La Bibbia ispira un pensare e un vivere altrimenti. La sua narrazione diventa espressione paradigmatica di un vissuto che ha saputo riorganizzarsi attorno ad alcuni principi orientativi decisivi per la realizzazione di un cammino di libertà, di giustizia, di amore, di felicità. Come letteratura, ancora prima che come testo sacro, la Bibbia offre spazio a una immaginazione diversa, capace di intercettare i nuclei di senso che l'immaginario contemporaneo attesta nel quotidiano. Essa, quindi, è in grado di aprire un futuro diverso e una società nuova. Riattivare l'immaginazione teologica significa introdurre nell'arte del vivere un codice interpretativo che aiuti la capacità di stare al mondo nella ricerca di una differente saggezza.
Mostrare quanto il futuro influisca sul nostro presente è una sfida, perché siamo immersi in un mondo decaduto nel quale la forma dominante di razionalità è quella che torna al principio. Il futuro delle cose, in questa prospettiva, è definito dalla loro origine e dal «dato» o dal «fatto». Questo libro si rivolge a quanti accettano la sfida della risurrezione di Cristo e sono interessati a comprendere le conseguenze che ne derivano: credo ut intelligam. Il lettore è portato a confrontarsi con l'affermazione fondamentale che il futuro viene prima del passato, da una prospettiva sia logica che ontologica. In tal modo, la teologia cristiana si presenta come ermeneutica di risurrezione, che è il tema al centro di questa ricerca.
È possibile giungere alla fede attraverso la sofferenza? E a quali condizioni? Per trovare risposte a queste domande, l'Autore utilizza la categoria della liminalità, ovvero dell'«essere sulla soglia». Questa ricerca ha un approccio transdisciplinare, integrando contributi da discipline come la psicologia e la filosofia. Tuttavia, l'applicazione della liminalità non si limita all'individuo. Nella seconda parte dell'opera, la liminalità è impiegata come strumento per analizzare la relazione tra la Chiesa e il mondo. La Chiesa è antitetica rispetto al mondo: mentre quest'ultimo cerca realizzazione nel potere, la Chiesa vive nella tensione del «già e non ancora», in attesa del suo Sposo.
Dagli scritti di Christophe Lebreton - il più giovane dei sette monaci trappisti francesi uccisi in Algeria nel 1996 - affiora a chiare lettere che la violenza non è mai necessaria né inevitabile e non è l'unica strada per risolvere i conflitti. Ha imparato dal suo rapporto con Gesù a rispondere ai rapporti di forza disarmato dal suo Sposo e Signore, liberato dal buio nascosto in lui, umanizzato secondo le sue beatitudini, nudo e fortificato dalla Verità Crocifissa. Nella terra di Tibhirine, alla scuola dell'Amato, ha capito che alla violenza si reagisce con l'amore. Da questa teologia sponsale emerge la trascrizione di una vita che trova la sua genesi nel bacio dello Sposo, dal quale, con i poveri e con i peccatori, anch'egli riceve una proposta di amore e accanto al quale vive la propria offerta.
Questo libro è il primo volume di un progetto tripartito al servizio di un corso universitario di Teologia Fondamentale. Partendo dalla definizione della teologia come «studio credente della rivelazione», questo volume introduce lo studente ai primi fondamenti della teologia. Il primo capitolo considera la teologia come uno studio universitario. In quanto studio credente, il secondo capitolo esamina la condizione credente, e l'atto di fede che è la sua componente essenziale. Il terzo capitolo si dedica al concetto di rivelazione, in quanto oggetto dell'atto di fede e, per estensione, della teologia. I volumi successivi si occuperanno delle mediazioni della rivelazione e delle strategie fondamentali per comunicare la fede nella cultura contemporanea.
Nicola Ciola, professore ordinario di Cristologia e decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense, è membro della Pontificia Accademia di Teologia. In occasione dei suoi 70 anni amici e colleghi offrono una riflessione che tocca le tematiche più essenziali del suo pensiero: la prospettiva trinitaria che emerge dall'esperienza dell'incarnazione e il suo valore antropologico, in modo da rinnovare la proposta cristiana per la cultura del mondo d'oggi.
Il tema della preghiera tocca tutte le tradizioni religiose, e in questo mostra una comune caratteristica dell'esistenza umana, che deve trascendersi per poter arrivare alla propria compiutezza. La tradizione cristiana, che ha sviluppato varie forme e momenti di preghiera, aggiunge dalla propria prospettiva una sensibilità mistica, legandola alla prospettiva dell'esperienza dell'amore del Padre, attraverso il Figlio, nello Spirito Santo, rendendola sempre un incontro di confidenza e libertà filiale. In questo snodo teologico, l'annuncio della gratuita figliolanza divina permette di ripensare la distanza tra il creato e il Creatore. A partire da questa trama di fondo, il testo - divenuto un classico - presenta uno studio accurato sulla relazione tra preghiera vocale e preghiera mentale, sul rapporto tra meditazione e vita, sul progresso spirituale fino ad arrivare alla contemplazione; vengono anche indicati alcuni strumenti e metodi per prepararsi e strutturare i propri momenti di preghiera. La riflessione sistematica viene completata da continui e ricchi riferimenti alla tradizione spirituale cristiana.
Sinodalità è un termine troppo difficile perché possa diventare di moda. Eppure, nonostante questi tempi di «terza guerra mondiale a pezzi» e di «crisi della democrazia», forse possiamo riconoscere che la sinodalità è un contributo decisivo alla riconciliazione dei popoli e alla ricostruzione di un tessuto democratico che li aiuti a convivere. Il testo vuole essere un invito alla riflessione sul processo sinodale in corso. Viene ricostruito il pensiero «poliedrico» sviluppato da papa Francesco sul tema dello stile e delle strutture sinodali, restituendone in tal modo una visione tendenzialmente imparziale e mettendone in luce aspetti poco conosciuti ma significativi (legati ai temi della bellezza, del desiderio e della democrazia). Viene inoltre analizzata l'altalenante ricezione della sinodalità da parte della chiesa dove agiscono contrapposizioni non ancora risolte.
Rudolf Bultmann pubblicò il suo programma di demitizzazione nel 1941 al culmine della presa di potere da parte del nazismo. Faceva parte di un fermento che toccava tutto il protestantesimo tedesco, alla ricerca di una nuova interpretazione della Bibbia che andasse oltre il pensiero mitico. È un programma che rimane attuale anche oggi. Le narrazioni del Nuovo Testamento, infatti, mostrano una doppia trascendenza che punta oltre il testo stesso: kerygmaticamente rimandano a Dio, poeticamente all'essere umano. In questa doppia direzione, gli articoli della professione di fede possono essere riletti come pista di ricerca di quella verità verso la quale siamo tutti incamminati.
Il pregio di questo saggio di teologia è mettere in luce la stretta relazione tra le verità centrali della fede cristiana e la vita spirituale. Non sono verità astratte e speculative, ma sono verità capaci di illuminare l'intelligenza umana e orientare il cuore. Considerare attentamente e contemplare con amore l'esistenza di Dio, la sua provvidenza, le perfezioni divine come la semplicità, la bontà, la sapienza e la misericordia di Dio, sono azioni decisive per orientare la nostra esistenza e condurla verso la felicità e verso l'eternità beata. Garrigou-Lagrange, che è stato pioniere nel proporre a tutti i cristiani i vertici della vita contemplativa, si propone di liberarci dalla schiavitù del relativo, dalla sua instabilità perpetua, per offrirci attraverso una lettura attenta del Vangelo l'Assoluto che solo appaga il cuore umano.
Negli ultimi anni 5 miracoli eucaristici sono stati oggetto di sofisticate indagini scientifiche. Le migliori tecnologie, proprio quelle che vediamo usare nei telefilm di medicina legale, sono state applicate, come in una scena del crimine, su ostie consacrate che apparentemente hanno sanguinato. È stato fatto un check-up clinico. Cosa emerge dai test di laboratorio, dalle indagini istologiche e genetiche di questi tessuti inspiegabili e misteriosi? Un medico ci guida e ci svela, evento dopo evento, il riproporsi degli stessi elementi, caratterizzato da una rassicurante o sconvolgente puntualità. L'ampliamento comporta l'inserimento di un nuovo capitolo (su tessuti muscolari che hanno subito shock elettrico) e l'aggiornamento della bibliografia.
«Maria riunisce e riverbera in sé i massimi dati della fede»: così scrive il Concilio Ecumenico Vaticano II in Lumen Gentium 65. Ciò significa che, esaminando la persona e la vita della Beata Vergine Maria, noi siamo illuminati sugli aspetti più importanti del mistero cristiano. Infatti Maria, che è indissolubilmente legata a Gesù Cristo poiché è sua madre, è unita in modo speciale anche a tutta l'opera salvifica compiuta dal Signore e a tutta la Chiesa, corpo mistico di Cristo. Questo breve testo espone in modo organico, semplice e chiaro, le principali verità della nostra fede che riguardano Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa.
La Scrittura, i Padri della Chiesa e il pensiero tomista hanno incarnato magistralmente lo sguardo realistico e sapienziale che nella Chiesa ha da sempre custodito il rapporto tra la Rivelazione cristologica e le esperienze del sacro. In età moderna, questo sguardo ha ispirato la missione della Compagnia di Gesù in Cina, con Matteo Ricci e con la Philosophia Sinica di François Noël, che ne dà un'inedita applicazione. Il saggio di Pierre Galassi si pone in dialogo la Teologia delle religioni contemporanea e propone il paradigma di Calcedonia (unità-distinzione-ordinamento) come articolazione teoretica del rapporto tra Teologia e sacro. Non è un punto d'arrivo, ma un tentativo di riaffermare l'unicità della Rivelazione evitando chiusure o smarrimenti nei confronti di ciò che non è cristiano, cosa che solo una prospettiva analogico-sapienziale può garantire.
Tutta la creazione è un inno alla risurrezione del verbo che si è fatto carne. Il libro si muove tra due fuochi: da una parte la relazione singolare di gesù con l'abbà, la declinazione dell'alterità della sua coscienza filiale, la profondità della sua libertà; dall'altro la risurrezione di gesù come principio della speranza e del dono della fra(e)eternità, per la novità dei legami più forti della morte generati tra noi dalla parola fatta carne. Un'originale e promettente prospettiva cristologica che s'inscrive, in sintonia con le linee tracciate dalla veritatis gaudium, entro l'orizzonte dell'ontologia agapico-trinitaria dischiusa dalla rivelazione.
La questione antropologica è oggi più che mai urgente in tutti gli ambiti. Che cosa è l'uomo? Meglio, chi è l'uomo? Varie sono le risposte, spesso tra loro inconciliabili. Eppure il presente e il futuro dell'uomo, nonché del pianeta in cui vive, dipendono non poco dalle risposte di cui si occupa l'antropologia teologica. In tale orizzonte il volume presenta in particolare il pensiero di Chiara Lubich, offrendo alcune novità dal punto di vista metodologico e contenutistico. Dopo un'introduzione sulla persona e l'opera letteraria della Lubich, vengono esaminati i contenuti più importanti della sua concezione antropologica, alla luce della specifica metodologia dell'autore: una "metodologia dall'interno", che si differenzia da quelle che la tradizione teologica ha definito "dall'alto" o "dal basso". Ne deriva la constatazione di quanto pertinente sia per l'antropologia della Lubich l'attributo a essa associato di "trinitaria".
È un trattato completo e originale di Storia della Teologia. L'Autore tenta di offrire un'esposizione ampia, documentata, relativamente critica, ma generalmente simpatetica, del grandioso cammino che ha compiuto il pensiero cristiano nella sua bimillenaria storia. L'Opera completa si compone di quattro volumi. Il volume 2, di cui proponiamo la seconda edizione, presenta il pensiero teologico dell'epoca monastica e scolastica (VIII-XIV sec.), che coincide con molti secoli del Medioevo.
È un trattato completo e originale di Storia della Teologia. L'Autore tenta di offrire un'esposizione ampia, documentata, relativamente critica, ma generalmente simpatetica, del grandioso cammino che ha compiuto il pensiero cristiano nella sua bimillenaria storia. L'Opera completa si compone di quattro volumi. Il volume 1, di cui proponiamo la seconda edizione, presenta il pensiero teologico dall'epoca apostolica fino a tutta l'epoca patristica, cioè dal I al VII secolo.
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Dall'omertà e dall'insabbiamento alla tolleranza zero: questo sembra l'itinerario percorso negli ultimi 25 anni nella prassi canonica. È una semplice apparenza? Come mai questo cambiamento? Come affrontare un caso di abuso? Talvolta, il vescovo diocesano o il superiore maggiore si trova a gestire casi di sacerdoti o religiosi in cui l'abuso è solo la punta d'iceberg di una complessa situazione personale. L'approccio alle ultime normative del Diritto Canonico con i suoi tecnicismi e lessico specifico può presentare qualche difficoltà, mentre lo scandalo esige prontezza d'intervento. Il presente Vademecum desidera offrire una chiara risposta giuridica ed integrale alle circostanze in cui si compie l'abuso sessuale. Spiegando le procedure canoniche da attuare, l'Autore illustra anche il percorso che il Magistero della Chiesa ha compiuto per elaborare le nuove norme per vivere allo stesso tempo le esigenze evangeliche di giustizia e di misericordia.
La teologia che si fa pensiero pulsante e soteriologicamente coerente è un pensare nella relazione. L'esigenza di ripensare l'ontologia a partire dal dio uni-trino si accredita come una delle sollecitazioni più attuali e profetiche per la teologia. L'intuizione di questo saggio guarda alla relazione come chiave di volta per la presentazione di una via, concreta ed epistemicamente fondata in Cristo, per giungere a una proposta di rinnovamento in tal senso praticabile.
L'insegnamento dei grandi Padri della Chiesa, come Ireneo, Clemente Alessandrino o Agostino, costituisce un'eredità preziosa. Nei i vari capitoli di questo saggio Guido Bendinelli ci aiuta a valorizzarla e ne mostra le ricadute sulla modernità. I temi trattati sono molti: vanno dallo Spirito Santo al rapporto tra Scrittura e Tradizione, dalla natura dell'uomo alla dottrina del peccato originale, dal consenso ecclesiale all'uso delle ricchezze, dal matrimonio al sacerdozio, dall'educazione cristiana alla predicazione. In questi temi, apparentemente eterogenei, i Padri e i grandi Autori, come Origine, hanno saputo scorgere l'azione del Verbo incarnato come principio unificatore della vita cristiana. Da questa verità nasce il titolo: Ha ricapitolato in sé stesso tutte le cose.
Due millenni di cristianesimo non sono bastati per fare emergere pienamente il significato della rivelazione che «Dio è amore». In questo volume collettivo, un gruppo di giovani filosofi e teologi si interroga su questo significato e sull’apporto della spiritualità carmelitana nelle sue figure, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux ed Edith Stein, alla teologia dell’amore contemporanea con la speranza di contribuire a una Weltanschauung cristiana.
Come può un vescovo dei nostri giorni realizzare la cura pastorale del suo gregge sul modello ignaziano-patristico quando è posto alla guida di diocesi che annoverano migliaia di fedeli? Una sfida ulteriore è la collaborazione con un presbiterio costituito da decine, a volte centinaia di membri, e non più da sette, come ai tempi di Agostino. Ci si chiede se non sia il caso di ripensare i modi di esercizio del governo e, di conseguenza, se anche la teologia del ministero episcopale necessiti di una serie di messe a punto. Un'analisi storica della figura del vescovo - da Basilio al vescovo-principe del Medioevo, all'episcopo post-tridentino - fa emergere un quadro molto variegato, che muove dalle testimonianze giudaiche e neotestamentarie per giungere alla modernità, misurandosi con gli snodi chiave della distinzione tra vescovo e presbitero e con le tensioni sorte con le altre componenti ecclesiali, come quelle monastiche. Si rilevano diversi stili di esercizio dell'autorità, interpretazioni cangianti del ministero e provocazioni per guardare al futuro, in una creatività che, senza mai intaccare il dato rivelato, lo inveri nella situazione attuale, nello sviluppo della collegialità con il presbiterio e in collaborazione con le altre componenti del popolo di Dio. Presentazione di Guido Bendinelli.
Nella vita della Chiesa è tornato in forma dirompente il tema della sinodalità. Questa rinnovata attenzione è dovuta alla riscoperta della partecipazione alla missione di Cristo nel mondo: il Concilio Vaticano II ha affermato che tutti i fedeli hanno il sensus fidei e quindi non soltanto possono contribuire a testimoniare la fede, ma anche a decidere gli orientamenti dottrinali e pastorali da assumere per custodirla e realizzarla. Questo riconoscimento ha risvegliato nella Chiesa cattolica la consapevolezza dell'utilità del Sinodo come strumento di attuazione della collegialità episcopale ed espressione della communio e della concordia che lo Spirito Santo crea nella Chiesa. Nel corso degli ultimi cinquant'anni l'istituzione fondata da Paolo VI ha trovato uno sbocco nel magistero di papa Francesco, che la descrive innanzitutto come esercizio di ascolto dal quale nessuno dei fedeli può essere escluso, in virtù dell'azione dello Spirito che opera in essi, rendendoli corresponsabili della missione e connaturali alla realtà divina. In quest'ottica la sinodalità produce nuove sfide per il futuro, richiede conversione e riforma per far sì che la Chiesa assuma un nuovo volto.
Il concetto di intentio ha occupato finora un posto molto particolare negli studi agostiniani proprio a motivo delle posizioni divergenti esistenti tra gli studiosi dell'interpretazione del suo status epistemologico. La posizione prevalente è quella di trascurare il significato conoscitivo dell'intentio per il suo legame con gli atti volontari (volontà, desiderio, amore, ecc.), mentre l'altra posizione consiste nell'identificarla con il concetto moderno di intenzionalità. In questo contesto complesso, la presente ricerca si dedica a raggiungere il significato fondamentale dell'intentio per descrivere semanticamente l'uso del termine, per via induttiva, analizzando le sue occorrenze nei dialoghi filosofici (prima parte) e nel De trinitate (seconda parte). Per tale strada, sulla base del concetto agostiniano di intentio, che costituisce la struttura conoscitiva dell'anima, e riflette quella ontologica, si giungerà a chiarire il nesso dinamico della conoscenza sia con l'amore sia con l'essere stesso dell'anima, dimostrando infine la correlazione conoscitiva e ontologica tra l'anima e la Trinità.
Enrico Morini, professore dell'Alma Mater Università di Bologna, si propone di far conoscere la Chiesa Ortodossa, nell'intento di favorire una più obbiettiva cattolicità, cioè universalità della Chiesa perché katholikos - la parola greca che è all'origine dell'italiana cattolico - significa proprio "universale" o "secondo il tutto". Le differenze tra la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Cattolica sono in realtà più apparenti che reali e si risolvono piuttosto in una provvidenziale complementarità. I temi trattati nel libro sono: la fisionomia dell'Ortodossia, la sua storia, con le sue dinamiche interne, la tradizione liturgica e canonica di questa Chiesa, con particolare attenzione alle sue peculiarità, e la formazione e lo sviluppo della Chiesa Ortodossa in Russia, Bulgaria, Serbia, Romania e Georgia. Queste pagine sono il frutto maturo di un'esplorazione molto affascinante. Prefazione di Bartolomeo, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico.
Il volume si pone in continuità con il precedente, Documenti 1969-2004. Dal 2005 al 2021 i trenta membri di cui si compone la Commissione Teologica Internazionale hanno prodotto otto importanti documenti. Il pregio del presente volume consiste nel riprodurre integralmente il testo dei documenti in traduzione italiana, e nell'essere corredato da note, indici, prefazione e presentazione. Prefazione di Luis Francisco Ladaria Ferrer.
Queste pagine sono il frutto maturo di un'esplorazione molto affascinante. L'autrice, Ysabel de Andia, esperta indiscussa dell'argomento, prende le mosse dal mistero di Gesù Cristo: i Libri biblici ci introducono alla conoscenza di lui, è questo il senso mistico e i sacramenti ci rendono partecipi della sua vita, è questa la mistagogia. Inizia così ad approdare al mistero di Dio: nella teologia negativa l'identità di Dio sfugge a qualsiasi conoscenza, mentre lo spirito umano tenta di unirsi a Lui nella nube luminosa secondo la teologia mistica. E infine approda a una riflessione sulla mistica cristiana e non cristiana, soprattutto quella indù. Jules Monchanin (1895-1957) e Henri Le Saux O. S. B. (1910-1973) sono stati due figure di spicco nel dialogo del cristianesimo con l'India: hanno fondato un ashram cristiano a Shantivanam. E padre Monchanin ha sempre ritenuto che sarà il mistero della Trinità a convertire l'India. Nella sua esplorazione Ysabel de Andia tiene conto dei fondamentali apporti di Henri de Lubac, il quale presenta la mistica cristiana come: mistica scritturale, mistica nuziale e mistica trinitaria.
Il saggio inscrive nella natura Trinitaria della Chiesa in uscita l'esercizio del Diritto Canonico come progetto regolativo ideale che persegue lo scopo di proporre una risposta al male nell'ottica di una giustizia rigenerativa. La sentenza e la pena, in questa prospettiva, possono essere concepite, grazie alla mediazione penale, come istanze dinamiche aperte e generative. I punti focali da cui origina questa originale lettura con una concreta proiezione legale sono l'ontologia trinitaria e il concetto di norma missionis.
Come si svolgeva la vita nella famiglia e nella società ebraica e greco-romana ai tempi di Gesù? Lo studio della vita familiare e dei rapporti sociali è di capitale importanza per comprendere meglio i Vangeli e gli altri Libri del Nuovo Testamento. Jean-Pierre Lémonon e François Richard ricostruiscono le vicende del giudaismo nell'epoca che è a cavallo dell'Antico e del Nuovo Testamento. Un grande merito di questo testo è il citare testualmente i documenti storici più significativi per conoscere il periodo in cui operò Gesù Cristo e nacque la Chiesa. Questo è il primo di sei volumi intitolati "Il mondo dove visse Gesù": attraverso i documenti storici più importanti ricostruiscono il periodo storico in cui operò Gesù Cristo e nacque la Chiesa.
È un commento teologico alla Prima Lettera di san Giovanni apostolo. Il compito del teologo consiste nel mettersi al servizio dei fratelli nella fede. L'apostolo Giovanni è il teologo per eccellenza, che alla ricerca della verità illuminata dalla fede unisce l'amore dell'amico, giungendo al vertice della "teologia mistica". Gesù aveva promesso ai suoi amici l'invio dello Spirito Santo, e Giovanni è il primo, insieme a Maria sua Madre, che ai piedi della Croce ne riceve l'effusione interiore, associata all'acqua e al sangue che sgorgano dal costato trafitto di Cristo. Sono due le grandi direttrici della lettera, cono come due "annunci" che Giovanni ci svela, avendo a sua volta scoperto in essi il cuore del mistero rivelato da Gesù: Dio è luce, Dio è amore. È lo Spirito Santo che ci introduce in questo duplice (ma unico in Dio) mistero; e lo fa grazie ai suoi sette doni, ciascuno dei quali ci apre alla rivelazione di una sua particolare sfaccettatura. Alla rivelazione che "Dio è amore", in realtà, Giovanni giunge dopo aver accolto l'annuncio "che ci amiamo gli uni gli altri": è il mistero della carità fraterna, mezzo indispensabile per conoscere l'amore di Dio e divenirne a nostra volta sorgenti strumentali - ed è il mistero della Chiesa, comunità di credenti chiamati a vivere l'unità del duplice comandamento di Cristo.
"Vita spirituale" ripropone un corso di esercizi spirituali che Garrigou-Lagrange predicò negli anni '50 del secolo scorso. Nonostante siano trascorsi tanti anni, sono sempre attuali perché partono dal considerare quale sia la meta ultima della nostra esistenza: la visione di Dio in cielo e la vita di grazia sulla terra. Se il peccato devia da questo traguardo, la redenzione di Cristo apre il cuore alla speranza della salvezza. Dopo aver considerato la meta Garrigou-Lagrange tratta del modo con cui noi cooperiamo con la grazia di Gesù Cristo, con la sua stessa vita divina a noi partecipata. Questa cooperazione alla grazia si realizza in concreto vivendo le virtù, come l'amore di Dio e la carità fraterna, l'umiltà, il portare la croce, la perseveranza nella preghiera. Tutte le virtù sono, poi, messe in rapporto con lo zelo apostolico e la devozione a Maria Santissima. Infine, la conclusione è dedicata all'unione con Dio. Tutte le pagine sono sostenute da riferimenti alla parola di Dio, alla teologia di san Tommaso d'Aquino e di san Giovanni della Croce, nonché alla stessa esperienza spirituale dell'Autore. Prefazione di Riccardo Barile.
Ogni domenica a messa noi professiamo la nostra fede e affermiamo che Gesù Cristo è «asceso al cielo e siede alla destra del Padre». Queste pagine si propongono di condurre per mano il lettore per scoprire cosa significhi l'ascensione di Gesù e il suo sedersi alla destra del padre. E anche cosa significhi per noi. Perché noi siamo membra del Corpo di cui Cristo è il capo, formando un unico Corpo. Nell'indagare tutto ciò è stata scelta come guida Tommaso d'Aquino, sapiente teologo domenicano, che ha scrutato questi misteri e ci ha lasciato profonde riflessioni. Per poter apprezzare il suo pensiero, sono anche state analizzate e presentate le fonti su cui esso si fonda e le riprese che esso ha avuto nei secoli successivi. Il quadro che ne risulta è completo e interessante per chiunque voglia approfondire la conoscenza di questi misteri di Cristo e dell'uomo.
La ricerca dell’uomo si colloca tra impossibilità e desiderio, tra oscurità e luce. L’espressione remotio obscuritatis (il rimuovere l’oscurità, del titolo), fatta propria da Tommaso d’Aquino, sintetizza in sé questa doppia valenza della relazione: l’incontro con Dio desiderato dall’uomo, e possibile soltanto nell’oscurità, viene attuato in pienezza da Dio stesso grazie alla rimozione di questa oscurità. Si tratta allora di cogliere ciò che di paradossale è contenuto in quest’espressione e di percorrere le due linee di indagine che da qui possono aprirsi: da una parte chiedersi in cosa consista questa oscurità e perché le tenebre caratterizzino la nostra esperienza del divino, dall’altra che tipo di negazione o rimozione avviene nel momento in cui accediamo effettivamente alla vera conoscenza di Dio grazie a Dio stesso.
«Un comandamento nuovo vi do: che vi amiate gli uni gli altri; come io ho amato voi, anche voi amatevi gli uni gli altri» (Gv 13, 34). Il comandamento nuovo rappresenta la caratteristica specifica e la novità più profonda di tutto l’ethos cristiano e, addirittura, il suo «vertice» (cf. MD 7). Come mai, allora, esso non è trattato in maniera chiara e ampia nella riflessione teologica tanto che si potrebbe dire che questo specifico comandamento di Gesù sia passato quasi inavvertito lungo i secoli? Convinti della sua centralità e della sua importanza per la vita cristiana, il libro analizza questo studio sul pensiero di Chiara Lubich e sulla sua proposta di vita centrata sulla prassi del comandamento nuovo. Da questa prospettiva è possibile prendere, poi, spunto per approfondire il valore di tale comandamento come fondamento per un possibile orientamento esistenziale.
Contrapporre il diritto canonico a tutto ciò che riguarda la vita dello spirito è un pregiudizio molto diffuso, nato nella modernità secolare e ben presente nella Chiesa di oggi. A questo pregiudizio spesso si aggiunge un rischio: sopportare di malanimo norme e leggi viste come limitazioni agli infiniti orizzonti dell'anima e alla creatività pastorale. Con riflessioni puntuali e linguaggio accessibile a tutti, queste pagine mirano a smontare il pregiudizio. Partendo da alcuni interventi del magistero e da alcune norme canoniche, Daniele Drago ce ne fa scoprire la sapiente ricchezza spirituale. Rivolgendosi particolarmente ai giovani consacrati, permea le sue parole con l'esperienza del padre spirituale, del formatore e canonista, offrendo un'originale prospettiva di lettura dei voti evangelici alla luce del diritto.
Stuzzicare l'interesse di chi non crede portandolo a ragionare su un mondo a lui ignoto ma per nulla assurdo, ed esporre serenamente a chi crede un tema spesso trascurato o snobbato da certa teologia e predicazione che impone così alla fede cristiana una deriva intellettualistica e moralistica: ecco i due fini di queste pagine. La morte del diavolo accompagna, accelera o addirittura precede la morte di Dio. Il nostro modesto ragionare tratteggia una figura molto simile a quella della copertina: un soggetto personale davvero esistente, potente, inquietante, astuto, che osserva attentamente l'uomo per trascinarlo nel suo regno di malvagità e di orgogliosa solitudine. Un soggetto, tuttavia, che non merita di essere assecondato e, ancora meno, celebrato: il suo sguardo, per quanto ostile, punta intimorito e rassegnato verso l'alto e lascia trasparire la consapevolezza della creatura decaduta, ormai perdente e vinta, sapendo che gli resta poco tempo (Apocalisse 12,12).
Fino al IV secolo la filosofia non si era fermata su quella che è l'esistenza personale: partita esaminando l'esterno, la natura, le cose, in seguito aveva elaborato un duplicato del mondo sensibile con un altro mondo, che di quello sensibile era l'archetipo e il modello. Senza dubbio, i dotti e i sofisti si erano occupati pure del problema umano; ma non avevano notato che il mondo interiore differisce da quello esterno in maniera essenziale, e lo avevano descritto desumendo la terminologia dal mondo della natura o da quello dell'astrazione. Quando sorsero le polemiche sulla Trinità e sul Logos incarnato, si dovette tradurre la fede degli apostoli con il linguaggio dei Greci, che era diventato il linguaggio della gente istruita, e si dovettero attribuire significati nuovi a sostanza, ipostasi, natura, persona, relazione. In tale contesto si sviluppa il pensiero di Gregorio di Nissa, che diede alla relazione il significato interiore che oggi anche noi vi attribuiamo. Insieme all'approfondimento del significato dei nomi divini di Padre, Figlio e Spirito, e quindi delle relazioni immanenti alla natura divina, egli diede significato alla dimensione interiore dell'essere umano creato a immagine di Dio: come in Dio vi sono relazioni eterne e immutabili, così nell'uomo e nella donna le relazioni acquistano la prospettiva di una dimensione che li muta interiormente, li nobilita o li appesantisce, li manipola o li divinizza. Lo studio qui presentato offre una disanima delle correlazioni presenti nel padre cappadoce tra lo sviluppo della teologia trinitaria e l'analisi dell'interiorità umana, fino a identificare un prima e un dopo rispetto alla scoperta dell'amore eterno che unisce e distingue il Padre e il Figlio nell'essenza dell'unico Dio, fino alla formulazione di un'antropologia trinitaria.
L'originalità di questa Grammatica della lingua ebraica consiste nel mettere in luce la continuità e le differenze tra l'ebraico biblico e l'ebraico contemporaneo. Gli esempi semplici e le espressioni tratte dalla conversazione quotidiana, cui fa costante riferimento questa grammatica, rendono particolarmente agevole e appassionante lo studio di questa lingua antica e ancora oggi viva. Dopo una parte riservata alla Fonologia segue quella sulla Morfologia, dotata di alcune osservazioni sintattiche. Una terza parte contiene gli Esercizi di traduzione dall'ebraico e dall'italiano. Seguono i Paradigmi verbali, e una Sezione antologica di brani tratti dalla Bibbia e di pezzi in ebraico moderno elementare. Infine, un agile Glossario potrà permettere al principiante di trovarsi a proprio agio nella comprensione e traduzione dei testi proposti. Questo volume contiene le nozioni per un primo approccio alla lingua ebraica; senza dilungarsi in approfondimenti specialistici, non tralascia però indicazioni utili a penetrare maggiormente nella mens della lingua ebraica e dei testi che la esprimono.
"Che sta in una mano": questo significa la parola greca enchiridion. Il merito e l'obiettivo di questo volume è rendere agile e spedita la ricerca di importanti documenti, altrimenti difficilmente reperibili. Si tratta dei pronunciamenti su temi di bioetica della Chiesa cattolica. Da Pio X a Francesco, i papi hanno proposto principi-guida e metodi di approccio, non per entrare nel merito di aspetti scientifici e tecnici sui quali hanno denunciato la propria incompetenza, ma perché hanno di mira il bene di ogni persona umana. «Non spetta alla Chiesa fissare i criteri scientifici e tecnici della ricerca biomedica. Ma è suo dovere ricordare, in nome della sua missione e della sua tradizione secolare, i limiti entro i quali ogni ricerca intrapresa resta un bene per l'uomo, poiché la libertà deve essere sempre ordinata al bene. La Chiesa contempla in Cristo, l'uomo perfetto, il modello per eccellenza di tutti gli uomini e il cammino verso la vita eterna; essa desidera offrire delle linee di riflessione per illuminare i suoi fratelli nell'umanità e proporre i valori morali necessari all'azione, che sono anche i punti di riferimento indispensabili per i ricercatori chiamati a prendere decisioni che coinvolgono il senso dell'uomo» (san Giovanni Paolo II)
«L’uomo riceve il sentimento di Dio». Antonio Rosmini ci lascia in eredità l’intelligente suggestione di prendere sul serio la dimensione interiore della rivelazione. Ciò implica un attento sguardo sull’atto di fede capace di ri-conoscere il senso (significato e orientamento) dell’uomo nel suo riferirsi a Dio che sempre lo precede perchè lo abita. Dio nella sua «realità» più vera – e quindi più affidabile – si rivela in un “sentimento fondamentale credente” che è già “sentimento” di salvezza e che porta in sé un’irresistibile vocazione all’amore. Il saggio propone, quindi, un nuovo capitolo del manuale di teologia fondamentale che renda ragione di una fede cristologica ridefinita dal suo “ministero soteriologico”.
Prima di partire per l'India nel 1939, dove divenne un pioniere dell'incontro del cristianesimo con l'induismo, padre Jules Monchanin (1895-1957), fu uno dei principali promotori del rinnovamento teologico, apprezzato da teologi del calibro di Henri de Lubac e Edouard Duperray. Questa che presentiamo è la prima monografia sistematica dell'originale pensiero di Monchanin, incentrato intorno al concetto di co-esse. Riprende il classico tema dell'uno e del molteplice e lo applica alla circumincessione delle Persone divine: pensare l'unità dell'unità divina increata come comunione ipostatica (co-esse) allo scopo di costruire una "sinontologia" trinitaria. Poi, prendendo in considerazione il co-esse come ricapitolazione finale di tutta la creazione nel Pleroma del Cristo risorto, sviluppa un'ampia escatologia sociale nella quale vede già la realizzazione nella cattolicità della Chiesa. Infine, sulla base di questo pensiero sulla comunione, si confronta con la tradizioni spirituali dell'India - particolarmente la non-dualità di Shankara - per tracciare i contorni di una teologia cristiana di ispirazione indiana che dia seguito alla richiesta di apofatismo di questa cultura senza per questo spezzare l'insormontabile novità del Dio rivelato che è Uno unicamente in quanto comunione del Padre e del Figlio e dello Spirito, e che chiama ogni essere a partecipare al ritmo del loro eterno amore. È per questa instancabile meditazione trinitaria che Jules Monchanin fu un notevole passatore tra Occidente e Oriente e un insigne testimone della grande tradizione mistica del cristianesimo. Prefazione del cardinale Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede.
Le fonti e la documentazione (letteraria, agiografica, omiletica, didascalica, artistica) dei primi secoli (XIII-XV) dell'Ordine dei Predicatori si riferiscono continuamente al monachesimo primitivo e in modo particolare ai padri del deserto e a Cassiano. Questo riferimento, costante nella storia dei Domenicani dalle origini fino al Quattrocento, è servito anche per veicolare un modello di austera vita religiosa per il frate predicatore e per richiamare alla compostezza della vita cristiana quei fedeli che gremivano le chiese dei Mendicanti. L'Ordine Domenicano, caratterizzato da evidenti novità istituzionali, culturali e pastorali, ha subito il fascino e avvertito il bisogno di ancorare l'immagine del nuovo religioso (= il frate predicatore) a quella antica, mai venuta meno, del monaco del deserto. Il nucleo del volume consiste nell'edizione di un volgarizzamento trecentesco - finora inedito - del De Institutis coenobiorum di Giovanni Cassiano, conservato nella Biblioteca Comunale di Siena (Ms. I. VI. 31).
È ancora possibile oggi "un discorso su Dio"? E se sì, secondo quale metodo? Molti teologi sostengono che oggi non sono in discussione soltanto dogmi o singole riforme, quanto i fondamenti stessi della fede e soprattutto la possibilità di parlare ancora di Dio. La teologia è chiamata ad affrontare questa situazione mediante una riflessione di fondo: se e in che modo essa può e deve ancora realizzarsi nell'oggi come discorso su Dio? Per rispondere a questo interrogativo cruciale, la teologia deve riflettere sul suo metodo. È questo lo scopo di questo saggio che cercherà di rispondere alla questione dopo oltre cinquant'anni dal Vaticano II.
In un periodo storico come il nostro, in cui le affermazioni della riflessione cristiana vengono delegittimate da correnti figlie dell’illuminismo e del soggettivismo, mentre la società si distacca dalla dimensione religiosa della vita, la riflessione rosminiana diviene attuale, soprattutto in servizio di una Chiesa che si trova ad affrontare, oggi più che mai, una sfida decisiva. L’educazione del clero secolare, già carente ai tempi di Rosmini, rischia oggi di favorire anche nei fedeli ignoranza o deviazione del fervore religioso. Un pensiero debole e indebolito rischia di penetrare anche nell’ambito educativo di matrice cristiana. Per questa ragione la proposta rosminiana si configura come una risposta puntuale al problema formativo, costituita da una profonda maturazione spirituale e da una valida riflessione intellettuale.
Filosofia e teologia non si possono dire l’una senza l’altra, ricevendosi ciascuna dalle viscere dell’altra. Si tratta di un motivo trasversale alla riflessione hemmerliana, volta a interrogarsi e dialogare sul reciproco riceversi e donarsi dei due ambiti, in vista di un contributo rispondente alle domande più profonde dell’essere umano del nostro tempo. Ritrovare il senso e il valore di un autentico rapporto tra le due discipline può non solo rivitalizzare i singoli ambiti di ricerca, ma anche proporsi come orizzonte comprensivo e interrogante per il mondo in cui viviamo.
Dialogo, riconciliazione e pace. Parole facili da pronunciare. Difficili da coniugare nel nostro tempo, fatto di paure e chiusure, di muri e non di mani tese, accoglienti. Queste parole sono anche patrimonio comune delle religioni? e in che misura le diverse fedi possono accompagnare il credente a realizzare processi di inclusione? un vescovo che dialoga con tre donne, mettendosi alla pari e non seduto in cattedra, già di per sé è un fatto non usuale. Se poi queste donne appartengono a tre diverse realtà religiose il tutto assume una valenza molto particolare. Così una fedele musulmana, una credente nella torah, e una donna pastore valdese, siedono attorno a un tavolo con un arcivescovo e discutono, ognuno dal proprio angolo visuale, i temi caldi di questa stagione, che papa francesco ha definito non un'epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d'epoca.
È un trattato completo e originale di Storia della Teologia.
L'Autore tenta di offrire un'esposizione ampia, documentata, relativamente critica, ma generalmente simpatetica, del grandioso cammino che ha compiuto il pensiero cristiano nella sua bimillenaria storia. L'Opera completa si compone di quattro volumi.
Il volume 4, di cui proponiamo la seconda edizione, presenta il pensiero teologico contemporaneo, cioè il periodo che va dal 1789 fino ai nostri giorni.
Battista Mondin è stato sacerdote saveriano, ha studiato filosofia.
all'Università di Harvard (USA) e ha insegnato per decenni filosofia e teologia all'Università Cattolica di Milano e all'Università Urbaniana di Roma. Come perito teologo ha ricoperto il ruolo di consulente episcopale nel corso dei lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II.
È stato presidente dell'Associazione Docenti Italiani di Filosofia. È morto a Roma il 29 gennaio 2015 all'età di 88 anni.
"Con questo libro, frutto di un personale impegno catechistico che mi ha visto all'opera fin dagli anni in cui ero studente universitario, desidero dire a tutti: "Amate anche voi sempre e senza riserve Gesù e la Chiesa. Ne vale la pena e non ve ne pentirete mai". Si tratta, infatti, di un'esperienza capace di illuminare l'intera vita di ogni persona così da renderla, a sua volta, rilucente a vantaggio degli altri. Esso, dunque, è un atto di fede e di amore, frutto non solo di studio attento e prolungato, ma anche della mia ininterrotta esperienza di catechista, vissuta sia da laico che da presbitero, un'attività alla quale non ho voluto mai rinunciare e della quale mi sento soddisfatto."
"La Croce di Gesù" non è semplicemente un'opera di pietà classica o di teologia spirituale. Ma è una vera e propria sintesi di teologia speculativa e di teologia mistica, intendendo per teologia speculativa quella scienza che alla luce della fede ragiona, spiega e giustifica e per teologia mistica quella scienza che indaga quell'intima esperienza spirituale nella quale Dio, per suo esclusivo beneplacito, prende il sopravvento nella vita di una persona umana, unendola profondamente a sé, facendole compiere atti di virtù che non avrebbe mai compiuto e muovendola laddove la volontà umana non avrebbe mai osato. Lo scopo principale, che Chardon si prefigge, è quello di rendere ragione delle croci spirituali, amarezze, persecuzioni e sofferenze soprattutto morali che ogni credente sperimenta in vario modo. Egli muove dalla constatazione di un dato di fatto: l'esistenza di ogni uomo è segnata dalla sofferenza. E come credente e teologo si pone queste domande: perché l'uomo quanto più è fedele alla grazia santificante tanto più soffre duramente? Perché quanto più tende alla perfezione della carità tanto più patisce le croci spirituali?
Come liberare il dialogo da una comprensione tanto irenistica quanto indeterminata? Come dar corpo a un termine tanto invocato quanto equivocato? Il testo percorre il sentiero panoramico del pensare dialogico, specialmente novecentesco, per approfondire la matrice paradossalmente generativa in ambito trinitario e giungere così, non sinteticamente ma prospetticamente, alle sfide attuali in campo tanto pastorale-ecclesiale quanto etico-civile. Il metodo che ne deriva non si dà come prontuario, ma come proposta per generare luoghi, relazioni e soggetti dialogici.
Per offrire una riflessione ecclesiologica attraverso un procedimento concettuale logico e rigoroso è necessario ricorrere ad alcuni sistemi linguistici ed ermeneutici che offrano dei criteri in grado di esprimere la complessità dell'oggetto-Chiesa, a un tempo mistero di comunione da Dio e in Dio e soggetto storico che è il Popolo di Dio quale lievito di fraternità tra tutti i popoli. L'Ontologia trinitaria è qui rinvenuta come il luogo in cui è possibile assumere un ritmo del pensare e una forma del comunicare capaci di esprimere la Chiesa come una realitas complexa. (Lumen Gentium 8)
Davvero qualcuno ha sottoposto Gesù di Nazaret ad un check-up clinico? Negli ultimi anni, cinque miracoli eucaristici sono stati oggetto di sofisticate indagini scientifiche. Le migliori tecnologie, proprio quelle che vediamo usare nei telefilm di medicina legale, sono state applicate, come in una scena del crimine, su ostie consacrate che apparentemente hanno sanguinato. Che cosa emerge dalle analisi cliniche, dai test di laboratorio, dalle indagini istologiche e genetiche di questi tessuti inspiegabili e misteriosi? Un medico ci guida e ci svela, evento dopo evento, un pattern che si ripete con rassicurante o sconvolgente puntualità. Per la prima volta nella storia della cristianità, i miracoli eucaristici possono parlare con il linguaggio asettico e insieme autorevole della scienza... E che cosa dicono all'uomo contemporaneo? Vedremo descrivere tessuti umani incredibilmente ancora vivi al momento del prelievo: miocardio e sangue agonizzanti per i quali si potrà formulare una precisa diagnosi. Vedremo ripresentarsi lo stesso gruppo sanguigno, fino a costituire una imbarazzante e sempre meno espugnabile fortezza statistica. Analizzeremo il bizzarro, sfuggente, ma anche razionale comportamento del DNA più ricercato del mondo.
La fertilità umana, la sua regolazione e quello che un tempo era detto "controllo delle nascite" sono tra i temi più dibattuti, ma anche tra i più fraintesi e distorti. Questo studio muove dai dati forniti dalla scienza medica. Illustra il progresso compiuto negli ultimi 50 anni nel campo dei metodi diagnostici della fertilità umana. La letteratura medica, ignorata dall'opinione pubblica, attesta il successo e la praticabilità di questi metodi diagnostici anche in ambienti sociali poveri, con esperienze particolarmente significative in India (su iniziativa di Madre Teresa) e in Cina. Anche alcune pensatrici di estrazione femminista manifestano molto interesse per questa consapevolezza corporea (fertility awareness) da collocare nella grande questione dell'ecologia umana. È poi esposto l'insegnamento cattolico dagli albori fino ai dibattiti degli ultimi due Sinodi 2014 e 2015 riguardo alla contraccezione, alla castità e alla procreazione responsabile. Si ripercorre il coraggio di Paolo VI nella travagliata genesi dell'Humanae vitae, il magistero imponente di san Giovanni Paolo II sull'argomento, da lui incastonato nella teologia del corpo. È messo in luce l'importantissimo contributo intellettuale di due donne straordinarie: la psichiatra Wanda Póltawska e la ginecologa Anna Cappella. Questi insegnamenti sono studiati anche alla luce del tema dell'amore umano, e nella loro attuazione concreta nel panorama mondiale e in un'esperienza molto pratica e affascinante nata nella campagna toscana durante il Concilio Vaticano II, Casa Betlemme.
Dio chiama l’uomo e la donna a un’esperienza di amore, di donazione totale di se stessi. La Chiesa propone questa rivelazione sulla persona umana e sul senso dell’esistenza. Questo significa “Vangelo della famiglia”. Ma è ancora una bella e gioiosa notizia quello che la Chiesa annuncia sul matrimonio e la famiglia? La Chiesa, con la sua riflessione teologica e l’azione pastorale, come può confrontarsi con teorie e prassi che propongono una visione diversa dell’uomo, del matrimonio e della famiglia?
Questo testo tenta di rispondere a questi interrogativi attraverso alcuni contributi di relatori noti e apprezzati per competenza teologica ed esperienza pastorale.
Il matrimonio/famiglia è una realtà iscritta profondamente nella natura dell’essere umano: è anzitutto un dono consegnato da Dio all’uomo e alla donna, quale immagine dell’amore trinitario. Nonostante le fragilità umane, questo dono risplende alla luce della rivelazione divina come bellezza dell’amore divino, perché con il sacramento del matrimonio è elevato dalla grazia che Gesù Cristo dona alla sua Chiesa, sua sposa.
Studi Teologici sull’Essenza del Cristianesimo in Romano Guardini.
La dignità umana è un’idea a cui molti fanno appello nei discorsi pubblici su scottanti temi etici, che riguardano l’inizio della vita umana, le cellule staminali, la medicina predittiva, la povertà infantile e l’equo accesso all’istruzione, il fine-vita.
Per approfondire questo tema è stato applicato con successo un preciso e collaudato metodo ecumenico: guardare a ciò che unisce.
Pastori e teologi luterani e vescovi e teologi cattolici non nascondono le differenze di interpretazione, ma mettono in luce i dati comuni alle due Chiese per superare le divergenze e costruire delle proposte spendibili pubblicamente.
Il testo è di capitale importanza anche perché illustra i vari modelli di argomentazione etica con una chiarezza mai usata prima e dà un’interpretazione ecumenica di Genesi 1-3 e di Matteo 5, il discorso della montagna.
Il libro s'inoltra con rigore e passione nella sfida ardua di un nuovo pensare esplorando teoreticamente l'esperienza umana e intellettuale di due autori d'eccezione: il filosofo ebreo Franz Rosenzweig e il teologo e filosofo cattolico Klaus Hemmerle. Il primo, autore de "La stella della redenzione" (1921) è testimone di un "nuovo pensiero" capace di prendere sul serio il tempo e la prossimità dell'altro alla luce dell'esperienza dell'unità della comunità ebraica orientata dalla Stella di Davide. Il secondo, autore di numerosi scritti, conosciuto in particolare per le programmatiche "Tesi di ontologia trinitaria" (1976), propone un'ontologia trinitaria dal "pro-prium" cristiano alla luce dell'evento Gesù Cristo dischiuso nel mistero del suo abbandono sulla Croce. Il saggio, oltre a evidenziare le implicazioni inedite del pensiero dei due Autori per il dialogo interreligioso e per quello tra teologia e filosofia, esplora le vie maestre di un pensare ritmato dal movimento reciproco e indefinitamente aperto dell'amore che fa uno: "l'agape". Un contributo originale che mette in rilievo, in particolare, lo stimolo permanente che l'opera di Rosenzweig ha offerto al pensiero di Hemmerle e la promettente novità esibita da quella seconda fase della recezione dell'ontologia trinitaria che qualifica la ricerca e il dialogo esercitati presso l'Istituto Universitario Sophia.
La vita morale è come un cammino o come un'opera d'arte. Questo cammino sarà tanto più soddisfacente e riuscito e quest'opera d'arte sarà un capolavoro, quanto maggiore sarà la consapevolezza, autentica la libertà e formata la coscienza. Questi temi sono approfonditi con un linguaggio e un'analisi adatti anche a chi non è esperto di filosofia e di teologia. Il presente volume è l'ultimo della serie: Corso di Teologia Morale Fondamentale.
Si è se stessi o si diventa se stessi? Quando si è se stessi e quando ci si riduce a maschera o, addirittura, ci si perde? La Rivelazione trinitaria getta una luce sull’individualità umana, aiuta a coglierne i dinamismi e indica orizzonti di senso che rispondono all’attuale «urgenza di un vigoroso e comune sforzo di comprensione e di una rinnovata autocoscienza della soggettività umana nel suo schiudersi costitutivo nella e alla relazione» (dalla prefazione di Vincenzo Di Pilato). In dialogo con la filosofa Maria Zambrano e i teologi Giuseppe Maria Zanghí e Joseph Ratzinger, in queste pagine si cerca di articolare la ritmica di un’antropologia radicata nell’evento pasquale quale fulcro rivelatore del Dio Uni-Trino. Emerge così l’essere differente di ciascuna persona come individuo, ma allo stesso tempo si coglie che l’identità scaturisce da una reciprocità che ha la sua sorgente nell’amore reciprocante del Dio Uni-Trino il quale, nel ritmo del dono, fa ciascuno più se stesso. «Si tratta di un esercizio di pensiero che riesce brillantemente a comunicare l’evento che fenomenologicamente descrive e – direi – kerigmaticamente in forma dialogica e argomentata attesta. Stile di una teologia che è pensante e testimoniale a un tempo, essa stessa, dunque, per sé e in sé capace di coniugare con efficacia la dimensione teor-etica, quella esperienziale e quella evangelizzatrice» (dalla postfazione di Piero Coda).
La "Quaestio disputata de unione Verbi incarnati" è un fedele specchio del metodo teologico di Tommaso d'Aquino. L'autore, Fabio Ruffini, ne dimostra definitivamente la paternità tommasiana. Ne stabilisce un testo prudentemente ponderato sulla base dei migliori manoscritti disponibili, ricorrendo cioè alla più antica tradizione manoscritta parigina - specialmente al cod. Paris, BnF, lat. 15811 (F) - proveniente dal lascito di Goffredo di Fontaines. Per consentire un confronto ben fondato e un'analisi comparata sono riportati anche gli altri testi in cui Tommaso tratta dell'unione del Verbo incarnato e della conseguente questione dell'essere di Cristo, o traendoli dall'edizione Leonina o trascrivendoli dall'autografo e dall'exemplar. Di tutti i testi è offerta una traduzione italiana a cura dell'autore. Fabio Ruffini stabilisce anche la datazione della "Quaestio" sulla base degli indizi di critica esterna ed esamina lo svolgersi del pensiero tommasiano nei diversi testi per rilevarne il metodo, ottenendone un indizio di critica interna. Inedite, infine, nell'Appendice all'opera sono riportate alcune trascrizioni integrali di estratti presenti nel manoscritto F in margine al testo delle "Quaestiones disputatae de anima".
Una lettura dei messaggi di Medjugorje in chiave escatologica, nell’attuale panorama di crisi della fede e della Chiesa, in occasione del centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima (1917-2017
Nel centenario delle apparizioni di Fatima (1917-2017) la Madonna non cessa di ripetere, attraverso i messaggi di Medjugorje, che il suo cuore piange lacrime di sangue per le anime che si perdono nel peccato. Questo lavoro analizza questi messaggi mettendoli in relazione con l’attuale crisi di fede, in una Chiesa che ha sostituito la teologia con la sociologia; esorta inoltre a cogliere i “segni dei tempi” in prospettiva escatologica. La nuova evangelizzazione, da esercitare in un mondo largamente refrattario al messaggio evangelico richiede dei cristiani maturi nella fede, con solida preparazione dottrinale cattolica, coerenza di vita conforme al Vangelo e incessante vita di preghiera.
La madre di Dio e Madre della Chiesa risplende come la Stella guida del Concilio Vaticano II, della nuova evangelizzazione e inculturazione. Il Concilio Vaticano II è stata la via ispirata da Dio per permettere alla Chiesa di affrontare le nuove sfide della modernità, in un mondo sempre più scientifico e tecnologico ma contrapposto al polo di Dio Creatore e Redentore. Il Concilio ha rappresentato un rinnovamento, non una rivoluzione, in continuità con la sacra Tradizione, come ha ben dimostrato il magistero dei Papi conciliari" attraverso encicliche, esortazioni apostoliche e catechesi. La Vergine Maria insidiata dal drago dell'Apocalisse mentre sta partorendo Gesù è il simbolo della Chiesa cattolica attaccata dal mondo e dai diversi estremismi mentre sta generando il nuovo uomo: solo la fedeltà al Magistero, alla preghiera e al Rosario permetterà la realizzazione di una Chiesa viva e di una nuova evangelizzazione. "
In questo particolare contesto storico, il volume, diventa un'occasione utile per verificare se e fino a che punto la Chiesa cattolica si è fatta plasmare dall'autocoscienza profetica della sua identità e missione profilata nel Concilio. Esso raccoglie infatti una serie di saggi e interventi sull'evento conciliare, sui suoi documenti e sulle sue prospettive che tuttora ne descrivono l'attualità in sintonia con il magistero di Papa Francesco, entrando nel vivo del dibattito sulla comprensione del Vaticano II e sulle piste concrete di attualizzazione del suo messaggio. Il percorso così tracciato sottolinea che l'annuncio del Vangelo deve oggi incrociare, in spirito di ascolto, di dialogo, di compagnia i pensieri e i propositi di pace, di fraternità e di giustizia che ovunque germogliano nell'impegno a partorire quella "rivoluzione spirituale e culturale" (così Papa Francesco) realisticamente in grado di promuovere i paradigmi nuovi di pensiero e di prassi che il nostro tempo invoca.
Questo libro è la riproposizione di un capolavoro del Novecento, ora in traduzione integrale, completamente rinnovato e impreziosito da due nuove appendici. La sintesi tomistica è una delle opere più mature e riassuntive della ricerca di p. Réginald Garrigou-Lagrange, una visione del mondo filosofico e teologico, attraverso l’interpretazione dell’insegnamento di san Tommaso d’Aquino e dei suoi successori. La realtà tutta è vista alla luce delle dottrine centrali della Trinità, della Creazione e dell’Incarnazione del Figlio in Gesù Cristo, in cui l’umanità è accolta nell’intimità della vita interiore del Dio Uno e Trino. I trattati teologici principali si presentano come una lente attraverso la quale osservare la salvezza, i Sacramenti, la Madre del Redentore e la vita spirituale in cui viene ripristinata l’immagine divina nell’anima umana. Il volume si fregia in apertura di un accurato e competente saggio introduttivo a firma del filosofo mons. Antonio Livi.
La valle del Nilo è stata la culla di una delle più antiche civiltà conosciute. In questa monografia Paola Buzi ci presenta un interessante viaggio attraverso le più grandi civiltà del Mediterraneo: quella egizia, quella romana e quella cristiana fino all'irrompere dell'invasione araba-musulmana. La storia dei cristiani copti è ancora poco nota, ma di grande interesse: 5000 anni di storia di un antico popolo collocato tra tante genti di differenti fedi. L'evoluzione dell'Egitto tardoantico e altomedievale può dunque apparire a prima vista caotica, eterogenea, tributaria di diversissime influenze esterne, poiché risente della forte impronta dell'Ellenismo, ma anche della sopravvivenza delle tradizioni religiose autoctone e dell'influenza delle culture giudaica e latina. Ognuno di questi elementi si unifica lentamente nell'elemento cardine della storia dell'Egitto tardoantico: la diffusione, rapida e capillare, del cristianesimo. Il volume si propone di esporre i più significativi tratti culturali dell'Egitto cristiano, nonché le caratteristiche teologiche e istituzionali della Chiesa copta, suggerendo ulteriori letture per approfondire la conoscenza di alcuni specifici aspetti.
La genesi e gli sviluppi del dibattito teologico, sul tema, nella teologia del XX secolo. Il termine kenosi - svuotamento - viene generalmente associato in teologia alla Seconda Persona della Trinità, il Figlio, che nell'incarnazione ha "svuotato se stesso" (Fil 2,7) della sua natura divina. Bulgakov è stato il primo ad aver applicato tale categoria allo Spirito Santo dando così inizio ad un riflessione originale e feconda per la comprensione dei rapporti intra-trinitari che attraversa tutta la teologia del XX secolo. Bua ripercorre la genesi e gli sviluppi di tale dibattito, cominciando dalla Russia ortodossa di Bulgakov per approdare all'America metodista di Dabney, attraverso la Francia della diaspora russa, dove dagli anni Venti ripara proprio Bulgakov, seguito da Lossky, la Svizzera tedesca di Balthasar, la Germania cattolica di Mühlen e quella riformata di Moltmann, cioè quella Mitteleuropa che e stata soprattutto nel "secolo breve" il fecondo "laboratorio" di una teologia "nuova".
"Non suscita alcuno scandalo l'idea che Gesù possa amare un suo discepolo in termini preferenziali, laddove tale termine non indichi affatto l'esclusività di un determinato discepolo, bensì una sua peculiare singolarità recettiva in ordine all'essere amato, di per sè prerogativa comune ad ogni discepolo. Gesù ama questo discepolo in una maniera singolare, nota anche agli altri discepoli, proprio per il carattere estremamente donale della sua risposta psicologico-affettiva all'acquisizione dell'essere-amato. L'amore diviene in lui uno spirituale movimento che produce nella soggettività del Maestro un costante reinvestimento moroso in quel suo discepolo così prono alla reattività donale rispetto all'amore ricevuto. L'amalgama del simbolismo ermeneutico è incapace di raggiungere la profondità di questa singolarità relazionale, poiché esso ottiene quale frutto della propria indagine unicamente una prospettiva comune a tutti i discepoli che seguono Gesù, compresi coloro che sono succeduti che ancora succedono alla storicità dell'evento della venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, cioè anche noi".
L'insegnamento di Gesù sul matrimonio, riferito dai Vangeli e interpretato dall'apostolo Paolo, costituisce il fondamento irrinunciabile della dottrina della Chiesa sulla sacramentalità e l'indissolubilità dell'unione coniugale. Di fronte a dubbi e incertezze a riguardo, si avverte il bisogno di interrogare la tradizione della Chiesa, in particolare quella antica, per verificare quale sia stata la dottrina e la prassi ecclesiale dei primi secoli. La Chiesa antica come ha interpretato, attuato e codificato le parole di Cristo relative al ripudio per adulterio? In altri termini: è lecito un nuovo matrimonio dopo il ripudio o il divorzio per adulterio? La Chiesa antica è stata "divorzista" o "indissolubilista"? Sono domande ancora attuali, su cui sta riflettendo il Sinodo dei vescovi che è in corso in questi giorni.
Un esaustivo trattato sulle tematiche escatologiche - di cui viviamo gli anticipi - alla luce dell'esegesi biblica cattolica. Adamo è il solo responsabile del peccato originale: la sua moglie legittima, la Donna, è totalmente innocente, e deve essere riabilitata per aver subito un plurisecolare e ingiusto processo di condana. Questo rivoluzionario assunto è espresso da Lorenzo Ventrudo che, con questo trattato, analizza una delle pagine più scottanti della Bibbia, il libro della Geùesi, alla luce delle formulazioni biblico-esegetiche cattolicamente affermate e degli scritti di don Guido Bortoluzzi, in controtendenza rispetto alla tradizionale lettura del peccato originale. Un punto di vista alternativo e ricco di spunti d'interesse per chiunque e da molteplici punti di vista (teologico, antropologico, scientifico), oltre che un'occasione preziosa di accostarsi alla miniera della Parola di Dio attraverso uno dei suoi messaggi-chiave, al cuore del progetto originario e al vero significato della Redenzione.
La letteratura, la poesia, la pittura, la musica… i luoghi per parlare di Dio all’uomo contemporaneo.
La teologia è animata da sempre dalla continua tensione tra il “dire Dio” e la sua “indicibilità”. Da tale presupposto scaturisce l’interrogativo che è all’origine del presente studio: dove attingere nuovi argomenti, fatti, esperienze umane, nei quali maturare la viva esperienza del divino? Belardinelli individua in particolari forme espressive, come la letteratura, la poesia, la pittura o la musica, il luogo di originali stimoli di riflessione, cogliendo in ciò opportune occasioni di “rilancio” della teologia, occasioni per parlare di Dio all’uomo contemporaneo, senza tradire il nucleo fondamentale della Verità. «…la Parola viene così calata nel cuore della contemporaneità attraverso parole e concetti che le sono propri, in una nuova forma linguistica di prossimità evangelica: un “dire Dio” capace di scrutare tra le pieghe della vita e scorgervi – non importa quanto tenui – bagliori di quella Parola, affievolita tra i rumori di un mondo frammentato in molteplici luoghi» (dall’Introduzione)
L'Autore approfondisce i nostri rapporti con gli altri, e soprattutto l'amore di carità come indispensabile fondamento della convivenza civile alla luce di alcune encicliche di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, degli interventi della Commissione Teologica Internazionale.
La Chiesa è il popolo che Dio ama e sceglie per costituirlo Corpo mistico di Cristo. Come nel corpo umano, così nel Corpo mistico di Cristo tutte le membra formano un unico organismo vivente pur nella diversità delle loro funzioni. Vi è un unico capo, Cristo Risorto, e vi sono varie membra unite vitalmente a Cristo e tra loro. Tra queste membra vi sono le persone consacrate, cioè quei battezzati che si impegnano a vivere i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza per servire più speditamente Cristo e costruire la comunità dei credenti. Questo testo espone gli elementi costitutivi della vita consacrata alla luce del Concilio Ecumenico Vaticano II, e dell'insegnamento degli ultimi pontefici e della dottrina teologica ispirata a Tommaso d'Aquino. È particolarmente adatto per chi è alla ricerca della propria vocazione e per chi ha già intrapreso il cammino della vita consacrata.
Silenzio e contemplazione nel pensiero cristiano della tradizione greco-bizantina.
Questo libro è il frutto di una riflessione interdisciplinare di un gruppo di docenti della Pontificia Università Gregoriana, coordinato dal Dipartimento di Teologia Morale. Il tema conduttore è il rapporto tra evangelizzazione e morale, accogliendo l'insegnamento papale come stimolo al pensiero e alla ricerca della comunità universitaria. In tal modo, la relazione tra magistero e teologia diviene feconda, stimolata ancor più dal fatto che in questo caso è proprio il magistero a domandare alla teologia di continuare a pensare con quella creatività secondo lo Spirito che armonizza prudenza e audacia. Ed è così che qui vengono offerte dell'Evangelii Gaudium, ma anche testimonianze e prospettive generate da una lettura incorporante realtà pastorali, al crocevia di questioni che restano aperte alla riflessione, in dialogo con spazi, tempi ed esperienze ecclesiali molteplici. I contributi sono a cura di: Paolo Benanti, Giuseppe Bonfrate, Maria Cruciani, Rocco D'Ambrosio, Bruno Forte, Felix Körner, Diego Alfonso Lasheras, Emilio Gonzalez Magaa, Pavulraj Michael, René M. Micallef, Emilia Palladino, Philipp Renczes, Sergio Bernal Restrepo, Juan Carlos Scannone, Dario Vitali, Gerard Whelan, Prem Xalxo, Joseph Xavier...
La presente ricerca che prevede l'articolazione del rapporto di divinizzazione tra Dio e l'uomo a partire dai poli fondamentali espresso da energia (enérgeia) e capacità ricettiva (exis) si articolerà in una sorta di trittico imposto dalla struttura tripartita dell'essere, l'essere, l'essere bene e l'essere-bene-sempre, indicata da Massimo stesso. In una prima parte, svilupperemo il polo dell'enérgeia per mettere in evidenza la dimensione ontologica, l'essere della relazione tra Dio e l'uomo, la seconda parte sarà incentrata sulla dimensione etica, l'essere-bene, che esprime il rapporto tra Dio e l'uomo a partire dal polo dell'exis, la terza parte, infine, metterà in luce la dimensione cristo-pneumatologica della divinizzazione che mostra il ruolo congiunto dell'enérgeia e dell'exis nell'accesso all'essere-bene-sempre. In Massimo il Confessore le dimensioni ontologica e cristologica si accavallano, il suo interesse per un'inchiesta ontologica ha sempre avuto come ragion d'essere la risposta ad un interrogativo sulla natura umana di Gesù Cristo che ha manifestato il fine di ogni uomo: la propria divinizzazione, cioè diventare simile a Gesù Cristo. Il presente studio mette in evidenza la "struttura della condizione umana" che, secondo il Confessore, caratterizza ogni cristiano chiamato a seguire Gesù Cristo nella e attraverso la sua libertà e che avvicina ma anche ma anche differenzia l'uomo dalla condizione di umanità di Cristo nell'unione ipostatica.
Una serie di riflessioni e meditazioni su vari aspetti della dimensione umana" di Cristo per riscoprire le origini della Fede. " Secondo il cristianesimo gli eventi storici verificatesi nel passato sono considerati prefigurazioni paradigmatiche che si ripresentano nel futuro come riedizione o restaurazione, con nuovi eventi declinabili su parametri fissi ma con connotazioni innovative, o varianti, dovute all'introduzione di variabili aggiuntive, riproducibili in modo mai identico al passato...
La pillola contraccettiva ha rivoluzionato la società, ha sconvolto gli equilibri demografici, ha rotto l’unità della dottrina cristiana ed ha lacerato la Chiesa Cattolica in un confronto senza esclusione di colpi. Il libro narra la scoperta della pillola, il suo sviluppo e la diffusione, le lobbies del controllo demografico, la risposta dei metodi naturali, la battaglia tra vescovi, teologi, medici, associazioni di laici, il ruolo di Paolo VI, lo scontro sulla contraccezione negli anni che precedettero e seguirono il Concilio Vaticano II, la redazione dell’Humanae vitae, la fedeltà e la ribellione al Papa. Ed ancora la dottrina dei padri della Chiesa, lo strappo degli anglicani, il Magistero dei pontefici, le mosse di Giovanni Paolo II, l’insegnamento di Benedetto XVI, le conseguenze della diffusione della mentalità contraccettiva sulla famiglia e la società. Per la prima volta in lingua italiana la ricostruzione dettagliata dei fatti e l’analisi scientifica degli effetti realizzata attraverso un’imponente analisi bibliografica. Un testo di riferimento per gli studiosi che narra il tentativo di cambiare la dottrina cattolica sul matrimonio e la contraccezione e con essa, potenzialmente, l’intero volto della Chiesa, raccontato in modo semplice ed avvincente anche per il lettore comune.
Renzo Puccetti - medico, specialista in Medicina interna, docente di Bioetica al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e al Master in Bioetica del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Socio fondatore della Società Medico-Scientifica Promed Galileo, è membro della Research Unit dell’European Medical Association. È autore di libri e di numerosi articoli scientifici di bioetica pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Per questi temi collabora con numerose riviste e conduce una seguita trasmissione radiofonica.
Grande e serio aiuto per lo studente della lingua aramaica, questo testo analizza ogni singolo vocabolo, sostantivo, aggettivo, pronome, avverbio, verbo, di quelle porzioni dell'Antico Testamento scritte in aramaico.
Una riflessione sui temi della creazione e dell’evoluzione. Un “mondo in evoluzione”, dipendente da Dio, o un “mondo autosufficiente”?
Si riscontra oggi un nuovo interesse per il dibattito tra la dottrina teologica della creazione e la teoria scientifica dell’evoluzione. In tale confronto la vera alternativa non è tra evoluzione e creazione, ma tra la visione di un mondo in evoluzione, dipendente da Dio, e la visione di un mondo autosufficiente. Si tratta di una riflessione che potrebbe rappresentare un’opportunità per una comprensione teologica più adeguata del rapporto tra Dio e il mondo, e per narrare in forme nuove e più efficaci la fede nel Dio presente in modo dinamico nella sua creazione. Nel saggio Rubini affronta la questione individuando nel cattolico Rahner e nel protestante Moltmann due tipi rappresentativi di coloro che si sono misurati con i temi della creazione e dell’evoluzione.
La relazione" co-principio originario dell'essere insieme alla sostanza. "
Un vivace dibattito tra esponenti della teologia cattolica e della teologia ortodossa sul rapporto tra natura divina e natura umana in Cristo.
IL VOLUME
Tra alcuni esponenti della teologia cattolica (Grillmeier e Moeller) e della teologia ortodossa (Florovskij e Meyendorff) si è sviluppato negli anni un vivace dibattito in merito alla diversa prospettiva nei due contesti ecclesiali sul costituirsi di Cristo come «vero Dio e vero uomo». Secondo la teologia cattolica, nel pensare il rapporto tra natura divina e natura umana in Cristo, l’Oriente tenderebbe a rimarcare il ruolo della prima a discapito della seconda.
Bernardi analizza l’insorgere dell’asimmetria cristologica nella patristica greca e latina, prendendo quindi in esame il profilarsi della sua declinazione nella teologia bizantina e la recezione di essa nella recente cristologia ortodossa.
L’AUTORE
Piergiuseppe Bernardi, dopo aver conseguito la laurea in Filosofia e il Dottorato di Ricerca in Teologia, è docente di Teologia dell’Oriente cristiano e Storia della Teologia dell’Oriente cristiano alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano. É autore di numerose pubblicazioni relative alla teologia e all’estetica del mondo bizantino-ortodosso.
LA COLLANA
TEOLOGIA, diretta da Piero Coda, privilegia il tema trinitario, fondamentale per una riformulazione dell’ontologia, dell’antropologia e dell’ecclesiologia, e conduce un approfondimento originale sui principali momenti della riflessione teologica contemporanea. Dovute alla competenza di autori qualificati, italiani e stranieri, mediante la trattazione di tematiche accuratamente scelte, le opere si propongono anche come strumento adeguato per la formazione di una fede adulta.
L'uomo e il suo modo di reagire alla Rivelazione di Dio, l'impatto antropologico della Rivelazione.
Il volume Il rapporto tra la ragione e la fede è stato sempre oggetto di ampia discussione all’interno del mondo teologico, tra la teologia e la filosofia e tra la teologia e la scienza. Il presente studio si propone di fornire un contributo alla riflessione teologica esaminando tale rapporto all’interno della Lettera ai Romani. La riflessione paolina ha un’angolazione particolare: guarda all’uomo e al suo modo di reagire davanti alla rivelazione di Dio con attenzione perciò all’impatto antropologico, per rendere gli interlocutori romani consapevoli delle conseguenze ontologiche ed etiche che derivano dalla fede in Gesù: se è vero che la ragione può sussistere anche senza la fede, non può essere che la fede esista senza la ragione cosicché tra le due viene a darsi una mutua necessità.
L’autore Giancarlo Corvino ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense (PUL), dopo essersi specializzato in Cristologia presso la stessa Università. Attualmente è docente di Teologia Biblica presso PIANUM, l’Istituto Teologico Abruzzese-Molisano di Chieti, affiliato alla PUL. Laico dell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto, Salesiano Cooperatore, collabora con la Scuola Diocesana di Formazione Teologica per Catechisti, dove insegna materie bibliche.
Uno studio interdisciplinare sulla libertà tra la visione naturalistica delle neuroscienze e la teologia trinitaria.
Il problema della storia s'impone nei momenti di crisi, e conduce a interrogarsi sul significato del proprio destino. È il motivo di fondo della riflessione di Jean Daniélou, sviluppato in questo classico della teologia cristiana della storia e nel confronto con le diverse prospettive filosofico-teologiche. Da una parte vi sono le concezioni progressiste ed evoluzioniste per le quali il tempo è in se stesso creatore di valore; queste però privano l'uomo della sua responsabilità, giacché il progresso è ineluttabile. Dall'altra le filosofie esistenzialiste fanno della libertà il valore supremo, con un esito altrettanto pericoloso. Per il cristiano la libertà non si compie e non si realizza che inserendosi in un ordine: l'unico ordine in cui essa possa iscriversi senza annullarsi è quello di Dio, del Mistero della storia. Una visione che non minimizza l'importanza dei valori terreni - e in particolare dell'azione politica - a vantaggio dei valori soprannaturali, ma, in contrappunto a una falsa mistica dell'azione temporale, mostra come il piano di Dio a confronto prima di tutto con quello degli uomini generi la speranza dell'agire terreno.
Di fronte alla crisi che ha investito la società e in modo specifico le relazioni personali, ha senso parlare ancora di noi? E cosa significa noi in ambito ecclesiale? E' la domanda di fondo della presente ricerca che trova nella proposta teologica di Muhlen uno stimolante e originale punto di partenza e di riferimento.
Una 'summa teologica' del pensiero di Klaus Hemmerle su Dio uno e trino.
L'Autore ripercorre gli scritti di Tillard evidenziando il contributo originale e efficace dato attraverso la sua riflessione teologica al progresso del dialogo teologico bilaterale fra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e Comunità cristiane.
Il presente saggio si propone di analizzare l'evento manifestante la Risurrezione di Gesù, identificabile con le sue apparizioni. Lo studio è condotto attraverso l'approfondimento della teologia biblica; quindi, della teologia sistematica; infine della teologia spirituale. L'autore ha individuato per ciascun ambito uno studioso di riferimento. Con i tre autori Demelas cerca di entrare in dialogo critico per comprendere che cosa sia avvenuto, in seguito alla morte di Gesù, di così sconvolgente da cambiare la vita dei suoi discepoli portandoli ad affermare la sua risurrezione dai morti.
Una sintesi nuova e originale della persona umano-divina di Gesù e della sua coscienza
Scopo di questo saggio è focalizzare il disegno - meraviglioso - che Dio ha per noi. L'obiettivo è perseguito attingendo a tutte le risorse del sapere umano: in particolare le scienze umane, la filosofia, e la teologia. Al momento della nascita l'uomo è ancora un semplice abbozzo di umanità, ricchissimo di potenzialità e suscettibile di svariate realizzazioni. È un progetto aperto, tutto da compiere. L'antropologia filosofica studia la progettualità umana così come viene concepita dalla pura ragione. La teologia, invece, fondandosi sulla Sacra Scrittura - che è il documento del disegno di Dio sull'uomo - scopre progetti ancora più vasti e stupendi di quelli che la ragione da sola riesce a individuare e realizzare. In particolare la Rivelazione ci insegna che Gesù Cristo ha compiuto per primo, e nella sua vicenda terrena, questo disegno divino sull'umanità e che egli stesso chiama ogni discendente di Adamo ad essere associato a questo compimento mediante il dono della sua salvezza, della grazia santificante, dei sacramenti e della sua stessa persona divina.
Fino ad oggi non era mai accaduto che una Chiesa ortodossa avesse definito in modo ufficiale e sistematico le proprie posizioni su temi di attualità sociale. Sulla base della dolorosa esperienza di persecuzione da parte dell'ideologia materialista, la Chiesa russa afferma con entusiasmo che la dimensione primaria della persona umana è quella spirituale. Ben consapevoli dei pericoli del mondo moderno, ma avendo per esso uno sguardo decisamente ottimista, i Fondamenti della Dottrina sociale costituiscono una vibrante esortazione alla testimonianza e all'impegno dei cristiani nella società contemporanea, con particolare riferimento alla vita politica e sociale. Dando la parola ai propri vescovi, la Chiesa russa definisce la sua posizione riguardo a numerose questioni relative all'insieme della vita politica, economica e sociale del mondo contemporaneo, come le relazioni tra Chiesa e Stato, la nazione ed il diritto, il lavoro e la proprietà, i rapporti internazionali, l'etica familiare, i diritti dell'uomo, la salute, la bioetica, la cultura, i mass-media, i rapporti tra scienza e fede, la globalizzazione, l'ecologia. Oppressa da decenni di martirio, la Chiesa ortodossa si rivela ora particolarmente tagliente nel sostenere il principio di "non-ingerenza" nelle relazioni tra Chiesa e Stato, e nel rivendicare il diritto alla disobbedienza civile in caso di disaccordo con l'autorità politica. Introduzione di Kirill I, patriarca di Mosca e di tutte le Russie.
Questo saggio tenta di sfatare un luogo comune: che il rosario sia unicamente semplice. Partendo dalla semplicità iniziale, si è tentato di risalire ad analisi più complesse per ritrovare, poi, di nuovo la semplicità, ma in un insieme di prospettive, di ricchezze e di problemi armonicamente connessi. È un po' come respirare. L'atto del respiro è facile e spontaneo: allo stesso modo può essere facile dire il rosario quando lo si è recitato con qualcuno che ce lo ha insegnato quasi per simbiosi orante. Ma respirare può e deve diventare una tecnica, con tanto di apprendimento, per chi, ad esempio, canta, per chi suona uno strumento a fiato, per chi parla in pubblico, per chi pratica uno sport. Così il rosario ha anche una tecnica basata su un fondamento antropologico e biblico non sempre praticata e conosciuta, ma che può arricchire questa preghiera. Qui ciò che è semplice diventa un po' meno facile. Il respiro, ancora, arriva a diventare oggetto di una specifica disciplina medica, con complesse analisi e studi volti a comprenderne il funzionamento e curarne le patologie: la pneumologia medica. Allo stesso modo, il rosario può diventare oggetto di studio nei suoi fondamenti antropologici, storici e teologici.
Per il credente, il farsi carne del figlio di Dio è luogo storico-salvifico ed escatologico che ha reso possibile la piena comprensione del valore della corporeità, e da Cristo e in Cristo il corpo è anche il luogo del farsi della Chiesa, nuova umanità. Scegliendo il corpo come luogo teologico della sua indagine, lo studio propone diversi itinerari disciplinari che, nella circolarità tra presupposti antropologici ed esiti teologici (ed ecclesiologici, in particolare) prospettino una rinnovata comprensione del compiersi del corpo ecclesiale.
La spiritualità ortodossa della Terra Russa troppo spesso è ingiustamente trascurata dal mondo occidentale. Perciò questo saggio si propone di farcela scoprire e di condurci nel cammino lungo e affascinante dell’ecumenismo, perché – secondo una frase molto cara a Giovanni Paolo II – la Chiesa possa nuovamente respirare con entrambi i suoi due polmoni.
La conoscenza più approfondita dei vari aspetti della cultura russa, come l’arte e la letteratura, ci potrà aiutare a comprendere non solo lo stretto legame fra i canoni estetici bizantini e l’icona russa, ma anche e soprattutto la profonda spiritualità della letteratura russa del XIX secolo.
Infine, seguendo l’evoluzione storica del monachesimo russo potrà cogliere anche il perché dello stretto legame esistente fra Chiesa Russa e società civile e politica, così come appare ancora bene evidente ai nostri giorni il legame esistente fra Chiesa e Stato in Russia.
Questo agile manuale si presenta come un'introduzione alla storia, alle istituzioni, alla liturgia, agli autori e alle peculiarità teologiche dell'antica Chiesa orientale Armena. Pur essendo stata la prima nazione ad adottare il cristianesimo come religione di stao, verso il 301, l'Armenia e la storia della sua Chiesa sono oggi in gran parte sconosciute alla maggioranza dei cristiani. Terra di martiri e di croci, di monaci e asceti, di copisti e miniatori, teologi e maestri di spiritualità, l'Armenia è oggi una piccola repubblica a sud del Caucaso, nata di recente dalle ceneri dell'Unione sovietica. Ma la sua Chiesa vanta una tradizione antichissima, una liturgia piena di fascino, una spiritualità originale e di grande spessore teologico.
La riflessione di Simone Weil sul male nella ricerca di un segno nascosto della misericordia di Dio.
L’esistenza dei fenomeni paranormali richiede un attento discernimento degli spiriti per indagare sulla loro origine e su chi li manifesta o li produce: carismatici, sciamani, sensitivi, medium. Solo attraverso il discernimento potremo tentare di rispondere a domande come le seguenti: il paranormale che non viene da un santo, o da un carismatico, è da ritenere solo apparente o è da attribuire a un’influenza diabolica? Perché sì a certe rivelazioni private e no ad altre, per esempio a quelle ricevute tramite la scrittura automatica? Perché sì alla profezia del carismatico e no alla preveggenza del cartomante? Perché sì all’apparizione delle anime del purgatorio e no alla loro evocazione? Perché sì all’imposizione delle mani del carismatico e no a quella del pranoterapeuta? Perché sì al santo taumaturgo e semmai no al contadino che “segna”?
Le risposte ci porteranno inevitabilmente a dare un volto alla psicologia e alla spiritualità della superstizione, delimitando i confini di una certa mentalità magica e offrendo un giudizio differenziato sulla gravità delle varie pratiche di superstizione. Da qui emergeranno, per contrasto, con maggiore chiarezza, la specificità e l’originalità dei fenomeni paranormali carismatici che si riscontrano in ambito cristiano.
Una originale, ma poco conosciuta riflessione su Dio infinito, di grande ricchezza e fecondità speculativa.
La filosofia è riflessione scientifica sull'esperienza umana universale e con le sue risorse naturali può conoscere qualcosa di Dio a partire dalla conoscenza del mondo. La teologia, invece, è riflessione scientifica sulla fede: si costruisce in rapporto all'evento della rivelazione divina, presuppone la fede in Cristo e si fonda sui dogmi definiti dalla Chiesa. Oggi la catechesi e l'evangelizzazione devono fare i conti con una cultura dominante che, intenzionalmente, confonde il discorso filosofico su Dio e la religione, da un lato, con il discorso teologico, dall'altro. Il presente trattato tenta di fornire gli strumenti epistemologici per superare questa confusione, fornendo un'accurata definizione della natura e del metodo della filosofia e di quelli della teologia. l trattato spiega anche come la teologia, per servire la verità soprannaturale rivelata da Dio, debba tener conto della verità razionale che può essere raggiunta dall'uomo con la filosofia, a condizione che questa abbia seguito correttamente il suo proprio metodo. Sulla scorta di questi precisi criteri epistemologici, vengono analizzati anche i più significativi esempi di feconda collaborazione tra filosofia e teologia nella storia del cristianesimo. Quindi vengono commentati dettagliatamente i documenti del Magistero sulla funzione ecclesiale della teologia e sul ruolo della filosofia nella ricerca teologica.
Con Bonaventura sia la Chiesa sia l'Ordine dei Frati Minori si trovano a vivere la fase storica in cui nasce l'esigenza di rendere accessibile in modo esplicito l'esperienza di Francesco di Assisi, e a Bonaventura stesso, a causa del suo ministero teologico al quale si aggiunge anche quello della guida dell'Ordine, tocca in sorte la missione di esplicitare non solo il vissuto dell'Assisiate, ma anche e soprattutto le sue intenzioni originarie nei confronti della sua Fraternità. Egli riesce in quest'impresa grazie alla geniale intuizione di pensare all'interno di ciò che, in definitiva, costituisce il cuore del vissuto di Francesco: l'evento de La Verna. In questo senso tale evento non solo diventa il motivo principale di una theologia practica nel doctor seraphicus, ma ne accompagna l'intero itinerario, come una costante e interna presenza, a partire dalla teologia della creazione, fino alla centralità cristologico-trinitaria del vissuto di Francesco a La Verna. Il carattere trinitario dell'esperienza mistica di Francesco, il suo influsso e la sua presenza nella teologia trinitaria di Bonaventura costituscono una delle interpretazioni più interessanti di tale esperienza e una chiave di lettura di vari passaggi della teologia trinitaria di Bonaventura, il quale rappresenta l'intelligenza teologica della «mystica sapientia» di Francesco d'Assisi. Da questo punto di vista egli si presenta particolarmente attuale e provocatorio per la ricerca teologica. Infatti, in Bonaventura, grazie a quanto egli sa cogliere da Francesco, riflessione filosofica e speculazione teologica si fondono insieme nel vissuto mistico-agapico di quel Dio trino che non recede mai dalla sua volontà di scendere verso l'uomo. In questo senso, la mistica diventa di per sé una vera e propria provocazione, che la teologia non può fare a meno di raccogliere.
Questo libro costituisce il tentativo meglio riuscito di tradurre in ambito soprattutto biblico la riflessione filosofico-teologica di uno dei più acuti pensatori credenti del sec. XX, il gesuita Bernard Lonergan (1904-1984), già docente presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Meyer si assume la responsabilità di applicare il metodo teologico lonerganiano alla scienza biblica, offrendo dei contributi di riflessione generale accanto ad applicazioni puntuali ad alcuni testi biblici. A suo avviso, il pensiero di Lonergan presenta un metodo di approccio ai problemi che può definirsi “realismo critico”, una terza via tra idealismo ed empirismo adatta non solo per le moderne scienze teologiche.
Il valore salvifico della morte di Gesù nei testi di Chiara Lubich
L'intento del presente lavoro è di una ricostruzione critica della teologia trinitaria di H.U. von Balthasar all'interno della sua elaborazione teologica. Lo studio si articola in tre parti che vogliono essere tre diversi approcci alla ricerca: - il primo, dal punto di vista storico-genetico, indaga sulle radici profonde del pensiero teologico trinitario di Balthasar; - il secondo, dal punto di vista teoretico-speculativo, ne coglie l'infrastruttura filosofico-teologica; - il terzo, ermeneutico-teologico, individua la gamma delle logiche teologiche di Balthasar nell'affrontare il rapporto Trinità-realtà creata.
La ricerca dell'autore parte dalla suggestiva invocazione Accende lumen sensibus dell'inno Veni Creator Spiritus con l'intento di sondare il prezioso terreno che si spalanca davanti agli occhi ogni qual volta lo Spirito Santo viene invocato come "luce per i sensi" verso il riconoscimento del Crocifisso Risorto come verità definitiva di Dio e come compimento dell'uomo. In relazione ad una stagione culturale che vede da un lato la riduzione del sapere alla tecnica e dall'altro un'esasperazione irrazionale dell'ambito emozionale e affettivo dell'uomo, tale ricerca intende approfondire la logica offuscata dei sensi spirituali, capace di testimoniare il legame salvifico fra la trascendenza e il sensibile.
Il problema dell'uomo è sempre stato quello della sofferenza. Ogni antropologia, ogni umanesimo, ogni religione cerca di risolverlo. Il Cristianesimo vi risponde con una persona: Cristo crocefisso e risorto. Come tutte le spiritualità fiorite nella Chiesa, anche il Movimento dei Focolari ha il suo approccio del mistero pasquale e lo sintetizza in una parola: Gesù Abbandonato. Si tratta di un mistero che è soprattutto oggetto di un vissuto da parte di quanti aderiscono a tale Movimento. Lo scopo dello studio è di mostrare che la scelta e l'amore per Gesù Abbandonato sono un atto di fede teologale, e hanno una dimensione ecclesiale, sacramentale, sociale. Nella prima parte l'Autrice analizza in che cosa consiste l'amore per Gesù abbandonato secondo Chiara Lubich. Si cerca quindi di comprendere come avviene la partecipazione del credente al mistero di Cristo studiando due autori del Nuovo Testamento, Paolo e il Giovanni del Quarto Vangelo.
Il ruolo e il peso della riflessione filosofica sull'uomo in Anselmo d'Aosta.
A oltre vent' anni dalla sua pubblicazione, il titolo del fortunato saggio di Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti Il pensiero debole continua a essere considerato, in senso lato, la cifra di molto pensiero contemporaneo. Il depotenziamento della razionalità, l'indietreggiamento verso la "zona d'ombra", si sono imposti in diversi strati della cultura e, con il tempo, hanno finito per incrociare lo stesso cristianesimo: per ritrovarlo, ma depotenziato; per riaccostarlo, nell'atto stesso di indebolirlo. Si è preso così a parlare non solo di "pensiero debole", ma anche di cristianesimo debole, di Dio e di Chiesa deboli; con la pretesa, spesso, di dire la realtà stessa del cristianesimo, di Dio, della Chiesa. A distanza di qualche decennio, è tuttavia possibile porsi qualche domanda, e tentare di dare qualche risposta: è davvero, meno totalizzante e impositiva la cultura del "pensiero debole"? E veramente pietoso e rispettoso della differenza altrui un pensiero che finisce per costringere nelle sue categorie il cristianesimo, con la sua storia millenaria? Il presente saggio intende mostrare, a fronte della rigida alternativa tra un "pensiero forte" e un "pensiero debole", la possibilità di un' altra via, quella di un pensiero umile: capace di non catturare ma di mettersi in ascolto della Rivelazione, per riscoprire, da qui, che Dio e la Chiesa stessi non sono né forti né deboli, ma - appunto - umili. Un affascinante e originale contributo al dibattito culturale contemporaneo.
Nella riflessione teoretica sul mistero della Trinità, il contributo di Agostino, attraverso il suo De Trinitate, riveste un ruolo per tanti versi centrale. Si tratta di un'opera che, ieri come oggi, si trova al crocevia delle strade che conducono dalla rivelazione trinitaria alla sua intelligenza e dall'intelligenza al suo incontro col mistero della Trinità. Tanto che è stato definito, in una visione ampia che abbraccia l'intero sviluppo del pensiero filosofico, il Grundtext del pensiero occidentale. Bisogna riconoscere infatti che Agostino ha disegnato nell'ambito della teologia trinitaria la scacchiera quasi esaustiva per tutte le grandi opzioni del “gioco” trinitario. Ma - si chiede l'Autore - questo è vero solo, e indubitabilmente, per il passato o lo è anche, presumibilmente, per il presente e il futuro della teologia trinitaria? È partendo da questo interrogativo che Piero Coda rilegge il De Trinitate, nel tentativo di individuare le ragioni profonde del vasto e significativo influsso esercitato da quest'opera nella storia della dottrina trinitaria e insieme i motivi d'incisiva attualità per una ripresa e uno sviluppo delle sue più feconde linee ispiratrici.
Una lettura ermeneutica completa, l'approccio storico critico al Vangelo di Matteo.
Il tema della pace in uno dei pensatori piu' letti e studiati di tutti i tempi: Tommaso d'Aquino.
Gli interventi che compongono questo studio riguardano un tema di eccezionale importanza: la partecipazione alla sollecitudine per tutte le Chiese come dimensione insieme nativa e ultima del rapporto primato-collegialità. Da angolazioni diverse essi intendono contribuire sia alla promozione dell'impegno al discernimento richiesto dall'enciclica Ut unum sint di Giovanni Paolo II, sia alla valorizzazione del dono del primato, realtà costitutiva dell'ecclesiologia cattolica.
«L'uomo non puo vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente». Questa convinzione, espressa nella sua prima enciclica Redemptor hominis, ha spinto Giovanni Paolo II a dedicare il proprio insegnamento catechistico, per anni, al tema dell'amore umano. Ma nessuna riflessione potrebbe essere fatta al riguardo se non si parte da una visione della persona umana, nella sua intera e concreta realtà: corpo, psyche e spirito. E così i due temi - persona umana ed amore umano - danno origine ad una sorta di «ellisse» in cui i due «fuochi» strutturano tutto lo spazio della riflessione. E non è di un uomo (e di un amore) astratto che si parla. È dell'uomo concreto, di ciascuno di noi che si parla. Dell'uomo che è creato da Dio in uno stato di soprannaturale giustizia, che, caduto nel peccato, è redento da Cristo mediante il dono dello Spirito e che risorgerà alla fine dei tempi. Le catechesi si organizzano così attorno ai tre grandi tempi della storia della nostra salvezza (e della salvezza, quindi, dell' amore umano): la creazione, la redenzione e la definitiva glorificazione. In una riflessione che, partendo dal «centro» che in sé sintetizza e raccoglie in unità tutti i raggi, giunge a svelare interamente la verità di quelle esperienze essenzialmente umane che ogni uomo quotidianamente vive. E l'amore umano prende corpo in due stati di vita: il matrimonio e la verginità «per il Regno». E pertanto l'ultima parte delle catechesi è dedicata alla meditazione su di essi. Il linguaggio non è sempre facile. Esige attenzione costante, e soprattutto la profondità del pensiero richiede meditazione prolungata. Questa catechesi è ormai affidata al fatto mirabile e misterioso della Tradizione della Chiesa, perché essa lo assimili e se ne nutra. Ed anche e più precisamente, perché la riflessione etica della Chiesa recuperi la sua identità, quella di essere una «digna charitatis intelligentia» (san Gregorio Magno): al fine di aiutare l'uomo di oggi a riscoprire la Verità sull' Amore. Una riscoperta di cui ha più bisogno che dell' aria che respira.
Davanti alla nuova domanda di comunione, che oggi costituisce uno dei piùevidenti segni dei tempi, la comunitàreligiosa ritrova una sua specifica missione. Essa è chiamata ad essere luogo della comunione, della riconciliazione, della piena realizzazione della persona e del rapporto interpersonale, il bozzetto paradigmatico della compiutezza della convivenza umana animata dai valori evangelici. Il libro, nato nell'ambito dell'insegnamento universitario eppure accessibile ad un vasto pubblico perché frutto di esperienza di vita, vuole offrire un itinerario per vivere oggi l'ideale cristiano della koinonia. Si ricercano innanzitutto le radici evangeliche della koinonia, guardando in modo particolare alla comunità dei Dodici attorno a Gesù ed alla comunità dei primi cristiani di Gerusalemme, quali luoghi di ispirazione per ogni forma di comunità religiosa (prima parte). Si dà poi ampio spazio al cammino storico, teologico e spirituale che insieme religiosi e religiose hanno percorso nella loro sequela di Cristo (seconda parte). Non si tratta di una storia della comunità. Si vuole piuttosto cogliere l'idea di comunione che ha guidato alcuni dei principali creatori di comunità. Viene dato ampio spazio agli stessi protagonisti, citando abbondantemente dai loro scritti, nella convinzione che niente possa sostituire il contatto immediato con loro. Una terza parte enuclea i fondamentali aspetti teologici della comunità religiosa, a partire soprattutto dal mistero trinitario e dall' evento pasquale.
Il tema del presente volume è quello del rapporto tra Gesù e la verità a partire dall'identificazione tra i due che troviamo espressa, sulla bocca di Gesùstesso, nel Quarto Vangelo: «lo sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). La ricerca di Ferri invita a scavare e fornisce gli strumenti per illuminare tale relazione da due punti di vista distinti e convergenti: quello, da un lato, di carattere storiografico, dell'interpretazione che ne hanno dato Agostino d'Ippona e, più ancora - ma non senza la lezione di Agostino -, Tommaso d'Aquino; e quello, dall'altro, di carattere teoretico, dell'impatto che tale affermazione di fatto e progressivamente ha conosciuto nella professione e nella declinazione da parte del pensiero cristiano, della ricerca della verità. «Il saggio di Riccardo Ferri si raccomanda per la qualità della ricerca, della scrittura e dello stile teoretico. [...] Un' opera dalla quale non si potrà prescindere». (dalla Prefazione)
La filosofia e la teologia hanno sempre dialogato, anche là dove la loro distanza poteva sembrare insormontabile. Già Aristotele, infatti, aveva compreso che ogni vera metafisica e ogni vera ontologia sono, in quanto tali, «teo-logia». Di più: teologia e filosofia non possono evitare il dialogo, neppure oggi, pur con statuti e categorie mutate, pur in contesti sempre più complessi. Nei frequenti e interessanti confronti tra filosofi e teologi è però incombente il rischio di un equivoco radicale, frutto di una reciproca richiesta "impossibile": che il teologo si trovi a dover giustificare la propria fede e il proprio Dio, e il filosofo a riconoscere l'insufficiente credibilità del proprio Assoluto. Come fare? La via scelta dal filosofo Emanuele Severino e dal teologo Piero Coda (via il "terzo", Massimo Donà) è quella in cui la filosofia e la teologia sono condotte alle loro ultime possibilità, e così messe in gioco in una reale dinamica dialogica, senza che nessuno dei dialoganti debba rinunciare allo specifico della propria inclinazione riflessiva.
La globalizzazione, la maggiore mobilità sociale, una più profonda percezione dell'alterità hanno prodotto una piùviva attenzione nell'ambito teologico alla questiotte del pluralismo religioso e dunque un più rapido sviluppo e una maggiore centralitàdella teologia delle religioni. Quali sono i compiti di tale branca della teologia? Quale la strada fino ad oggi percorsa? Ma soprattutto quali sono gli strumenti metodologici di cui si deve avvalere? Gli studi qui raccolti affrontano tale questione attraverso il contributo delle discipline che hanno una connessione più o meno diretta con la teologia come tale e con le religioni come fenomeno storico, sociale e culturale.
Arte e teologia, metodo teologico e creazione artistica: sono i due termini attorno ai quali ruota la riflessione del presente volume. Luigi Razzano rilegge il pensiero di Sergej BuJgakov, uno dei maggiori teologi del Novecento, mettendone in luce l'intrinseca valenza estetica. Nella prima parte si delinea il contesto culturale in cui è sbocciata e si è diffusa la primavera del pensiero filosofico, teologico, artistico e letterario russo. L'analisi delle opere dei maggiori interpreti di questo pensiero permetterà di cogliere le radici, gli intrecci e gli influssi che hanno stimolato la nascita del pensiero artistico di BuJgakov. Nella seconda parte si affronta più direttamente l'opera del pensatore russo mettendo in evidenza come in Bulgakov la categoria della Bellezza sia al tempo stesso teologica ed estetica.
Negli ultimi decenni è apparso un numero consistente di studi sul pensiero di Ireneo di Lione, vescovo attivo nella seconda metà del II secolo, quando i cristiani sono sfidati a esplicitare la loro fede di fronte alle deviazioni delle dottrine gnostiche; il Padre della Chiesa risponde cercando di offrire una comprensione della fede vissuta e facendo così nascere, di fatto, la teologia cristiana. La presente ricerca, collocandosi con una sicura nota di originalitànel contesto degli studi consacrati a questa geniale figura di teologo, mette in luce - attraverso un' analisi dei testi accurata e puntuale -l'intuizione di Ireneo del ritmo intrinsecamente trinitario della rivelazione cristiana e, di conseguenza, della forma specifica della fede e della teologia che da essa nasce e di essa~si nutre. La verità cristiana, nella prospettiva di Ireneo, è trinitaria in ogni sua dimensione: non solo la rivelazione di Dio, ma anche la storia dell'uomo è segnata dal dinamismo del rapporto fra Padre, Figlio e Spirito. Nella sua impostazione teologica, i due poli della rivelazione di Dio da una parte, e dell'uomo che progressivamente realizza il disegno originario secondo il quale è stato creato dall'altra, si richiamano continuamente. Ireneo - anche grazie a questo studio - ci riporta alle origini della teologia e, più in generale, del pensare cristiano, indicando loro la verità e la misura del suo accogliere ed esprimere in forma trinitaria la verità trinitaria, e dischiudendo così 1'orizzonte teologico decisivo.
La teologia delle religioni si configura sempre di più come l'articolazione strutturata della riflessione credente dei cristiani sul fronte delle religioni, che cerca di rispondere alle domande che la presenza di esse pone alla fede nella sua militanza critica, per un'intelligenza adeguata dell'iniziativa di Dio lungo il corso della storia. A ciò concorre, sul piano specifico della riflessione teologica, il procedimento di comparazione, che non si ferma a una fenomenologia puramente descrittiva, ma cerca un'intelligenza credente delle omologie e delle differenze, sempre al fine di meglio penetrare il senso delle religioni nella prospettiva della fede cristiana. A tale svolgimento tuttavia manca un passo ulteriore, necessario perché una teologia cristiana delle religioni risulti orientativamente adeguata, ovvero la considerazione formalmente "teologica" di ogni singola religione: una sfida e al tempo stesso un inestricabile nodo teologico. Si tratta quindi di intraprendere un'opera di "discernimento" volta a verificare le condizioni di approccio teologico alla religione presa di volta in volta in considerazione. In riferimento all'islam - ma ciò può essere detto analogamente in rapporto ad altre religioni - il discernimento cristiano chiede se "ci sono categorialità bibliche o bib1ico-teo10giche capaci di tradurre per il cristiano la realtà e il senso religioso del fenomeno is1amico"; esso consiste in "un processo di risignificazione dell'is1am dentro l'economia cristiana, suppone momenti mediani di ricognizione e di contenimento dell'islam dentro categorie propriamente cristiane"; temi, questi, oggi più che mai di stringente attualità. Gli studi raccolti nel presente volume delineano la questione delle condizioni di discernimento cristiano dell'islam sviluppando un percorso che va da un inquadramento ermeneutico generale ad un tentativo di sistemazione del rapporto tra teologia e islam, nella volontà di perseguire un dialogo dall'indiscusso rilievo teologico, religioso e insieme civile, ma anche nella cognizione fondata della possibilità di trovare soluzione alla questione che travaglia la riflessione teologica cristiana: perché l'islam?
Il secondo tomo affronta i 4 pilastri del sapere teologico: la tematica della rilevazione (dando ad essa il primato epistemologivo ed ontologico secondo un'ampia convergenza fra quanti si occupano di teologia fondamentale), della tradizione, della fede (che segue quello della tradizione in quanto non si tratta soltanto del rapporto del soggetto con la rivelazione, ma con questa in quanto trasmessa dalla e nella comunità credente) e, infine, della credibilità della rivelazione.
I contributi affrontano la dimensione contestuale della teologia fondamentale, evidenziodo come di volta in volta questa ha saputo comunicare la Rivelazione cristiana, rispondendo alle sfide e le provocazioni degli altri saperi, ambiti disciplinari e tradizioni religiose.
«Una sola complessa realtà>: è la nota espressione conciliare che la Lumen gentium 8 riferisce alla Chiesa, poiché in essa coesistono misteriosamente l'aspetto visibile sociale e quello interiore divino. Alla luce di tale espressione, il presente volume si propone di mettere a fuoco la sfida a cui la Chiesa odierna è chiamata, prendendo coscienza della sua capacità e responsabilità di produrre una visione organica globale di se stessa, sia nell' orizzonte della storia della salvezza che in quello dell'intera storia umana. La Chiesa, offrendo alla società la risposta ai suoi bisogni religiosi, esercita in tal modo la sua peculiare diaconia culturale e si propone come istituzione ecclesiastica aperta, capace di intrecciarsi e collegarsi con tutte le altre istanze della vita, nella luce del Vangelo. Gli studi qui ospitati, distribuiti organicamente in tre parti, vogliono essere una ripresa metodologica delle istanze che emergono da tale compito dell' ecclesiologia, in un' ottica secondo cui la riflessione ecclesiologica non avviene al di fuori del tempo e dello spazio, bensì è influenzata da una nuova comprensione dell'universo antropologico, in un intreccio pluridisciplinare che vale la pena di essere indagato.
Un valido strumento per l'approfondimento dell'Enciclica di Benedetto XVI Deus Caritas est". "
cattolici e ortodossi in dialogo
Il fondamentalismo - l’atteggiamento mentale e spirituale che tende ad assolutizzare la propria verità intendendola come la Verità - costituisce la sfida teorica e pratica del nostro tempo, segnato dalla globalizzazione e dall’incontro-scontro tra culture e religioni diverse. Come conciliare la pretesa di una religione di possedere la Verità con la pluralità delle religioni e dunque delle risposte? Sembra impossibile individuare un’unica strada. Il bivio resta aperto: o il fondamentalismo o il relativismo. È una questione scottante che sollecita la riflessione di teologi e filosofi. Gli Autori dei contributi prendono in esame il rapporto tra il fondamento - ciò che "sta alla base" e che giustifica il senso ultimo della realtà - e i fondamentalismi; tra la Verità e le verità, tra unità e molteplicità.
La scelta antologica contenuta nel volume intende offrire al lettore un contatto diretto con alcuni grandi maestri del pensiero credente dall'età patristica al XX secolo, da Origene e Agostino a Newman, fino a Rahner e von Balthasar. I testi - disposti secondo un criterio cronologico - sono introdotti da brevi schede. In appendice vengono presentati i testi del Concilio Vaticano I e Vaticano II.
Dalla formazione alla piena maturità intellettuale, l'intera vicenda culturale di Simone Weil appare caratterizzata da un vivo e profondo interesse per i miti. Creatore dell'universo, Dio manifesta attraverso i miti l'origine trascendente del cosmo e pertanto, secondo la Weil, questi, pur nell'appartenenza a tradizioni, culture, civiltà diverse, sono intermediari della relazione tra Dio e l'uomo. Ad oggi in ambito italiano non si è ancora pienamente rilevata la centralità e l'originalità della dimensione mitica nel pensiero della Weil e non esistono studi specifici sull'argomento. Il presente studio intende colmare questa lacuna, operando una classificazione delle figure mitiche - in particolare di Antigone ed Elettra - presenti nell'universo filosofico di Simone Weil e formulando una compiuta teoria sulla sua dimensione mitica.
Il moltiplicarsi dei conflitti etnico-religiosi e la rinnovata centralità della religione come elemento creatore dell'identità collettiva di un popolo hanno riportato all'attenzione del dibattito culturale il rapporto tra i tre grandi monoteismi. Nella consapevolezza che solo una visione più chiara della specificità e delle differenze può condorre ad un vero incontro e dialogo tra le religioni, il presente volume indaga, in prospettiva comparatistica, la condizione dell'uomo come creatura nel cristianesimo, ebraismo e islam. Con il contributo di alcune delle figure più autorevoli del panorama teologico attuale. Il volume è realizzato in collaborazione con la Facoltà Teologica di Sicilia.
Un saggio che ripercorre la figura e l'opera di Raffaele Pettazzoni e di alcuni suoi discepoli, sottolineando il loro contributo allo sviluppo della teologia della religione.
La percezione di Dio nell'Ebraismo, nel Cristianesimo e nell'Islam.
Il filo conduttore che lega i contributi del volume e l'avvento di Dio, il suo farsi presente nella storia dell'uomo.
L'esperienza mistica tra interiorità e trascendenza.
Una avvincente introduzione alla teologia, dalle lezioni tenute dall'Autore all'universita di Freiburg i.B. Nel 1974/1975.
RIFLESSIONI SUL MISTERO, NON TANTO COME DIFETTO DEL PENSIERO FINITO DELL UOMO, QUANTO COME LA VIRTU`PRIMA DELL INFINITA DI DIO.
IL CRISTOCENTRISMO HA COME OGGETTO DI RIFLESSIONE CRISTO E IL SUO SIGNIFICATO SALVIFICO PER L UMANITA.
Trinità religioni mistica
la filosofia e la teologia trovano un accordo e si legittimano l un l altra dopo il concilio vaticano ii. La teologia sacrametaria si rinnova: l eucaristia si legittima non piu`per cause ultime ma perche`recupera il legame uomo-dio; gesu si e`offerto per noi uomini. Approfondimento e sussidio teologico; strumento di liturgia. Questo libro ammoderna la forma mentale ecclesiastica; o meglio: esso e`il frutto di un cambiamento di marcia, di un ampliamento di visuale della teologia. Gli assunti fondamentali della chiesa rimangono fedeli ai criteri ortodossi ma il fatto di pensare l'eucaristia come simbolo del legame indissolubile tra dio e l'uomo e n on piu`come una questione astratta di prinicipi dottrinali cambia radicalmente il modo di
che cos e`la fede? Come si entra nella fede? Che cosa significa credere? Oggi che la ragione sperimenta la crisi della sua presunta assolutezza, questo interrogativo vive una rinnovata attualita ed urgenza. Partendo da una analisi delle istanze culturali entro cuis i svolge oggi il discorso teologico, il volume traccia un percorso sistematico che esplora la dimensione antropologica della fede, ritorna alle radici bibliche del tema, si apre ad una prospettiva ecclesiologico (il dove" della fede e`la ch"
Dialogo di Eberhard Jungel
Nel pensiero di Chiara Lubich