre le operazioni necessarie per dare al regno l'agognato erede. È altrove, verso letti più caldi e braccia più amorevoli, che i sovrani trovavano soddisfazione. Si trattava a volte di prostitute "di alto bordo", vere e proprie maestre nell'arte dell'erotismo, ma più spesso di amanti, di donne intelligenti che sapevano legare a sé per anni il cuore del re. Eleanor Herman, che si interessa da tempo di storia delle donne, ha raccolto diari, lettere e dispacci per raccontare cinquecento anni di potere al femminile.
Fu quando Granada cadde e i Mori vennero sconfitti che i mastini di Dio strinsero la presa: convertirsi o morire. Decine di migliaia di musulmani furono costretti a scegliere tra l'abiura e il rogo, e centoventimila ebrei di Spagna dovettero fuggire per evitare la persecuzione. L'opera febbrile di Tomás de Torquemada, simbolo e incarnazione dell'Inquisizione spagnola, era giunta al culmine. Con il beneplacito dei sovrani Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona, il domenicano aveva dichiarato guerra a ogni eresia. Mentre la Spagna, come il resto d'Europa, si apprestava a celebrare i fasti del Rinascimento, l'Inquisizione spagnola contribuiva a scrivere, a tinte fosche, la storia di una delle epoche più selvagge dell'avventura umana.
Vi siete innamorati? Niente paura, l'amore non ha mai ucciso nessuno. Basta chiarire fin da subito ciò che conta davvero nella vostra relazione: voi, solo voi, unicamente voi. Così dice it's happy bunny, il coniglio più irriverente, cinico e sfacciato che ci sia. Simpatico come Hamtaro e diabolico come Bari Simpson, ma con le orecchie più lunghe e un sorriso assolutamente da schiaffi, il coniglietto che ha già conquistato milioni di fan in tutto il mondo vi svelerà tutto quello che c'è da sapere sull'amore e il concetto di due cuori e una capanna. È in omaggio insieme al libro uno speciale ciondolo per cellulari di It's happy bunny.
La globalizzazione non è un'idea nuova. La contrapposizione tra i due imperi, il blocco americano e la macchia rossa sovietica, aveva una vocazione profondamente mondiale. E la cosiddetta "guerra fredda" non è stata meno terribile di quelle che l'hanno preceduta. Anzi, nessuna guerra ha interessato il mondo intero come quel conflitto mai dichiarato. Ha ammassato dai 30 ai 40 milioni di morti, ha moltiplicato la corsa agli armamenti e la proliferazione delle armi nucleari; ha intrecciato terrore e spionaggio; ha attraversato gli eserciti come le fabbriche, i laboratori degli scienziati e i centri culturali. Già direttore e illustre commentatore di "Le Monde", Fontaine racconta quella che, in fin dei conti, è stata la terza guerra mondiale.
Se la corona di re dei bugiardi vanta pretendenti numerosi e illustri, certo Napoleone è uno dei più accreditati. Il figlio della Rivoluzione, che volle farsi raffigurare come un imperatore romano, non esitò a mentire né a riscrivere la sua storia pubblica e privata pur di costruirsi un'immagine immortale. Un talento, quello della menzogna, che - come dimostra lo storico Serge Cosseron - Bonaparte dimostrò fin dalla giovinezza.
Fu un ragazzo di colore il più giovane soldato americano morto in combattimento in Vietnam. Il marine veniva da una famiglia povera di Brooklyn e aveva sedici anni. Questa storia è dedicata a quel ragazzo. È la storia del Vietnam nero. La storia, raccontata dalle loro stesse parole, del sacrificio, del coraggio, del patriottismo di ragazzi che hanno combattuto a diecimila miglia di distanza dalla loro povertà e dalla loro discriminazione. Per trovare un'ingiustizia peggiore, per combattere una guerra su due fronti: contro i vietcong e contro il razzismo di commilitoni e alte gerarchie dell'esercito statunitense.
Milioni di parole sono state pronunciate e scritte su quel giorno, ma sempre da una stessa prospettiva: dall'esterno. Jim Dwyer e Kevin Flynn hanno cambiato completamente il punto d'osservazione: il loro racconto è l'eco delle voci dall'interno. Un lavoro di ricostruzione straordinario, che si basa su centinaia di interviste, su migliaia di testimoninanze orali e su un numero infinito di telefonate, di e-mail, di comunicazioni radio. È un immenso 'ponte di voci' che, per la prima volta, permette di penetrare in un labirinto di fuoco, fiamme, polvere, fumo, minuto per minuto, da ogni piano di due grattacieli in cui era rimasto qualcuno che poteva sperare.
Nato da un reportage in Giappone a pochi mesi dall'esplosione, "Hiroshima" è una radiografia del male: il racconto della più grande catastrofe che l'uomo abbia provocato, ricostruito attraverso le vicende di sei esseri umani catapultati nell'inferno allucinante di un fungo radioattivo. Per milioni di uomini e donne, per una generazione di americani ed europei che non riusciva neppure a immaginare i giapponesi, le vittime della bomba ebbero di colpo nome, volto, storia. Quarant'anni dopo la prima pubblicazione, John Hersey è tornato a Hiroshima alla ricerca delle sei persone di cui aveva raccontato la vicenda. Il suo lavoro si arricchisce così di un nuovo capitolo conclusivo. Per continuare a scuotere la coscienza dell'umanità.
Lo aveva profetizzato George Orwell. Lo aveva intuito Orson Welles. Ma il cinico protagonista di Quarto potere fa sorridere se paragonato ai nuovi colossi dei media denunciati in questi scritti dedicati a uno dei gangli vitali della democrazia: il pluralismo dell'informazione e la libertà di stampa. La macchina da indottrinamento al servizio di potentissimi, e occulti, poteri finanziari è per Noam Chomsky il vero Grande Fratello della società americana e occidentale. Un sistema di propaganda perfetto che si regge su due pilastri. Il primo sforna fiction, soap, reality show e sport per distrarre gli interessi della gente dai problemi reali. Il secondo indirizza le opinioni di lettori e spettatori, formando convenientemente le nuove classi dirigenti.
Nel corso della storia gli elementi climatici sono stati la principale causa di morte violenta. Più di lance e spade, più di granate e proiettili, ben più della bomba atomica. Alluvioni, siccità e carestie hanno cancellato interi popoli, il gelo ha costretto armate che parevano invincibili a drammatiche ritirate e le tempeste hanno distrutto flotte che sembravano inaffondabili. Il clima ha ragione di tutto e anche la guerra non fa eccezione. Tra i tanti esempi analizzati dall'autore, quello del 9 a.C. in cui le legioni di Varo, terrorizzate dalla furia divina di un nubifragio, si lasciarono macellare dai barbari senza quasi opporre resistenza. E fu la fine della penetrazione romana nell'Europa centrale.
È il 1484 quando, all'alba del Rinascimento, la bolla "Summis desiderantes affectibus" di Innocenzo VIII dà l'avallo a una sistematica caccia alle streghe che attraverserà l'Europa fino al XIX secolo, portando sul rogo migliaia di donne. Due anni dopo, due inviati del pontefice, i domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Institor, pubblicheranno il Malleus Maleficarum, che diventerà il testo ufficiale dell'inquisizione sulla stregoneria. Le pagine più significative e terribili del Malleus si alternano qui al racconto di emblematici processi. Rivivono così, in maniera più efficace di qualunque spiegazione, il clima di sospetto, paura e cieca superstizione che si instaura con l'eclissi della ragione.
Il mito di un mondo sotterraneo ha origini antichissime e comuni a Oriente e Occidente. Esso si lega indissolubilmente a una civiltà misteriosa e a una leggendaria capitale, Shamballah, la città immune dal Male. È Agharti, il regno del Re del Mondo che conosce tutte le forze della natura e legge nelle anime umane e nel libro del destino. Ma si tratta veramente solo di un mito? La presenza, rilevata tramite accurati studi, di migliaia di cunicoli che congiungono gli angoli più remoti del globo sembra dimostrare l'esistenza di questo mondo sotterraneo ritenuto sino a oggi fantastico. E consente di individuare una rete planetaria di tunnel e gallerie che attraversa tutti i continenti, ricollegandosi anche alle vestigia della perduta Atlantide.
"Io odio": l'affermazione è comune. È quasi inutile precisare cosa e chi. Odio dunque esisto. L'odio esplode, irrefrenabile, e fa tabula rasa, anche a costo di sfociare in un sentimento suicida. Divampa senza limiti, attraversa il pianeta, ci traghetta dall'età della bomba H a quella delle bombe umane. New York, Madrid, Beslan: il desidero di distruzione prolifica ora che la gestione del potere e del terrore non è più regolata da un confronto tra superpotenze. Se le cose vanno male, non cercate altrove. La spiegazione è preconfezionata: è colpa del sesso, di chi ha la grana, dei malvagi imperialisti. André Glucksmann è uno dei più influenti polemisti e filosofi contemporanei.
Solo pochi mesi fa lo chiamavamo "nostro" e adesso lo abbiamo già regalato alla storia. È fragile da maneggiare, per niente facile da catalogare. Eppure come ha detto sagacemente Karl Popper "il Novecento è stato un secolo così pieno di correnti che, vedrete, la sua influenza si diffonderà dappertutto". Scandita dalle menti più bizzarre, la filosofia del secolo che ci ha dato i natali ci lascia con ardite provocazioni, brillanti interrogativi e una certezza: il futuro è aperto, come una partita di flipper, con tutte te sue luci e i suoi bonus, le buche e i respingenti. Il punteggio dipenderà da come sapremo giocare la partita, ma prima del lancio della pallina è indispensabile conoscere le regole del gioco.
La filosofia come non ve l'hanno mai mostrata. Divertente e irriverente e, incredibile a dirsi, perfino comprensibile e utile. Rende conto di tutte le correnti, sintetizza le intuizioni più brillanti in un pensiero stupendo, suggerisce le applicazioni pratiche di ogni teoria, propone una colonna sonora per ciascuna riflessione filosofica, invita a sperimentare il valore di mercato delle diverse dottrine. Dall'Età dei Lumi ai contemporanei, da Cartesio a Popper, da Voltaire ad Heidegger, questa è la storia non autorizzata di cinque secoli di pensiero filosofico. Per scoprire tutto quello che c'è sotto.
Il vento tendeva le vele delle galee genovesi che dalla Crimea stavano entrando nel porto di Messina. Erano le benvenute. Portavano mercanzie da ogni parte del mondo conosciuto, sete, spezie e oggetti preziosi. Quando se ne andarono, cacciate dai messinesi, era ormai troppo tardi. La Grande Morte, la Peste Nera, aveva già fatto le prime vittime e il contagio si stava diffondendo a gran velocità. Era l'ottobre del 1347 e quello era l'inizio del più devastante disastro naturale della storia dell'umanità. Scrupolosa e ricca di aneddoti, questa è la storia della terribile epidemia che falcidiò un terzo della popolazione europea. E creò un mondo nuovo.