Alice ha scritto due romanzi di enorme successo, ma per trovare compagnia deve andare su Tinder. Eileen, la sua amica, lavora per una rivista letteraria, però non ci paga l'affitto. Simon ama da sempre la stessa donna, ma da sempre ne frequenta altre. Felix passa in birreria il tempo libero dal lavoro di magazziniere, ma la sua è soltanto una fuga. Alice, Eileen, Simon e Felix si parlano, si fraintendono, si deludono e si amano e, mentre attraversano il cerchio di fuoco dei trent'anni, si chiedono se esista davvero, al di là, un mondo bello in cui sperare.
Nicola ha ventisei anni e fa l'insegnante precario a Milano. È figlio di Riccardo, un emigrante invecchiato troppo presto, e nipote di Leonardo, un contadino analfabeta e senza terra, che un giorno sorprende tutta la famiglia con una decisione importante: bisogna vendere la casa al mare, diventata l'oggetto ingombrante che divide fratelli, genitori e cugini. Cosí, una mattina di prima estate, partono a bordo di una Punto amaranto, nonno padre e nipote, per raggiungere la Puglia, a cui sono legati in maniera diversa. Il viaggio tra i luoghi e le memorie che hanno costruito la famiglia Russo diventa un viaggio iniziatico in cui i rapporti di confronto-scontro tra padri e figli si sciolgono in rapporti fra tre uomini, ognuno con i propri imbarazzi, affetti, difficoltà.
Mario Lodi è stato e continua a essere un maestro da ascoltare, leggere, studiare, perché la sua scuola era rigorosa ed esigente e insieme appassionata e divertente Franco Lorenzoni
Il paese sbagliato alla sua prima pubblicazione, nel 1970, mise a nudo le deficienze di una scuola rigida che escludeva i più fragili. Da allora è trascorso mezzo secolo, ma siamo ancora lontani dal garantire un'istruzione capace di contrastare ogni forma di discriminazione, mentre è cambiata profondamente la relazione dell'infanzia con il gioco, l'intrattenimento e le fonti di informazione. I bambini trascorrono sempre più ore davanti a schermi di ogni dimensione, spesso cercando nel virtuale una via di fuga dalla solitudine. Capire che scrivere è «scoprire gli altri», che le parole sono anche suoni e colori, che ci sono molti modi per incontrare la storia e che si può costruire conoscenza insieme, anche se diversi, è quanto hanno imparato gli allievi di Mario Lodi. Il suo diario racconta quell'esperienza suggerendo una scuola inclusiva e aperta che innanzitutto vuole educare, e che crede nello studio come occasione di crescita morale e civile. Con una "Lettera aperta ai giovani maestri".
Pubblicato nell'aprile del 1950 e considerato il libro più bello di Pavese, "La luna e i falò" è il suo ultimo romanzo. Il protagonista, Anguilla, all'indomani della Liberazione, torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell'amico Nuto, ripercorre i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza in un viaggio nel tempo, alla ricerca di antiche e sofferte radici. Storia semplice e lirica insieme, costruita come un continuo viavai tra il piano del passato e quello del presente, La luna e i falò recupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di Liberazione, e li lega a problematiche private - l'amicizia, la sensualità, la morte -, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell'individuo rispetto al mondo e il suo triste destino di solitudine.
Corrado è un professore che ogni sera lascia una Torino buia e bombardata per rifugiarsi sulle colline circostanti. Ma quando la guerra lo raggiunge fin lì, decide di ritirarsi su altre colline, più lontane ancora, quelle in cui è cresciuto. Lungo la strada incontra sparatorie, morti, sangue umano misto alla benzina fuoriuscita dagli autocarri. L'innocenza è perduta per sempre e il conforto non può arrivare neppure dalla terra delle origini, perché niente è più come prima. Il momento più alto della maturità dello scrittore Cesare Pavese, la storia di una solitudine individuale di fronte all'impegno civile e storico; il superamento dell'egoismo attraverso la scoperta che ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione. Il romanzo simbolo dell'impegno politico e del disagio esistenziale di un'intera generazione.
Zvi Luria ha poco più di settant'anni quando un neurologo gli diagnostica un principio di demenza senile. All'inizio la malattia lo porterà soltanto a commettere piccole distrazioni, sbagliare un nome, confondere un altro bambino per suo nipote, oppure visitare il letto di uno sconosciuto in ospedale convinto di essere al capezzale di un vecchio amico in coma. Poi però tutto diventerà più duro e passo dopo passo la sua lucidità finirà con l'essere completamente compromessa. Zvi però è sempre stato un uomo preciso e pragmatico, prima di andare in pensione aveva lavorato come capo ingegnere ai lavori pubblici, e non riesce ad accettare di essere destinato in breve tempo a fare una fine del genere. Sua moglie Dina, una pediatra di fama legata a lui da un amore ancora tenero, lo sa benissimo, e lo convince ad aiutare Assael Maimoni, che ha preso il suo posto ai lavori pubblici. Maimoni sta però lavorando al progetto di un tunnel segreto, che trascina Zvi nel cuore del conflitto israelo-palestinese. In mezzo a questo caos mentale e geopolitico Zvi a un certo punto rischia di perdere anche Dina, la sua unica ancora di salvezza... Come può un uomo che è sempre stato affidabile e solido, un punto di riferimento per famiglia e amici, un ingegnere, scendere a patti con il proprio inevitabile declino mentale? Come possono farlo sua moglie e i suoi figli? Come ci si comporta di fronte alla razionalità che lentamente svanisce? E come si affronta la paura? Yehoshua costruisce intorno a queste domande una toccante meditazione sull'identità e sull'amore, sui gesti che è necessario compiere prima di congedarsi. Una vicenda intima e privata che s'intreccia a doppio filo con quella collettiva e politica del popolo palestinese e di quello israeliano, vicinissimi eppure così distanti dal trovare un modo per esistere insieme.
Sono ventuno gli elementi chimici che danno il titolo ai racconti di questo libro, e ventuno i capitoli di un autobiografia che per affinità e accostamenti corre sul filo di una storia personale e collettiva, affondando le radici nell'oscura qualità della materia, raccontando le storie di un mestiere "che è poi un caso particolare, una versione più strenua del mestiere di vivere".
Hisham Matar aveva diciannove anni quando il padre fu rapito in Egitto e portato in una prigione libica. Non lo avrebbe mai più rivisto. E non avrebbe mai saputo nulla della sua sorte. Era stato giustiziato? Oppure no? Trentatré anni dopo Hisham, con la caduta di Gheddafi, può finalmente rientrare in Libia dopo un lungo esilio. Può incontrare amici e parenti, e grazie a loro ricostruire l'immagine ormai sbiadita del padre, cercando di scendere a patti con il dolore della sua assenza. Un viaggio lucido e struggente attraverso i luoghi di una memoria privata intrecciata a doppio filo con la storia libica del ventesimo secolo, che è anche la nostra. Un toccante racconto di perdita, amore e speranza.
Daniel Mendelsohn da bambino restava seduto per ore ad ascoltare i racconti del nonno. Erano storie di un tempo lontano e quasi magico, di un piccolo villaggio della Polonia, Bolechow, in cui la vita scorreva felice. C'era però un punto in cui la voce del nonno si rompeva, oltre il quale non riusciva ad andare, come volesse nascondere un segreto troppo doloroso. Che ne era stato durante l'Olocausto del fratello Shmiel, della moglie e delle loro quattro bellissime figlie? Molti anni dopo Daniel scopre una serie di lettere disperate che il prozio Shmiel aveva indirizzato al nonno. Quelle lettere custodiscono frammenti del passato di una generazione perseguitata e cancellata per sempre, che in queste pagine ritorna a vivere davanti ai nostri occhi.
Per Christopher Banks tutto sembra essersi fermato quando, da bambino, gli sono stati misteriosamente rapiti i genitori. Fino a dieci anni è cresciuto come un orfano nella ricca Shanghai dell'oppio, per poi essere affidato alle cure di una zia nell'austera Inghilterra. Londra anni Trenta: Christopher è ormai un famoso detective privato, ma dietro ad ogni caso brillantemente risolto grava l'enigma di quel rapimento. Poco importa se in quegli anni proprio a Shanghai si sta innescando la scintilla che porterà il mondo alla rovina. Banks, infatti, ritiene che anche il massacro insensato della guerra sia un caso risolvibile per un buon investigatore, magari con l'aiuto del suo strumento feticcio, la lente di ingrandimento.
Il tempo dei desideri che si consumano, dei balli, delle stagioni, della gioventú, il tempo crudele e magico di tutto ciò che non lascia traccia. La storia di una famiglia monferrina, dalla fine dell'età napoleonica ai primi anni dell'Italia unita.
Gianni Rodari è stato un giornalista di quelli rari, capace di muoversi tra registri e voci diverse grazie alla splendida versatilità di una parola sempre esatta. Sapeva raccontare con semplicità il suo approccio pedagogico attraverso l'errore di una bambina, che orecchiando la Chanson de Roland dà vita a un misterioso animale: il cane di Magonza. Ma Rodari poteva trasformarsi in un cronista di razza, in grado di individuare, nel groviglio di voci che circondano un evento, il dettaglio che cattura l'attenzione. E sapeva quanto di vero si può dire con la fantasia. E cosi in queste pagine ci s'imbatte anche in meravigliosi esercizi narrativi; pezzi magistrali di «giornalismo surreale», in cui Rodari, da raffinato scrittore comico, reinventa completamente la realtà per mostrarci il volto segreto, talvolta tenero e talvolta ridicolo, della nostra vita di ogni giorno.
Il romanzo è un'esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l'eroe ragazzo-Arturo. È una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza.
Questo libro è il percorso di una vita. Nato da un profondo rispetto della natura, del suo equilibrio e della sua grazia, rievoca grandi avvenimenti della storia e piccole vicende personali, in un flusso scandito dall'alternarsi delle stagioni. Nella memoria dell'autore ogni cosa ha lo stesso spazio, la stessa dignità; ogni frammento trova la giusta collocazione all'interno di un quadro che Rigoni Stern, "uomo di montagna", dipinge dei colori più vivi. Accanto alla campagna di Russia e alla drammatica esperienza del Lager riemergono così episodi apparentemente marginali, che tuttavia danno il senso di una vita: dai suoi giochi di ragazzo alle prime battute di caccia, da una visita alla Reggia di Versailles al "bel gallo" regalato all'amico Vittorini, che però, a mangiarlo, si rivela "selvatico e coriaceo". E poi ancora antichi riti e vecchie tradizioni, uomini e affetti di altre epoche, alberi e animali destinati ad annunciare il nuovo clima e la nuova stagione, luoghi e paesaggi forse dimenticati ma sempre carichi di storia e di ricordi: su tutto lo sguardo, a volte divertito a volte malinconico, dell'autore, testimone del suo tempo e di un passato che continua a riaffiorare.
Nella settimana che precede la Pasqua, torna in Israele Kaminka, padre di tre figli ormai sposati, e marito di una donna chiusa da anni in manicomio. Abita negli Stati Uniti, ha una nuova compagna e aspetta un figlio. Sono dunque le pratiche del divorzio che Kaminka deve avviare, ma il rientro in patria e in famiglia non avviene senza traumi. Davanti a un avvenimento così grave, vengono a galla i nodi irrisolti, le vecchie ferite, scatenando una crisi progressiva che esplode proprio il giorno di Pasqua. Il dramma della famiglia sconvolta dalla divisione "tardiva" dei genitori si arricchisce di una miriade di particolari che ne fanno un forte affresco di vita contemporanea, non soltanto israeliana.
Quando Anne inizia il suo diario, nel giugno del 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all'immagine della scuola, dei compagni e di amori più o meno ideali, si sostituisce la storia della lunga clandestinità. Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anne ha voluto e saputo lasciare testimonianza di sè e dell'esperienza degli altri clandestini. La prima edizione del "Diario" subì tuttavia non pochi tagli, ritocchi, variazioni. Il testo, restituito alla sua integrità originale, ci consegna un'immagine nuova: quella di una ragazza vera, ironica, passionale, irriverente, animata da un'allegra voglia di vivere, già adulta nelle sue riflessioni. Questa edizione, in appendice, offre anche una ricostruzione degli ultimi mesi della vita di Anne e della sorella Margot, sulla base di testimonianze e documenti raccolti negli anni. Prefazione di Eraldo Affinati. Con uno scritto di Natalia Ginzburg.
Nel 1975 lo storico dell'arte Leo Hertzberg scopre un ritratto di donna di un artista sconosciuto. Rintracciato l'autore, Bill Wechsler, intreccia con lui un'amicizia lunga una vita. Le loro due mogli, Erica e Lucille, partoriscono lo stesso anno; le famiglie vivono nello stesso edificio a SoHo e trascorrono le vacanze insieme. Quando i figli diventano quattro, Bill divorzia da Lucille e sposa Violet, amata in segreto da Leo. Le due coppie, unite dall'amore per l'arte e la letteratura condividono più di vent'anni di successi e tragedie. Fino a quando Mark, figlio di Bill e Lucille, scivola nel torbido ambiente dei club newyorchesi dove si lega a un ambiguo artista specializzato in immagini di tortura e morte. Un'esplorazione dell'amore, della perdita, del tradimento.
"Chi sono io?" domanda un bambino alla sua mamma. E la mamma risponde: "Tu sei mio figlio". Totò però non si accontenta e ha bisogno di saperne di più: "E poi?" Nell'universo di Gianni Rodari ogni domanda ha il potere di scatenare un vortice di scoperte meravigliose. Senza fine. Le filastrocche, i racconti e le poesie di Rodari qui riproposti sono un invito all'esercizio del sogno e della fantasia. Perché non ci sono limiti alla curiosità e all'immaginazione. Incontreremo piante di pantofole, ladri che suonano il campanello e robot che mangiano bottoni; il mondo sterminato di un autore che ha incantato generazioni di lettori. Una nuova occasione per riscoprire la magia e il piacere di giocare con le parole. Età di lettura: da 8 anni.
"In ogni pagina di questo libro c'è il modo di essere donna (di Natalia Ginzburg): un modo spesso dolente ma sempre pratico e quasi brusco, in mezzo ai dolori e alle gioie della vita... Tra i capitoli del volume si ricorda 'Ritratto d'un amico', certo la più bella cosa che sia stata scritta sull'uomo Cesare Pavese. E le pagine scritte subito dopo la guerra, che riportano con una forza più che mai struggente il senso dell'esperienza d'anni terribili (e sanno pur farlo, serbando, come 'Le scarpe rotte', un quasi miracoloso senso del comico). Poi, le prove (come 'Silenzio' e 'Le piccole virtù') d'una Natalia Ginzburg moralista, dove una partecipazione acuta ai mali del secolo sembra nascere dalla matrice d'un calore familiare. E soprattutto, perfetto capitolo d'una autobiografia in chiave obiettiva e ironica, 'Lui e io', in cui la contrapposizione dei caratteri si trasforma, da spunto di commedia, nel più affettuoso poema della vita coniugale." (Italo Calvino). L'edizione è corredata dal saggio di Domenico Scarpa "Le strade di Natalia Ginzburg" e da un apparato comprendente le Notizie sul testo, un'antologia della critica, una bibliografia e una cronologia della vita e delle opere. Prefazione di Adriano Sofri.
Questo breve scritto, ormai considerato un classico della letteratura post-clandestina, racconta della retata nazista nel Ghetto di Roma, che nel volgere di una mattina si concluse con la deportazione di mille ebrei. Lettori e critici lo hanno giustamente accostato ai primi capitoli della "Storia della Colonna Infame" per la qualità dello stile che si accompagna al valore documentario. Con una prefazione di Natalia Ginzburg.
"Il paese sbagliato" alla sua prima pubblicazione, nel 1970, mise a nudo le deficienze di una scuola vecchia e inadeguata. Da allora molto è cambiato, eppure l'insegnamento continua a essere sotto tiro, vittima delle storture di un sistema burocratico e inefficiente, mentre la televisione tende a occupare il tempo una volta dedicato ai giochi e alla lettura. Capire che scrivere è "scoprire gli altri", che le parole sono anche suoni e colori, che la storia non è quella dei manuali, che si può stare insieme, anche se diversi, è quanto hanno imparato gli allievi di Mario Lodi. Il suo diario racconta quell'esperienza suggerendo il modello di una scuola che innanzitutto vuole educare, e che crede nello studio come occasione di crescita morale e civile. Con una "Lettera aperta ai giovani maestri".
Scritto nel 1948 e pubblicato l'anno seguente con altri due romanzi brevi in un volume, "La bella estate", che avrebbe poi vinto il premio Strega, "Il diavolo sulle colline" resta uno dei libri più belli di Pavese. Vi si trova il suo clima morale più tipico, le tensioni e la fragilità di un'adolescenza che si protrae in una giovinezza sognatrice, più portata a fantasticare se stessa che ad agire, sempre in attesa di un evento straordinario che sembra in agguato nella placida noia di giornate sempre eguali.
Paesaggi lontani e luoghi della memoria, storie di ombre, incontri con gli amici di una vita, riflessioni personali, letterarie ed artistiche si intrecciano in questo libro, il cui tono diaristico e spesso confidenziale riesce ad assumere valore di metafora. L'itinerario di Lalla Romano finisce col coincidere, ora con la peculiare tradizione europea, ora con le inquietudini contemporanee. Postfazione di Giovanni Tesio.
Scritto subito dopo la seconda guerra mondiale, la Morante con questo romanzo ha iniziato il suo lungo percorso letterario. "O impareggiabile prosapia! Mia madre fu una Santa, mio padre un granduca in incognito, mio cugino Edoardo un ras dei deserti d'oltretomba e mia zia Concetta una profetessa regina. Si fissarono così, in solenni aspetti a me familiari, le maschere delle mie futili tragedie...". Così assediata da tali "magnifiche" ombre, l'io narrante di Menzogna e sortilegio s'incammina verso la necropoli del proprio mito familiare: pari a un archeologo che parte verso una città leggendaria.
Il 1929, passato alla storia come l'anno del crollo di Wall Street che segnò l'inizio della Grande Depressione, è un anno fondamentale anche per la letteratura americana. Escono infatti "Addio alle armi" di Hemingway e "L'urlo e il furore" di Faulkner, una coincidenza che avvicina i libri, diversissimi tra loro, di due amici. Faulkner dà voce barocca a tutte le ossessioni e i fanatismi di quel Sud di cui pativa l'interminabile decadenza, incominciata con la sconfitta nella guerra civile. La mitica contea di Oxford diventa il teatro di un insanabile conflitto tra bianchi e neri, bene e male, passato e presente. Il romanzo è un complesso poema sinfonico in 4 tempi, che scandiscono le sventure di una famiglia del profondo Sud.
Questo capolavoro incompiuto del Novecento, da mezzo secolo al centro di un tormentato lavoro di sistemazione critica e filologica, ora in una edizione che organizza i materiali inediti in una prospettiva capace di illuminare l'architettura segreta del lavoro di Musil.
Un affresco fiammeggiante di storia cinese, dagli anni Trenta agli anni Settanta, raccontati da un giovane della provincia che ripercorre i drammi, gli amori, i lutti della propria famiglia. Un romanzo che per la sua forza mitica e immaginativa è stato avvicinato a "Cent'anni di solitudine".
Una piccola comunità dell'altipiano di Asiago esce stremata dalla Grande Guerra: ovunque macerie, povertà, disoccupazione. Chi non emigra ha davanti a sé un solo, pericoloso mestiere, quello del "recuperante": battere la montagna alla ricerca di residui bellici da rivendere ai grossisti di metalli per pochi centesimi. Giacomo, il protagonista del romanzo, impara il mestiere fin da bambino, al seguito del padre. Nel silenzio dei monti, impara a dialogare con i soldati scomparsi, ma anche a conoscere e decifrare il linguaggio segreto di piante e animali.
"Il destino assegnò a Fernando Pessoa questo nome fatale, 'Pessoa, Persona': proprio a lui, che era una e mille persone, innumerevoli flatus vocis imprendibili e senza neppure un nome [...]. Nella nostra civiltà la Persona si installa come funzione prima di tutto linguistica, in delicato bilanciamento fra l'individuazione pronominale e la processualità di un soggetto inafferrabile se non come flusso, ritmo danzante, 'forma del movimento'. Il drammatico 'Je suis l'autre' che Nerval scrisse sotto un suo ritratto e l'estremistico 'Je est un autre' di Rimbaud, che in Pessoa risuonano alla lettera nel 'Viver é ser outro' (255) e in molti altri luoghi del 'Libro dell'inquietudine', fanno esplodere l'equilibrio instabile: il più profondo, autentico desassossego di Pessoa, l'inquietudine più devastante del Novecento, è questo porsi del Soggetto come altro da sé, questa non solo esistenziale, ma metafisica perdita della presenza. Pessoa è Persona e Personne, Tutti e Nessuno nel contempo, 'Todos os Nomes' e Anonimo assoluto: 'Everyman', Chiunque, Ognuno di noi." (dalla prefazione di Corrado Bologna). Con un testo critico di Jerònimo Pizarro.
La solitudine dell'infanzia e lo stupore della vecchiaia, i film visti e i libri letti, il lavoro, la musica lirica (il titolo è tratto dal libretto del Lohengrin), la politica, il credere o il non credere in Dio: i brevi saggi qui raccolti somigliano alle pagine di quel diario che l'autrice dichiarava di non essere mai riuscita a tenere. Di certo sono vicini, per affinità tematica e sapienza di racconto, a "Lessico famigliare" e, come altrove nell'opera di Natalia Ginzburg, sono inseparabili dalla vocazione del narrare di sé. Nella loro casualità, nel loro placido disordine quotidiano, affrontano questioni che appartengono a ciascuno di noi. Singolare autoritratto di donna, "Mai devi domandarmi" diventa cosi un'esperienza familiare, un oggetto destinato a farci compagnia giorno dopo giorno. L'edizione è corredata da un saggio di Domenico Scarpa e da un apparato comprendente le notizie sul testo, un'antologia della critica, una bibliografia e una cronologia della vita e delle opere. Introduzione di Cesare Garboli.
Che cosa farebbe un bimbo se avesse a disposizione un telecomando magico con cui spegnere le persone e spostarle nello spazio? Quali sono i nove modi in cui gli adulti finiscono per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura? E perché una professoressa può addirittura diventare allergica ai genitori, con tanto di irresistibile "orticaria morale"? Dall'inventore della "Grammatica della fantasia", una raccolta di articoli, saggi e interventi, pubblicati lungo l'arco di oltre vent'anni, sulla scuola e sul rapporto educativo tra adulti e bambini. Con tante proposte concrete per restituire all'immaginazione, grazie al potere liberatorio della parola, lo spazio che le compete nella vita dei nostri figli. E, perché no, nella nostra. Introduzione di Mario Lodoli.
Negli ultimi dieci anni Valerio Magrelli ha raccolto, su foglietti sparsi, appunti riguardanti il padre. Quando quest'ultimo muore, quei documenti diventano un materiale prezioso, "il bandolo canoro di un'infinita matassa di storie": i viaggi in auto d'estate in giro per l'Italia; le avventure d'amore e morte durante la guerra; i desolati pomeriggi che l'uomo ormai maturo trascorre spingendo il genitore sul girello; il giorno in cui il figlio, armato di forbici, libera l'anziano febbricitante dal bozzolo del maglione; lo stupore di riconoscere, davanti allo specchio, un'espressione del viso che gli restituisce la ferrea legge dei vincoli genetici; gli abbracci, le risse, l'amore per Borromini o i folli scatti di rabbia. Diviso in 83 capitoli (numero che corrisponde agli anni vissuti dal protagonista), il libro scava fra ricordi e storia patria, mentre la biografia sfuma nella paleontologia, se non nella geologia... L'enigmaticità di questo iroso anti-eroe, e insieme la sua lontananza, suggeriscono infatti una possibile identificazione con i resti umani di origine preistorica trovati in Ciociaria, a Pofi, suo paese d'origine. Cosi narrando, Magrelli, orfano ad honorem e padre a sua volta, procrastina il congedo definitivo grazie al racconto, e non desiste, ma si maschera, fugge, scegliendo la digressione per scendere ancora più in profondità nella vita del capostipite, e mostrarne, oltre alle virtù, anche quei difetti che lo rendevano "un vecchio esacerbato e vulnerabile".
"Mistero buffo" è certamente il più noto, in Italia e all'estero, tra gli spettacoli di Dario Fo e anche quello che ha destato più polemiche. Prima del gesto, la parola: la forza di quest'opera, che segna un momento di profondo rinnovamento del teatro italiano, sta soprattutto nel linguaggio, qui reinventato attingendo ai dialetti padani (e non solo) dei secoli XIII-XV con effetti esilaranti. Il testo è proposto in una nuova edizione integrale, cioè proponendo anche i cambiamenti avvenuti nel corso degli anni e degli oltre cinquemila allestimenti in Italia e all'estero, tra il 1969 e il 2003.
Faussone, il protagonista di questa "opera prima" di Primo Levi, ovvero del suo primo romanzo d'invenzione, è un operaio specializzato che si lascia alle spalle la dura esperienza della catena di montaggio alla Lancia e gira per il mondo a montare gru, ponti sospesi, strutture metalliche, impianti petroliferi. Il libro più ottimista e ironico di Primo Levi.
Il capitano di un vecchio battello è al suo ultimo viaggio. Sottocoperta un carico di uomini, donne, bambini aspetta di arrivare alle coste italiane. Fra echi biblici e leggende di mare Erri De Luca narra una storia senza tempo calandola nelle vicende di oggi. Un testo scritto per il teatro che ha l'andamento di un racconto.
Scritto nel 1936, apparso per la prima volta in Francia nel '38 e poi da Einaudi nel 1945, questo libro è ancora oggi una delle maggiori opere che la nostra letteratura possegga sulla Grande Guerra. L'Altipiano è quello di Asiago, l'anno dal giugno 1916 al luglio 1917. Un anno di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi, attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di "ozio e sangue", di "fango e cognac". Con uno stile asciutto e a tratti ironico Lussu mette in scena una spietata requisitoria contro l'orrore della guerra senza toni polemici, descrivendo con forza e autenticità i sentimenti dei soldati, i loro drammi, gli errori e le disumanità che avrebbero portato alla disfatta di Caporetto.
"Le voci della sera" è un breve romanzo del 1961, scritto durante il soggiorno londinese della Ginzburg e alla vigilia del ritorno in Italia. Con uno stile spoglio, fedele al rigore delle notazioni oggettive, la scrittrice esprime in questo romanzo il senso delle storie familiari, la presenza dei vecchi, il crescere doloroso dei giovani, l'allacciarsi e il mutare degli amori e delle amicizie. Della taciturna ragazza che scrive in prima persona il lettore soffre le speranze e le delusioni senza una riga di commento o giudizio o introspezione. L'introduzione è firmata da Italo Calvino. L'edizione è corredata da un apparato comprendente le notizie sul testo, un'antologia critica, una bibliografia e una cronologia della vita e delle opere.
Primo gennaio del 1950: Ximen Nao, un ricco proprietario terriero, è stato giustiziato dai suoi mezzadri alla vigilia della rivoluzione cinese e da due anni vive nel mondo delle tenebre. Sebbene subisca i più crudeli e dolorosi supplizi, rifiuta di pentirsi: è convinto di avere condotto una vita giusta e di essere invece stato immeritatamente condannato. Re Yama, il terrifico signore della morte, è talmente stufo di lui, delle sue continue, fastidiose lagnanze che alla fine gli dà la possibilità di reincarnarsi nei luoghi dove ha vissuto. Ximen Nao spera di riprendere cosi possesso della moglie, delle due concubine, della terra, dei suoi averi. Non immagina che tanta generosità nasconde una ancora maggiore insidia: perché Re Yama decide di farlo reincarnare non in se stesso, ma in un asino. Nell'arco di cinquant'anni all'asino faranno seguito il toro, il maiale, il cane, la scimmia. Un lasso di tempo che basterà a Ximen per liberarsi di ogni rancore e durante il quale sarà partecipe degli eventi piccoli e grandi che hanno contribuito a trasformare la Cina. E alla fine giungerà anche il momento in cui Re Yama gli consentirà di ridiventare uomo: il 31 dicembre del 2000, la notte della nascita del nuovo millennio, verrà al mondo un bambino di nome Lan Qiansui, ossia "Lan mille anni"; sarà lui a iniziare, il giorno del suo quinto compleanno, il racconto della propria storia: "Dal primo gennaio dell'anno 1950...".
Chi è lo sconosciuto in grado di tenere testa al grande Czentovic, il campione del mondo di scacchi? Dice il vero, quando sostiene di non giocare da più di venti anni? Quale mistero nasconde in realtà quest'enigmatico giocatore? Scritto pochi mesi prima che Zweig si suicidasse nella città brasiliana di Petrópolis, "Novella degli scacchi" è una inquietante favola, "un piccolo contributo - come sostiene con dolorosa ironia il protagonista - a questa nostra epoca cosi grande e soave". "Fra i due si instaurò di colpo un rapporto diverso; una pericolosa tensione, un odio appassionato. Ormai non erano più due persone che volevano mettere alla prova la propria perizia nel gioco, erano due nemici che avevano giurato di distruggersi a vicenda".
La fama di Gianni Rodari è fondamentalmente legata alla sua intensa e originalissima attività di narratore per l'infanzia. E a ragione, poiché scrisse opere con cui sono cresciute generazioni di giovani lettori. Ma non solo. A dimostrarlo le storie qui riunite, dove, con un perfetto intreccio tra scrittura giornalistica e genio creativo, porzioni di realtà quotidiana (come l'arrivo del televisore nelle case degli italiani), trattate dall'umorismo rodariano, assumono il carattere di brillanti apologhi, sollecitano gli strumenti di una scrittura che gioca e, giocando, mostra le insensatezze del conformismo. Ventinove racconti in cui Rodari, dando spazio all'aspro sapore del divertimento e della satira, produce personaggi e situazioni paradossali, tocca motivi favolistici o addirittura fantascientifici, chiarendo, una volta per tutte, che "anche inventare storie è una cosa seria". Prefazione di Mario Di Rienzo.
Sistemati i personaggi come pedine su una scacchiera, Friedrich Dürrenmatt dà il via a uno dei giochi più raffinati e crudeli, mettendo a nudo le ipocrisie, i sottintesi e le ambiguità delle strutture del potere. Vincolati da sottili fili mentali a una ragnatela che acquista sempre più una dimensione reale, i protagonisti iniziano a sbranarsi a vicenda, rivelando retroscena meschini, scambiandosi accuse, rompendo e creando alleanze. Invece di agire nell'interesse della comunità, ai quindici importa soltanto comandare e ottenere più potere. Non c'è spazio per ideali e valori, dubbi o risentimenti. Un congegno narrativo di precisione e tensione che fa serpeggiare un dubbio nella mente del lettore: e se fosse proprio l'uomo con la sua sconfinata sete di potere a essere incapace di ambire a valori più giusti?
Intorno a uno dei più lunghi conclavi della storia della Chiesa, dal quale uscirà papa Benedetto XIV, fazioni politiche e noti personaggi della Curia si scontrano con ogni mezzo, lecito e non. Riziero di Pietracuta, giovane gentiluomo di provincia, viene chiamato a Roma dal fratello monsignore, per indagare su un'inquietante catena di delitti. A complicare la situazione, prelati intriganti e insidiosi avventurieri, riunioni massoniche e amori spericolati... Ma qual è la verità? Toccherà a Riziero - sopravvissuto a tentativi di arresto, agguati e sanguinosi duelli - risolvere il mistero.
"Il più bel romanzo mai scritto su Hollywood" (Scott Fitzgerald)"Uno crede che si tratti di lavorar sodo e di risparmiare. E lavora forte per anni e anni, risparmia sognando il sole, e sognando arance, sognando il mare; ma il piccolo benessere materiale, il sole e le arance, e le arance, il mare che può riuscirgli di avere non bastano a cambiare il corso avvilente della sua vita. Egli, per noia, diventa stravagante. Una macchietta tra milioni di macchiette sull'immensa spiaggia: con una mania, con un tic, con una particolarità bizzarra. E, per la delusione, diventa anche cattivo. Una locusta tra milioni di locuste che possono, se fanno folla, calpestare i bambini e sradicare gli alberi, o appiccare il fuoco a Los Angeles, alla turrita città della Promessa, a Babilonia". Elio Vittorini
"In ogni pagina di questo libro c'è il modo di essere donna (di Natalia Ginzburg): un modo spesso dolente ma sempre pratico e quasi brusco, in mezzo ai dolori e alle gioie della vita... Tra i capitoli del volume si ricorda 'Ritratto d'un amico', certo la più bella cosa che sia stata scritta sull'uomo Cesare Pavese. E le pagine scritte subito dopo la guerra, che riportano con una forza più che mai struggente il senso dell'esperienza d'anni terribili (e sanno pur farlo, serbando, come 'Le scarpe rotte', un quasi miracoloso senso del comico). Poi, le prove (come 'Silenzio' e 'Le piccole virtù') d'una Natalia Ginzburg moralista, dove una partecipazione acuta ai mali del secolo sembra nascere dalla matrice d'un calore familiare. E soprattutto, perfetto capitolo d'una autobiografia in chiave obiettiva e ironica, 'Lui e io', in cui la contrapposizione dei caratteri si trasforma, da spunto di commedia, nel più affettuoso poema della vita coniugale." (Italo Calvino) L'edizione è corredata dal saggio di Domenico Scarpa "Le strade di Natalia Ginzburg" e da un apparato comprendente le Notizie sul testo, un'antologia della critica, una bibliografia e una cronologia della vita e delle opere. Prefazione di Adriano Sofri.
Dalle aste con cui una volta i bambini riempivano i quaderni delle elementari è possibile passare facilmente all'ortografia, ai primi temi, e poi, attraverso passaggi sempre più ardui, arrivare a scrivere un vero romanzo, diventare anche un grande scrittore, come Italo Calvino ad esempio. È quel che sogna Michele Astarita, in una Napoli chiassosa e verace, che urla in dialetto e ostenta il disordine, tra padri autoritari e compagnie violente, fino a quando questa sua ossessiva ambizione non lo porta a confrontarsi con quel passato di scelte, piccoli equivoci, ingenue zone di silenzio che hanno condizionato irrimediabilmente tutta una vita. Un romanzo ironico e compassionevole che mette in scena, con disincanto le speranze e le delusioni di un'intera generazione. Con una premessa dell'autore.
Il fascino discreto del mondo vittoriano, già protagonista di "Possessione", fa da sfondo alle due storie che compongono questo libro costruito con equilibrio ma anche attraversato da passioni violente. Nel primo racconto, "Morpho Eugenia", William Adamson, sopravvissuto a un naufragio sulla via del ritorno dall'Amazzonia, vive la contrastata esperienza del sogno di un amore ideale e si illude di aver trovato in Eugenia la donna della sua vita. Lei, in apparenza perfetta ma in realtà priva di scrupoli, lo farà scivolare in un'abiezione morale senza scampo. Nel secondo racconto, "L'angelo coniugale", A. S. Byatt ci trasporta invece nel bel mezzo di una seduta spiritica. Emily Tennyson, la sorella del poeta, che ha perduto da giovane il fidanzato, va alla scoperta di un altro amore inaspettato attraverso una sofferta rievocazione, in un caleidoscopio di realismo, scienza, magia e indimenticabili colpi di scena.
Kambili ha quindici anni. Vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja. Suo padre Eugene, proprietario dell'unico giornale indipendente del Paese, è agli occhi della comunità un modello di generosità e coraggio politico. In un Paese sull'orlo della guerra civile, conduce una battaglia incessante per la legalità, i diritti civili, la democrazia. Ma, nel chiuso delle mura domestiche, il suo fanatismo cattolico lo trasforma in un padre-padrone che non disdegna la violenza. Cosi Kambili e Jaja crescono in un clima di dolorose contraddizioni fino a che, dopo un colpo di Stato, vanno a vivere dalla zia Ifeoma. E nella nuova casa, tra musica e allegria, i due ragazzi scoprono una vita fatta di indipendenza, amore e libertà. Una rivelazione che cambierà il loro futuro. "L'ibisco viola" racconta le trasformazioni civili e politiche del post colonialismo, ma è anche una storia sulla sottile linea che divide l'adolescenza dall'età adulta, l'amore e l'odio, le vecchie religioni e le nuove, in una prima prova che già unisce talento e saggezza.
Tobias Horvath è un emigrato, ogni suo giorno scorre nella quotidiana lentezza dell'abitudine e della ripetizione di gesti vuoti. Ha trascorso l'infanzia nella miseria, all'ombra della madre che era la ladra, la mendicante, la prostituta del paese. Quando, tra i molti che vedeva entrare e uscire di casa, ha scoperto chi era suo padre, Tobias ha preso un lungo coltello e glielo ha affondato nella schiena
Nel settembre del 1999 Paul Auster lanciò una sfida ai suoi ascoltatori della radio NPR: cercava storie vere, "capaci di sfidare le nostre aspettative sul mondo". Dalla risposta entusiasta del pubblico, di ogni età e latitudine d'America, è nato questo libro, che presenta il meglio delle quattromila storie selezionate dallo scrittore con il solo criterio del loro significato umano. Raccontano grandi eventi e piccole cose, situazioni tragiche o comiche: "una fatica straordinariamente generosa di soddisfazioni, una delle imprese più stimolanti cui mi sia dedicato". E anche un ritratto meraviglioso e inaspettato dell'America.
Jorge Luis Borges commentò, insieme a Eugène lonesco, il tema centrale dell'opera di Bevilacqua: "Nelle sue storie è espressa con forza la manifestazione massima del mistero dell'uomo: il potere e l'attesa di essere stupiti. Lo stupore di cui parla Bevilacqua è una forma di felicità, allontana la paura della morte". Le storie qui riunite, nel loro insieme, consentono dunque al lettore di inoltrarsi, con intensità, in questa stupefazione, partecipando a un viaggio iniziatico dalle esperienze più personali dello scrittore all'analisi delle vicende dell'uomo contemporaneo. Il viaggio si snoda per stazioni: le "prime cerimonie dei sensi" (rivelazioni dell'Eros, rapporti quasi coniugali); la follia della madre e la follia che devasta il tempo d'oggi; le avventure fra i giovani dei nostri giorni; le straordinarie leggende delle origini, e via via. Secondo lonesco: "Una logica diversa, prettamente naturale, che comprende anche il grottesco". Per convenire con Leonardo Sciascia: "È il libro di una vita. Ma è anche pietà, è anche amore".
La più classica avventura americana, il coast to coast, nel più inedito dei modi: per via d'acqua, con una piccola barca da pesca, la Nikawa, in una vera e propria traversata del continente lungo fiumi e canali. Il resoconto del viaggio dal brulicante porto di New York alle tranquille spiagge dell'Oregon in una narrazione avvincente che disegna un'originale "mappa fluviale" degli Stati Uniti: il fiume Hudson, l'Erie Canal, i laghi, il fiume Allegheny, l'Ohio, il Mississippi, il Missouri, i torrenti di montagna, il Salmon River, lo Snake River, il Columbia River, l'Oceano Pacifico. Un affascinante affresco dell'America "vera".
La voce narrante del romanzo breve "Valentino" è Caterina, sorella del protagonista che dà il nome all'opera, una "esclusa" dalla vita eppura ansiosa di vivere. Destinato dalle fantasie paterne a diventare un professionista del successo, Valentino finisce invece ozioso e viziato marito di una donna vecchia e brutta, ma ricchissima, che lo mantiene, e legato da un'ambigua amicizia a un non più giovane inglese, fallito al pari di lui. A "Valentino" si aggiungono i romanzi brevi "Sagittario" e "La madre". Nuova edizione, con Notizie sul testo a cura di Domenico Scarpa, antologia della critica, bibliografia e cronologia della vita e delle opere.
Famiglia e Borghesia sono i due capitoli che compongono questo libro della Ginzburg scritto nel 1977, ora riproposto in una nuova edizione. Due storie di smarrimento e di crisi familiare in cui i personaggi che annodano e dipanano i loro destini sembrano trascinati da una casualità capricciosa che inventa incontri sorprendenti, amicizie scontrose, fragili amori, tenaci avversioni. Come avviene nelle sue pagine migliori, Natalia Ginzburg segue gli arabeschi di queste esistenze incrinate con uno stile distillato, in un sommesso ma implacabile controcanto che reinventa la musica banale e terribile della vita Nuova edizione a cura di Domenico Scarpa, con antologia critica e cronologia della vita e delle opere .
Dopo molti anni Ricotta torna al suo paese d'origine: Gianni, un suo amico d'infanzia, si è suicidato. Nessuno sembra capire le ragioni del gesto e neanche il biglietto lasciato svela il mistero. Ricotta però non ci crede e vuole capire. L'indagine, sempre piú pericolosa, porta a investigare su un'industria chimica della zona. Ma non è solo il presente a celare complicità e crimini: dal passato riaffiora una ragnatela di passioni segrete che si estende indietro nel tempo e intrappola gli abitanti del paese, figure smarrite in un quadro in cui nulla è ciò che sembra.
La tragica morte di una donna viene sbrigativamente archiviata dalle autorità come omicidio per mano del bandito Dionigi Mariani che vive con i suoi uomini nei monti della Barbagia.
L'avvocato Bustianu è incaricato di chiarire questo mistero proprio dal bandito, che sembra fornirgli, anche se in maniera un po' ambigua, una pista da seguire. Nonostante sia riluttante ad accettare la proposta di Mariani, l'avvocato rimane tuttavia turbato da alcune cose che a mano a mano comincia a intravedere e decide cosí di continuare la sua indagine.
Bustianu deve però fare una scelta importante anche nella sua vita privata: vuole vivere alla luce del sole la sua storia d'amore con Clorinda Pattusi, e sa che questo gli costerà una rottura con la madre.
Una doppia battaglia, dunque, la sua: privata, contro la tradizione e i costumi famigliari; pubblica, contro una modernità che, per l'incapacità di rinnovare conservando quanto c'è di buono, sta distruggendo la sua terra e corrompendo le coscienze della sua gente.
Siamo nell'Ottocento, ma talvolta la storia si ripete.
Le indagini di un abile e tenace «Maigret delle Ande».
A Naccos, desolato cantiere minerario situato in una zona impervia delle Ande peruviane, il caporale della Guardia Civíl Lituma e il suo fedele aiutante, il giovane Tomás, indagano sulla misteriosa scomparsa di tre manovali, svaniti improvvisamente nel nulla. Da tempo la cordigliera è teatro delle azioni terroristiche di Sendero Luminoso, movimento rivoluzionario di ispirazione maoista, e appare subito assai probabile che i tre uomini siano stati rapiti e forse uccisi dai guerriglieri. Di - sordinata accozzaglia di giovani, donne e persino bambini, armati di pietre, randelli, coltelli, essi sottopongono i loro prigionieri a processi sommari in nome della giustizia proletaria. Tuttavia, il caporale Lituma non si ferma ai primi indizi e alle conclusioni piú ovvie. Giorno dopo giorno, caparbiamente, si immerge nella vita quotidiana degli sperduti villaggi per comprenderne l'umanità dolente di poveri contadini e minatori. E scopre cosí un mondo inesplorato di credenze antiche e riti ancestrali, radicati profondamente nel cuore degli indigeni. Ed è in questo modo che il caporale raggiunge infine, dopo una serie di colpi di scena, la sconvolgente verità che avrebbe preferito ignorare.
Ne "I cuccioli" tutto ruota attorno a un episodio drammatico letto su un giornale, protagonisti un bambino e un cane. Le conseguenze saranno terribili, e il bambino porterà il loro pesante fardello anche nella vita adulta. Ai "Cuccioli" segue "I capi", una raccolta di racconti del 1959 che si pone come punto di partenza di una ricerca che si concretizzerà più avanti ne "La città e i cani" e "Conversazioni nella Catedral". Racconti in cui sono presenti molti dei "luoghi" dell'autore: gli studenti, la politica, gli spazi urbani delle città, tra poveri sibborghi e quartieri della borghesia, l'interno del Paese, la miseria.
Mayta è il nome del presunto eroe di un velleitario golpe trockijsta che Vargas Llosa immagina essersi svolto nel 1958 in America Latina. A metà del Novecento, in quei paesi, fra avventurieri e idealisti, la libertà stava sempre a un tiro di schioppo. E per conquistarla la via rivoluzionaria sembrava la migliore. In questa ricostruzione, Vargas Llosa ci fa ripercorrere la vita dei diversi personaggi attraverso le testimonianze dei loro conoscenti e il confronto, a posteriori, di questi racconti con la realtà.
È un'antologia personale dei lavori su commissione che Paul Auster fu costretto ad accettare prima di potersi dedicare completamente ai suoi romanzi nel 1985. In appendice vengono presentati: una detective novel alla Chendler, pubblicata all'origine sotto lo pseudonimo di Paul Benjamin, e che ruota tutta intorno al mondo del baseball, grande passione di Auster; tre drammi teatrali e infine un curioso gioco da tavolo ispirato al baseball, di cui vengono fornite le regole e le carte.
Un romanzo-verità sulla tormentata vita del poeta Dino Campana (Marradi 1885 - manicomio di Castel Pulci 1932). Frutto di un lungo e accurato lavoro di ricerca, l'appassionato libro di Vassalli illumina l'esemplarità di un destino tragico e ristabilisce alcune verità biografiche su un poeta maledetto la cui gloria postuma va crescendo. Questa vita di un reietto allucinato, in contrasto perenne con la cultura del suo tempo, riafferma la propensione dell'opera di Vassalli a occuparsi di eresie culturali e storiche (i futuristi de L'alcova elettrica, la strega de La chimera), non per indulgere in sterili ricostruzioni storico-biografiche, ma per sottolinearne la sorprendente attualità e verità. «Ma se Dino Campana non fosse esistito io ugualmente avrei scritto questa storia e avrei inventato quest'uomo meraviglioso e "mostruoso", ne sono assolutamente certo. L'avrei inventato cosí ».
Il racconto Natale a Marradi, che chiude questa nuova edizione del volume, rende completa e definitiva l'indagine di Vassalli.
Andrea Grammonte è un predestinato, come rivela «quella linea dritta che lo rendeva inconfondibile: non era una ruga - infatti era comparsa che era ancora bambino - ma un segno, una sorta di marchio che spartiva in due la fronte larga da animale sacro, custode di enigmi». Orfano di padre, eredita dal nonno nel 1946 la piú grande industria siderurgica italiana, e con una condotta abile e spregiudicata ne espande le attività fino a farla diventare un colosso anche nella chimica e nella produzione di energia elettrica. Ma se la vita pubblica di Andrea è un seguito di successi, un angoscioso senso di vuoto segna la sua vita interiore, non medicato dagli affetti familiari e non colmato dai piaceri a cui Andrea non sa e non vuole rinunciare. Un romanzo che racconta un secolo di storia italiana attraverso gli occhi, le azioni e le avventure di un protagonista d'eccezione.
Nuoro, fine Ottocento. Filippo Tanchis è il piú giovane di tre fratelli orfani, cresciuti con le zie materne. Finito in carcere con l'accusa di aver ucciso Bobore Solinas, individuo piuttosto ambiguo, Filippo si toglie la vita. Ma si tratta veramente di suicidio?
Dopo l'indagine in Sempre caro ritroviamo l'avvocato e poe-ta Bustianu Satta, al secolo Sebastiano Satta (1867-1914), impegnato in un caso difficile quanto misterioso, che lo porterà a confrontarsi con se stesso, le sue debolezze e le sue certezze. A fare da sfondo al romanzo una pioggia incessante, fin quando, come scrive nella sua prefazione Vásquez Montalbán «l'epilogo schiarisce l'orizzonte e il colore azzurro del cielo chiude il chiaroscuro di un'indagine che ha danneggiato soprattutto la pace dello stesso personaggio».
La cucina di una casa popolare, un tavolo, due uomini seduti intorno. Uno dei due è bianco, l'altro è nero. Sul tavolo c'è una Bibbia. I due uomini parlano. Non si conoscevano prima di questa mattina, quando il nero ha strappato il bianco alle rotaie del Sunset Limited sotto cui stava per lanciarsi. Ma quello era solo l'inizio. Ora i due devono andare oltre. E cosí parlano. Dai due lati del tavolo, da prospettive, lingue e colori antitetici, fra picchi di comicità e abissi di disperazione senza contatto possibile oltre all'ingegno folgorante della penna che li ha partoriti.
Un «romanzo in forma drammatica» che raggiunge il nucleo pulsante dell'indagine esistenziale di McCarthy. Non ci sono approdi, prese di posizione, risposte. C'è solo una domanda: che cosa ti divide dal tuo Sunset Limited?
Accompagnato da un ampio e toccante saggio di David Grossman, questo volume raccoglie dieci racconti di Schulz, frutto di una scelta di Grossman stesso, racconti che provengono dalle due raccolte "Le botteghe color cannella" e "II Sanatorio all'insegna della Clessidra". Schulz, insieme a Gombrowicz e Witkiewicz, completa la grande triade della letteratura polacca del Novecento. I suoi racconti costituiscono un unico ciclo di ricordi d'infanzia, un album di abbaglianti quadretti a colori dove la fanciullezza riappare rimescolata e incongrua come nei sogni. I racconti che compongono il volume sono: "La visitazione", "Gli uccelli", "La notte della Grande Stagione", "Le botteghe color cannella" e "La Via dei Coccodrilli", "II Libro", "L'epoca geniale", "Mio padre entra nel corpo dei pompieri", "La stagione morta" e "L'ultima fuga di mio padre".
Se le avventure di Holden hanno avuto per l'America un valore emblematico, è in questi racconti che lo humor, la spietatezza, la grazia e la tragica amarezza di Salinger trovano la loro perfetta espressione. Il loro punto di partenza è il "parlato" più colloquiale e modulato sulle effimere cadenze della moda. Per Salinger solo i bambini e chi ha vissuto l'orrore della guerra è vicino alla verità. Il dialogo dei bambini è una finestra su una realtà diversa e vertiginosa. Ma anche una conversazione pomeridiana tra amiche o la telefonata di un uomo che è a letto con una donna non sua diventano occasioni di poesia, nutrita di grande pietà umana.
Un bambino sogna a occhi aperti e immagina di far sparire l'intera famiglia, un po' per noia e un po' per dispetto, con un'immaginaria Pomata Svanilina; oppure sogna di poter togliere al gatto di casa la pelliccia, di farne uscire l'anima felina e di prenderne il posto, vivendone per qualche giorno la vita, soltanto in apparenza sonnacchiosa; oppure sogna che le bambole della sorella si animino e lo aggrediscano per scacciarlo dalla sua camera... Fin dalle prime pagine di questo libro ritroviamo il consueto campionario di immagini perturbanti che sono un po' il "marchio di fabbrica" di McEwan. Specialmente nella prima stagione della sua narrativa l'autore britannico ci aveva abituato a profondi e terribili scandagli nel microcosmo della famiglia, e in quei mondi chiusi e violenti i bambini e gli adolescenti giocavano sia il ruolo delle vittime e sia quello dei carnefici. Ne "I'inventore di sogni" McEwan ritorna sul luogo del delitto, ma lo fa con un tono e uno spirito completamente diversi, scegliendo il registro sereno e sdrammatizzante per definizione: quello del "racconto per ragazzi".
Santiago Zavala, giovane giornalista della «Cronica» che tutti chiamano Zavalita, torna a casa dal lavoro e trova la moglie in lacrime: le hanno strappato di mano il cagnolino Batuque. Zavala lo va a riprendere al canile, e il destino gli fa ritrovare, tra i dipendenti di quel luogo che sembra piuttosto un macello, Ambrosio, per molti anni autista di famiglia. Insieme vanno a bere una birra a «La Catedral», sordido locale di periferia, a dal loro dialogo viene fuori il romanzo di una città, e dei suoi deliri: storie di vinti e di illusi, di militari a caccia di potere, di politici, giornalisti, prostitute, delle loro sconfitte, ma anche di rari momenti di quiete. Destini personali che insieme restituiscono un'immagine globale della società di Lima, ma anche peruviana, e latinoamericana, negli anni cinquanta e sessanta. Pubblicato nel 1969, Conversazione nella «Catedral» è un romanzo dalla costruzione articolata e travolgente, in cui le inquadrature sono «montate» in successione martellante, come in un film d'azione: vero e proprio affresco storico, un tentativo prossimo alla perfezione di creare un «romanzo totale». E su tutto, implacabile come un legame vischioso e concreto, la grigia nebbia che avvolge Lima e le sue creature.
K. S. Karol, dopo aver scritto tutta la vita raccontando gli eventi del mondo, qui scrive di sé, ricostruendo la propria storia di ragazzo quindicenne, che nel 1939, allo scoppio della guerra mondiale, attraversa le linee polacche per andare a combattere nell'Unione Sovietica con l'Armata Rossa. Già ferito, gli succederà prima di essere deportato nella Siberia occidentale, di fuggirvi poi e di seguire un reparto speciale di aviazione nella battaglia del Caucaso. Sarà ferito nuovamente, passerà tredici mesi in un campo di lavoro forzato prima in Armenia e poi nel Volgalag, infine liberato trascorrerà l'ultimo anno di guerra in una fabbrica di Rostov sul Don. Dopo la vittoria rientrerà in Polonia. I grandi avvenimenti politici e la natura della società sovietica sono lo sfondo di una vicenda durata sette anni, come è stata vissuta da un gruppo di giovani: fatiche, speranze, illusioni, compromessi e amori.
Chi è lo sconosciuto dall'aspetto dolce e infantile per cui tempo, spazio e linguaggio non hanno senso? O almeno non lo stesso senso che hanno per noi. O per Lauren, la giovane body artist che se lo trova davanti all'improvviso in una delle tante stanze della vecchia casa sulla costa del Maine dove vive sola. Rey, suo marito da pochi mesi, si è suicidato, e lo sconosciuto parla con la sua voce, pronuncia frasi che Lauren è sicura di avere già sentito...
Giulio Rovedo ha una moglie inflessibile e un impiego sempre più flessibile: travolto dalla madre di tutte le fusioni bancarie, viene sballottato da una scrivania all'altra e poi spedito, assurdamente, in un paese indonesiano. Al motto di "meno cose sai, meglio è per te", si trova a poco a poco invischiato in un complotto planetario e in una strana storia d'amore. E se in entrambi i casi tutti tradiscono tutti, forse a guidare il gioco è la stessa donna: quella che Giulio disprezza e adora, il suo capo.
Mr Blank è prigioniero in una stanza chiusa. Alcune persone vengono a trovarlo, sembra che lo conoscano bene, che facciano parte del suo passato. Ma lui non ricorda nulla di loro, né della propria vita. Chi è Mr Blank? Chi sono Anna Blume e Sophie Fanshawe? Chi è John Trause? E perché tutti ce l'hanno con Mr Blank? Che azioni terribili ha compiuto per meritarsi questa espiazione, questa prigionia? Tra una visita e l'altra Mr Blank legge uno dei dattiloscritti che trova sul tavolo. Si tratta della storia di sapore fantapolitico di un uomo di nome Sigmund Graf, tenuto prigioniero in una cella nell'avamposto militare di Ultima e minacciato di morte per aver violato i confini della Confederazione ed essersi addentrato nei Territori Stranieri alla ricerca del rivoltoso (o spia?) Ernesto Land. Le avventurose vicende narrate nello scritto, opera di un certo John Trause, si intrecciano in un modo misterioso con quelle di Mr Blank.
I racconti di "Più tardi nel pomeriggio" offrono uno spaccato preciso, intenso, della vita di tutti i giorni nel Lower East Side e nel Bronx, i quartieri di New York dove è nata e vissuta Grace Paley. Protagoniste ricorrenti delle brevi trame sono quasi sempre figure femminili. Faith l'alter ego della Paley - e le sue amiche credono in un mondo migliore per tutti, anche quando sono amareggiate da piccole delusioni o grandi dolori. Portatrici di un'ideologia ugualitaria che vuole realizzarsi giorno per giorno, sono lontane da ogni estremismo e ricche di quella saggezza femminile che si tramanda di generazione in generazione, specialmente nella condizione estraniata dell'emigrante.
La lotta fra un uomo e un angelo, in "Un colpo d'ala di Nabokov". La leggenda di Prometeo secondo Kafka. Un amore che finisce, o si riaccende, sullo sfondo del monte Fuji. E poi sinuosi corpi femminili sulle piste da sci; i ghiacci artici e la scoperta della libertà; le storie di neve, guerra e giovinezza raccontate da Primo Levi e da Rigoni Stern. Dall'ascesa al Monte Ventoso di Petrarca alla scalata di una montagna di vetro nel centro di New York, ventitré racconti sulla solitudine, la sfida, il confronto con l'assoluto. Senza dimenticare la scoperta e la gioia di quando salendo "si crea il mondo".
Un bracciante siciliano si è chiuso a chiave nella sua stanza e ogni giorno, dal 1968 al 1975, senza dare spiegazioni a nessuno, ingaggiando una lotta contro il proprio semi-analfabetismo, ha digitato su una vecchia Olivetti la sua autobiografia. Ha scritto, una dopo l'altra, 1027 pagine a interlinea zero, senza lasciare un centimetro di margine superiore né inferiore né laterale, nel tentativo di raccontare tutta la sua "maletratata e molto travagliata e molto desprezata vita". Ne è venuta fuori un'opera monumentale, forse la più straordinaria tra le scritture popolari mai apparse in Italia, sia per la forza espressiva di questa lingua mescidata di italiano e siciliano, sia per il talento narrativo con cui Rabito è riuscito a restituire da una prospettiva assolutamente inedita più di mezzo secolo di storia d'Italia.
Alla fine dell'Ottocento, nel Nordest del Brasile, appare una strana figura di santo e di profeta - "le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo" - che attira intorno a sé migliaia di persone sbandate e vinte dalle ingiustizie della vita. Così comincia la storia memorabile della piccola e remota Canudos, solitario avamposto contro l'immenso Brasile e incontaminato luogo di pace, che sarà raso al suolo e cancellato dal nuovo governo repubblicano.Raccontando "cose attuali, concrete, quotidiane, inevitabili come la fine del mondo e il giudizio universale", Vargas Llosa ricrea uno dei più tragici episodi della storia dell'America Latina, facendone un romanzo e una saga di forte intensità, specchio realistico e insieme fantastico delle crudeltà, speranze e illusioni dell'uomo.
Con una obiettività che non è mai distacco, Simone de Beauvoir ripercorre, nella prima parte di questo libro, gli ultimi dieci anni vissuti con Sartre, anni punteggiati per il filosofo da crisi di salute, ma caratterizzati anche da una vivace presenza politica, da un interesse mai sopito per quanto accadeva in Francia e all'estero. La seconda parte del libro ce ne riporta la viva voce. Nel corso delle conversazioni che Simone de Beauvoir ebbe con Sartre a Roma nell'estate del 1974, emerge uno spaccato di vita intellettuale francese degli ultimi decenni. Personaggi come Nizan, Merleau-Ponty, Aragon, Camus, Genet - per citare solo alcuni interlocutori di Sartre - ci vengono restituiti con forte suggestione in questo volume che è al tempo stesso una testimonianza letteraria e un libro di memorie inseriti a pieno titolo nell'opera autobiografica di Simone de Beauvoir.
chi è l'italiano? Sembra chiederselo persino Dio, nella cornice di questo libro: undici storie paradigmatiche del carattere degli italiani, colto nella debolezza, nella meschinità, nell'infantilismo, nella vigliaccheria. L'ultimo doge di Venezia, Ludovico Manin, svillaneggiato come traditore della patria, lascia tutti i suoi averi ai matti perché sono forse le persone meno stolte che ci siano. Saverio Polito è "Il trasformista": ex funzionario dell'Ovra, generale di Badoglio, cerca di approfittare della moglie del duce. Viene denunciato da donna Rachele e arrestato; dopo la liberazione, forte del fatto di essere stato incarcerato da Mussolini, fa carriera e diventa questore di Roma. Togliatti durante una conferenza alla Normale di Pisa è attaccato da un giovane studente, perde la pazienza e sbotta: "Provaci tu, a fare la rivoluzione". "Ci proverò stia tranquillo", risponde il giovane Adriano Sofri.
Sono qui raccolti, in un unico volume, tre romanzi di Laura Mancinelli in cui l'autrice trasporta il lettore in un mondo dove i sogni possono diventare realtà. "Biglietto d'amore", con lo straordinario viaggio nella Germania del XIII secolo di un poeta e di un cacciatore alla scoperta di quante più possibili poesie d'amore che si trasformerà ben presto in un'affascinante iniziazione alla bellezza della natura e ai piaceri terreni; "I colori del cuore", che vedrà l'intelligenza e la purezza dei sentimenti vincere sull'arroganza e la forza bruta; infine, conclusione ideale di questa trilogia, "Il ragazzo dagli occhi neri", con l'avventuroso ritorno ai luoghi degli avi che sarà l'occasione, per un giovane principe, di scoprire le proprie radici e le ragioni che governano l'utopia di ogni singolo destino.
I campi di sorgo sono teatro delle fatiche dei contadini, ma anche il territorio notturno dove le volpi si accendono come scie di fuoco per indicare la strada a chi si è perso; nelle acque del fiume annegano i bambini, ma nei giorni di nebbia gli spiriti-tartaruga salgono in superficie a banchettare in abito da sera; i più razionali dirigenti del Partito possiedono un terzo occhio per vedere attraverso i muri, ma lo chiudono quando hanno troppa paura... I personaggi di questi racconti sembrano sempre sul punto di soccombere, ma conservano una loro leggerezza magica. In particolare, sono i bambini a impersonare il confine tra fragilità assoluta e capacità di illudere il mondo, di fare miracoli. Secondo Mo Yan sono loro a portare sulle spalle il peso dell'anima: tra esseri umani che spesso hanno dimenticato di essere stati anche loro, un giorno, figli e bambini.
A Gemma, selvaggia isola delle coste di Malizia, nessuno ha dimenticato il destino di Marta Matarasso: la fanciulla era morta durante la prima notte di nozze tra le braccia del marito Stamos Marinakis, il fondatore del grande magazzino L'Europeo. Cosí, quando s'annuncia il matrimonio tra il nuovo proprietario dell'emporio, l'idealista e sognatore Geronimo Franck, con la bellissima Alia Emar, i presagi non sono favorevoli. In effetti le cose si complicano subito. In primo luogo, il popolo di Gemma ha sempre sognato di rendersi indipendente dall'impero austro-ungarico, e la situazione politica e diplomatica s'infiamma. Inoltre di Alia s'innamora perdutamente Stefano Coppeta, discendente del mitico leader indipendentista dell'isola ucciso dagli austriaci.
Chi ha rubato il piccolo secrétaire di mogano contenente un biglietto vincente della lotteria? Chi ha rubato "La lampada ebrea", il diamante blu, gioiello della Corona di Francia? Arséne Lupin, sempre lui, l'eterno innamorato della Dama Bionda, insolente e ingegnoso come non mai, riesce a eludere ogni astuzia dell'inglese con astuzie ancora piú stupefacenti. Questo romanzo presenta, attraverso due casi enigmatici, un vero e proprio confronto tra il migliore detective e il migliore ladro della storia: la deduzione contro la fantasia, la logica contro l'immaginazione e il lavoro ben fatto contro il talento innato. Questa volta Lupin dovrà utilizzare tutti i suoi trucchi (cambio di identità, ingegno e disinvoltura) per burlare un detective il cui talento è di molto superiore a quello del commissario Ganimard.
Il racconto di un uomo nato nelle gelide steppe siberiane e ossessionato dalla favolosa Atlantide, e della sua eccezionale nonna materna, Charlotte, fonte inesauribile di storie. Figlia di una famiglia francese trasferitasi in Russia nel 1903, poco dopo la visita dello Zar Nicola II a Parigi, Charlotte, una donna colta, nostalgica della città e dei suoi caffé, racconta al nipote, figlio dell'era poststalinista, cose stravaganti lette da vecchi giornali che occulta in una valigia; ma racconta anche favole, recita poemi in francese, mostra vecchie foto che portano il nipote lontano dalla misera realtà e che lo convincono che Atlantide esiste e che merita di essere conquistata.
Sonetaula è il soprannome di un ragazzino sardo, servo pastore, che riesce ad avere un proprio gregge, ma scivola nell'inevitabile subcultura del mondo pastorale e si spinge sulla via senza ritorno del banditismo. È la "condanna dell'ovile", trafila comune a quasi tutti i ragazzini di quegli anni (1937-50) nella Sardegna dell'entroterra. A questa si sottrae un coetaneo che, divenuto neccanico, è caposquadra nella lotta all'anofele, combattuta dagli Americani nel 1944 per liberare l'isola dalla malaria. Diversamente dall'amico, il meccanico si "salva" dalla sorte comune grazie alla diversa realtà lavorativa in cui riesce ad entrare. Un testo scritto quarant'anni fa e, recentemente, rivisitato dall'autore.
Resoconto, romanzo autobiografico, cronaca della caduta del nazismo. Soprattutto delirio della memoria, odio furente che nulla salva, né vinti né vincitori. Il vecchio scrittore sembra afferrare la storia per decomporla, violarla, deformarla, travolgerla nel fuoco della sua mimica verbale. In questo scenario di tenebra appaiono Pétain e i suoi goffi ministri, militari tedeschi spauriti ma ancora arroganti, caricature di vescovi e ambasciatori, nobili personaggi mescolati alla folla di straccioni, affamati, assassini di professione, prostitute. Tutti marchiati da un comune destino di catastrofe. Nemmeno la fine della guerra è "il termine della notte": per Céline il tunnel prosegue con l'umiliante prigionia in Danimarca, il processo per collaborazionismo, l'autoconfino a Meudon, nella periferia di Parigi, medico povero fra poveri pazienti. Céline passa "da un castello all'altro" ma il suo monologo paranoico non cambia di registro.
Tutti i grandi temi della ricerca letteraria di Mishima sono rappresentati in questi racconti: il mito della bellezza, l'equazione violenza-bellezza e bellezza-morte, l'erotismo, il rifiuto della decadenza spirituale del Giappone moderno, il rimpianto per un mondo tradizionale puro ed eroico che trova nel samurai la sua espressione spirituale più alta, l'orrore per la decadenza fisica, il rifiuto di vivere in un mondo privo di valori che non siano quelli del benessere materiale e del successo.
Culla e Rinthy, due fratelli che vivono all'inizio di questo secolo nel Sud degli Stati Uniti, sono amanti e hanno un bambino che, appena nato, viene abbandonato da Culla nei boschi. Rinthy parte alla ricerca del piccolo, che nel frattempo è stato raccolto da un calderaio ambulante e affidato a una balia. Nel frattempo anche Culla parte alla ricerca della sorella. Ha così inizio un vagabondaggio parallelo nella poverissima regione dei monti Appalachi dove ogni incontro rappresenta un pericolo, ogni viandante un potenziale assassino. Ma i due fratelli affrontano la strada con una sorte di testardo candore, con un'innocenza disperata che li porta fino in fondo al loro terribile destino.
Doro si è sposato, ha lasciato Torino per Genova e da troppo tempo non vede un suo vecchio amico, un professore più che trentenne. Ma in un giorno d'estate, Doro ritorna. A quanto dice, gli è semplicemente venuta voglia di rivedere il suo paese, eppure l'amico di un tempo non gli crede: lo accompagna per i luoghi della loro giovinezza e intanto prova a scavare sotto quella scorza taciturna ed evasiva, alla ricerca di un dramma intimo. Il professore continuerà a cercare quel dramma anche quando seguirà Doro al mare, e soprattutto quando incontrerà la moglie del suo amico, Clelia: una donna volubile e affascinante. Troppo, forse, perché il suo matrimonio funzioni. Un romanzo intenso e malinconico sui misteriosi e ambigui sentimenti che lasciano gli individui soli dinanzi al loro ineluttabile destino.
Da Platone a Boccaccio, da Victor Hugo a D'Annunzio, da Gramsci a Virginia Woolf: una raccolta di pensieri sul tema della lettura. Questa antologia, necessariamente parziale, ha lo scopo di rendere espliciti alcuni punti di vista sulla lettura pronunciati nel corso dei secoli. È come guardare se stessi mentre si legge: una forma di spionaggio o se si vuole di introspezione. La penso anch'io così? La pensiamo ancora così oggi? La nostra epoca ha già nostalgia dei libri. Non li ha ancora eliminati, non è ancora riuscita a sostituirli con lo schermo dei computer. E se l'umanità che legge smettesse di leggere? Interromperemmo una catena virtuosa, che ci consente di collegarci, anche senza internet, con il mondo del passato e del presente lontano da noi. La lettura è esplorazione, esposizione di sé all'esperienza altrui. Poi, si sa, c'è anche l'arte, l'emozione di incontrare l'opera d'arte sotto forma di poesia, di romanzo o racconto. In breve, diventeremmo molto più poveri. Chi legge sa che, se smette, qualcosa finisce, un mondo scompare. Impossibile? È già accaduto un'infinità di volte. (Paolo Mauri)
Cina 1900: provincia dello Shandong. Sun Bing è un ribelle per caso, che si ritrova a guidare una rivolta di contadini a fianco dei Boxer, la società segreta cinese nemica delle potenze imperialistiche straniere. Ma Sun Ring non è solo un contadino in guerra contro un potere più grande di lui, e da cui sarà atrocemente punito. È anche un artista, è un uomo che vive di canto e per il canto. Di fronte a lui, Zhao Jia, il vecchio boia grande esperto di torture, giunto all'ultimo lavoro della sua carriera. Come Sun Ring, con il canto, anche Zhao Jia possiede una tecnica antichissima. I due maestri si affrontano con la loro rispettiva arte cercando, nelle condizioni estreme, di portare a termine il capolavoro della propria vita e della propria morte.
Questo libro di Lodi offre l'immagine concreta di ciò che può diventare la scuola quando, attraverso la libertà espressiva e lo stimolo alla creatività, sappia e voglia diventare strumento di liberazione dell'uomo.
Nella Casa Verde i due poli geografici sono la costa peruviana e la selva amazzonica. In Vargas Llosa - ed è una costante della letteratura americana che ha dato, per fare solo un esempio, un capolavoro come Cento anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez - la storia del suo popolo e del suo paese è ricuperata al livello di mito simboleggiato dalla Casa Verde, il postribolo le cui vicende coincidono con la storia della città di Piura e dei suoi abitanti. Ma il mito implica una rottura del tempo storico e della logica dei fatti che Vargas Llosa compie con un procedimento, continuamente interrotto, di messa a fuoco "a ritroso".Passato e presente si confondono nei tempi della narrazione, e a poco a poco il lettore va scoprendo frammenti di verità e profili di personaggi che si sovrappongono per raccontare una storia. Che è quella della trasformazione violenta di Piura, piccolo centro di provincia dedito all'agricoltura e al commercio del bestiame, in una grande e tumultuosa città moderna. E' un processo inesorabile che travolge con automobili, grattacieli e fabbriche, gli abitanti e i costumi più radicati. Ora che persino la Mangacheria, l'agglomerato di capanne ai margini della città, variopinto crogiolo di razze e di miserie, dove sorgeva l'originaria Casa Verde, è diventato uno squallido suburbio, la vecchia Piura e i suoi personaggi, don Anselmo, padre Garcia, il dottor Zevallos, la Santera Domitilla, sono frammenti di una storia ricostruibile solo per evocazione, nei modi e nelle cadenze della mitologia popolare. La Casa Verde è però anche metafora dell'altro polo geografico, l'Amazzonia, immensa distesa di acque e foreste dove la colonizzazione non riesce a fissare che alcuni avamposti: le missioni e le guarnigioni militari.
Un padre dall'immaginazione troppo fervida, un figlio diabolicamente angelico, una matrigna dalla sensualità irresistibile sono i protagonisti di questo romanzo di raffinato erotismo. Rigoberto, il padre, è un uomo di successo, appassionato d'arte e di letteratura. Eppure qualcosa lo tormenta, qualcosa lo spinge, nelle notti insonni, a frugare tra i numerosi quaderni dove per anni ha annotato emozioni, sentimenti, riflessioni. È la nostalgia per Lucrecia, la seconda moglie che ha condiviso con lui dieci anni di notti appassionate e inventive. E mentre don Rigoberto soffre da solo, Lucrecia è relegata nel suo appartamento vittima di un simmetrico rimpianto per l'ex marito. Che cosa ha potuto separare dunque due persone che si amano così tanto?
Così rispondeva l'autore a chi, al momento della pubblicazione, gli chiedeva se La ciudad y los perros - bruciato in piazza dai militari, considerato dalla critica il migliore tra i suoi romanzi, - fosse un romanzo "sulla violenza". E la violenza - fisica e non - fa da sfondo al microcosmo del Collegio Leoncio Prado di Lima dove avviene l'educazione del protagonista-alter ego dell'autore. Un collegio retto da militari secondo una disciplina militare in cui confluiscono sia i figli delle classi inferiori ammessi per merito sia quelli delle classi alte mandati lí dalle famiglie nella speranza di domarli, e dove la sopraffazione, la forza bruta, il dispotismo sono le leggi della convivenza, a dispetto di regolamenti e norme. "Ero un bambino viziatissimo, presuntuosissimo, cresciuto, faccio per dire, come una bambina... Mio padre pensava che il Leoncio Prado avrebbe fatto di me un uomo, - ricorda Vargas Llosa, - ma per me fu come scoprire l'inferno".
È il 1997 e Grete festeggia i suoi ottant'anni, una vita lunga e ricca di affetti. Ma è impossibile dimenticare il terribile sopruso subito tanti anni prima: l'infanzia felice, il lavoro d'impiegata alla Gestapo, il matrimonio con un uomo importante dell'aristocrazia hitleriana, la gravidanza, la separazione forzata dal bambino e la sua ricerca disperata... Una tragica esperienza che porterà Grete a prendere consapevolezza della reale natura del nazismo.
È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredàs, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche. La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell'alone di mistero che ne circonda l'esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell'anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.
Ono, narratore e protagonista della vicenda, è stato in gioventù un pittore famoso, ma al mondo estetizzante dell'arte per l'arte aveva preferito quello più concreto del dovere verso la patria, legando così la sua sorte a quella del nascente nazionalismo giapponese. Nel dopoguerra, però tutto è cambiato. Ono ripercorre con un senso di incredulità e incertezza le tappe della sua vita, mentre nel romanzo si intrecciano i temi che lo hanno segnato: l'arte, la politica, l'ambizione, l'incomprensione tra generazioni.
Il volume raccoglie due racconti, già pubblicati separatamente, della scrittrice istriana. Il primo, "Verde acqua", è una testimonianza, vista da un'angolazione molto privata, di un dramma collettivo: quello dell'esodo di trecentomila italiani dall'Istria e dalla Dalmazia nell'immediato dopoguerra. Il secondo, "La radura", è una metafora poetica e malinconica dell'esperienza umana.
Storia di tre generazioni della potente famiglia catanese degli Uzeda di Francalanza, di antica origine spagnola, pronta a tutto pur di conservare la supremazia anche nella nuova, contraddittoria Italia unita. Il formidabile esempio con cui si è misurato Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Un'implacabile lezione di opportunismo politico. Eppure, a parte Capuana e Verga, Federico De Roberto (Napoli 1861 - Catania 1927), ebbe pochi sostenitori e soprattutto un detrattore famoso, Benedetto Croce, che stroncò tutte le sue opere. La rivalutazione di De Roberto è cominciata solo dopo la Seconda guerra mondiale, con la pubblicazione di diversi saggi critici. Proponiamo in questa edizione gli scritti di Luigi Baldacci e Leonardo Sciascia.
Scritto nel 1903, il racconto è la storia del lento pervenire del giovane Kröger alla coscienza della propria diversità dai coetanei. In una condizione di totale isolamento la sua sensibilità si dibatte nell'antinomia tra origini borghesi e attrazione per l'arte. Il contrasto fra arte-malattia da un lato e borghesia-normalità dall'altro - matrice della poetica di Thomas Mann - si manifesta nel silenzioso idillio con Ingeborg Holm e nell'incompresa amicizia per Hans Hansen: le due figure che costituiranno per sempre i limiti della solitudine e della gelosia di Tonio. Questo difficile equilibrio viene vissuto con drammatica inquietudine tra Lubecca, dove il giovane scrittore è nato e si è formato, e Monaco, dove diventerà celebre, senza sedare del tutto le proprie angosce.
"Con l'amante la vita quotidiana passa in secondo piano" scrive Roth ed esibendo tutta la sua abilità di brillante osservatore della passione umana, presenta in "Inganno" il mondo circoscritto dell'intimità adulterina con una schiettezza che non ha eguali nella narrativa americana. Al centro di "Inganno" ci sono due adulteri nel loro nascondiglio. Lui è uno scrittore americano di mezza età che vive a Londra, di nome Philip, lei è una donna inglese spigliata, intelligente e colta, compromessa da un matrimonio umiliante a cui, a poco più di trent'anni, è già quasi, a malincuore, rassegnata. L'azione del libro consiste nelle loro conversazioni, per lo più schermaglie amorose prima e dopo aver fatto l'amore. Questo dialogo acuto, ricco, scherzoso, inquisitorio, "che si muove" come scrive Hermione Lee "su una scala di dolore che va da un furioso sconcerto a una stoica gaiezza" è quasi l'unico ingrediente di questo libro, e l'unico di cui si senta il bisogno.
Una prolifica famiglia matriarcale, governata da una madre dolce ed energica, attraversa le tante vicissitudini della storia cinese del Novecento. Dagli anni Trenta dell'invasione giapponese a oggi, figli, nipoti e parenti acquisiti degli Shangguan si confrontano con gioie e dolori dispensati da una terra estrema e primordiale. Con questo dichiarato omaggio alla propria madre e alle proprie radici, Mo Yan torna all'affresco rurale e mitologico di "Sorgo rosso".
"'I ventitre giorni della città di Alba', rievocanti episodi partigiani o l'inquietudine dei giovani nel dopoguerra, sono racconti pieni di fatti, con una evidenza cinematografica, con una penetrazione psicologica tutta oggettiva e rivelano un temperamento di narratore crudo ma senza ostentazione, senza compiacenze di stile, asciutto ed esatto." (Italo Calvino)
Dopo diciannove secoli, torna alla luce uno straordinario papiro dalla storia avventurosa. Destinato a ospitare un libro di geografia di Artemidoro di Efeso, già andato perduto, un papiro diventa un album da disegno utilizzato nelle botteghe d'arte dell'Alessandria di Cleopatra, e finisce in una maschera funeraria che lo conserva fino a noi. Questa scoperta emozionante offre ad Ernesto Ferrero l'occasione di un romanzo storico che ci restituisce vivacemente la vita quotidiana di due secoli, tra Efeso, capitale della provincia d'Asia, la Roma repubblicana e imperiale, la Spagna, Alessandria e i mari del Mediterraneo.
Vi si narra la vicenda o meglio la carriera, di Pedro Camacho, fecondissimo produttore boliviano d'intrecci (lo chiamano anche Balzac creolo) che, chiuso in una mefitica stanzetta, sforna trame melodrammatiche e truculente per un programma di feuilleton di Radio Lima. Tutti attendono con impazienza le puntate della sua fantasia, ma improvvisamente le differenti trame di appendice prendono a confondersi tra loro. Camacho è impazzito e sarà degradato a galoppino d'una rivista di sicuro fallimento. D'altro lato, ecco invece la storia di Mario, giovane aspirante scrittore attratto da questa curiosa macchina dell'immaginario che ci racconta una sua complicata storia: s'innamora di una zia vedova e più matura che finirà per sposare.
Famiglia, contraccezione, amore, aborto, violenza: attraverso articoli, interviste, note, Simone de Beauvoir affronta senza reticenze la condizione della donna e invita uomini e donne a considerare la vera uguaglianza dei sessi una conquista necessaria al progresso della società. Pubblicato in Italia nel 1982, le pagine militanti di questo libro conservano una straordinaria e bruciante attualità, soprattutto oggi che alcuni diritti civili, conseguiti grazie alle lotte del movimento femminista, vengono messi in discussione da certi ambienti politici e confessionali.
Un giovanissimo miliardario vive in un attico su tre piani, colleziona quadri e squali, ha una moglie di prestigio e patrimonio adeguati. Una splendida mattina, spinto da una strana inquietudine, sale in limousine e dice all'autista di portarlo dall'altra parte di Manhattan, nel West Side per "tagliarsi i capelli". Inizia così un viaggio che è una metafora, un attraversamento da est a ovest del cuore del mondo in una sola giornata, un percorso alla ricerca della proprie radici e della morte.
Il mito platonico della caverna, rivisitato da Saramago e portato ai giorni nostri: la storia di un vasaio cui viene rifiutata la solita fornitura di stoviglie da parte del Centro, simbolo del potere nell'età della globalizzazione. L'artigiano si troverà così costretto a inventarsi un altro prodotto e, soprattutto, a confrontarsi con il Centro stesso, per cercare di scoprirne il terribile, spaventoso segreto. Così, come in altri suoi libri, abbiamo due storie parallele e allo stesso tempo convergenti. Da una parte i protagonisti: gente normalissima, antieroi per eccellenza. Dall'altra una costruzione quasi infinita e maligna: il Centro, sorta di città nella città che divora la città.
Alex Portnoy ha trentrè anni ed è commissario aggiunto della Commissione per lo sviluppo delle risorse umane del Comune di New York. Nel lavoro è abile, intransigente, stimato. Il libro riporta il monologo di Alex che, dall'analista ripercorre la sua vita per capire perché è travolto dai desideri che ripugnano alla "mia coscienza e da una coscienza che ripugna ai miei desideri".
Nella capitale di un paese non meglio identificato tutta la popolazione vota scheda bianca alle elezioni. Al secondo tentativo le schede bianche aumentano. Il governo sospetta una cospirazione e mette sotto assedio la città, tutti gli organismi istituzionali vengono trasferiti, la città viene abbandonata a se stessa. In questa situazione, la gente sviluppa una solidarietà spontanea e reinventa una nuova gestione delle cosa pubblica. Si cercano i capi della cospirazione, viene individuata una donna, la stessa protagonista di "Cecità", sulle cui tracce viene inviato un agente segreto. L'uomo si rende conto che la donna non ha alcuna colpa e che serve solo da capro espiatorio, mentre tra loro si stabilisce un forte legame. Il loro destino però è già segnato.
Che cosa succede quando un re, desideroso di regalare al suo Paese il segreto della felicità, convoca un ateo, un ebreo, un musulmano, un induista, un buddista affinché si confrontino e discutano le rispettive credenze? È possibile arrivare alla Verità? Il libro consente di penetrare i contenuti delle religioni più conosciute e nella forma della narrazione tocca i nodi più profondi del dibattito teologico.
E' la cronaca, trasfigurata in senso lirico e meditativo, di un soggiorno coatto in Lucania, cui l'autore fu costretto negli anni 1935-1936, perché militante di Giustizia e Libertà e condannato per attività antifascista.
Quarant'anni di vita italiana e una famiglia indimenticabile sono al centro di una straordinaria autobiografia che allinea una serie di personaggi famosi, da Filippo Turati a Cesare Pavese. Un libro unico, un ritratto di famiglia dell'Italia migliore che continua a incantare e divertire anche i lettori delle nuove generazioni.
Il giovane Kikuji ha da poco sposato Yukiko dopo aver rotto con il suo passato peccaminoso. Il sacrificio di Fumiko, la donna che per amor suo ha deciso di sparire dalla sua vita, lo spinge a ricercare l'amore ideale, puro e inconsumabile. Kikuji non vuole fare l'amore con la sua sposa proprio perché la ama e, paradossalmente, nel matrimonio ritrova la propria castità, anche se con non pochi tormenti. Fumiko continua ad amarlo, lontano e irraggiungibile, come appare dalle sue lettere che costituiscono il nucleo centrale di questo poema in prosa di acuta e raffinata sensibilità.
Pubblicati dopo la morte di Pavese, questi brevi racconti contengono tutti i temi che ritorneranno approfonditi e rinnovati nei romanzi: l'amara solitudine del prigioniero, l'incanto primitivo della campagna e quello tutto particolare della periferia di città, le aspirazioni fallite degli intellettuali e le inquietudini del mondo borghese. Con uno stile limpido, un linguaggio sobrio, una narrazione tesa, Pavese riesce a restituire la sofferta realtà della condizione umana senza lasciare spazio a ingenue e illusorie speranze.
Per raccontare la propria storia personale, ma anche la storia di una famiglia affatto speciale e di una generazione, Clara Sereni scruta se stessa e i personaggi attraverso il cibo che mangiano e il come lo mangiano. Cosi la minestra dei Sette Grani evoca una maternità e una frittata di zucchine può diventare l'immagine di una frattura storica. La cucina è il luogo dove la donna trova conferma del proprio destino e del desiderio di superarlo, è il luogo dove diventa esplicito lo scontro tra padri e figli, schiacciati dalla memoria delle grandi cuoche di casa, vere o supposte; ma è anche il laboratorio dove si pratica un'attività combinatoria di ricerca e di scoperta. Per questo il racconto è intarsiato di ricette vere.
Il romanzo è un'esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l'eroe ragazzo-Arturo. E' una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza.
Le chiacchere della provincia, l'andamento di un mondo chiuso e cocciuto, gli amori e i tradimenti fanno da sfondo alla lotta tragicomica di un piccolo intellettuale di provincia contro gli angusti limiti del suo orizzonte, in un contrasto sempre più stridente con le drammatiche realtà di un "fuori" altro e lontano. Protagonista è un ex professore in pensione che recensisce la narrativa italiana su un giornale del ponente ligure, un dimesso travet della cultura che ogni mattina recita versi incompresi ai concittadini bottegai, che dopo una bevuta e una nuotata legge i libri e ci riflette e ci si arrabbia. Intanto scoppia la guerra in Iraq, la solitudine incombe e la famiglia s'incrina, ma lui rimane testardamente attaccato alla sua vita di carta.
Gli orrori della persecuzione fascista e razzista, la crudeltà della storia, l'incantesimo dell'infanzia e la felicità del sogno: sono gli elementi intrecciati con grazia e eleganza, di questo romanzo triste e dolcissimo. La prima edizione del romanzo è del 1962.
"La tregua", seguito di "Se questo è un uomo", è considerato da molti il capolavoro di Levi: diario del viaggio verso la libertà dopo l'internamento nel Lager nazista, questo libro, più che una semplice rievocazione biografica, è uno straordinario romanzo picaresco. L'avventura movimentata e struggente tra le rovine dell'Europa liberata - da Auschwitz attraverso la Russia, la Romania, l'Ungheria, l'Austria fino a Torino - si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra. L'epopea di un'umanità ritrovata dopo il limite estremo dell'orrore e della miseria.
In ognuno di questi racconti, d'improvviso, irrompe lo scarto impensato, il guizzo inatteso, il fatto imprevedibile, il personaggio curioso o bizzarro che scombina la trama, travolge i protagonisti, dà una sterzata alla normalità trasformando il destino dei personaggi. È la mano sinistra dell'autrice che cattura così il lettore, lo trascina nella sua storia con un sorriso accattivante e gli sciorina vicende e protagonisti con una leggerezza di tocco che vela appena di un sorriso ambiguo l'intrecciarsi degli avvenimenti sulla scena del mondo, dei tanti oscuri e commoventi mondi degli uomini.
I ricordi della ritirata di Russia scritti in un lager tedesco dall'alpino Rigoni Stern nell'inverno del 1944, pubblicati da Einaudi nel 1953 sotto il titolo Il sergente nella neve e da allora long-seller per il candore e la forza con cui viene rappresentata la lotta dell'uomo per conservare la propria umanità. Un sogno di pace rivisitato nel 1973, quasi trent'anni dopo, in Ritorno sul Don, un viaggio non solo nello spazio, ma anche nel tempo, senza rancori e senza voglie di rivalse, come atto d'amore e di riappacificazione con gli uomini e con la storia.
"Le metamorfosi" inaugurò nel 1951, insieme ai racconti di Lucentini, la collana dei "Gettoni". Piacque a Elio Vittorini la sua forma divertente di "capriccio": una suite di sogni enunciati da cinque diversi personaggi che potrebbero essere gli autori di un romanzo da inventare sulla traccia dei loro racconti. Sogno dopo sogno si intrecciano e si inseguono temi, simboli, allegorie, piccoli miti, favole in cui ciascuno di noi può trovare la chiave delle cose, l'interpretazione stessa di quanto il personaggio ha sognato. Sotto l'apparente astrattezza del "gioco", Lalla Romano ha saputo costruire un libro imprevedibile come i sogni che descrive, ricco di spunti umoristici, o drammatici o meditativi, tutti di pungente umanità.
Questo breve scritto, ormai considerato un classico della letteratura post-clandestina, racconta della retata nazista nel Ghetto di Roma, che nel volgere di una mattina si concluse con la deportazione di mille ebrei. Lettori e critici lo hanno giustamente accostato ai primi capitoli della "Storia della Colonna Infame" per la qualità dello stile che si accompagna al valore documentario. Con una prefazione di Natalia Ginzburg.
Tradotto da Einaudi nel 1971, questo libro è tra i più significativi dell'intera produione di Cortazar, quello in cui una lettura morale della realtà contemporanea assume le forme di apologo tanto preciso quanto elegante. Il libro trovò uno dei suoi sostenitori più attenti in Italo Calvino, il quale ebbe a presentarlo con queste parole: "I cronopios e i famas, due genie d'esseri che incarnano con movenze di balletto due opposte e complementari possibilità dell'essere, sono la creazione più felice e assoluta di Cortazar".
Vera è una diciassettenne vitale, istintiva e un po' atipica: una "veteromane" come lei stessa si definisce, con gusti letterari e musicali diversi da quelli dei coetanei, con aspirazioni vaghe e indisciplinate. I suoi compagni la chiamano nonna e la trattano come una consulente archeologica: eppure è lei l'anima del gruppo, "ma quella persa, quella delle proposte bizzarre, inverosimili", perché Vera, più che in cerca di approvazione, è da sempre in cerca di adorazione. Ha un padre lontano, a cui scrive lettere destinate a restare senza risposta, e una madre vicina ma assente, iperattiva, sempre impegnata in nuovi e improbabili progetti. Ma l'incontro fondamentale deve ancora arrivare e sarà quello con un vecchio eccentrico linguista.
Due culture diverse poste a confronto attraverso il cibo. Un'estesa famiglia indiana, composta di zie strambe e cugini inetti, ha i suoi opposti nelle sorelle Uma e Aruna. La prima, più anziana, oppressa dal devoto stuolo di parenti, ancora non riesce a lasciare il nido e guarda con disappunto la minore che, impalmato il rampollo giusto, va costruendo una famiglia perfetta. La scena si sposta in Massachusetts: là il figlio di Aruna osserva, pieno d'incredula nostalgia, la sconcertante vita della famiglia Patton dove gli uomini si abbuffano di carne e le donne sono tutte anoressiche. A confronto due diversi mondi: il cuore compatto e soffocante di una famiglia indiana e la gelida, indifferente libertà di un nucleo familiare americano.
Nuto Revelli offre qui un libro tra storia e memoria, una storia ricostruita "dal basso", dalla parte degli umili, dalle loro testimonianze. Memoria personale e quindi tanto più coinvolgente in quanto vita vissuta - e sofferta - dal suo narratore. L'autore di "Guerra dei poveri" e del "Mondo dei vinti" racconta due guerre: quella in cui il popolo italiano è stato trascinato dalla follia nazifascista sul Fronte occidentale, su quello greco-albanese e infine, più tragicamente, sul fronte russo; e quella partigiana, che ha significato il riscatto di un'intera generazione.
In un villaggio padano del Seicento, cancellato dalla storia, si consuma la tragica vita di Antonia, strega di Zardino. Dalla nebbia del passato riemergono situazioni e personaggi a volte comici e persino grotteschi, a volte colmi di tristezza.