L'aspetto che più profondamente ha influenzato il modo di pensare nella teologia e nelle sue discipline settoriali è il pensiero binario, cioè l'abitudine a catalogare la realtà secondo coppie in contrapposizione. Questa abitudine mentale così radicata va superata mediante la prospettiva di genere. Essa non è semplicemente una prospettiva tra le altre, ma rappresenta una svolta programmatica nel modo di trattare le domande antropologiche e quelle etiche. Interrogarsi sull'essere umano attraverso i concetti e le teorie proposte dagli studi di genere significa adottare un nuovo approccio epistemologico e metodologico che porterà a un'antropologia e a un'etica teologica arricchite e più capaci di cogliere la complessità dell'esistenza umana e del suo vissuto, nonché le sfide che viviamo nel presente.
A partire da un'analisi della risposta della Chiesa al dramma degli abusi sessuali sui minori e gli adulti vulnerabili, l'autore sostiene la necessità e l'opportunità che la Chiesa, con lo sguardo sempre rivolto alla dignità della persona umana e l'attenzione costante all'accoglienza e al sostegno delle vittime e alla salvaguardia dei minori, promuova lo sviluppo di specifici programmi e strategie nei confronti dei chierici rei di abusi, con il duplice fine della prevenzione della reiterazione del crimine e della riabilitazione personale. L'autore analizza sentimenti e atteggiamenti riscontrabili nella Chiesa verso i chierici responsabili del crimine di abusi e giunge alla consapevolezza che, per favorire quanto più possibile sia la salvaguardia dei minori che la riduzione del rischio di reiterazione del comportamento abusante, sia opportuno mantenere nei confronti dei rei un atteggiamento che tenga insieme giustizia e misericordia e che porti ad affiancare alla giusta pena per il crimine commesso la presa in carico dei rei attraverso programmi terapeutici, cure pastorali e forme di accompagnamento spirituale che li conducano a un recupero della coscienza della propria vocazione cristiana, impedendo loro per sempre il contatto non monitorato con minori e adulti vulnerabili. Prefazione di Matteo Zuppi.
La portata della crisi ambientale è giunta a sfidare la teologia in termini ignoti alla tradizione: in tutte le grandi famiglie ecclesiali è presente tale consapevolezza. Per questo il volume sceglie di presentare tre brevi monografie, nelle quali l'aspetto dialogico costituisce il presupposto dell'argomentazione. Il teologo cattolico Simone Morandini tratteggia la fede nel Creatore come qualificante l'esperienza credente del mondo, lo "sguardo- con cui essa lo coglie. Per Panaghiotis Ar. Yfantis, che ci introduce all'orizzonte della riflessione ortodossa, l'esistenza contemplativa costituisce lo spazio esistenziale entro il quale elaborare una teologia della trasparenza della creazione. Il saggio del teologo valdese Fulvio Ferrario delinea una teologia che si confronta con l'areligiosità occidentale, precisando la critica al cosiddetto "antropocentrismo". Letti insieme, i tre saggi assumono l'aspetto di una conversazione, di un dialogo aperto, non convenzionale, ma vero.
La tesi dottorale di Luigi Giussani, pubblicata per la prima volta dal giorno in cui fu discussa al Seminario di Venegono il 23 giugno 1954, rappresenta un prezioso documento per inoltrarci non solo nella conoscenza di uno degli autori più sensibili e innovatori all'interno del protestantesimo americano, ma anche per cogliere gli snodi teologici che, in senso costruttivo e critico, hanno contribuito alla riflessione di Giussani sull'antropologia cristiana. La lettura attraversa tutte le tappe di un percorso umano alla propria autocoscienza, a partire dalla domanda sulla relazione tra natura e spirito, sul senso dell'auto-trascendenza umana, fino al significato e al ruolo della rivelazione cristiana. Giussani accompagna il lettore entrando nelle pieghe più recondite di tale percorso documentando, come non mai, il suo autentico spirito ecumenico, la sua ampia e profonda competenza teologica e la sua sensibile conoscenza dell'animo umano. Le pagine qui proposte sono l'invito a un'immedesimazione e a un confronto di grande attualità.
Dio e/o Galileo? Da questa domanda fondamentale che si protrae da secoli, ponendo scienza e fede in contrapposizione, prende le mosse il presente volume. Non c'è alcun dubbio che i recenti sviluppi tecnologici, soprattutto quelli relativi all'Intelligenza Artificiale, abbiano creato negli esseri umani l'illusione di essere senza limiti, di potersi tranquillamente sostituire a Dio. Ma è davvero così? Il dialogo con la nuova cultura digitale non può esimere la Chiesa dal dovere di esprimere anche una valutazione etica sulle nuove conquiste della scienza e della tecnologia. Ciò che è in gioco non è solo il rapporto teorico tra scienza e fede, ma principalmente la concezione dell'uomo del prossimo futuro, a cui la fede non può rimanere estranea. Una visione certamente miope, per difendere la neutralità della scienza, in passato si è sentita in dovere di opporla alla fede. Per il nostro autore invece, come ben emerge dal libro, Dio e Galileo possono e debbono tranquillamente stare insieme. Scienza e fede non sono nemiche, ma alleate, per offrire all'umanità uno scenario il più completo possibile su cui orientare l'esistenza. La scienza, diceva Max Weber, è come una mappa: non dice dove dobbiamo andare, ma solo come possiamo arrivarci. Scegliere la meta verso cui siamo diretti non è compito della scienza, ma delle decisioni che si devono prendere alla luce del voler donare senso alla vita.
In che senso l'affermazione cardine della cristologia «Il Verbo di Dio si è fatto carne» ha una valenza ecologica? A questa domanda l'autore cerca di rispondere rileggendo i testi evangelici alla luce della crisi ecologica, divenuta sempre più una questione cruciale. Analizza il legame tra Gesù stesso e la natura, come egli l'ha sperimentata nel suo tempo, quanto sia presente nella sua predicazione del regno di Dio e come sia coinvolta nei suoi gesti miracolosi. Egli se ne è sentito parte, l'ha amata e rispettata, l'ha collocata nella sua giusta dimensione di dono. Gesù ha respirato la stessa aria di tutte le creature viventi sulla terra, ha mangiato cibo cresciuto dallo stesso terreno e bevuto acqua dalle stesse gocce di pioggia. I processi biologici naturali sono stati concreti e reali per l'uomo Gesù. In lui, Dio si è unito per sempre alla rete della vita, diventando parte della biologia della terra. L'amore divino si è rivelato cosmocentrico e biocentrico, non solo antropocentrico. La fede e la sequela in Gesù Cristo forniscono risorse per un'etica ecologica, necessaria per evitare l'indifferenza. La lettera enciclica Laudato si' e l'esortazione apostolica Laudate Deum di papa Francesco offrono indicazioni indispensabili per essere da cristiani - insieme a tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà - difensori, costruttori e custodi della casa comune.
Qual è lo stato di salute del Vangelo oggi? E quali possibilità hanno i nostri contemporanei, in ogni latitudine del globo, di incontrare Gesù? A queste domande cerca di rispondere il presente volume, nato dal contributo di tre autori che rappresentano tre mondi differenti: l'Oriente cristiano, l'Occidente secolarizzato e il Sud del mondo. Dimitrios Keramidas, teologo ortodosso greco, ripercorre la storia dei rapporti tra Chiesa e Stato e mira a una testimonianza comune dei cristiani per il bene dell'unità cristiana e della proclamazione del Vangelo. Jens-Martin Kruse, pastore luterano tedesco, parla senza illusioni della decrescita delle Chiese in Europa, ma rileva una sete e una ricerca di spiritualità che le sollecitano a evolvere verso una nuova comunicazione del Vangelo. Andrew Giménez Recepción, presbitero cattolico e missiologo filippino, sottolinea come la missione oggi si rivolga a ogni persona in tutte le situazioni di vita, sia nel mondo come "casa globale di Dio-, sia nel metaverso. Le prospettive qui delineate guardano con fiducia a un avvenire in cui il mondo globale si configura sempre più come villaggio, come comunità di vita.
Questo volume propone un'indagini intorno alle forme teologiche attraverso le quali le principali confessioni cristiane affrontano l'amore, la sessualità e la famiglia.
I tre contributi si concentrano ciascuno su un focus specifico: il riconoscimento da parte della teologia cattolica dell'erotismo come la forma propriamente umana della sessualità a partire da Amoris laetitia (2016); l'accoglienza delle persone lgbtq+ e di ogni forma di vita familiare la lotta contro i pregiudizi teologici portata avanti da teologie e chiese protestanti; l'oscillazione che si osserva all'interno della teologia ortodossa tra la riaffermazione del quadro canonicO tradizionale (specie in Russia) e l'elaborazione di una visione rinnovata della morale sessuale e della familia (specie nel patriarcato ecumenico).
Emerge, così, un variegato panorama che dà conto non solo delle diversità delle forme teologiche e e pratiche con cui sono comprese le relazioni sessuali all'interno dei diversi ambiti confessionali, ma anche del profondo e complesso processo di mutazioni in atto.
L'Eucaristia è ritenuta «fonte e culmine di tutta la vita cristiana» (LG 11). Quale spazio, allora, le singole Chiese lasciano aperto alla possibilità di un incontro attorno alla stessa mensa? Chi è il soggetto della reciproca ospitalità? Quale rapporto esiste tra l'unico Battesimo e la celebrazione dell'Eucaristia? Alla ricerca di spazi di dialogo scevri di rigidità dogmatiche, R. Penna, E. Genre e G. Getcha mettono sul piatto il presupposto, incontestabile, che ogni confessione cristiana è d'accordo sul fatto che l'Eucarestia sia il momento di maggior espressione della propria fede poiché la comunità, radunata dal suo Signore, si pone in ascolto della Sua parola e accoglie, appunto, il suo invito a partecipare alla sua mensa. E così fanno gli autori in questo settimo volume della collana di teologia interconfessionale, ponendosi in ascolto delle proprie e delle reciproche comunità per trovare terreno comune su cui costruire nuovi spazi di convivialità interconfessionale.
Papa Francesco, nell'ormai famoso discorso del 17 ottobre 2015 in occasione dei cinquant'anni dalla istituzione del Sinodo dei Vescovi, affermò che «il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Francesco si rifaceva alle parole di Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli e noto Padre della Chiesa del IV secolo. E proprio a lui e agli Padri della Chiesa è necessario rifarsi affinché il termine "sinodalità" non venga svuotato a motivo dell'uso poco accorto che se ne sta facendo. Ma non basta, bisogna recuperare il grande insegnamento del Concilio Vaticano II sulla Chiesa come popolo di Dio, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di ministeri, carismi, ruolo dei laici e delle donne, sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune, gerarchia e clericalismo... Solo in questo modo la Chiesa può far fronte alle sfide del presente, dove indifferenza, secolarismo, pluralismo religioso, stanno letteralmente riducendo la fede cristiana a un mero ricordo del passato o della nostra infanzia.
Senso di abbandono e consolazione. Troppo facile stabilire che il primo è negativo e l'altra positiva. Percorrendo i sentieri delle Sacre Scritture, il libro mostra che le cose sono più complicate. Per la Bibbia, il senso di abbandono è esperienza originaria e complessa. Tocca Dio e gli umani, peccatori e innocenti, chi si svincola da legami e chi li tesse. La risposta è la consolazione, non un "premio di consolazione" che, come tale, né premia né consola. Il profeta Isaia, ad esempio, afferma che Dio consola allattando come una madre. Cosa vuol dire ciò? Si tratta indubbiamente di un'esperienza gratificante; eppure, l'allattamento agisce alternando poppata e astinenza, stretto contatto e distacco. L'allattamento non satura, ma prepara alla separazione tipica dello svezzamento. Tale dinamica è presente nel primo annuncio di Cristo: «Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17). Cioè Dio "è nelle vicinanze". Esattamente come una mamma che non resta sempre presso il suo bambino, ma deponendolo dopo la poppata, pian piano lo abitua a stare solo. Ella rimane nelle vicinanze, pronta alla chiamata del piccolo. Abbiamo bisogno di riscoprire questo aspetto della fede, che l'autore esprime anche con la bella e significativa immagine dell'"andirivieni- di Dio e del suo Messia. Se Dio abbandona è per dire "inventa", "mettiti in gioco".
«Ciò di cui il mondo ha bisogno». Questa espressione ricorre più volte negli scritti di Benedetto XVI. I punti fermi che egli ha voluto lasciare in eredità si concentrano nella centralità di Gesù Cristo che non può mai essere oscurata dalle vicende storiche della Chiesa; nella grande sfida dell'evangelizzazione che i cristiani sono chiamati a realizzare con uno stile di vita coerente al Vangelo; nel tentativo di trovare gli elementi positivi della modernità per far emergere ancora una volta la grande novità della fede cristiana. È per questo che egli è stato anche il grande difensore dell'Europa, perché non dimenticasse le sue origini e la responsabilità a cui è chiamata. Aver scelto il nome di Benedetto, il primo grande artefice dell'evangelizzazione, riporta a questa visione lungimirante in grado di tenere unite la contemplazione dell'amore e la sua irradiazione nel mondo. Benedetto XVI ci ha lasciati il 31 dicembre 2022, il giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di San Silvestro papa, che viene ricordato per due fatti: il primo Concilio celebrato a Nicea nel 325 da cui scaturì la professione di fede sulla divinità di Gesù Cristo e la condanna di Ario che negava la divinità di Gesù. Con Benedetto XVI si può dire che si conclude la testimonianza diretta di uno dei teologi più impegnati nel Concilio Vaticano II. Di questo grande teologo e Papa, considerato da molti un "Padre della Chiesa", mons. Fisichella, uno dei suoi più stretti collaboratori, ci consegna nel presente volume una sintesi unica e originale del suo pensiero.
Da duemila anni, ciascuna Chiesa cristiana ha amato, onorato, formato una sua dottrina nei riguardi della Madre di Dio, tanto che talvolta Maria appare causa di divisione. In questo volume tre teologhe appartenenti alle principali confessioni cristiane provano a interrogarsi su Maria, nella consapevolezza che ciascuna Chiesa può offrire alle altre la sua specifica spiritualità e teologia, foriera di nuovi sviluppi dal punto di vista ecumenico. Nel primo contributo, Adriana Valerio mette a fuoco la ricezione femminile presente nella storia della spiritualità cattolica avendo in filigrana i pochi brani biblici che riguardano Maria di Nàzaret. Segue il saggio della patrologa siro-ortodossa Mervat Kelli, che concentra lo sguardo su Maria nella Chiesa delle origini, declinandolo in particolare in cinque ambiti: teologia, poesia, dogma, liturgia e icone. Chiude il volume la storica luterana Nicole Grochowina che, partendo da Martin Lutero e giungendo agli ordini evangelici contemporanei, offre una prospettiva nuova sulla figura di Maria.
In un dibattito teologico intenzionato ad affrontare le sfide del nostro tempo, nel contesto ipersecolarizzato della società europea, l'annuncio cristiano del Regno di Dio non dovrebbe costituire oggetto di dissenso legato all'appartenenza ecclesiale. Le questioni aperte e anche le differenze sono, per quanto riguarda l'essenziale, trasversali rispetto alle confessioni. Gli autori di questo libro, dunque, presentano, ciascuno, un approccio complessivo al tema, da prospettive diverse: la risurrezione (Stefan Munteanu, ortodosso), il giudizio (Antonio Nitrola, cattolico), il compimento (Fulvio Ferrario, protestante). Di risurrezione ed escatologia, «ci parlerai un'altra volta», dicono gli Ateniesi a Paolo. E invece è bene parlarne oggi: la buona notizia, infatti, è che l'ultima parola di Dio disvela la verità sulla creazione, sulla storia e sull'essere umano.
Giovanni Paolo I è passato alla storia come il "Papa del sorriso". Assieme al suo sorriso spontaneo, non studiato né di circostanza, egli manifestava anche un'altra dote preziosa: la semplicità. Come emerge dalle tante testimonianze di quanti lo hanno conosciuto, riportate in questo volume, Albino Luciani aveva fatto della semplicità evangelica un programma di vita sin dai tempi del Seminario, a cui non aveva rinunciato né da vescovo di Vittorio Veneto né da patriarca di Venezia, pur essendo un uomo di grande cultura e un fine teologo. Ma è soprattutto nei suoi 33 giorni di pontificato che il mondo intero ha avuto modo di apprezzare la semplicità di questo Papa, in modo particolare durante le catechesi del mercoledì, dove egli si rivolgeva ai fedeli con un linguaggio semplice e fuori dai rigidi schemi protocollari. L'allora cardinale di Milano, Giovanni Colombo, di lui ebbe a dire: «Il nuovo Papa è un uomo colto assai più di quanto lascia scorgere. Il suo magazzino è incomparabilmente più fornito della sua vetrina». Questo libro, grazie anche ai ricordi personali dell'autore, Ponente della causa di beatificazione di Albino Luciani, ci fa toccare con mano la santità umile e semplice di questo Papa che, nonostante la brevità del pontificato, ha scritto una pagina importante nella storia della Chiesa.
Il tema della Tradizione, oggi sottovalutato, è uno dei riferimenti più importanti nella teologia e nel Magistero. Bisogna però riconoscere che si tratta di un concetto poco chiaro, soprattutto quando si devono determinare i suoi contenuti. In che cosa consiste la Tradizione? Come la si interpreta? A quali condizioni può essere modificata? A tutte queste domande, che appartengono alla vita quotidiana della Chiesa, vuole rispondere il presente volume, che intende proporre delle linee orientative per comprendere come accostarsi alla Tradizione e come interpretarla. Un contributo significativo in tal senso, per l'autore di questo libro, è costituito dal Commonitorio di Vincenzo di Lérins, un'opera del V secolo, il cui pensiero fondante è che la sacra Scrittura vada inserita, letta e interpretata alla luce della Tradizione. Questa profonda intuizione, dimenticata per secoli, è stata riproposta dal Vaticano II, nella Dei Verbum, anche se fino ad oggi solo in parte compresa e attuata. In quanto fa da eco al Vangelo del Verbo fatto carne, la Tradizione allora, a dispetto del nome, è quanto di più dinamico ci possa essere, una realtà tesa sempre verso il futuro in forza del suo inscindibile legame con il passato. Per riprendere un fortunato aforisma medievale, se oggi riusciamo a vedere più lontano e in profondità è perché «siamo come dei nani sulle spalle dei giganti» che ci hanno preceduto.
Il volume, curato da tre importanti rappresentanti delle principali confessioni cristiane, quella ortodossa, quella cattolica romana e quella protestante valdese, presenta altrettanti possibili sguardi sull'esperienza della sinodalità ecclesiale. Le differenze nella riflessione teologica, negli ordinamenti giuridici, nella prassi fra le tre tradizioni, ma anche all'interno di ciascuna di esse, non devono però portare all'immobilità, alla rinuncia a credere e a sperare nell'unità. È attraverso la conoscenza reciproca e l'approfondimento della propria e dell'altrui tradizione, tramite la promozione di una "teologia interconfessionale" che si realizza infatti quello "scambio di doni" grazie al quale i cristiani si riconoscono uniti in Cristo dallo Spirito Santo, in cammino verso la piena comunione.
Il titolo scelto dalle due autrici mostra, nell'uso della parola "percorsi", la consapevolezza storica, biblica e sistematica dell'impresa che è stata affrontata per indagare un tema centrale per ogni teologia: la cristologia. Mariani e Navarro Puerto non si limitano a fare il punto sulle cristologie femministe e sui loro modelli principali, ma trasformano questi modelli nel punto di partenza per un cammino che si muove su terreni inesplorati e che pone ipotesi innovative. E lo fanno strutturando il testo in due sezioni ben distinte: "Decostruzioni e ricostruzioni", che recensisce gli studi offrendo delle griglie interpretative, e "Continuità nella discontinuità", che si collega ad esse riprendendole ed estendendole. Una struttura duale che rispecchia anche le loro differenze disciplinari e di pratica accademica: teologia sistematica nel caso di Milena Mariani ed esegesi e teologia biblica in quello di Mercedes Navarro Puerto.
A distanza di quarant'anni dalla pubblicazione di La Chiesa in missione, Severino Dianich riprende le tematiche che avevano reso quel testo una pietra miliare per l'ecclesiologia e le rilegge arricchendole con le nuove prospettive e i nuovi problemi che, in questi decenni, hanno obbligato la Chiesa a fare i conti con se stessa, con il mondo e con il Vangelo. In particolare, il Pontificato di papa Francesco ha dato un'accelerazione forte ad alcune domande ormai inevitabili, quando si parli della comunità cristiana come luogo di annuncio e di missione: in questo senso, la categoria dell'altro diventa necessaria per poter interpretare presente e futuro dell'annuncio evangelico, nella storia, in vista della proposta di salvezza che contraddistingue il cristianesimo fin dalle sue origini. L'altro, che non è semplicemente "distanza- da colmare o "diversità- da integrare, bensì la necessaria pro-vocazione che muove ogni progetto di costruzione di una comunione che non sia esclusiva ma capace di rimodellarsi «per aiutare tutti i fedeli a sentirsi corresponsabili, nella molteplicità dei carismi che lo Spirito di Gesù diffonde, nell'unica missione» (dalla Prefazione di Giacomo Canobbio).
«Il Signore mi condusse»: le parole iniziali del Testamento di Francesco rappresentano, per l'autore di questo libro, la chiave di lettura intima e fondativa della sua esistenza e dei suoi scritti. Lasciarsi condurre da Dio significa consegnarsi a Lui come figli, come fratelli. Ecco la scoperta di Francesco: si è figli nella misura in cui si accetta di essere fratelli, e si è fratelli nella misura in cui si rimane nell'obbedienza fi liale. In questo avvincente ritratto psicologicospirituale del santo di Assisi, Giovanni Salonia fa emergere dall'analisi dei testi - agiografi a e scritti - il Mistero Pasquale incarnato nel cuore e nell'esistenza di Francesco. Nel Mistero Pasquale vengono guarite le ferite della figliolanza e della fraternità e si diventa custodi del fratello. Francesco vuole per i suoi frati, i suoi seguaci, la «vera e perfetta letizia» (risuonano le parole di Gesù: «perché la vostra gioia sia piena»). Francesco mette in guardia dalle trappole segrete del cuore che conducono a derive di frustrazione e di fallimento. Come ben dimostra questo volume, conoscenza del cuore dell'uomo, aderenza intima e totale al Vangelo fanno della vita e degli insegnamenti di Francesco una lezione fondamentale anche per l'oggi.
Questo volume a tre voci intende offrire una presentazione ecumenicamente e storicamente responsabile dei momenti divisivi nella storia del cristianesimo. Cyril Hovorun ripercorre questa vicenda in una prospettiva ortodossa, focalizzandosi sul problema del Filioque, la lunga storia dell'allontanamento reciproco tra Est e Ovest e i diversi tentativi di porre rimedio alla separazione. Stefano Cavallotto, teologo e storico cattolico, si concentra sulla storia successiva allo scisma del 1054 e illustra le tensioni interne al cristianesimo occidentale, rifl ettendo, in particolare, sull'importanza delle correnti riformistiche del tardo Medioevo. Lothar Vogel, infine, illustra le visioni del passato e delle divisioni nell'ambito evangelico, sottolineando l'importanza della cattolicità - intesa come universalità - della chiesa anche nella teologia protestante. Tutti i contributi chiudono con una considerazione sullo stato attuale dell'ecumenismo cristiano, ponendo in risalto, pur con alcune differenze, l'importanza di questo movimento per la Chiesa intera.
Un saggio che sposa un approccio multidisciplinare, per offrire al lettore una straordinaria ricostruzione storico-critica della prospettiva con cui la chiesa, nei secoli, ha interpretato sesso e amore nella propria riflessione teologica e nell'azione pastorale. Dall'enfasi secolare sul fine procreativo del matrimonio - che aveva messo in ombra la centralità dell'amore nelle relazioni coniugali - il volume approfondisce eventi e figure fondamentali della storia e della teologia, fino alle Catechesi sull'amore umano di Giovanni Paolo II e all'Esortazione apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco, per mostrare una rivoluzione nello sguardo e nei significati dell'amore e della sessualità che arriva al cuore della pastorale familiare. Il sesso non è un "periculum" ma neanche un "totem", l'amore non è egoista né fine a se stesso: è oggi possibile, per la comunità cristiana, diventare custode della bellezza della famiglia, con la franchezza dell'annuncio e la tenerezza dello sguardo.
Il rapporto fra Rivelazione, Tradizione e Scrittura è una questione complessa che ha attraversato i conflitti fra le varie confessioni cristiane riguardo l'interpretazione della Bibbia, dei simboli e delle pratiche della fede. All'interno del volume tre teologi dialogano intorno al tema in una sorta di scambio evangelico di doni. Dal punto di vista cattolico, Sergio Gaburro recupera la prospettiva di Dei Verbum del Concilio Vaticano II per affermare che fra Tradizione e Scrittura esiste un rapporto di mutua interdipendenza. Eric Noffke mette a fuoco il primato assoluto della Scrittura nella prospettiva evangelica, affidando alla Chiesa il ruolo di discepola in ascolto. Infine, l'ortodosso Petros Vassiliadis affronta l'unità viva di Scrittura e Tradizione, dove un ruolo speciale è svolto dall'azione dello Spirito Santo.
Trascorriamo circa un terzo della nostra vita dormendo, ma ci descriviamo a partire solo dallo stato di veglia, riducendo il sonno a una stazione di servizio per "fare il pieno- e riprendere subito il cammino. Quando il dormire viene alla ribalta è quasi sempre per i noti problemi legati ai "disturbi del sonno-, sicché un terzo della vita o non merita di essere pensato, o è requisito dal medico. Eppure Dio, creando l'uomo e la donna, li ha immaginati contraddistinti anche dal dormire. Questo dettaglio vorrà pur dire qualcosa! Avrà pure qualcosa da dire il fatto che Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, abbia vissuto almeno tre anni (i suoi primi!) passando gran parte del tempo dormendo, come ogni bambino. Partendo da tali considerazioni, il presente volume propone un'originale lettura del rapporto sonno-fede. A ben guardare, le Sacre Scritture dedicano molta attenzione al sonno, all'insonnia, alla sonnolenza e alla pigrizia, alla notte, al sogno. Parlano di fede e incredulità anche a partire dall'esperienza del dormire. Il grande insegnamento che ne deriva è che dobbiamo imparare ad "abbandonarci- al sonno, nella consapevolezza che mentre noi dormiamo in pace, Qualcuno si prende cura di noi, della nostra vita e del mondo.
Tre contributi compongono questo volume. Il primo, di Corrado Lorefice, propone la ricezione creativa del magistero di Francesco della Fratelli tutti, e l'elaborazione di una riflessione teologico pastorale contestualizzata, cioè fedele all'incarnazione. Il secondo, di Anna Staropoli, è un "canto- del riscatto degli scartati e dei vulnerabili, uno spartito pensato e scritto con la pedagogia del sogno di papa Francesco. Il terzo, di Vito Impellizzeri, pone come nuovo passo la necessità e la voglia di assumersi teologicamente la corresponsabilità del cambiamento, la novità di pensare ad uno stile cristiano con cui viverlo e con cui legarlo alla storia del regno di Dio tra di noi. Come ben suggerisce l'immagine della copertina, il famoso mercato de La Vucciria di Palermo, di Renato Guttuso, la prospettiva di fondo di tutto il testo è il vangelo incarnato in una città, in questo caso Palermo, nei suoi colori, sapori, odori, abitanti, ferite, relazioni... Palermo come Gerico, la città di Zaccheo che vuole vedere e ospitare Gesù, la città della guarigione del cieco nato... una città profondamente legata all'intervento di Dio nella storia. In questa città, come in ogni città, la strada può diventare un'occasione favorevole, una struttura di grazia se, come il buon samaritano, si fa dell'altro, del suo dolore e delle sue ferite, il proprio tempo.
Uomini e idee che hanno segnato una tappa della teologia nel suo intento di scrutare il mistero dell’uomo nel mistero di Cristo
La Rivelazione di Dio diventa punto di incontro e sintesi del rispettivo cammino che fede e ragione compiono nel loro indagare e ricercare la verità. Non illudendo l'uomo che lo si potrà liberare dai suoi condizionamenti e dalle sue paure.
Nessuno che abbia a cuore le sorti della Chiesa può rimanere indifferente dinanzi agli scandali che hanno colpito la "barca di Pietro- in questo periodo. È giunto il momento, come ben dimostra l'autore in questo volume, di rivedere radicalmente il nostro essere Chiesa. Non possiamo assolutamente dimenticare che Gesù per i suoi contemporanei, ma non solo, è stato un segno di contraddizione e che la Chiesa non è una "societas" come tutte le altre. Occorre risalire alla sorgente, riagganciare in maniera più incisiva la nostra esperienza di fede con la Parola di Dio. Solo così avremo una Chiesa in cui ciò che conta non sono i titoli ma le persone, non i ruoli ma i servizi, non le funzioni ma i carismi, una Chiesa molto più vicina a quella voluta da Gesù. Per realizzare tutto ciò, secondo l'autore non ci sono che due strade da percorrere: rivedere il criterio dell'appartenenza e avere il coraggio di rivisitare la prassi del battesimo ai bambini. Affinché sul piano pastorale tutto cambi e niente sia più come prima, bisogna impedire che l'acqua del fiume-Chiesa sia inquinata o resa torbida da affluenti spuri costruiti sulle nostre parole e non sulla Parola di Dio.
Che cosa intende ogni singola confessione cristiana, quando parla di dogma, grazia o libertà? Primo volume di una collana di teologia interconfessionale, questo glossario vuole essere uno strumento per comprendere la prospettiva dell'altro sulle parole della Fede che unisce e del Battesimo che accomuna. È rivolto non solo agli studenti, ma a tutti coloro che intendono acquisire informazioni corrette sul senso dei termini che le diverse confessioni cristiane utilizzano nel loro "gergo- ecclesiale e teologico. Si va da Anno liturgico a Vescovo e ogni parola viene descritta dalla prospettiva cattolico-romana (Giuseppe Lorizio), da quella evangelico-protestante (Fulvio Ferrario) e da quella orientale-ortodossa (Germano Marani), permettendo alle lettrici e ai lettori di cogliere le convergenze e le differenze intorno ai grandi temi della fede cristiana. «Abbiamo cercato innanzitutto di interrogare le dottrine e le prassi delle Chiese sorelle, di esporne l'essenziale, di cercarne il senso più profondo. Certo, non manca la teologia, ma essa viene di volta in volta posta a servizio del Vangelo. Il risultato è uno strumento che aiuta a comprendere la prospettiva delle diverse confessioni cristiane riguardo alle parole della Fede che unisce e del Battesimo che accomuna». Dall'Introduzione di Giuseppe Lorizio
Se il contributo delle teologhe è cresciuto in questi anni per quanto riguarda i diversi ambiti del sapere teologico, in particolare biblico e sistematico, ciò non è accaduto in quello liturgico. Qual è dunque il contributo della riflessione teologica delle donne alla teologia liturgica? Quali possibilità esistono di tracciare un ponte tra gli insegnamenti magisteriali, in modo particolare di Sacrosanctum concilium, e le sfide liturgiche di genere? L'autrice affronta il rapporto tra gli studi liturgici e il contributo delle donne nelle sue varie correnti. Parte da un recupero storiografico che mostra come, in tutti i tempi, sono esistite donne che hanno fatto della liturgia il perno dell'esperienza religiosa. Su questa base storica si affrontano questioni attuali. Non manca lo spazio dedicato a disegnare il futuro e lo sviluppo del pensiero delle donne sulla liturgia, con la valorizzazione del ruolo dei laici nel processo di simbolizzazione e di ritualizzazione che investe le attuali società ad alta differenziazione. Nella cultura teologica italiana, animata da una giusta e crescente attenzione alla rilettura teologica in prospettiva di genere, lo spazio per la ricezione del presente volume appare aperto e promettente.
Da più di duemila anni la Chiesa, grazie ai sacerdoti, vive del comando di Gesù Cristo di fare memoria della sua morte e risurrezione. Eucaristia e sacerdozio sono, infatti, il cuore della fede cristiana. Per questo è necessario, come fa l'autore nel presente volume, contemplare con occhi sempre nuovi quello che possiamo definire il "mistero dell'altare". Tra le tante formulazioni con cui la Chiesa ha dato voce alla sua fede nell'eucaristia, l'antica espressione "pane della vita" più di ogni altra sintetizza le riflessioni contenute nel libro. I due termini rimandano a quanto di essenziale la mente coglie per esprimere il significato profondo di questo mistero: il desiderio di vita e il mezzo per raggiungerla. Come il profeta Elia anche i credenti sono chiamati a nutrirsi di un po' di pane per essere capaci di addentrarsi nel deserto della vita. Se questo richiamo a lasciarsi sorprendere sempre dal mistero eucaristico vale per ogni credente, a maggior ragione deve essere ribadito per il sacerdote. Il mistero che la sua vocazione rappresenta diventa comprensibile solo alla luce dell'eucaristia, dono supremo che Cristo ha fatto di sé alla sua Chiesa.
Uno dei teologi più importanti e innovativi affronta i nodi cruciali che, dopo le guerre di religione e la nascita della modernità, hanno dato origine a conflitti ancora irrisolti. Due i nuclei tematici al centro della sua riflessione: lo scavo del senso della Parola biblica e l’ascolto e il confronto critico con la modernità, abbattendo i muri della reciproca diffidenza e aprendo prospettive di dialogo e rispetto.
L’ermeneutica rizziana scardina modelli di pensiero e di azione all’apparenza incontrovertibili e naturali e propone piste alternative inedite, non per cedere alle mode della contemporaneità ma per la fedeltà all’oggi della Parola e all’oggi dell’uomo, al quale la Parola si rivolge come dono e come compito.
«Per capire chi è Dio e chi è l’uomo nella Bibbia, e coglierne la differenza sostanziale dal pensiero greco, devo impegnarmi a pensare dentro la Bibbia: pensare, ma “dentro la Bibbia”; dentro la Bibbia, ma “pensare”. È una questione fondamentale di metodo da cui dipende l’adeguata ricerca del contenuto».
Chi ha letto un solo rigo della teologia rizziana e quanti si confronteranno con questo o altri suoi testi non tarderanno a scoprire che sono proprio questi i temi che, come note musicali, risuonano continuamente in ogni sua pagina.
«I diaconi permanenti sono realmente ordinati in relazione al loro compito originale? O vengono utilizzati essenzialmente nel quadro delle necessità di fatto esistenti nelle nostre comunità per tappare dei buchi venutisi a creare soprattutto a causa della diminuzione delle vocazioni presbiterali?». A questa domanda, sollevata da più parti, intendono rispondere gli Autori di questo libro, prendendo le mosse dai dati relativi a uno studio condotto su un campione di persone che frequentano le parrocchie. I risultati emersi da questa inchiesta sono sconfortanti: emerge una sostanziale insignificanza del diaconato nella società italiana e una grave incomprensione della figura del diacono. È necessario dunque cominciare a ragionare su un nuovo equilibrio che riguarda il diaconato in Italia e che gli Autori riassumono con uno slogan: meno parrocchia, più diaconia. Il volume è completato dal contributo di don Dario Vitali, fondamentale - a livello di riflessione teologica - per il superamento dell'opacità nella quale sembra essere attualmente il diaconato in Italia. Completano il volume poi diversi contributi, più o meno critici circa le posizioni e le proposte avanzate dagli Autori.
Da dove nasce l’istituzione del celibato come condizione indispensabile per l’accesso al sacerdozio cattolico? Esiste da sempre? Ma, soprattutto, è valida ancora oggi? Sembra che l’opinione comune tra i cattolici sia a favore di una libertà di scelta tra stato matrimoniale e celibatario per i sacerdoti. Forse, dunque, i tempi sono maturi per affrontare il discorso con spirito critico? Jean Mercier, autore di una fortunata commedia narrativa di ambientazione parrocchiale, ha firmato, poco prima della sua scomparsa, un saggio sul tema, tra i più discussi all’interno della Chiesa di oggi. La sfida di Mercier in questo libro è rispondere alle obiezioni al celibato e farlo senza perdere di vista la tradizione ecclesiale, puntualmente indagata e sviscerata. Con uno sguardo sulla storia l’autore offre, dunque, informazioni sia sui fondamenti della disciplina cattolica celibataria, sia sui campi “sperimentali” in cui si è dato un clero cattolico coniugato: i “convertiti” provenienti dalla Riforma e dall’anglicanesimo, per esempio, o l’esperienza delle Chiese cattoliche orientali. Mercier ci conduce al centro delle domande, serie e meno, che assediano il tema celibatario oggi, offrendo una prospettiva originale e lucida sul mondo dei preti di oggi e del prossimo futuro.
Che cosa significa per la Chiesa vivere e testimoniare la dimensione comunitaria? Come questa testimonianza può essere estesa all'intera umanità? Quale compito spetta alla teologia in questo ambito? I due autori scelgono il tema del "camminare insieme" come compito e stile della Chiesa dei nostri tempi, accompagnano i lettori a riscoprirne le radici.
L'opera, dopo aver ripercorso l'evolversi della teologia prima e dopo il Concilio Vaticano II, conclude proponendo una "nuova umanità" basata sulla dimensione comunitaria, che va oltre gli schematismi per aprirsi a un incontro personale.
Un saggio di antropologia teologica che approda a una visione di speranza per la Chiesa e per l'umanità: dalla dimensione comunitaria può sgorgare una testimonianza autentica e gioiosa.
Ecco il sogno di Dio per l'umanità.
Don Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo sono ben consapevoli della forte "crisi antropologica" che il mondo di oggi sta affrontando. Per questo propongono una "nuova umanità" basata su una dimensione comunitaria autentica, che proviene dalla chiamata alla salvezza rivolta a tutti da Cristo.
Dalla Prefazione di mons. Rino Fisichella
La fine della cristianità e il palese calo numerico dei cristiani rendono più evidente la centralità del tema della missione della Chiesa, anche nell'Occidente che è stato la culla del cristianesimo. Non basta però arrestarsi alla constatazione che la Chiesa è per natura missionaria o al richiamo dell'urgenza di una nuova evangelizzazione. Occorre chiedersi in che modo la Chiesa possa essere oggi missionaria senza abdicare alla propria identità e senza farlo in modi improponibili nel contesto culturale attuale segnato dalla secolarizzazione, dagli effetti della globalizzazione, dall'esperienza quotidiana del pluralismo religioso. Con l'ausilio della ricca riflessione filosofica e antropologica sul tema, il libro propone la strada del dono come possibilità per ripensare la missione ecclesiale. Ne risulta un percorso avvincente sul piano teologico e ricco di spunti per la prassi pastorale delle nostre Chiese. Un libro utile a non fare dell'invito impellente ad una Chiesa in uscita missionaria uno slogan svuotato di contenuto e spessore spirituale per la vita dei credenti e delle comunità cristiane.
Bibbia e teologia di fronte a scienza e coscienza moderne. Una biblista e un teologo accettano la sfida di ripensare insieme, sia pure nella distinzione metodologica tra i loro due ambiti disciplinari, la teologia della creazione e del male. Nella convinzione che forme di circolarità ermeneutica siano possibili e, soprattutto, necessarie.
Sullo sfondo di un diffuso disagio nei confronti della dottrina tradizionale su creazione e peccato; all'interno di un nuovo orizzonte ermeneutico nel quale gioca un ruolo importante anche la prospettiva di genere; e nel dialogo con le scienze umane, non ultime quelle letterarie, la teologia ripensa i miti biblici delle origini, per i quali il kosmos si chiama creazione e il male si chiama caduta.
Con una cosmologia radicalmente cambiata, il discorso teologico-sistematico si spinge oltre l'impegno ecologico per salvaguardare il creato dalla distruzione umana perché va verso il mistero del compimento di tutto ne "il cielo nuovo e la terra nuova". La teologia della creazione incrocia così l'escatologia e le impone un cambio di paradigma.
Ursicin G.G. Derungs, già professore di teologia fondamentale e dogmatica al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma, si è dedicato all'insegnamento di latino, filosofia e storia al Liceo della Scuola Svizzera di Milano, nonché alla ricerca teologica e all'attività letteraria. E' membro dell'Associazione Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia e redattore di Filosofia e teologia e di Servitium. Ha pubblicato numerosi saggi teologici in italiano, tedesco, romancio. Ha ricevuto riconoscimenti anche internazionali per le sue opere letterarie.
Marinella Perroni, docente emerita di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma e docente invitato alla Pontificia Facoltà teologica Marianum; ha fondato il Coordinamento teologhe italiane. Numerose le sue pubblicazioni di esegesi biblica ed esegesi femminista. Per i tipi della San Paolo ha pubblicato, insieme a Pius-Ramon Tragan, "Dio nessuno lo ha mai visto (Gv 1,18). Una guida al vangelo di Giovanni", 2017.
«La nostra parola iniziale si chiama bellezza». È con questa espressione che Hans Urs von Balthasar, unico nel suo secolo, ha dato inizio a una vera e propria rivoluzione teologica. In quella che può essere considerata la sua opera più significativa, Gloria, egli infatti ha ripercorso la via della bellezza come forma della rivelazione dell'amore trinitario. Riscoprire l'impronta profonda che ha lasciato nella teologia del XX secolo, potrebbe contribuire a un reale progresso del pensiero oltre ogni schema confessionale. È questo l'obiettivo del presente volume, in cui l'autore, "discepolo" di von Balthasar, propone delle interessanti chiavi di lettura dell'intera opera teologica di questo «grande figlio della Chiesa», come lo ha definito Giovanni Paolo II. Von Balthasar non ha fatto altro che ripristinare quella lunga e feconda tradizione patristica che si immergeva nel mistero attraverso la meditazione della sacra Scrittura. Le sue opere esprimono la ricchezza dei due Testamenti ritrovata nel commento dei Padri e dei grandi Maestri. Non solo la teologia, ma la cultura in genere può trovare in lui una pietra miliare per comprendere quanto un cattolico non lasci nulla di insperato nel dare voce alla propria intelligenza e nel saper comporre una sinfonia con gli strumenti più disparati.
La teologia di cui qui si parla è la teologia cattolica: ovvero lo studio del mistero di Dio che trae la sua originaria e originale ispirazione da quel rabbino itinerante che è stato Gesù di Nazareth. Ebbene, proprio da lui la teologia parte e riparte, ogni volta, lungo la storia. Per questo, quando è altezza della sua missione, la teologia intrattiene profondi rapporti con le dinamiche della cultura al cui interno essa si realizza, apprendendone la “lingua”. solo così potrà parlare “di Gesù” e “a partire da Gesù” agli uomini e alle donne che ha concretamente davanti. Ed è stato proprio questo il gigantesco lavoro di mente e di cuore realizzato da teologi come origene, Agostino, Anselmo, Tommaso, Newman, de Lubac, Rahner, von Balthasar, Ratzinger, Kasper, Sequestri, Salmann, Theobald, per citare solo alcuni dei teologi più importanti presentati nel volume. Il saggio intende quindi illustrare la struttura che governa collaborazione del sapere teologico e tratteggiare i modi in cui esso, nel corso dei secoli, abbia saputo declinarsi in sapiente consonanza con il cambiare dei tempi e soprattutto con la mutazione dei desideri profondi degli uomini e delle donne appartenenti alle differenti generazioni che dall’inizio dell'era cristiana abitano la terra. Ed è così che, alla fine del breve ma inteso viaggio che queste pagine propongono, anche il lettore potrà dire: «evviva la teologia!».
Una riflessione sul mistero del peccato per comprendere ancora meglio la misericordia di Dio e il suo perdono.
Chi o che cos'è il peccato oggi? Che cosa c'entra con la mia vita di fede? E quale ruolo occupa nel mio rapporto con Dio?
L'autore propone una riflessione sul mistero del peccato affrontando temi quali l'attuale oblio del peccato, il suo mistero a partire dai testi biblici., la liberazione dai peccati per opera di Gesù Cristo e il sacramento della Riconciliazione. Per concludere, il libro chiarisce che la misericordia di Dio e il peccato dell'uomo sono strettamente legati tra loro.
Un saggio che tocca una delle questioni più importanti nella vita della fede, perché, prendendo a prestito le parole di Paolo, "io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me" (Rm 7,21).
Padre Raffaele Ruffo (Genova 1966)appartiene all'Ordine dei Frati MinoriCappuccini. Ha studiato teologia a Genova e a Roma e conseguito mil dottorato di ricerca in teologia spirituale presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale nel 2011. Ha insegnato Storia e Teologia della vita consacrata presso lo studentato intercongregazionale di St. Laurent (Bouar, RCA). Attualmente risiede in Francia, nel convento del Clermont-Ferrarnd. Fra le sue numerose pubblicazioni si possono ricordare: Francesco uomo della lode (2011); Le virtù francescane. Un itinerario di gioia per un nuovo stile di vita (2013); Perché Dio è amore. Piccolo trattato di teologia dell'amore (2013); Francesco d'Assisi. Un santo dai mille volti (2014); Capire per credere. Una fede da ri-pensare (2014); Non voglio essere ladro. Francesco d'Assisi e la restituzione dei beni (2015).
Tutti siamo alla ricerca del potere. Ma esiste un giusto desiderio di potere?
Scansando la retorica che lo descrive sempre e solo con contorni sinistri e malvagi, l'autore mostra come la fede nel Dio di Gesù Cristo sia il compimento del irrinunciabile desiderio di potere. Non per nulla, ogni domenica la Chiesa confessa: "Credo in un solo Dio, Padre onnipotente". Ben lontana di essere alternativa alla misericordia o all'amore, la potenza di Dio è presentata dalle Sacre Scritture come la radice della sua bontà, compassione e carità.
Attingendo alla Bibbia fino ad arrivare alla riflessione teologica e filosofica contemporanea, il saggio ripensa al legame tra fede e potere/poteri: crediamo davvero alla potenza della fede? A che cosa crediamo, se la fede non ci dona anche il potere di resistere nelle fatiche d'ogni giorno, sperando e amando?
Accanto all’attività accademica, dal 2006 Giuseppe Lorizio collabora alla rubrica di Famiglia cristiana che dà risposte teologiche agli interrogativi pervenuti in redazione. Questo dialogo con i lettori gli ha consentito e gli consente di verificare e misurare il linguaggio “specialistico” a confronto con domande provenienti da un pubblico molto più vasto di quello che frequenta lezioni o seminari accademici. Nel libro, suddiviso in un prologo, cinque capitoli e un glossario minimo a conclusione, l’autore raccoglie gli esempi più significativi delle domande che gli sono state poste in tutti questi anni, sempre attento a tradurre in modo comprensibile, ma corretto, le risposte della teologia. Il volume affronta questioni fondamentali quali scrittura e rivelazione, il senso della vita, il male e la morte, la storia e la salvezza, l'immortalità e la resurrezione intavolando un dialogo vivo, stimolante, sempre nuovo con i lettori. Un dialogo che prende spunto anche dal cinema, dalla musica, dai nuovi media per parlare di questioni antiche, ma perennemente attuali.
Una canonista e un liturgista uniscono le rispettive competenze nel tentativo di rileggere la grande tradizione liturgica, sacramentale e istituzionale, assumendo una «prospettiva di genere». Assumendo questa ottica, si chiedono se le istituzioni ecclesiali sono in grado di reggere alla rilettura che la nuova consapevolezza delle relazioni tra donne e uomini proietta su di loro. O, in altri termini, se le medesime istituzioni hanno la capacità di riconoscere la ricchezza e la forza che il segno dei tempi della emancipazione femminile ha recato nella società e nella cultura. Le problematiche sollevate e le soluzioni prospettate nascono da una duplice convinzione: la comprensione del Vangelo cresce nella coscienza delle persone credenti, e la tradizione progredisce grazie allo Spirito Santo. Avere fede nella presenza viva del Risorto che guida la Chiesa ? non solo in ambito spirituale, ma anche nella sua dimensione istituzionale ? è la condizione per aff rontare le questioni di cui ci si occupa qui, con molta speranza e apertura di cuore.
Si tratta del primo volume della serie Exousia. Ripensare la teologia in prospettiva di genere, che si propone appunto di attraversare l'intera teologia abbandonando la neutralità e adottando un punto prospettico preciso. La teologia femminista smaschera la presunta universalità maschile introducendo nel discorso teologico la realtà e il vissuto delle donne, i loro punti di vista e la loro parzialità. Con questa trasparenza di intenti si mette a disposizione dell'intera teologia, rifiutando il confinamento in settori specifici, piuttosto proponendosi per rielaborare ogni tema, nessuno escluso. La teologia femminista è stata ed è anche luogo di incontri molteplici fra orizzonti culturali e politici, ecumenici e di genere; in questo caso nel volume si incrociano e si incontrano anche le prospettive delle due autrici, entrambe teologhe che si esprimono da posizionamenti confessionali e ministeriali diversi. In questo volume si affrontano, in modo preliminare rispetto agli altri, i nodi e le prospettive della teologia femminista, in uno slancio verso il futuro consapevole dei problemi ma animato dalla speranza.
Un testo divenuto un classico per chi vuole conoscere o approfondire l'induismo. Uno strumento d'informazione attendibile e, nel medesimo tempo, accessibile anche ai non esperti: un libro che può essere compreso anche da chi non conosce ancora nulla di quel mondo culturale così lontano e diverso da quello in cui viviamo. II lettore che si lasci catturare da queste dense pagine scoprirà negli hindu dei compagni di viaggio nel suo cammino di fede, poiché la motivazione della loro ricerca è, in fondo, la stessa motivazione dei cristiani, la meta del loro cammino la nostra stessa meta.
La domanda, che dà il titolo al volume, non vuole essere provocatoria. Semmai, è un segnale di disagio, quasi di frustrazione davanti agli esiti di una scelta conciliare che prometteva ben altri risultati. Ripristinato dal Vaticano II come «grado proprio e permanente della gerarchia ecclesiastica» (Lumen gentium, 29), il diaconato ha vissuto in questo periodo una vicenda complessa e di non facile decodifica. Da una parte si è assistito a una crescita continua degli ordinati; dall’altra, però, si avverte una debolezza nell’impianto teoretico che sostiene il ministero diaconale, configurato nel suo profilo più dalla pratica ecclesiale che da una comprensione teologica e sacramentale che la sostiene e la alimenta. Partendo da questa considerazione, il volume presenta una chiara e lucida riflessione sul diaconato. L’autore analizza dapprima cosa il Nuovo Testamento e i Padri della Chiesa dicono su questo ministero, offre poi una interpretazione teologica adeguata del diaconato e formula infine delle originali e interessanti proposte pastorali per il futuro di questo ministero.
A ne anni ’80 appariva per la prima volta questo volume che, cogliendo quasi profeticamente la trasformazione
che la Chiesa stava vivendo, anticipava temi che nei due decenni seguenti sarebbero diventati centrali: il crescere
del mondo dei non credenti; la decentrazione della Chiesa occidentale verso le nuove Chiese sudamericane e africane; la crisi dei valori di cui il cristianesimo si era fatto promotore per secoli... A distanza di trent’anni, don Severino Dianich riprende questi temi di una Chiesa che non può più essere “centrata su se stessa” e li completa, rielabora aggiungendo un capitolo nuovo, lucidissimo, che si centra sulla gura e la novità che papa Francesco ha portato alla Chiesa.
Il volume raccoglie gli Atti della Tre Giorni di studio promossa dall'Associazione Chiesa del Gesù di Roma Onlus dal titolo «Il Re delle schiere» e si colloca in un programma che vuole affrontare i temi che scandiscono gli Esercizi spirituali di sant'Ignazio. In questo itinerario il cristiano è invitato, come gli apostoli, a seguire il Signore unendosi alla sua impresa, senza badare al proprio interesse. L'esercizio vuole portare l'esercitante a comprendere la prospettiva e il progetto di Gesù e a liberare la mente e il cuore dalle illusioni indirizzando il suo impegno al servizio di Dio e della Chiesa sua Sposa. La ricerca della Tre Giorni si è concentrata sulla ricerca biblica per approfondire l'annuncio del «regno di Dio», che è il cuore della predicazione di Gesù e costituisce per ogni cristiano l'oggetto su cui deve decidersi: è la grande impresa per la quale egli cerca «amici» che gli siano compagni nella vita e nella sorte.
In Evangelii Gaudium, papa Francesco ha posto l'attenzione in maniera forte e decisiva sul tema dell'evangelizzazione in un mondo che non solo è cambiato, ma si trova ormai a distanze siderali dalla società in cui l'annuncio cristiano aveva trovato terra feconda. La novità sociale, le prospettive globali dell'economia e un'etica divenuta fragile pongono il credente di oggi di fronte a un domanda interna ed esterna: chi sono io, come cristiano? E in quale mondo posso annunciare il vangelo? Don Antonio Ruccia prende questa domanda con tutta la serietà che a essa è dovuta, spostando l'accento dalla singolarità alla comunità: non più "chi sono io", ma "chi siamo noi, come comunità cristiana" di fronte al vangelo e di fronte al mondo postmoderno. La risposta va verso una profonda immersione nel contesto nuovo che al credente è offerto, affinché la risposta sia "incarnata" come indicato da Gesù. Catechesi, liturgia, carità devono essere il trinomio di ogni parrocchia evangelizzatrice: pensate in comune, tra clero e popolo, per l'annuncio visibile e coerente di una comunità della presenza sul territorio.
Che significato ha la parola "fraternità"? Un ebreo, un cristiano o un musulmano riesce a vedere un fratello in chi non condivide la propria fede? Che ruolo ha il fondamentalismo nelle diverse esperienze religiose? È possibile una "comunione nelle differenze" per sconfiggere la povertà, le guerre e custodire la natura come casa comune? Quattro domande a cui rispondono Rav Joseph Levi, rabbino capo di Firenze, Izzedin Elzir, imam di Firenze e presidente U.C.O.I.I. (Unione comunità islamiche d'Italia), e il prof. Silvio Calzolari, docente di storia delle religioni presso l'Istituto superiore di scienze religiose di Firenze a cui si aggiungono le riflessioni di mons. Paolo Tarchi. In un'epoca di tensioni, fondamentalismi e terrorismo, un'occasione per percorrere la via del confronto reciproco. Con la Prefazione di mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della CEI e Postfazione di mons. Mario Meini, Vicepresidente della CEI per l'Italia centrale. In Appendice i testi di papa Francesco, Benedetto XVI e Giorgio La Pira che hanno fornito lo spunto per il dibattito.
"A partire dalla misericordia di Dio, che tutti cercano, è possibile anche oggi interpretare daccapo il nucleo fondamentale della dottrina della giustificazione e farlo apparire ancora in tutta la sua rilevanza", così si esprime Benedetto XVI nell'intervista pubblicata insieme ad altri contributi nel presente volume. In esso, partendo dalla messa a fuoco biblico-teologica dei fondamenti della dottrina della giustificazione e confrontandosi con quanto nell'esperienza può condizionarne la corretta comprensione, si approda a una purificazione dell'immagine di Dio, la cui salvezza in Gesù Cristo gli Esercizi Spirituali di sant'Ignazio, considerati come una via pratica (mistica), si propongono di fare "sentire e gustare intimamente".
Se è vero che "non c'è via più sicura per evadere dal mondo che l'arte", è altrettanto vero che "non c'è legame più sicuro con esso che l'arte" (Goethe). È da questa convinzione che prende le mosse il presente volume, nel tentativo di intraprendere un cammino per comprendere meglio il mistero dell'uomo proprio percorrendo con convinzione i sentieri tracciati dall'arte in tutte le sue forme. L'itinerario proposto è lo stesso tracciato dalla storia della salvezza: creazione, de-creazione (peccato) e ri-creazione (grazia e giustificazione). L'auspicio ultimo è tutto racchiuso in un invito: quello di riconsiderare il compito sempre attuale di pensare l'uomo, la sua storia, il suo mondo, passando dalla sola comprensione alla contemplazione commossa e silente della bellezza del creato.
Un saggio sul Dio che ama e si comunica come amore. Ricorrendo a categorie di forte respiro biblico e antropologico, questo volume intende cogliere la rivelazione come momento determinante del cammino che conduce Dio e l'uomo a incontrarsi, nell'orizzonte di un progetto di pace. Ripercorrendo le tappe della Chiesa dei primi secoli, dalla risurrezione ai concilii di Nicea, Efeso e Calcedonia, l'Autore individua la radice comune dell'esperienza dei primi cristiani: l'esperienza autentica e viva, ossia reale, che i discepoli hanno fatto di Gesù, il crocifisso risorto. Le comunità cristiane delle origini hanno maturato una coscienza ecclesiale della fede con la morte e risurrezione di Gesù, proclamato (nel kerygma) Signore e Messia (Kyrios e Christos). Di questo Cristo, una tra le più antiche formule di fede confessa: "Cristo è morto per i nostri peccati, secondo la Scrittura, ed è apparso a Cefa, poi ai Dodici" (1Cor 15,3-5). È questo l'annuncio attorno al quale è nata la prima comunità cristiana, quasi certamente proprio quella di Gerusalemme, città-luogo della crocifissione di Gesù e punto di partenza dell'evangelo.
Mai come oggi, nella storia della teologia, si è parlato così poco della "risurrezione finale": è un indizio che probabilmente non si sa più che cosa dirne. Questo silenzio non deriva in realtà dall'impotenza della teologia. Il problema è piuttosto l'assenza pressoché universale di qualsiasi tipo di riferimento al vissuto più originale dell'uomo: l'atto di nascere, attraverso il quale Cristo, così come il discepolo, vengono (nuovamente) alla vita, e aprono un altro mondo; o meglio, dischiudono un nuovo modo d'essere a questo stesso mondo. Secondo capitolo della prestigiosa trilogia francese dell'autore, questo volume rilegge il confronto tra Gesù e Nicodemo e interpella tutta la tradizione del pensiero per esplorare le profondità di un tema complesso e cruciale.
Il percorso di questo saggio rilegge il racconto biblico di Babele assumendo la chiave di lettura biblica del "labbro rigirato" che "trema alla voce del Labbro" (Ab 3,16), in vista della nascita di una possibile teologia ermeneutica in decostruzione. La dispersione della parola, tra aporie e feconde ambiguità, prelude allo spiraglio simbolico aperto dalla conversione del "labbro" babelico, che da centrato su se stesso si volge ad essere iniziato al dialogo. Disorientato dalla Voce che lo interpella, esso denuncia il rischio al quale sono soggette le "parole chiuse" e mostra al contempo la fecondità dell'intervento della Voce maiuscola di Dio su di esse. Nella parola della Bibbia, infatti, questa Voce interrompe la circolarità dell'autocompiacimento e del desiderio possessivo e di conseguenza disorienta, evoca, risveglia. Una provocazione audace per ogni credente.
Una meditazione sapienziale sul tempo attraverso alcune grandi categorie dell'etica: ecco ciò che questo libro intende essere. Una meditazione, ovvero un soffermarsi su alcune parole importanti per lasciarne emergere la profondità, senza tuttavia sacrificare il rigore della riflessione. Una meditazione di tipo sapienziale, ovvero fondata sull'esperienza della vita: le parole sulle quali ci si sofferma sono infatti quelle suggerite dall'esperienza, così come essa prende forma nell'esistenza di ciascuno e viene a parola nella scrittura di poeti, pensatori, donne e uomini spirituali. Un libro sul nostro rapporto con il tempo come esperienza di bisogno, di dovere, di diritto, di virtù. Un cammino slanciato sulla speranza, l'unico modo per vivere "a proposito" e per non essere sempre irrimediabilmente assenti quando il tempo è presente.
Fernando Rielo è stato indubbiamente un uomo di grande cultura, come dimostrano le sue pubblicazioni di poesia, di saggi teologici e filosofici; ha inoltre fondato un Istituto religioso con annesse diverse altre opere. In questo lavoro presenta la sua visione antropologica, caratterizzata dalla
sua grande fede, dalla sua vasta cultura e da chiarezza di esposizione. Il libro offre una visione mistica dell’antropologia, profonda e facilmente comprensibile grazie al suo gran senso umanistico. Un testo accessibile e interessante per chiunque, giovane o adulto, si avvicini ad essa con interesse, sia credenti che non credenti – siano essi atei che agnostici, con i quali lo stesso Rielo aveva un dialogo costante e amichevole.
L'autore
Fernando rielo Pardal (Madrid, 28 agosto 1923 – New York, 6 dicembre 2004), fondatore dell’Istituto Id di Cristo Redentore, missionarie e missionari identes; ad esso sono collegate altre fondazioni culturali
e umanitarie come la Scuola Idente; la Fondazione Fernando Rielo, organizzatrice dei Premi Mondiali di Poesia Mistica e di Musica Sacra; la Fondazione Idente di Studi e Ricerca; la Fondazione Gioventù Idente; il Parlamento Universale della Gioventù; la Cattedra di Lingua, Letteratura e Pensiero Spagnolo presso l’Università delle Filippine per la diffusione
della cultura ispanica, l’Associazione Sanitaria Fernando Rielo e la Scuola Biomedica Fernando Rielo. Autore di una vasta opera ancora in gran parte inedita, tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Función de la fe en la educación para la paz, 1995; Formación de cultural de la filosofía, 1995; Experiencia mística y lenguaje, 1991; Tratamiento sicoético en la educación, 1996; Filosofía sicoética, 1996; Definición mística del hombre y el sentido del dolor humano, 1996; Cristo hoy. El criterio de credibilidad y el don de la fe, 2009; El humanismo de Cristo, 2010.
Il vangelo ci dice di amare Dio con tutto noi stessi, con la totalità delle energie di cui disponiamo, nel complesso delle facoltà che ci costituiscono. Una teologia dell'io come quella proposta in questo volume si spiega sulla base di questo approccio globale all'essere umano. Interiorità, eros, desiderio, emozioni, piacere e dolore sono solo alcune delle voci interpellate per dispiegarla. Come in uno stereogramma, il quadro che ne emerge offre poco per volta una straordinaria profondità prospettica: lo spirituale non è più qualcosa da aggiungere all'essere umano dall'esterno, come ci ha abituato a pensare il linguaggio di una certa teologia che per troppo tempo ha opposto anima a corpo, materiale a immateriale, natura a sovranatura. Spirituale è la dinamica che permette all'essere umano di aprirsi oltre se stesso. Forse è giunta l'ora che la teologia si riappropri dell'io, per un approccio più integrale della stessa spiritualità alla persona umana.
Un testo sullo stretto legame tra "cambiare vita" e "fare penitenza", che rischiamo di perdere. Il volume ripercorrere le principali tappe evolutive di quattro parole chiave, che a partire dalla Scolastica indicano le parti del sacramento della penitenza: contritio, confessio, satisfactio, absolutio. Il tentativo di fondo è quello di tradurre in modo nuovo termini antichi che rivelano le tappe del cammino penitenziale e possono offrire spunti di riflessione per ridisegnare lo spazio della penitenza e riscoprire il tempo come categoria penitenziale.
Il libro sostiene la necessità di pensare il cristianesimo in termini di evoluzione. Nella visione abituale, i cristiani vivono nel sistema chiuso di una chiesa prescientifica, medievale, nel mondo di Platone, Aristotele, Dionigi e Tommaso. L'evoluzione, tuttavia, è il cristianesimo. Proprio in quanto "universale" (=cattolico), il cristianesimo è evolutivo. Il cambiamento non è contrario a Dio: come diceva Pierre Teilhard de Chardin, l'intera evoluzione è destinata a divenire pienezza di Cristo. Il libro si articola in nove capitoli: inizia dalla storia dell'evoluzione del cosmo, che passa attraverso il significato di Dio in evoluzione e dell'emersione di Cristo, e si conclude con nuovi modi di intendere il Cristo in evoluzione. Il quarto capitolo è particolarmente importante: tratta del significato del termine cattolico come movimento verso la pienezza e l'unità. In un mondo in cui il cristianesimo va spegnendosi, il nostro essere cattolici, nel senso pieno e profondo che questo libro vuole comunicare, può fare la differenza. È possibile pensare a un'evoluzione anche della e nella Chiesa?
L’uomo credente non è solo colui che ascolta la parola di Dio e le obbedisce, ma anche colui che sente, vede, percepisce, tocca quella stessa Parola. Nel cristianesimo, religione del Dio fatto uomo, l’uomo non è obbedienza senza essere emozione, non è conoscenza senza essere passione, non è ascolto senza essere contatto, non è parola senza essere spazio e tempo, gesto e azione, immagine e suono, musica, danza, arte. Il volume intende proporre alcuni orientamenti significativi per riconoscere quell’esperienza estetica che attraversa l’arte e confrontarli con quell’esperienza religiosa che appartiene al rito.
Giorgio bonaccorso è monaco benedettino e docente presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Santa Giustina (Padova). Studioso delle radici profonde del rito, approfondisce e commenta testi di antropologia, teologia, filosofia e letteratura. Tra i suoi libri ricordiamo: Il rito e l’Altro. La liturgia come tempo, linguaggio e azione (20122); La liturgia e la fede. La teologia e l’antropologia del rito (2010); Il corpo di Dio. Vita e senso della vita (2006); Il tempo come segno: vigilanza, testimonianza, silenzio (2004).
Shelley Rambo, una delle voci più fresche e innovative nell’ambito della ricerca teologica statunitense, indaga sul rapporto fra trauma e testimonianza alla luce di una teologia dello Spirito a confronto con le istanze del postmoderno.
Il volume critica con estrema lucidità i trionfalismi di una religione della “risurrezione facile”, in cui la morte è un immediato viatico verso la vita e le ferite del dolore vengono subito guarite e redente. Lo scandalo del trauma, in cui la sofferenza torna continuamente ad affacciarsi e costringe a uno stato di non-esistenza, è una sfida a ripensare ciò che veramente rimane, tra morte e vita: l’amore, di cui lo Spirito è difensore e testimone.
shelly Rambo è docente di teologia presso la Boston University School of Theology. Ha studiato nelle università di Princeton, Yale ed Emory, conseguendo in quest’ultima il dottorato nel 2004. Autrice di vari saggi sul rapporto tra i temi classici della fede cristiana e le moderne teorie sulla sofferenza traumatica, si interessa di estetica teologica, ermeneutica biblica e pneumatologia alla luce delle sfide del pensiero postmoderno.
Prima sinossi paolina bilingue organizzata secondo quattro criteri innovativi: cronologico, infratestuale, sistemico-semiotico e grafico. L’applicazione di questi criteri permette di cogliere le diversità stilistiche, argomentative e contenutistiche delle lettere di Paolo e di mettere in piena luce la ricchezza di un pensiero multiforme e inesauribile.
La combinazione dei criteri scelti offre un prospetto di tredici sezioni principali, con ulteriori suddivisioni interne: la lettura delle introduzioni alle singole sezioni aiuta a comprendere, in dettaglio, i livelli sinottici interni.
Spesso frettolosamente percepita come sinonimo di relativismo e quindi abbandonata all’euforia dei buontemponi o all’acido corrosivo degli scettici, l’ironia parrebbe un inquilino scarsamente compatibile e perfino imbarazzante per rapporto al pensiero della fede. Questo saggio, ideale prosecuzione della riflessione dell’autore sul tema della “voce della rivelazione”, scommette sulla fecondità del singolare accostamento fra teologia e ironia: il soffio ironico emerge come una finzione salutare e onesta, una maschera che smaschera la differenza tra il punto di vista degli uomini e quello di Dio. Ospite dell’evento della rivelazione, l’ironia sprigiona una «voce di sottile silenzio» e restituisce alla teologia quel “pudore della verità” di cui dovrebbe essere sempre mendicante. Ne è cifra sintetica il Cristo crocifisso e sorridente di Chagall: l’ossimoro scomodo che affascina e interpella.
Alla base di questo libro vi è la consapevolezza che la rivelazione è un momento determinante del cammino che l’uomo compie per incontrare Dio. Per sostenere ciò Giuseppe Mazzillo ricorre a categorie di forte respiro biblico e antropologico.
L’intervento di Dio nella storia è un tutt’uno con la sua venuta in mezzo agli uomini questo perché il Dio della rivelazione cristiana è un Dio che si ama e si comunica come amore; la sua comunicazione è portatrice di vita, il suo dono è un progetto di pace che rischiara il nostro cammino.
Destinatari
Studenti di teologia e credenti in cerca di approfondimento.
Autore
Giovanni Mazzillo, nato nel 1948, ha studiato a Catanzaro, Napoli (Posillipo) e Würzburg. Ha conseguito il Dottorato presso Elmar Klinger, con una dissertazione dal titolo Subjekt-Sein der Armen in der Kirche alsVolk Gottes (Essere soggetto dei poveri nella Chiesa come popolo di Dio). Insegna Teologia fondamentale, Ecclesiologia e Scienza delle religioni presso l’Istituto Teologico Calabro di Catanzaro. Collabora con la Pax Christi Italia e da alcuni anni è amministratore parrocchiale in Tortora (CS). Autore de La teologia come prassi di pace e Gesù e la sua prassi di pace, è impegnato nella pubblicazione di una Sistematica prevista in 5 volumi, dei quali il presente segue L’uomo sulle tracce di Dio (ESI,2004). Le altre sue pubblicazioni e i suoi interventi in campo teologico sono tutti reperibili nel sito internet da lui stesso curato: http://www.puntopace.net
Spesso si ha l’impressione che la concezione di peccato diserti le chiese e le coscienze degli uomini di oggi, ma storia, teologia e fede smentiscono tale convincimento.
Senza degenerare in un senso di colpa paralizzante, il peccato permette di comprendere il rapporto dell’uomo con Dio, ma non solo: chiunque si interroghi sul senso dell’esistenza si imbatte nel peccato.
Che non è pertanto una questione riservata ai credenti, ma dice qualcosa di fondamentale sull’uomo, sulla sua libertà, sulla sua vocazione, sulla sua responsabilità, sul rapporto di solidarietà che lo lega agli altri uomini. Allo stesso tempo Euvé ricorda che non è la nozione di peccato che occupa il primo posto per il cristiano bensì quella della remissione del peccato, che è esclusivamente opera di Dio.
Destinatari
Per gli studenti dei corsi universitari di teologia, sacerdoti, catechisti.
Autore
Allievo dell’École Normale Supérieure di Cachan, laureato in fisica e docente di questa disciplina (1976), François Euvé ha fatto il suo ingresso nella Compagnia di Gesù nel 1983 ed è stato ordinato sacerdote nel 1989. Docente di teologia all’Istituto San Tommaso di Mosca (1992-1995) e, dal 1997, al Centre Sèvres (facoltà dei gesuiti di Parigi). Particolarmente interessato ai rapporti tra scienze moderne e tradizione cristiana, ha appena pubblicato Darwin et le christianisme. Vrais et faux débats (Buchet Chastel, 2009).
Questo volume rilegge gli orientamenti principali del dialogo interreligioso a partire dal Concilio ecumenico Vaticano II.
Dia-logos vuol dire lasciarsi attraversare dalla parola e dall’esperienza di fede dell’altro; vuol dire permettere all’altro di rivelarsi nella sua alterità e di testimoniare il suo vissuto di fede attraverso gesti d’amicizia e parole che colpiscono dritto al cuore. Il dialogo è la profezia dell’Amore: perché se è vero che la vita si esprime nel suo significato più profondo attraverso l’arte di amare, la comunicazione rivela a ciascuno di noi la capacità di saper vivere in questo mondo.
All’origine della nostra capacità di comunicare vi è sempre l’esperienza fondante dell’amore. Perché l’amore ci costituisce, ci personalizza, ci rende veramente autentici, ci dona il fondamento di noi stessi.
Destinatari
Per studenti e professori della materia, e per chi si occupa di dialogo interreligioso.
L'autore
Edoardo Scognamiglio, dottore in teologia (1997) e in filosofia (2005), insegna teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli) e Dialogo interreligioso e Introduzione all’Islam presso la Pontificia Università Urbaniana.
Consultore del Santo Padre per il Pontificio Consiglio della Famiglia e Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali di Napoli, Basilicata e Calabria, è tra i massimi esperti dell’opera letteraria di Kahlil Gibran e dell’opera filosofica di Henri- Louis Bergson.
Dirige, per la Messaggero, la collana Hiwar-Dialogo.
Tra le sue numerose pubblicazioni a carattere scientifico ricordiamo: Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica (Paoline, 2001); Il volto dell’uomo, I-II (San Paolo, 2006-2008); Volti dell’islam post-moderno (PUU, 2006); Islam-iman. Verso una comprensione (Messaggero, 2009); Dia-Logos. I.Verso una pedagogia del dialogo (San Paolo, 2009).
L’ultimo volto che la Parola eterna di Dio ha assunto nel tempo è quello giovane del Nazareno. Guardare il volto umano di Gesù è come essere visti dalla Trinità. Lo sguardo di Cristo è attraversato dalla potenza vitale dello Spirito del Padre; e la sua faccia è segnata dall’essere generato del Figlio da tutta l’eternità.
A partire dall’esegesi di Gv 14,9, dal senso letterale del testo, l’Autore rilegge i commenti più importanti del cristianesimo antico, moderno e contemporaneo. In Cristo, Rivelatore del Padre, abbiamo la possibilità di accedere alla Realtà ultima. Gesù è la reale autocomunicazione del Padre per mezzo della forza dello Spirito Santo. La Trinità diviene il proprium e il caso serio della fede cristiana: non se ne può parlare a prescindere dal volto di Gesù Cristo.
Chi contempla la bellezza del volto del Figlio, ammira e adora la bellezza del volto del Padre; e questa contemplazione è opera dello Spirito Santo che dona ai credenti la fede.
Destinatari
Docenti e studenti di teologia. Preti e cultori di teologia. Catechisti impegnati in livelli superiori di insegnamento.
Autore
Edoardo Scognamiglio, dottore in teologia (1997) e in filosofia (2005), insegna teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli) e Dialogo interreligioso e Introduzione all’Islam presso la Pontificia Università Urbaniana. È consultore del Santo Padre per il Pontificio Consiglio della Famiglia e Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali di Napoli, Basilicata e Calabria. È tra i massimi esperti dell’opera letteraria di Kahlil Gibran e dell’opera filosofica di HenriLouis Bergson. Dirige, per la Messaggero, la collana Hiwar-Dialogo. Tra le sue numerose pubblicazioni a carattere scientifico ricordiamo: Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica (Paoline, 2001); Il volto dell’uomo, I-II (San Paolo, 2006-2008); Volti dell’islam post-moderno (PUU, 2006); Islam-iman. Verso una comprensione (Messaggero, 2009); Dia-Logos. I. Verso una pedagogia del dialogo (San Paolo, 2009).
Chiunque debba affrontare momenti di grave sofferenza, in casa propria o in quella di persone care, oltre che dal dolore, può essere turbato anche dall’apparente assenza di Dio. Solo in un secondo momento i credenti possono attenuare la loro amarezza affidandosi all’insondabile provvidenza di Dio. Il cristiano, tuttavia, può guardare anche più in là: al giorno in cui, nel Figlio, Dio stesso moriva sul Calvario, per poter stare al fianco di ogni uomo, oltre che da Signore, anche da fratello che soffre, per tutti e con tutti. Senza la croce, Dio resterebbe dalla sua parte e noi dalla nostra. Lui nella sua gloria e noi nella nostra valle di lacrime. Sulla croce, invece, Dio si è messo a fianco dei torturati, degli oppressi, degli affranti e dei sofferenti di ogni tipo, perché nessuno si senta solo e abbandonato.
Destinatari
Sacerdoti e cultori di teologia morale e spirituale.
Autore
Bruno Moriconi, carmelitano scalzo, docente di argomenti biblici alla Facoltà Teologica e Istituto di Spiritualità del Teresianum, all’Università Urbaniana e all’Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria (Camillianum), è autore di varie pubblicazioni, tra le quali: Uomini davanti a Dio. Spiritualità dei Salmi (Cittadella, 1989); Lectio divina della prima lettera di Giovanni (Messaggero, 1995); Giobbe. Il peso della sofferenza, la forza della fede (Camilliane, 2001); Farsi Prossimo. Meditazione sulla parabola del buon samaritano (Città Nuova, 2006) e Per un amore più grande. La prima biografia di padre Luigi dell’Immacolata (OCD, 2007).
Un saggio teologico di grande valenza culturale sulla discesa agli inferi di Gesù dopo la morte.
La vicenda terrena di Cristo si pone come la progressiva esegesi del Dio trinitario, dinamica incessante di Amore interpersonale, che per amore dell’uomo – raggiunto dal male e dal niente in molteplici modi – mette a rischio dentro la Storia tutto se stesso, fino al totale annientamento.
La discesa agli inferi di Cristo, ben lungi dal risultare l’extravaganza di un Dio lontano e solitario, si rivela anche l’opposto esatto del Nulla annichilente “che ingoia perfino Dio”: e cioè compimento definitivo di un’avventura “nuziale” con l’uomo impostata da Dio “en arché”, fin dal principio, nella kenosi primordiale della creazione, e “sospesa” dal peccato, cioè dal mancato “sì” a Dio del primo Adamo, uomo e donna. Un “riprendere le fila” della creazione, che il nuovo Adamo/Cristo compie, non a caso, in coppia con Maria/Eva, offrendo all’Umanità la definitiva icona dell’Uomo-Donna, insieme archetipo ed éskaton.
Destinatari
Sacerdoti, studenti di teologia.
Autore
Giorgio Mazzanti è sacerdote della Diocesi di Firenze e docente di Teologia sacramentaria presso la Pontificia Università Urbaniana in Roma. Accanto alla riflessione teologica sui sacramenti (I Sacramenti Simbolo e Teologia: I. Introduzione generale, II. Eucaristia Battesimo Confermazione, III. Ordine; Teologia sponsale e sacramento delle nozze) e sulla Teologia nuziale (Mistero pasquale, mistero nuziale; Persone nuziali. Communio nuptialis. Saggio teologico di antropologia), ha pubblicato testi di poesia (Il Canto della Madre; Nella adorata luce. Voce di sposo e voce di sposa), tutti editi dall’EDB di Bologna. Recentemente ha pubblicato un saggio sulla poesia, Tra soffio e carne. Una considerazione teologica sulla poesia, (EDB, 2009).
Come può il credente raffigurarsi lo Spirito Santo nel concerto della Trinità? Lo Spirito non è che il partner di una preghiera nella liturgia, la quale riconduce tutto al Padre, pur facendosi talora la concessione di indirizzare alcune preghiere direttamente al Figlio. Le preghiere della Chiesa rivolte allo Spirito Santo non sono che tardive: Veni Creator Spiritus! o Veni Sancte Spiritus!
Questa difficoltà indica l’esistenza di un problema teologico. Lo Spirito Santo è rivelato e mostrato come la terza «persona» della santissima Trinità. Ma, mentre vediamo bene come il Padre e il Figlio possano essere considerati «persone», ossia interlocutori viventi della nostra fede e della nostra preghiera, ci troviamo disarmati di fronte allo Spirito. Che cosa si dice veramente quando si afferma che lo Spirito è una persona?
Destinatari
Docenti e studenti di teologia, sacedoti e cultori di teologia.
Autore Bernard Sesboüé, nato nel 1929 a Suze-surSarthe, è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1948 e, dopo gli studi filosofici e teologici, ha insegnato in varie università teologia e patrologia. Ha fatto parte della Commissione teologica internazionale, è copresidente cattolico del Groupe de Dombes e professore emerito presso il “Centre international d’études pédagogiques” di Sèvres. È autore di numerose opere, di cui molte pubblicate in italiano dalle Edizioni San Paolo: La personalità dello Spirito Santo. In dialogo con Bernard Sesboüé (a cura di S.Tanzarella, 1998); «Fuori dalla Chiesa nessuna salvezza». Storia di una formula e problemi di interpretazione (2009); L’avvenire della fede. La teologia del XX secolo (2009).
DIA-LOGOS: I.PROSPETTIVE
Verso una pedagogia del dialogo di Scognamiglio Edoardo.
Nell’orizzonte della fraternità umana, la carica profetica del dialogo tra persone che vivono e testimoniano esperienze di fede eterogenee è molto più efficace e profonda dell’esclusiva prospettiva dogmatica che del dialogo possiamo assumere o evidenziare. Resistendo alla dittatura del relativismo (etico, religioso, dogmatico, socio-culturale), è possibile scoprire e condividere i segni dell’unica Verità che nel tempo si è data – a più livelli e gradi – delle forme storiche. Il dialogo interreligioso ci stimola alla conoscenza dell’altro,orientandoci verso l’unico Dio. Non è presentato come un’assimilazione che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità religiosa. Anzi, avviene nella premessa del rafforzamento della propria identità. Perché il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così a una maggiore conoscenza di ciascuno.
DESTINATARI
Studenti e studiosi di teologia.
AUTORE
Edoardo Scognamiglio,dottore in teologia (1997) e in filosofia (2005), insegna dialogo interreligioso e introduzione all’Islam pressola Pontificia Università Urbaniana. È direttore, a Maddaloni (Ce), del Centro StudiFrancescani per il Dialogo interreligioso e le culture. È impegnato in notevoli centri accademici per lo studio e la promozione delDialogo, collabora a molte iniziative editoriali,a riviste e giornali, ed è tra i massimi espertidell’opera letteraria di Kahlil Gibran. Tra le suenumerose pubblicazioni a carattere scientificoricordiamo: Nel convivio delle differenze (PUU,2007); Il volto dell’uomo. Saggio di antropologia trinitaria. La domanda e le risposte (San Paolo,2006); Il volto dell’uomo. Saggio di antropologia trinitaria. II.La risposta e le domande (San Paolo,2008); Islam-iman. Verso una comprensione (Messaggero,2009).
DIO AL LIMITE
Prospettive per un cristianesimo di soglia di Giuseppe Mazza.
In che termini il limite può essere interpretato come locus theologicus e struttura di rivelazione? Che cosa ci dicono le dinamiche del confine e della soglia sulla verità cristiana e sul cristianesimo stesso come processo ed evento? In che senso è oggi plausibile ripensare la dimensione-limite dell’identità cristiana, in seno a un universo culturale in cui lo «scandalo» dell’assenza divina sembra alimentare solo l’indifferenza religiosa, nella prassi come nel pensiero? È ipotizzabile un cristianesimo come esperienza-limite, magari al limite stesso del cristianesimo ufficiale o tradizionale? A porsi simili domande non è solo il pensiero della fede: oscura ma non disattendibile, una provocante seduzione del limite continua a pungolare, sotto molti aspetti,la riflessione contemporanea. Questo libro ne raccoglie la sfida,nel tentativo di offrire una meditazione coerente sul concetto di cristianesimo alla luce della fenomenologia (ed esperienza religiosa) del limite e del passaggio. La consapevolezza che pervade queste pagine si riassume nella più consolante delle professioni di fede: Dio si dà nel passaggio. Nel suo libero fluire aspetta e ospita,invitando l’uomo a convegno nella concretezza fangosa dello spazio e del tempo. Da Dio a uomo, dal rivelarsi al divenire, il passaggio si fa breve: si fa limite.
DESTINATARI
Studenti e studiosi di telogia.
AUTORE
Giuseppe Mazza è docente di Teologia Fondamentale e di Comunicazioni Sociali presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Svolge un’intensa attività di ricerca a livello internazionale,collaborando con gruppi di studio e istituzioni universitarie in Europa e negli Stati Uniti. Il suo ambito di interesse comprende la riflessione critico-teologica sulla postmodernità, le teorie del limite, l’incarnazione, la comunicazione religiosa e quella pastorale. Ha all’attivo un cospicuo numero di pubblicazioni di carattere scientifico, edite in varie lingue. Per San Paolo ha già pubblicato Incarnazione e umanità di Dio. Figure di un’eternità impura (2008) e, con Giacomo Perego, l’ABC dei vangeli apocrifi (2006).
Il presente libro è il quinto e ultimo volume dell’Etica sociale data alle stampe dall’autore.In Italia Edizioni San Paolo ha pubblicato Etica economica (1999). Il libro è frutto di molti anni di studio dell'autore,che già nelle sue numerose pubblicazioni precedenti ha dato prova di essere un profondo conoscitore della dottrina classica del diritto naturale di Tommaso d’Aquino. Tra i temi trattati:La politica come oggetto dell'etica;lo Stato e la democrazia;i diritti civili;la guerra;la crisi politica.
AUTORE Arthur Fridolin Utz nato nel 1908 a Basilea e deceduto nel 2001 a Friburgo (Svizzera),domenicano,dottore in teologia e filosofia,dal 1946 ha insegnato per più di quattro decenni etica sociale,etica economica e filosofia del diritto all’Università di Friburgo in Svizzera.Già direttore dell’Institut International des Sciences Sociales et Politiques,da lui fondato a Friburgo,è stato inoltre presidente onorario dell’Associazione internazionale per la filosofia sociale.Fra le sue opere più conosciute e citate:Relations humaine et société contemporaine(3 voll.,Fribourg 1956-1961);La doctrine sociale de l’Église à travers les siècles(4 voll., Paris 1970);Sozialethik(5 voll.,Bonn 19582000,di cui è già apparso in edizione italiana il vol.IV: Etica economica,Cinisello Balsamo 1999).
Il volume ripercorre le categorie fondamentali della Rivelazione che illustrano i rapporti fra Dio, l’uomo e il mondo, studiando in modo particolare quei caratteri del logos di Dio e su Dio che fanno della Rivelazione una parola significativa e dunque ne giustificano l’appello nei confronti della ragione. Dopo aver esaminato in prospettiva storica come la ragione cerchi risposte alle domande ultime dell’esistenza legandole al problema di Dio, secondo un interrogare che è, quasi inseparabilmente, filosofico e religioso, l’Autore esamina la critica della ragione scientifico-filosofica alla possibilità di un discorso su Dio e alle modalità con cui si cercano risposte agli interrogativi sul senso dell’essere e della libertà.
Giuseppe Tanzella-Nitti (Bari, 1955) è professore ordinario di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma. Già dottore in astronomia nel 1977 presso l’università di Bologna e si è dedicato fino al 1985 alla ricerca scientifica, svolgendo lavori nel campo dell’astronomia extragalattica, prima presso l’Istituto CNR di Radioastronomia di Bologna e poi come astronomo all’Osservatorio Astronomico di Torino. È stato co-autore del primo Catalogo Generale di Velocità Radiali di Galassie (A Catalogue of Radial Velocities of Galaxies, Gordon and Breach, New York 1983). Dottore in teologia nel 1991 con una tesi sul pensiero trinitario di Matthias Joseph Scheeben, rivolge ora il suo interesse, da teologo, ai rapporti fra Rivelazione cristiana e cultura contemporanea e al dialogo fra teologia e pensiero scientifico. Fra i suoi volumi segnaliamo Questions in Science and Religious Belief (Pachart, Tucson 1992), La teologia, annuncio e dialogo (Armando, Roma 1996), Mistero trinitario ed economia della grazia (Armando, Roma 1997), Passione per la verità e responsabilità del sapere (Piemme, Casale Monferrato 1998), Teologia e scienza. Le ragioni di un dialogo (Paoline, Milano 2003), La verità della religione. La specificità cristiana in contesto (Cantagalli, Siena 2007), Lezioni di Teologia Fondamentale (Aracne, Roma 2007). Ha curato insieme ad Alberto Strumia il Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede, per il quale ha firmato 15 voci (Città Nuova e Urbaniana University Press, Roma 2002) e dirige il Portale web “Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede” www.disf.org, realizzato con la collaborazione del Servizio Nazionale della CEI per il Progetto Culturale e del Center for Theology and the Natural Sciences di Berkeley (CA), in lingua italiana e inglese, con oltre 200.000 pagine consultate ogni mese da tutto il mondo.
˛ˇ I l V e r b o s i f e c e c a r n e : s i a m o c o s Ï a v v e z z i a r i p e t e r l o c h e n e s s u n o s t u p o r e v i e n e a f a r c i v i s i t a n e l p r o f e s s a r e i l p i ˘ v e n e r a b i l e d e i m i s t e r i . D i o s i Ë f a t t o u o m o , h a a s s u n t o l a c a r n e u m a n a , h a a g i t o e p a r l a t o c o m e u o m o , a g l i u o m i n i , p e r g l i u o m i n i . S e b b e n e f i u m i d i n c h i o s t r o a b b i a n o g i ‡ c i r c u i t o q u e s t o m i s t e r o , u n c o m p i t o a n c o r a o g g i n o n a m m e t t e d e r o g h e : p r e n d e r e s u l s e r i o i l f a t t o c h e l a f e d e o d i e r n a , i n c l u s a q u e l l a c h e s i c o m p r e n d e c o m e t e o l o g i a , n o n h a a n c o r a i l c o r a g g i o n e c e s s a r i o p e r d o m a n d a r s i c h e s i g n i f i c a c r e d e r e i n u n D i o u o m o .
Q u e s t o l i b r o i n t e n d e l a s c i a r s i i n t e r p e l l a r e d a l t e m a d e l l u m a n i t ‡ d i D i o , d a c i Ú c h e e s s o i n s e g n i d i D i o e d e l l u o m o , d a l f a t t o s c o n c e r t a n t e c h e D i o v e n g a a l l u o m o n e l l a s u a s t e s s a u m a n i t ‡ .
G i u s e p p e M a z z a Ë d o c e n t e d i T e o l o g i a F o n d a m e n t a l e e d i C o m u n i c a z i o n i S o c i a l i p r e s s o l a P o n t i f i c i a U n i v e r s i t ‡ G r e g o r i a n a d i R o m a , n o n c h È m e m b r o o r d i n a r i o d i S . I . R . T . ( S o c i e t ‡ I t a l i a n a p e r l a R i c e r c a T e o l o g i c a ) . H a c o n s e g u i t o a R o m a i l d o t t o r a t o i n T e o l o g i a F o n d a m e n t a l e , i l D i p l o m a i n C o m u n i c a z i o n i S o c i a l i e i l D i p l o m a i n M a r i o l o g i a . S v o l g e u n i n t e n s a a t t i v i t ‡ d i r i c e r c a a l i v e l l o i n t e r n a z i o n a l e , c o l l a b o r a n d o c o n g r u p p i d i s t u d i o e i s t i t u z i o n i u n i v e r s i t a r i e i n E u r o p a e n e g l i S t a t i U n i t i . I l s u o a m b i t o d i i n t e r e s s e c o m p r e n d e l a r i f l e s s i o n e c r i t i c o - t e o l o g i c a s u l l a p o s t m o d e r n i t ‡ , l e t e o r i e d e l l i m i t e , l i n c a r n a z i o n e , l a c o m u n i c a z i o n e r e l i g i o s a e q u e l l a p a s t o r a l e . C o o r d i n a l a S e t t i m a n a n a z i o n a l e s u B i b b i a e C o m u n i c a z i o n e ( S e t t o r e A p o s t o l a t o B i b l i c o d e l l a C E I ) e d h a a l l a t t i v o u n c o s p i c u o n u m e r o d i p u b b l i c a z i o n i d i c a r a t t e r e s c i e n t i f i c o , e d i t e i n v a r i e l i n g u e . » a u t o r e d i L a l i m i n a l i t ‡ c o m e d i n a m i c a d i p a s s a g g i o ( P U G , 2 0 0 5 ) , c u r a t o r e d i C r o s s C o n n e c t i o n s ( P U G , 2 0 0 6 ) e d i K a r o l W o j t y B a , u n p o n t e f i c e i n d i r e t t a ( p r e f . d i F e d e r i c o L o m b a r d i , R A I - E R I , 2 0 0 6 ) . P e r S a n P a o l o h a g i ‡ p u b b l i c a t o , c o n G i a c o m o P e r e g o , A B C d e i v a n g e l i a p o c r i f i ( 2 0 0 6 ) .
Il secondo e ultimo volume dell’antropologia teologica di Scognamiglio. Se il Cristo, Luce del Volto, è il Dio della Bellezza, Adamo, volto di Luce, è la bellezza di Dio… Il Padre ci ha forgiati con le proprie mani: la Parola e il Soffio. E da un grumo di sangue e polvere, acqua e terra, è nato l’uomo… L’antropologia del volto racconta semplicemente l’accadere di questo evento trinitario: noi siamo il volto dell’Amore. Il Padre ci ha creati in Cristo per mezzo dell’azione vivificante dello Spirito. È questa la risposta cristiana al senso della vita. Esistere vuol dire trovare libertà nell’Amore.
Un percorso teologico simbolico che riconosce il fondamento della persona nel pro-venire dall’Alto e nel pro-cedere nell’Altro. Essere persona, in senso cristiano, significa prendere sul serio la radicalità dell’Amore trinitario.
Edoardo Scognamiglio, dottore in teologia (1997) e in filosofia (2005), insegna teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli) e si occupa di dialogo interreligioso e dell’islam presso la Pontificia Università Urbaniana. Presso il Convento San Francesco in Maddaloni (Caserta) dirige il Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture. È impegnato in notevoli centri accademici per lo studio e la promozione del Dialogo, collabora a molte iniziative editoriali, a riviste e giornali, ed è tra i massimi esperti dell’opera letteraria di Kahlil Gibran. Tra le sue numerose pubblicazioni a carattere scientifico ricordiamo: Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica (Paoline, 2001); Ecco io faccio nuove tutte le cose. Avvento di Dio, futuro dell’uomo e destino del mondo, (Messaggero, 2002); Catholica. Cum ecclesia et cum mundo (Messaggero, 2004); Henri-Louis Bergson. Anima e corpo (Messaggero, 2005); Volti dell’islam post-moderno (PUU, 2006); Il volto dell’uomo. Saggio di antropologia trinitaria: I. La domanda e le risposte (San Paolo, 2006).
Caratteristiche: il testo integrale di Vangelo e Atti degli Apostoli; rilegato in similpelle chiara lucida; placca d’argento artistica applicata sulla copertina; soggetto: l’immagine della Vergine Maria; formato adatto ai ragazzi; segnacolo.
La varietà dei carismi è un dono, ma il suo armonioso inserimento nell’unità della Chiesa locale è anche un compito, che va continuamente attuato quale sintesi fra cattolicità e località, fra unità e varietà, evitando sia i particolarismi riduttivi, sia gli universalismi che conducono all’uniformismo.
Arturo Cattaneo, uno dei maggiori esperti in materia, offre in questo libro una sintesi delle sue riflessioni: nella prima parte – come prerequisito di una corretta impostazione del problema – i fondamenti ecclesiologici; nella seconda, l’inserimento delle diverse realtà di origine carismatica nella comunione ecclesiale.
Arturo Cattaneo è nato a Lugano (Svizzera) nel 1948, architetto e dal 1979 sacerdote della Prelatura dell’Opus Dei; dottore in Diritto canonico e in Teologia, docente di entrambe le discipline, a Pamplona, Lugano, Roma e dal 2003 all’Istituto di Diritto Canonico San Pio X di Venezia. È autore di numerose pubblicazioni nell’ambito canonistico, ecclesiologico e in quello della pastorale matrimoniale, tra cui: Questioni fondamentali della canonistica nel pensiero di Klaus Mörsdorf (Pamplona 1986); Il presbiterio della Chiesa particolare (Milano 1993); Matrimonio d’amore (Milano 1997); La Chiesa locale (Città del Vaticano 2003); Unità e varietà nella comunione della Chiesa locale (Venezia 2006).
A partire dalla domanda del salmista, «Che cos’è il figlio dell’uomo?» (Sal 8,5), che si pone, anzitutto, come interrogativo di Dio, questo saggio prova a delineare le basi di una riflessione simbolica su Adamo nell’orizzonte della Trinità. Lo sguardo del Padre è all’origine d’ogni movimento e creazione. Se il primo pensiero di Dio fu un angelo, la prima parola del Padre fu Adamo.
Edoardo Scognamiglio, dottore in teologia (1997) e in filosofia (2005), insegna teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli) e si occupa di dialogo interreligioso e dell’islam presso la Pontificia Università Urbaniana. Presso il Convento San Francesco in Maddaloni (Caserta) dirige il Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture. È impegnato in notevoli centri accademici per lo studio e la promozione del Dialogo, collabora a molte iniziative editoriali, a riviste e giornali, ed è tra i massimi esperti dell’opera letteraria di Kahlil Gibran. Tra le sue numerose pubblicazioni a carattere scientifico ricordiamo: Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica (Paoline, 2001); Ecco io faccio nuove tutte le cose. Avvento di Dio, futuro dell’uomo e destino del mondo, (Messaggero, 2002); Catholica. Cum ecclesia et cum mundo (Messaggero, 2004); Henri-Louis Bergson. Anima e corpo(Messaggero, 2005); Volti dell’islam post-moderno(PUU, 2006).
Da qualche tempo si moltiplicano tra i cattolici i movimenti, i gruppi, le confraternite. Una volta guardate con sospetto dalla gerarchia, le associazioni dei fedeli sono ora incoraggiate e favorite: a Roma è stato creato il Pontificio Consiglio per i Laici, e il Nuovo Codice di Diritto Canonico dedica loro uno spazio significativo.
Il libro dell’arcivescovo Sistach si colloca in questo nuovo orientamento. Il volume aiuta a distinguere tra la varietà delle forme associative dei cattolici, insegna il linguaggio corretto, rende nota la legislazione ecclesiastica, è di aiuto per quanti devono preparare gli statuti delle differenti associazioni o proporre delle modifiche. Nata dall’attività di docente dell’Autore e dalla sua attenzione pastorale, l’opera ha avuto un inatteso successo in Spagna, dove è stata ristampata per ben cinque volte. Essa, difatti, fa conoscere molti elementi teorici e pratici, ed è di grande utilità per i sacerdoti che nella loro attività pastorale devono prendersi cura crescente delle associazioni di fedeli.
Un’opera cardine per l’attualità del tema, la precisione delle proposte, lo stile chiaro ed esauriente.
Lluís Martínez Sistach è nato a Barcellona nel 1937 ed è stato ordinato sacerdote nel 1961. Laureato in Diritto Canonico e Civile presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, è stato giudice ecclesiastico, consigliere diocesano dell’Azione Cattolica, professore di diritto canonico, presidente dell’Associazione Spagnola dei Canonisti, vescovo di Tortosa e arcivescovo di Tarragona. Attualmente è arcivescovo di Barcellona, nonché membro del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e consulente del Pontificio Consiglio per i Laici.
Le istituzioni ecclesiastiche rappresentano un elemento fondamentale per la comprensione della Chiesa cattolica. Argomenti come l’esercizio del primato del papa, le assisi conciliari, la funzione del collegio cardinalizio, i patriarcati orientali, l’episcopato, il clero o i religiosi sono di una rilevanza tanto ampia da interessare un pubblico molto vasto.
Questo libro è utile per qualsiasi lettore interessato alle vicende della Chiesa. Compendio semplice e al tempo stesso rigoroso, espone la complessa evoluzione delle principali istituzioni della Chiesa cattolica dalle origini fino ai giorni nostri. Un’opera che dà una spiegazione a molte curiosità e fa apprezzare la varietà e la saggezza delle istituzioni della Chiesa.
José Orlandis è stato per molti anni cattedratico di Storia del Diritto all’Università di Saragozza, e decano della facoltà di Diritto Canonico e Direttore dell’istituto di Storia della Chiesa all’Università di Navarra. Ha oltre duecento pubblicazioni all’attivo.
Il volume si concentra sul tema della “libertà”, definita come “autodeteminazione” (prima parte) e come “autorealizzazione” (seconda parte). Libertà e autodeterminazione come padronanza di sé come “persona”, capacità di volere (volontà) ciò che si è in grado di capire (intelligenza), possibilità di scegliere (libero arbitrio) in un contesto di “libertà creata e redenta”.
Un saggio di teologia morale con un impianto di ampio respiro rivolto ad un pubblico di studenti, professori e insegnanti di religione
Mauro Cozzoli, sacerdote diocesano, è professore di teologia morale nella Pontificia Università Lateranense e nell’Accademia Alfonsiana. È autore di numerose pubblicazioni di carattere teologico-morale, tra cui Virtù sociali (1984), La natura e la vocazione sociale della persona (1985), Chiesa, Vangelo e Società (1996), La legge naturale a difesa della vita (2002), Per una teologia morale delle virtù e della vita buona (2002), Etica teologale (20033).
Lo psicologo e lo psichiatra cattolico sono dei professionisti ma anche dei credenti e come tali interessati esistenzialmente al bene integrale dell’uomo. Anche se essi faranno riferimento ad una antropologia cristiana, offrono il loro prezioso contributo, maturato in ambito clinico ed accademico, al dibattito scientifico-culturale per una maggiore esigenza di chiarezza epistemologica e metodologica dei ruoli tra psicologo e pastore d’anime, tra scienza e fede, tra azione umana e grazia.
Gli autori del presente volume, articolando i contributi tematici di diversi autori cattolici (Browning, Cencini, Forte, Imoda, Panizzolo, Rulla…), sostengono che l’incontro tra psicologia e teologia ha primariamente e metaforicamente luogo nell’intimo dell’uomo, nel momento in cui egli si pone la domanda sul senso della propria vita.
Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, è presidente dell’Associazione Psicologi e Psichiatri Cattolici (AIPPC) e direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Interpersonale (ARPCI) di Roma. È docente di psicopatologia presso la Pontificia Università Gregoriana e di psichiatria nell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma. Componente dell’Osservatorio Nazionale Salute Mentale - Ministero della Salute. Ha pubblicato recentemente: La mente virtuale (San Paolo); Gli dei morti son diventati malattie (Sodec).
Pasquale Laselva, psicologo clinico, è socio dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici (AIPPC) e della Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo-Interpersonale (ARPCI) di Roma. Consulente del Centro di Ascolto del Consultorio Familiare della Diocesi di Monopoli-Conversano e collaboratore della Federazione Italiana Gioco Calcio - Comitato R. Puglia S.G.S.
Silvestro Paluzzi, psicologo clinico e psicoterapeuta, è docente di psicologia della Pontificia Università Urbaniana, Facoltà di Filosofia; Istituto Superiore di Catechesi e Spiritualità Missionaria “Redemptoris Missio”; Istituto Superiore per lo Studio della non Credenza, della Religione e delle Culture (I.S.A.). è direttore del Centro di Psicologia Clinica “Diakonia Oltrefrontiera” e coautore di oltre settanta pubblicazioni nazionali e internazionali nell’ambito cognitivista; è, inoltre, autore del Manuale di Psicologia (Urbaniana University Press, 1999).
Il volume presenta una chiara esposizione dei principali siti e tipi di reperti paleocristiani, con particolare attenzione ai temi iconografici. L’interesse dell’autore si estende anche all’architettura dei primi secoli, con numerose ricostruzioni degli edifici destinati al culto. Le spiegazioni sono puntualmente accompagnate da dettagliati disegni e mappe che aiutano il lettore a interpretare in maniera immediata le spiegazioni del testo. Un vero manuale che colma una lacuna nel panorama editoriale italiano.
José Antonio Íñiguez Herrero è nato ad Alcalá de Henares il 4 luglio 1929. Ha studiato architettura a Madrid, presso l’Accademia di Belle Arti di San Fernando e presso la Scuola Superiore di Architettura. Si è inoltre laureato in Diritto canonico all’Università di Navarra. Ha insegnato Arte e composizione e Storia dell’architettura presso la Scuola Superiore di Architettura di Madrid, ha collaborato con il Ministero dell’Educazione alla conservazione dei monumenti e ha partecipato a numerosi scavi in Spagna e Italia. Attualmente insegna Archeologia cristiana presso la facoltà di Teologia dell’Università di Navarra. Oltre a contributi di argomento iconografico e teologico in diverse riviste, ha pubblicato Cuadernos de Arte I (Madrid 1955), Síntesis de Arqueología Cristiana (Madrid 1978), Historia del Altar Cristiano (Pamplona 1978-1984).
Questo libro racchiude un programma e un messaggio. Il programma esprime la nuova concezione della psicologia pastorale come un ramo della psicologia che studia i processi inerenti alle situazioni pastorali. Il messaggio si riferisce all’impostazione dell’aiuto pastorale concepito come mano fraterna tesa al prossimo in necessità.
In questa prospettiva, l’opera propone una chiave di lettura di alcune concrete situazioni pastorali: consulenza pastorale, direzione spirituale, confessione, assistenza dei malati e dei moribondi, dei portatori di handicap, delle persone afflitte dalla sindrome post-abortiva. La novità dell’approccio sta nel dialogo interdisciplinare tra la psicologia e la teologia.
Mihály Szentmártoni, gesuita, professore di psicologia e spiritualità, è nato nel 1945 a Novi Sad (Jugoslavia). Dal 1981 ha tenuto vari corsi a Zagabria e a Roma; ha lavorato per molti anni come direttore e consultore del «Centro per la famiglia» a Zagabria; ha scritto numerosi articoli e libri tradotti in più lingue. Attualmente è preside dell’Istituto di scienze religiose della Pontificia Università Gregoriana (Roma). Negli ultimi anni la sua ricerca scientifica si è concentrata ad approfondire il dialogo interdisciplinare tra la psicologia e la spiritualità. Frutto di quest’orientamento sono stati: il volume In cammino verso Dio. Riflessioni psicologico-spirituali su alcune forme di esperienza religiosa (San Paolo 1998); lo studio «Brigida Morello di Gesù: profilo psico-spirituale» (in Brigida Morello di Gesù, Lib. Ed. Vaticana 1997); lo studio su «Psicopatologia e santità» (in La santità, Chirico 2001).
Una guida essenziale allo studio della religione in tutta la sua complessità. Della religione, al singolare e al plurale, vuol dare un'informazione ampia, corretta e attendibile, ispirata per quanto possibile a un criterio di interdisciplinarietà (scienze della religione e delle religioni, filosofia, teologia). I primi tre capitoli, di carattere informativo, descrivono il fenomeno religioso, le discipline che l'hanno studiato e l'atteggiamento che l'accompagna. Gli ultimi due si propongono l'elaborazione di una chiave interpretativa antropologica e teologica
Il volume offre un quadro storico generale delle Chiese d'Oriente, utilizzando fra i diversi criteri che potevano essere usati nella traccia delle tipologie ecclesiali (condizione giuridica, caratterizzazione teologica, aree geografiche, ceppi linguistici...) quello della suddivisione in riti, criterio peraltro tradizionalmente adottato dai grandi maestri della materia. Ne è derivata un'opera che, oltre a garantire una maggiore aderenza alle origini storiche delle cristianità non latine, permette di coglierne l'identità e il ricco patrimonio spirituale e dottrinale, in un linguaggio che risulta agevole anche per il grande pubblico. Filippo Carcione è nato ad Aquino (Frosinone) e ha conseguito la laurea all'Università di Roma. Ricercatore confermato di cristianesimo antico e medievale, ricopre attualmente la cattedra di storia bizantina alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cassino. Svolge corsi di patrologia nel Pontificio Collegio Leoniano di Anagni e collabora con il prof. S. Panimolle.
Nel libro, alla luce della sacra Scrittura e della tradizione patristica e teologica, Ignazio Sanna guida il lettore alla scoperta dell'uomo inserito nel mistero di Cristo e della Trinità. L'autore si trova qui ad affrontare le questioni più controverse, da quelle relative alla creazione del mondo e dell'uomo a quelle concernenti il peccato e la grazia, fino a decifrare il destino dell'uomo nell'orizzonte della vita eterna.