"Nessuno potrebbe mai negare che i partiti politici continuino ad avere un ruolo importante nelle democrazie contemporanee. Non è neanche il caso di discuterne. Il punto è che hanno perso il ruolo di veicolo della partecipazione dei cittadini all'elaborazione delle politiche che nelle istituzioni troveranno sbocchi e forme. Esiste dunque ancora, magari per altri canali, la partecipazione politica? Riesce, in questi altri modi, a mantenere vivi i tessuti coesivi di cui una democrazia ha bisogno? E se non ci riesce, cosa fare per ricostituirli? C'è un ruolo, in tutto questo, per le comunità intermedie, alcune delle quali, in primis il Terzo settore, sono ben più vive dei partiti? Se c'è, in quale rapporto con gli stessi partiti?" (dall'Introduzione di Giuliano Amato).
Queste pagine raccontano la riscoperta di un Amore, di un rapporto filiale tra una giovane donna e Dio Padre. Il luogo in cui si svolgono gli eventi non è uno qualsiasi, ma un posto molto speciale: Assisi. Come san Francesco, anche Fortuna conosceva il Signore per sentito dire, ma non ne aveva mai fatto un'esperienza autentica. Arrivata nella piccola città umbra viene a contatto con una realtà fatta di incontri, di parole ascoltate e meditate, di preghiera, di lacrime, di gioia. Con grande semplicità e un tocco di umorismo tipicamente napoletano, l'Autrice prende per mano il lettore e racconta come la Provvidenza abbia guidato ogni suo passo per condurla dalla "schiavitù dell'Egitto" a una terra dove "scorre latte e miele". L'intento di Fortuna è proprio quello di testimoniare come la potenza della Resurrezione è un dono che Dio vuole fare a ogni persona, in qualsiasi condizione si trovi: basta solo aprire il cuore e mettersi in ascolto.
L'Italia è uno tra i paesi europei con maggiori squilibri generazionali: in termini demografici, rispetto al peso del debito pubblico e nella distribuzione delle voci della spesa sociale. Le difficoltà dei giovani nella transizione scuola-lavoro rallentano quella alla vita adulta. La fragilità dei singoli, i grandi mutamenti in atto, i limiti delle politiche pubbliche aumentano il rischio di polarizzazione tra coloro che sono capaci di cogliere nuove opportunità e altri che scivolano verso i margini. La riduzione quantitativa dei giovani fa però crescere l'attenzione nei loro confronti e con essa la consapevolezza della necessità di investire sul successo formativo e sulla solidità dell'ingresso nella vita adulta. Ma servono anche spazi per esperienze che incoraggino a sperimentarsi positivamente come soggetti in grado di generare senso e valore nel loro essere e fare nel mondo. Le indagini e le analisi presentate in questo volume affrontano il rapporto delle nuove generazioni con i cambiamenti del proprio tempo, in particolare la transizione verde e l'intelligenza artificiale, i mutamenti nelle modalità di partecipazione civica, religiosa e lavorativa.
In questo libro sono state raccolte le storie di dieci giovani, dieci "santi della porta accanto", cioè vicini a noi - sia per la distanza temporale che geografica - e insieme riflesso autentico della presenza di Dio nel mondo. Giovani che hanno riempito la quotidianità, le relazioni e i sogni, così come le scelte più importanti della vita, di un amore straordinario, talvolta nascosto alla vista degli stessi familiari e dei coetanei. Gli Autori, nei ritratti qui presentati, hanno attinto alle testimonianze di chi quei giovani li ha conosciuti, hanno scrutato lo sguardo di coloro che ne ricordano gesti e parole, ma soprattutto ne hanno riletto gli scritti personali, perché questi giovani sono un'esegesi vivente del Vangelo di Cristo.
L'episcopato milanese è una tappa cruciale nella biografia del futuro papa Paolo VI. Sulla base di un'ampia documentazione, Giorgio Del Zanna ricostruisce in queste pagine il progetto pastorale di Montini negli anni in cui Milano, sotto la spinta di una tumultuosa modernizzazione, conosce una profonda trasformazione socioculturale. La metropoli dove tradizione cattolica e civiltà industriale s'intrecciano in modo inedito, pone la sfida dell'"irreligiosità": un problema nuovo, da affrontare in chiave pastorale portando la Chiesa verso persone e realtà lontane, a cominciare dalle fabbriche e dalle tante periferie. Missione e senso religioso, simpatia nei confronti dei contemporanei e ricerca di una nuova coesione spirituale della società, sono gli elementi portanti della proposta montiniana. Consapevole della crisi religiosa europea, Montini guardò anche oltre l'Europa, maturando negli anni del Concilio Vaticano II la convinzione che la Chiesa avrebbe svolto la sua missione solo in un confronto continuo e vitale con le diverse espressioni del mondo contemporaneo.
Il volume fornisce un quadro ragionato, approfondito ma nello stesso tempo sintetico, del sistema di contabilità e bilancio degli enti locali. Ogni istituto è trattato in una logica di sistema. In tal modo, la descrizione delle singole regole acquista il senso dell'unità. All'illustrazione delle fasi di programmazione, gestione (anche attraverso le società partecipate) e rendicontazione delle entrate e delle spese e del connesso sistema dei controlli interni, si affianca l'esame dei singoli tributi locali e l'indicazione delle strategie e degli strumenti per migliorare l'efficacia dell'accertamento e della riscossione delle entrate comunali. Molti esempi e concreti suggerimenti operativi arricchiscono la trattazione che contiene numerosi richiami alla giurisprudenza e alle deliberazioni della Corte dei conti in sede di controllo. I lettori saranno così in grado di conoscere le modalità di governo e gestione della res publica che richiedono capacità di programmazione e controllo degli organi di governo e capacità di attuazione dei programmi da parte della macchina amministrativa.
A partire dalla seconda metà del secolo XX, le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa e l'Unione europea hanno progressivamente costruito un diritto di orientamento sessuale nel sistema dei diritti umani. Il fattore religioso ha rappresentato una specifica variabile dell'inclusione dell'orientamento sessuale tra i contenuti di garanzia dei diritti della persona, con un ruolo, alternativamente, favorevole o contrario a tale inclusione. Per le istituzioni sovranazionali, la condanna religiosa dell'omosessualità ha infatti dimostrato l'esistenza di specifiche discriminazioni contro le persone omosessuali e allo stesso tempo ha motivato l'interesse delle organizzazioni sovranazionali alla ricerca di un dialogo con gli attori religiosi. L'ambivalenza del legame tra omosessualità e religioni ha caratterizzato convergenze e divergenze tra il diritto di libertà religiosa e il diritto di libertà di orientamento sessuale nei conflitti e nelle alleanze tra questi due diritti. Nel corso degli anni i vari attori si sono confrontati sul rapporto tra diritti religiosi e diritti umani, sull'interpretazione dei testi sacri e dei testi giuridici, sulle rivendicazioni di un diritto all'obiezione di coscienza per non commettere peccato e sulla costruzione di alleanze intersezionali e olistiche. In questo volume Daniele Ferrari ricostruisce il legame tra orientamento sessuale e libertà religiosa nel diritto internazionale ed europeo.
Attingendo a documenti degli archivi vaticani e in particolare ai fondi relativi al pontificato di Pio XII, resi recentemente disponibili presso l'Archivio Apostolico Vaticano, il volume ricostruisce i processi redazionali e le fasi di ricezione dei più importanti testi magisteriali promulgati da Pio XI e da Pio XII sui mezzi audiovisivi di massa. L'analisi dell'iter di realizzazione dei documenti e la loro diffusione planetaria fanno emergere l'evoluzione dell'atteggiamento della Chiesa cattolica verso i media, ma anche il progressivo allargamento dello sguardo e delle prospettive: accanto a una politica di attenta vigilanza contro questi mezzi, potenti veicoli di una modernità in contrasto con i dettami del cattolicesimo, si fa sempre più manifesta una strategia positiva e propositiva verso i media tesa ad adeguare il messaggio della Chiesa per una società nel pieno di mutamenti epocali. I documenti considerati sono l'enciclica Vigilanti cura (1936) sul cinema, l'esortazione apostolica I rapidi progressi (1954) sulla televisione, i due Discorsi sul film ideale (1955) e l'enciclica Miranda prorsus (1957) dedicata a cinema, radio e televisione.
Nonostante il progressivo invecchiamento della popolazione, il dibattito sui fondamentali diritti sociali e civili sembra interessare prevalentemente altre fasce d'età. Infatti, il confronto su questi temi stenta a tenere in considerazione tutti gli aspetti che interessano i senior. Partendo dalla crescente importanza dell'argomento e dalle diverse prospettive di lettura del fenomeno, è necessario avviare alcune riflessioni sul sistema dei servizi, sul quadro normativo e sui modelli di welfare con cui incentivare una maggiore partecipazione e inclusione delle persone anziane. Il volume, attraverso il contributo di diversi autori, spazia dalla possibilità di una piena realizzazione dei diritti dell'individuo agli attori che ne consentono la totale fruizione, sino ad approdare a una riflessione sui doveri individuali e sull'impegno collettivo in un'ottica di partecipazione attiva e coinvolgimento sociale degli anziani. Opera realizzata con il patrocinio di 50&Più Associazione e Fondazione Leonardo 50&Più è l'associazione che dal 1974 opera per la rappresentanza e la tutela dei propri soci e per il riconoscimento degli over 50 come risorsa della società, promuovendone il ruolo sociale e il protagonismo attivo. Grazie al suo Centro studi offre a tutti coloro che a vario titolo si occupano di anzianità, longevità, problematiche collegate alla terza e quarta età, strumenti di consultazione, ricerca e approfondimento rispetto al fenomeno dell'invecchiamento della popolazione in Italia e nel mondo. La Fondazione Leonardo nasce nel 1998 per promuovere il diffondersi di una cultura che, favorendo l'incontro solidale tra le generazioni, valorizzi l'età anziana come ricchezza della persona e la persona anziana come risorsa della comunità. La Fondazione non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale e di promozione della cultura, grazie a un'opera di diffusione di informazioni sui temi legati all'invecchiamento e alla vita in età anziana.
Don Domenico Cassandro, giovane parroco di Moiano, diocesi di Sorrento Castellammare, è stato un testimone della vita bella del Vangelo. Morto in odore di santità nel 2012 a soli 33 anni a causa di un tumore che lo ha colpito in due riprese - la prima volta a soli 24 anni e poi nel 2010 -, ha lasciato un segno indelebile nella comunità parrocchiale che gli era stata affidata. I suoi scritti, le lettere e le omelie, che in queste pagine sono presentati, delineano il cammino spirituale di un'anima innamorata profondamente di Dio. Don Domenico è stato un pastore che ha amato il suo gregge, ha offerto davvero tutto per la conversione dei cuori a lui affidati e si è ancorato alla Croce nel momento più difficile della sua vita. Una vita resa breve dal cancro, ma vissuta con una intensità che ancora ci raggiunge a distanza di tanti anni.
La storiografia sulla carità ha tradizionalmente ricondotto la grande diffusione in ambito controriformistico dei legati pii di origine testamentaria alla questione della salvezza delle anime del Purgatorio. I legati, tuttavia, sono stati scarsamente indagati dal punto di vista socio-economico, nonostante questo aspetto e quello religioso fossero strettamente collegati. Ne sono state poco studiate anche le origini e la lunga storia, passata attraverso trasformazioni della loro forma giuridica, delle loro finalità e del loro funzionamento. Al centro del volume è il legato pio inteso come dispositivo, espressione di uno scambio singolare, anche perché asimmetrico, tra individuo e istituzione. Al tempo stesso, i legati sono analizzati quali creatori di contesto sociale: ancora oggi, abbiamo di fronte un panorama di ospedali, istituzioni assistenziali, opere pie che rappresentano il risultato storico di lasciti testamentari che si sono evoluti e arricchiti. Grazie ai contributi di diversi studiosi il volume getta dunque luce su un tema di cruciale importanza per comprendere la storia della Chiesa, della società e dell'economia.
Frutto di un'ampia ricerca, il volume mostra come si stia rafforzando in Italia un nuovo pluralismo religioso, determinato soprattutto dalle minoranze immigrate. La prima parte, i cui capitoli sono suddivisi per aree confessionali (ortodossi, musulmani, evangelici, testimoni di Geova, cattolici, buddhisti, sikh), pone al centro dell'indagine le attività cultuali e aggregative, i modelli organizzativi e educativi, il ruolo dei ministri di culto, così come le iniziative solidali, le forme del protagonismo femminile e l'apporto delle «seconde generazioni». La seconda parte analizza in chiave comparativa il ruolo e le funzioni delle comunità di fede nei processi d'integrazione degli immigrati. Sono infine proposte delle policy per valorizzare le energie positive che derivano dal pluralismo religioso degli immigrati nella trama dei rapporti istituzionali, favorendo un più ampio riconoscimento del suo contributo alla società italiana.
Gli «Scritti» di Silvio Ferrari sono l'occasione non solo per ripercorrere l'itinerario intellettuale dello studioso di discipline ecclesiasticistiche, ma per offrire ai lettori uno spunto di autentica riflessione su quanto la libertà religiosa sia un valore da porre a fondamento per la costruzione di una società genuinamente pluralistica. E questo valore è il filo conduttore degli «Scritti» qui raccolti in tre sezioni principali: il diritto ecclesiastico: una questione di metodo; religione e religioni nello spazio pubblico; diritti religiosi e comparazione. Si snaturerebbe il pensiero dell'autore se non emergesse dalla raccolta che le discipline ecclesiasticistiche sono scienze vive, attente agli sviluppi della globalizzazione, sempre chiamate a «offrire input significativi per costruire un modello giuridico capace di gestire la diversità culturale e religiosa».
È sempre possibile coniugare il rispetto delle convinzioni religiose dei genitori con l’esercizio dei diritti del minore e lo sviluppo delle sue capacità? E quale ruolo sono chiamate a svolgere le istituzioni per assicurare il best interests del bambino? Nella prospettiva degli studi di diritto e religione, e seguendo il perimetro disegnato dalle fonti internazionali ed europee, il volume ripercorre la lunga e travagliata vicenda del riconoscimento dei minori di età quali autonomi soggetti con propri diritti, fino alla consacrazione di tale principio nella Convenzione ONU sui diritti del fanciullo. Da questo punto di osservazione, si dipana una riflessione intorno alla relazione che unisce la libertà religiosa dei genitori, gli interessi delle istituzioni pubbliche e i diritti del minore, che si affermano progressivamente con lo sviluppo della sua maturità. Una relazione che il più delle volte si presenta nelle vesti di un’alleanza ma che talvolta assume quelle di uno scontro. Prendendo a prestito l’approccio delle capabilities, nel volume si propone di considerare, quale ragionevole criterio assiologico di risoluzione dei conflitti, la salvaguardia di alcune capacità essenziali del minore, riassumibili in quell’insieme di conoscenze, competenze e relazioni umane in grado di garantirgli la possibilità di un «futuro aperto». Decisivo si rivela, pertanto, l’ambito educativo. Questioni come la partecipazione alla vita scolastica, il pluralismo educativo e le esperienze di homeschooling, sono rilette alla luce di una prospettiva olistica, nella quale famiglie, comunità di fede e istituzioni, ciascuna col proprio retroterra religioso e culturale, sono chiamate a operare in sinergia per realizzare il miglior interesse del minore.
Silvia Angeletti, PhD, è professoressa associata di Diritto ecclesiastico e canonico nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Perugia. È autrice di lavori monografici, articoli e saggi, pubblicati in riviste e volumi italiani e stranieri. Tra le sue pubblicazioni si segnalano: "Libertà religiosa e Patto internazionale sui diritti civili e politici. La prassi del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite" (Giappichelli, 2008) e "Poliarchia e bene comune. Chiesa, economia e politica per la crescita dell’Umbria" (curato con G. Armillei, Il Mulino, 2010).
Uno degli elementi che qualificano il disegno istituzionale della presidenza della Repubblica nella storia euroatlantica è la durata del mandato. La scelta del settennato delinea un mandato lungo, come elemento significativo di continuità con i caratteri della monarchia costituzionale e la configurazione dualista del sistema parlamentare. Il volume, frutto di un articolato confronto tra storici delle istituzioni e costituzionalisti, è strutturato in due parti. Nella prima, delineato il settennato dai dibattiti settecenteschi all'invenzione francese, sono presentate le principali esperienze nazionali. La seconda parte è dedicata al settennato italiano, deciso in Assemblea Costituente sull'esempio di quello francese. Un tratto che connota il Presidente italiano, unico ormai tra quelli delle principali democrazie contemporanee a disporre di un mandato settennale.
Gli studi sul contributo che la Chiesa ha dato alla diffusione dell'italiano sono numerosi; non sono molte, tuttavia, le indagini sull'uso che dell'italiano è stato fatto dagli inizi del Novecento a oggi. Nonostante alcune ricerche importanti sulla traduzione della liturgia dopo il Concilio Vaticano II, sulla diffusione dell'italiano nel mondo attraverso la religione o sulla lingua dei pontefici, sono rimasti estranei all'attenzione degli storici della lingua sia le vie seguite dalla Chiesa nel XX secolo e nei primi anni del XXI per tenere viva la comunicazione con credenti e non credenti, sia il contributo che le recenti innovazioni hanno dato alla lingua italiana. L'idea del volume nasce, dunque, dall'intenzione di avviare nuove ricerche e riflessioni sui tanti modi in cui la Chiesa cattolica è riuscita a mantenere vivo il suo ruolo di messaggera dell'italiano.
Migliorare le politiche pubbliche è essenziale per innalzare le condizioni socio-economiche del paese. Si tratta di un'aspirazione non irrealizzabile, a condizione che le politiche vengano fondate sulle evidenze empiriche. In questo volume si considerano 10 ambiti - Istruzione, Salute e sanità, Trasporti, Decisioni politiche e scelte elettorali, Mercato del lavoro, famiglie e welfare, Imprese, Divari territoriali, Differenze di genere, Immigrazione e Ambiente - e si mostrano esempi concreti in cui i risultati scientifici possono informare i decisori pubblici: per migliorare le competenze degli studenti, è meglio investire sulla qualità del corpo docente, oppure sul numero di classi e di professori? Quali infrastrutture di trasporto sono funzionali alla crescita economica? Come riformare il sistema sanitario per assicurare una migliore qualità delle prestazioni senza peggiorare quelle verso le categorie più deboli? I ticket sono una buona idea? E gli incentivi al personale medico? Cosa sappiamo degli effetti delle garanzie pubbliche per l'accesso al credito delle imprese? C'è modo per ripensare la politica a favore del Mezzogiorno, così da innalzarne l'efficacia e scongiurare gli effetti perniciosi? Quali misure sono efficaci per favorire la decarbonizzazione e quali invece la ostacolano? Il ricorso all'evidenza empirica non è più rimandabile. Le misure previste dall'Unione Europea (in particolare quelle relative al Next Generation EU) determineranno nei mesi a venire una disponibilità finanziaria senza precedenti per i decisori pubblici centrali e locali. Spendere bene queste somme potrebbe determinare una svolta decisiva per la traiettoria di crescita del nostro paese, in declino ormai da un quarto di secolo. Contributi di Guglielmo Barone, Mattia Borsati, Vincenzo Carrieri, Emanuele Ciani, Riccardo Crescenzi, Maria De Paola, Edoardo Di Porto, Tommaso Frattini, Mara Giua, Francesco Manaresi, Paolo Naticchioni, Alessandro Palma, Giacomo Pallante, Fabio Pammolli, Marco Percoco, Francesco Principe, Vincenzo Scoppa, Daniela Vuri.
Cristian Maffei - detto "Chicco" - è un ragazzo che non ha avuto paura di chiedere conto dei tanti dolori subiti in soli 24 anni di vita; come Giobbe, ha gridato ripetutamente verso il Cielo: "Perché a me? Perché ti accanisci sulla mia carne, sui miei affetti, sulle mie fragilità?". Eppure... la sua non è una storia pietosa e il libro non intende suscitare facili commozioni. Queste pagine narrano piuttosto il percorso di fede di un giovane che ha saputo penetrare nel mistero di Dio e dare un senso nuovo al proprio dolore. Una testimonianza che ha richiamato l'interesse di tanta gente, desiderosa di comprendere come possa germogliare la gioia dall'albero della Croce. L'Autore ritrae l'ironia, la dignità e il coraggio di Cristian attraverso i suoi scritti e la voce di chi gli ha voluto bene.
I conflitti fanno parte della vita quotidiana degli sposi e talvolta lasciano un segno profondo nella coppia. La tendenza comune è sfuggirli, considerandoli problemi da cui è meglio tenersi alla larga. Eppure, possono essere straordinarie occasioni per crescere nella relazione e migliorare la qualità dello stare insieme. Ecco la prospettiva inedità offerta in queste pagine: dai conflitti è possibile imparare. Sempre. L'Autrice passa in rassegna le dinamiche, gli aspetti positivi da potenziare e quelli negativi da gestire nel rapporto a due. Il linguaggio è concreto e l'approccio estremamente pratico: un libro per imparare a vivere da protagonisti la propria esistenza - personale e matrimoniale - affrontando con creatività le sfide quotidiane e trasformando l'ordinario in uno straordinario capolavoro.
«Questo testo è stato scritto da Maria Letizia dopo la scomparsa della figlia Marianna, avvenuta il 18 agosto 2010, ed è una testimonianza vibrante del percorso fatto con Dio, con se stessa e con la Chiesa, nella ricerca di una parola che dia significato alla realtà forse più insensata che esista per un genitore: la perdita di un figlio, una sofferenza umanamente e spiritualmente inspiegabile.
Al cuore che ascolta, che attende, che non scappa e umilmente si accosta alla propria ferita e la cura con la mitezza, l’invocazione, l’amicizia, con la Parola di Gesù e la sua misericordia, può accadere – e così è stato per Maria Letizia – di entrare in un territorio nuovo e scoprire che la notte è punteggiata di minuscole stelle che orientano il cammino. E in questo scritto ce lo racconta, senza sconti, senza ipocrisie, con il realismo di una madre così innamorata della figlia da non poter credere al destino irreparabile di una morte senza appello».
Papa Francesco ha recentemente invitato 500 giovani imprenditori ed economisti di tutto il mondo ad incontrarsi ad Assisi, per dialogare e confrontarsi sul sistema economico attuale, colpevole di consumare senza criterio le risorse naturali, di sfruttare i lavoratori e di accrescere il divario tra nazioni ricche e povere. Il papa ha intenzione di proporre un patto con questi imprenditori per una nuova visione di economia chiamata “The Economy of Francesco”. Ma di cosa si tratta? È possibile stabilire un legame tra una tale visione di sviluppo e il pensiero economico francescano? Grazie al contributo di un frate minore, di un terziario francescano e di esempi imprenditoriali, il testo offre piste di riflessione e strumenti utili per chiarirsi le idee su un argomento più che mai attuale.
Patrizia Revello, brillante dottoressa in Farmacia, è volata al Cielo all'età di 39 anni, appena compiuti, dopo aver lottato eroicamente per due anni contro una malattia devastante, il cancro al seno "triplo negativo", sostenuta da una grande fede in Dio e nella Vergine Maria. È proprio grazie all'esempio con cui ha affrontato la malattia e la serenità che ha saputo trasmettere a coloro che si stringevano attorno a lei, che oggi il suo ricordo rimane vivo. Leggere la storia di Patrizia, tuttavia, non significa solo contemplare la sua relazione d'amore con Gesù, ma sentirsi anche coinvolti nella stessa esperienza, quella che ha già trasformato la vita di molte persone a lei vicine: genitori, fidanzato, amici, sacerdoti, vescovi... Queste pagine, dunque, oltre a presentare la figura di una giovane donna appassionata della vita e di Dio, ci invitano ad un autentico cammino di conversione e di fede. Per riuscire ad avvicinarci un po' di più a quel Gesù che lei sempre definiva "bravo".
Queste pagine nascono dal desiderio di raccontare un pezzo di vita vissuta. Gli Autori hanno voluto condividere la loro esperienza di coppia, la loro fede, insieme a strumenti e conoscenze psicologiche professionali, per venire in aiuto ad altre coppie, perennemente in conflitto. L'autenticità di Claudia e Roberto è il punto di forza del libro perché entrambi testimoniano la gioia dello stare insieme, ma anche il dolore pungente di chi, talvolta, si ritrova in una relazione apparentemente priva di senso o di futuro. Come riuscire a superare una crisi, anche profonda, nel matrimonio? In che modo il litigio può trasformarsi in risorsa per la coppia che non riesce più a comunicare? Gli autori offrono risposte concrete e propongono soluzioni creative per permettere agli sposi di recuperare quanto di più bello si sono promessi il giorno delle nozze: quel "per sempre" di cui Cristo si è fatto base sicura e compagno di viaggio.
"È davvero una storia che vale la pena di raccontare la tua, Marianna, una luce che non può rimanere nascosta e che vorrei tanto arrivasse al cuore dei giovani. Una lettera d'amore scritta da una loro coetanea, che ha trovato nell'Amore la risposta alle domande più profonde, ai desideri più grandi, ai dubbi, alle amarezze che inquietano tanti giovani e che possono dirottare la loro vita sulle strade buie del non senso e della felicità illusoria". Marianna Boccolini è una giovane che nel 2010, a 18 anni di età, perde la vita in un incidente stradale. Leggendo i suoi scritti e ascoltando le testimonianze di chi l'ha conosciuta, entriamo a contatto con una ragazza innamorata di tutto ciò che è autentico, bello e, soprattutto, vero. Parole di fede e di speranza per tutti coloro che cercano il sentiero della vita.
Chi è stato Carlo Maria Martini prima di diventare arcivescovo di Milano e uomo di grande popolarità, apprezzato da credenti e non credenti? Questo volume ricostruisce il «primo tempo» della sua biografia, quello della formazione, dalla nascita al definitivo approdo nella capitale. In questa ricostruzione l'autore si è avvalso d'una ricca messe di materiali completamente inediti e ancora non accessibili agli studiosi, provenienti dall'archivio della famiglia Martini, dall'archivio romano della Compagnia di Gesù e da diversi altri archivi che conservano le tracce del giovane Martini. In tal modo - passando dagli anni della giovinezza a Torino, del noviziato a Cuneo, della filosofia a Gallarate, della teologia a Chieri e degli studi biblici a Roma - il libro restituisce per la prima volta un ritratto a tutto tondo del cardinale, soffermandosi sugli studi, i maestri e le esperienze in grado di plasmarne la biografia, muovendosi sullo sfondo di trent'anni e più di storia d'Italia, della Compagnia di Gesù e della chiesa universale.
«Il filo narrativo del libro è la storia della malattia di mia figlia Letizia che, a tre anni, senza aver mai sentito parlare di Medjugorje, in seguito a un laringospasmo violento, ci implorò di essere portata nella terra della Gospa; una storia che si lega a quella del fratellino, guarito anche lui, in un secondo momento, grazie all'intervento della Bianca Signora della collina delle apparizioni. Mi auguro che il mio libro sia "una goccia di acqua pulita", come diceva Madre Teresa di Calcutta; una goccia che spero venga raccolta da molti, affinché la grande gioia e il singolare dono che la mia famiglia ha ricevuto non sia solo per noi, ma per tutti». Una storia che porta dritti nel mondo dei più piccoli e nel loro cuore. È a loro che il Signore riserva le sue grazie a piene mani. Per cui, ogni volta che guardi gli occhi di un bambino presta attenzione e vi scorgerai il cielo. Il cielo negli occhi.
I giorni dell’idillio fra le religioni e i diritti umani sembrano finiti: i dibattiti interni alle stesse religioni, attraversate da identità e sensibilità diverse, anche radicali, così come le implicazioni ideologiche e geopolitiche che connotano l’impatto pubblico delle fedi, nonché il ruolo non secondario delle migrazioni che sfidano le categorie del multiculturalismo, hanno causato, in questi anni, una moltiplicazione di ricorsi davanti alle Corti nazionali e sovranazionali caratterizzati da una inedita tensione fra i diritti umani e le ragioni di chi crede. Ma perché è così frequente che le religioni ricorrano ai giudici per affermare la propria idea di diritti umani? E in quale modo la dottrina dei diritti umani potrebbe favorire un dialogo con la «verità» delle religioni? Questo libro è un tentativo di ripensare l’interazione fra religione e diritti umani: dall’analisi di alcuni casi giudiziari che hanno coinvolto le tre religioni globali e dalla ricostruzione dell’essenza giuridica dei diritti umani, affiora la complessità di questo rapporto, fra dimensione privata e ruolo pubblico della fede, secolarizzazione e confessionalità, giudici e organizzazioni non governative. Ne deriva che i diritti umani non dovrebbero essere solo una creazione del diritto, interna al diritto, e immutabile, ma uno strumento in continua evoluzione, alla ricerca di una protezione sempre più universale della dignità dell’uomo.
Christopher McCrudden insegna Human Rights and Equality Law alla Queen’s University Belfast ed è William W. Cook Global Law Professor alla Michigan Law School. Fino al 2011 è stato Fellow al Lincoln College dell’Università di Oxford, dove ha insegnato Human Rights Law. È anche Fellow della British Academy e, dal 2018, della Royal Irish Academy. Membro dei comitati editoriali di prestigiose riviste accademiche come l’«Oxford Journal of Legal Studies», è membro della rete di esperti presso la Commissione dell’Unione europea per l’applicazione delle direttive in materia di uguaglianza di genere. È anche barrister presso le Blackstone Chambers di Londra e autore di decine di pubblicazioni, fra cui «Buying Social Justice» (2007) e «Understanding Human Dignity» (2013).
Francesco d’Assisi era alto poco meno di un metro e mezzo, non era particolarmente avvenente, né era un letterato… Eppure è noto anche come Alter Christus, “l’altro Cristo”. Un Santo universalmente amato e conosciuto. Ma siamo sicuri di sapere chi fosse davvero quell’uomo nelle sue profondità? Cosa lo portò da una piccola città nel cuore dell’Umbria alle altezze della santità, agli onori della corte celeste? Nella sua avvincente biografia, l’Autore riesce a penetrare la vita interiore di san Francesco, rivelandone le sue più profonde passioni, l’amore inestinguibile per la povertà e l’incrollabile fedeltà all’essenza del Vangelo. La vita del Santo di Assisi, spesso presentata come spettacolare e miracolosa, è in realtà la storia di un’anima che anela a Dio e che intravede la Sua presenza in tutta la creazione.
Nel ritmo confuso e disordinato della nostra vita, abbiamo bisogno di spazi di silenzio e di preghiera per incontrare Dio e ritrovare noi stessi. E - diversamente da come immaginiamo - non è necessario allontanarsi dalle mura di casa per cercare un luogo di raccoglimento. Anzi: il proprio ambiente può diventare una vera oasi in cui crescere nella fede. L'autore, con un linguaggio semplice e concreto, propone dodici percorsi, uno per ogni mese dell'anno, arricchiti da spunti di meditazione, letture bibliche, suggerimenti e interrogativi. Un rifornimento di spiritualità per vivere ogni giorno la nostra vita umana e cristiana.
Un frate e una moglie. Un padre nello spirito e una madre nella carne. Cosa possono avere in comune, quando parlano d'amore? In apparenza nulla, ma la lettura di queste pagine, in un intreccio tra l'avventura umana, affettiva e spirituale di Francesco d'Assisi e le vicende sentimentali di una coppia moderna, insegna che le due realtà non sono poi così distanti. Si percepisce, infatti, in entrambe un desiderio infinito di amare ed essere amati. Gli autori, attraverso un linguaggio semplice, fresco, hanno individuato cinque modalità pratiche per aiutare la coppia ad amarsi sempre più e meglio, per trovare quella stessa pienezza di vita che Francesco d'Assisi ha sperimentato.
La migrazione è un evento critico, che si ripercuote sulle reti di parentela e in particolare sulle relazioni tra familiari di generazioni diverse. Nelle famiglie migranti i rapporti intergenerazionali assumono aspetti distintivi: i progetti migratori si prefiggono di cambiare le condizioni socio-economiche delle famiglie; la migrazione può portare alla creazione di famiglie transnazionali, con genitori o figli che rimangono nel paese di provenienza; i valori e le abitudini del luogo di origine possono scontrarsi con quelli del paese di arrivo. In questo volume, studiosi europei di riferimento indagano il tema della solidarietà familiare (chi aiuta chi, chi interagisce con chi, con quale modalità?) e colmano alcune lacune della letteratura internazionale. Nel libro si descrivono i processi sottesi agli scambi di aiuto nelle famiglie migranti; si integrano approcci teorici tipici degli studi delle relazioni intergenerazionali con altri propri delle ricerche sull'immigrazione; si applica una prospettiva multidimensionale - sul piano sostanziale, metodologico e disciplinare - a un ventaglio di gruppi di immigrati, contesti e tipi di scambio.
Codificate sulla base della Scrittura e divulgate attraverso una pluralità di testi e immagini, le opere di misericordia fornirono a istituzioni e città un riferimento fondamentale nell’individuare bisogni primari e interventi esemplari della carità pubblica. I saggi raccolti in questo volume si interrogano sulla trasformazione delle politiche di misericordia tra medieovo e prima età moderna. Grazie a un approccio multidisciplinare, il volume indaga come la misericordia venne declinata quale virtù politica, tesa a rendere meno feroce la società, mitigando il vivere comune in nome dell’ideale evangelico. La riflessione teologica e la retorica della carità servirono – non senza ambiguità – a catalizzare energie, a elaborare progetti sociali, a rendere riconoscibili e credibili antiche e recenti istituzioni, a sostenere politiche di soccorso e, anche, di controllo e disciplinamento. In nome della medesima carità si poteva infatti sia elargire un aiuto generalizzato, sia attuare un’attenta selezione, basata sull’idea che l’assistenza era un diritto riservato ad alcuni ma precluso a molti, giudicati indesiderati, pericolosi e viziosi.
Filippo Bataloni è un bambino che, all’età di due anni, ha scoperto di essere affetto da una grave malattia. Questo libro racconta la sua forza e il suo coraggio di fronte ad un evento che avrebbe spaventato chiunque, ma è soprattutto la testimonianza che ogni “drago” può essere sconfitto dall’amore di Dio.
Filippo amava portare le magliette al contrario, le rovesciava con caparbietà, perché la parte esterna per lui non contava.
«Allo stesso modo – scrivono i genitori – ci siamo resi conto che il Signore ha rovesciato la nostra storia di sofferenza e di paura e l’ha trasformata in una storia di amore e di speranza».
In questo secondo volume dei «Percorsi», Inos Biffi, recentemente insignito in Vaticano del Premio Ratzinger per la ricerca teologica, attua una esposizione che possiamo chiamare «narrativa» dell'economia trinitaria, a partire da una messa a fuoco della Eucarestia come centro del mistero cristiano. Il mistero trinitario, restando mistero insondabile, si lascia raccontare dall'uomo che «con gli occhi della fede» ne ravvisa la dinamica tramite le Scritture. Questa narrazione non intende spiegare il mistero, ma è il dispiegarsi del mistero stesso, l'estremo amore del Padre per l'umanità del Figlio, che svela all'uomo la sua più profonda dimensione antropologica. L'uomo comprende sé stesso tramite l'umanità di Cristo di cui il Padre è entusiasta. Il lavoro teologico di Biffi ci introduce all'antropologia religiosa propria del cristiano in relazione al dono trinitario che la costituisce. Anche il desiderio del Cardinale Julien Ries, fondatore dell'«Antropologia Religiosa Fondamentale», era quello di poter leggere una nuova esposizione dell'antropologia religiosa del cristiano. I rapporti tra Ries e Biffi sono stati di grande stima reciproca e di reciproca curiosità. Le costanti del sacro -sempre ricordate da Ries - Mito, Simbolo e Rito, rispetto alle quali il Cristianesimo non fa eccezione, trovano nel Cristianesimo un punto di presenza privilegiato in cui, come spiega Biffi, Yeschaton si incrocia con la Storia: l'Eucarestia, «mito» di creazione e di redenzione, diviene simbolo efficace, sacramento, in un rito che attesta una presenza reale.
Mentre scrivo queste pagine, il mio fine ultimo è di fare della mia vita un esempio incoraggiante per tutti. Chi si trova a vivere in circostanze difficili ha bisogno di sapere che il lieto fine è possibile. Quanti di noi possono dire di essere stati davvero fortunati nella vita? In questo libro, che ha avuto un enorme successo negli Stati Uniti, Sonia Sotomayor racconta la storia della realizzazione di un desiderio: diventare giudice. Nata in una famiglia ispano-americana di modeste condizioni, Sotomayor diviene protagonista di un'avventura fuori dal comune: è già un brillante avvocato quando, nel 2009, viene nominata giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti da Barack Obama, coronando un sogno coltivato sin dall'infanzia. Come è stato possibile raggiungere un simile traguardo? Questo libro, scritto con uno stile distante anni luce dall'aridità di una certa prosa giuridica, ci racconta una storia fatta di forza di volontà, di dedizione, di capacità di cavarsela in qualsiasi frangente, senza mai arrendersi: «In ogni genere di situazione in cui mi sia trovata, ho scoperto che c'era qualcosa da imparare. Non c'è esperienza che non possa rivelarsi utile, anche solo per la disciplina che occorre per gestire le avversità». Una storia americana a lieto fine, un esempio del trionfo dell'intelligenza e dell'impegno sulle circostanze.
La storia delle politiche e dei servizi per la prima infanzia si è intrecciata, a partire dalla rivoluzione industriale, ai mutamenti socioeconomici, demografici, della famiglia e del ciclo di vita. In questo volume si indaga dapprima l'evoluzione nel tempo delle politiche per la prima infanzia e delle loro finalità prevalenti - dal consolidamento dello Stato nazione, alla protezione materno-infantile, alla conciliazione famiglia-lavoro, all'investimento sociale. Si analizzano poi gli strumenti di policy che danno forma a queste politiche - congedi, sostegni del reddito e servizi - e si esaminano in particolare i sistemi di servizi di cura e preeducazione in Italia e in Europa, nelle loro principali dimensioni: configurazione istituzionale, governance verticale e orizzontale, copertura, spesa. Del caso italiano il volume approfondisce specificità e tensioni irrisolte, esplorando le ragioni tanto degli elementi di eccellenza quanto delle prolungate inerzie, fino alle più recenti contraddizioni tra austerità e prove di riforma.
Questo non è l'ennesimo libro sulla felicità, completo - come tanti altri che affollano le librerie - di istruzioni per l'uso. Risultato di un lungo lavoro e di un'intensa discussione tra filosofi di diverse generazioni, non dà consigli per essere felici, né cerca di definire cosa sia la felicità. Si chiede invece dove la si cerca. In particolare, in quali ambiti la cercano gli italiani. In diciassette brevi saggi viene presentato un campionario, non esaustivo ma accuratamente selezionato, di ciò che oggi ci rende felici. Dall'amore alla religione, dalla moda alla politica, dal cibo allo smartphone, dalla casa agli psicofarmaci, per citare solo alcuni dei temi affrontati, il libro offre uno scenario prismatico delle nostre aspettative di felicità che, tra stereotipi e novità, si rivela non privo di sorprese.
L'ideale del "rule of law", o "governo delle leggi" (contrapposto al "governo degli uomini"), incarna l'aspirazione, antichissima e sempre attuale nel discorso giuridico e politico, che il diritto non sia una mera riformulazione della volontà dei dominanti, ma incarni e realizzi una qualche forma di giustizia. Una giustizia non meta-legale, ma propriamente giuridica - una moralità interna al diritto e sottratta alla disponibilità del sovrano. Nel volume convergono le riflessioni di studiosi italiani e stranieri che si misurano con questa ampia tematica, non ancora adeguatamente esplorata dalla cultura giuridica e fiIosofico-politica italiana, dove il tema del "rule of law" è spesso confuso con quello affine ma diverso dello "stato di diritto". Vengono in particolare affrontate e discusse le questioni attinenti alla definizione e ai vari dispositivi del "rule of law", che, pur nella loro valenza primariamente formale, sono finalizzati a impedire che il diritto sia piegato alle esigenze più arbitrarie del potere: pubblicità e conoscibilità del diritto, irretroattività, chiarezza e realizzabilità delle condotte richieste dalle norme giuridiche ecc. A ciò si affianca un approfondimento sul rapporto del "rule of law" sia con separazione dei poteri, con particolare riferimento alla discrezionalità interpretativa del giudice, sia con l'autonomia personale dei cittadini e il paternalismo giuridico.
Nell’eucaristia Chiara contempla la vita di Gesù nella sua dinamica di abbassamento e glorificazione, imparando dal Vangelo vivente della liturgia a offrire se stessa sull’altare della fraternità.
Una testimonianza di santità che ancora oggi interroga la nostra esperienza spirituale. Come scrive san Giovanni Paolo II: «L’intera vita di Chiara era una eucaristia, perché ? al pari di Francesco ? ella elevava dalla sua clausura un continuo “ringraziamento” a Dio con la preghiera, la lode, la supplica, l’intercessione, il pianto, l’offerta e il sacrificio. Tutto era da lei accolto ed offerto al Padre in unione col “grazie” infinito del Figlio unigenito, bambino, crocifisso, risorto, vivo alla destra del Padre». (Lettera alle claustrali clarisse per l’VIII centenario della nascita di santa Chiara, 11 agosto 1993).
La XIV Assemblea del Sinodo dei Vescovi ha rappresentato un significativo punto di svolta circa le problematiche relative alla famiglia. Per lungo tempo la normativa della Chiesa si è mostrata "silente" rispetto ad esse. Tuttavia ci avverte Salvatore Berlingò - occorre non scambiare il silenzio delle leggi con il silenzio del diritto, il cui sostrato essenziale, ma spesso occulto, tocca agli interpreti fare emergere. Ripercorrendo un itinerario di ricerca inteso a gettare luce sulla dimensione familiare o domestica ("economica") del diritto canonico, l'autore evidenzia, con gli scritti raccolti in questo volume, la graduale rivalutazione del mistero trinitario, che si presta a essere trascritto in termini giuridici, quale "famiglia di Dio" rispecchiata nel sacramentum magnum di ogni famiglia umana, a cominciare dalla famiglia "umana" per eccellenza che è la Chiesa. Siffatto itinerario di riscoperta del "diritto canonico silente" interseca le risultanze dell'Assemblea sinodale e l'indizione del Giubileo straordinario, che si propongono di rianimare nel cuore della Chiesa e di ogni uomo la dimensione di un Dio relazionale, fonte di carità e amore, senza di cui non vi è vera giustizia.
La Chiesa cattolica sta vivendo una stagione di profonde riforme interne che investono settori molto delicati della sua vita istituzionale. Uno degli aspetti più controversi riguarda la sua attività finanziaria, talvolta toccata da scandali avvolti da un'apparente impenetrabilità, e sono in molti a credere che tali questioni non siano del tutto estranee alla storica decisione di Benedetto XVI di abbandonare il soglio di Pietro. Senza accondiscendere a inutili dietrologie, questo libro muove da alcuni fatti nuovi che stanno cambiando il volto della Chiesa, la quale - in modo poco appariscente - sembra allontanarsi progressivamente dalla struttura concordataria stabilita nei Patti lateranensi del 1929 e confermata col Concordato del 1984. L'introduzione dell'euro, la riforma dello lor e del più ampio sistema economico e finanziario vaticano secondo i principi antiriciclaggio e antiterrorismo riconosciuti dalla comunità internazionale producono interrogativi nuovi, cui questo volume cerca di rispondere con un linguaggio accessibile, ma senza cedere a pericolose semplificazioni.
La prima guerra mondiale è riletta in queste pagine da storici e studiosi di letteratura, arte, diritti umani, con l'approccio tipico degli studi di storia culturale. Il volume, nato nell'ambito di un'iniziativa promossa dal festival "Un film per la pace", raccoglie riflessioni su temi quali la legittimazione dello spirito bellico da parte di artisti, intellettuali e letterati; la violazione dei diritti umani costituita dall'uso massiccio di gas chimici; i fenomeni diffusi di spostamento forzato di popolazioni e di profuganza e le forme di violenza sui civili; la ricca produzione di testimonianze scritte - diari e lettere - che solo da poco tempo è valorizzata e indagata allo scopo di dar voce ai protagonisti della grande guerra; i "luoghi della memoria" presenti in Italia e in particolare nel Friuli Venezia Giulia, una zona che più di altre fu teatro di distruzioni e massacri. Una riflessione sul passato e sulla costruzione di questo paese e dei suoi confini, una rilettura della tragedia umana, politica, sociale e culturale che fu la prima guerra mondiale, uno sguardo ampio su uno dei momenti più drammatici della storia del Novecento.
È possibile vivere nella gioia e nella gratitudine, nonostante la scoperta di una difficile malattia? È possibile continuare a credere e ad avere speranza? Samuele Bonetti, che a 19 ha conosciuto il mistero del dolore, ci testimonia una speranza che va al di là della morte. E dona anche a noi attimi di eternità. Attimi che annunciano come sia sufficiente un istante - se pieno perché Dio abiti la storia e il tempo. E valga la pena vivere.
Pietro Scoppola (1926-2007) è stato uno dei più autorevoli esponenti del mondo cattolico-democratico: intellettuale poliedrico, storico attento alle dinamiche della società contemporanea, studioso dell'evoluzione dei rapporti tra Chiesa, cultura religiosa e istituzioni democratiche. Questo volume ne ripercorre il pensiero, attraverso gli interventi di amici, colleghi, allievi che si sono interrogati sui temi principali della sua riflessione storiografica e del suo itinerario intellettuale: la crisi modernista e la dialettica tra Chiesa e democrazia; il fascismo e le guerre mondiali; il ruolo dei cattolici nella lunga stagione del dopoguerra, a partire dalle figure di Alcide De Gasperi e Aldo Moro.
Cercare l'uomo significa per Francesco Calvo porsi la domanda fondamentale: "Che cosa comporta la dottrina aristotelica della sostanza per la realtà dell'essere umano?". Essa nasce da una posizione metafisica, secondo cui l'"opera propria" dell'uomo deve essere ricompresa nell'ordine dell'essere sostanziale. Di conseguenza "l'etica si radica nell'antropologia e questa nella metafisica". Contrariamente al pensiero oggi corrente, infatti, l'etica non è un sapere autosufficiente e neppure, semplicemente, una prassi: la questione del bene umano deve convalidarsi nel confronto sul bene in sé. Platone, raccogliendo l'eredità socratica, ne elabora la fondazione oggettiva nei termini ontologici della sua dottrina del Bene, proponendo come vie dell'ascesa ad esso i due metodi della dialettica e dell'erotica. Ma è solo Aristotele che porta a compimento l'impresa, ricostruendo la figura integrale del bene come reciprocità del proprio e del comune. Con lui il bene, senza perdere il suo carattere di oggettività, risulta pienamente radicato nella sfera dell'interesse proprio. Questo però è possibile solo attraverso un "procedimento articolato" dell'analisi che, muovendo dalla domanda sull'uomo, attraversi gli stadi della psicologia (dottrina dell'anima e delle sue funzioni) e della metafisica. "In questo modo è "tra" Socrate e Platone scrisse Paul Ricoeur nella prefazione - che Francesco Calvo ha esercitato quell'arte della tessitura in cui senz'altro eccelle".
Costituzionalisti e politologi si interrogano sulle vicende degli ultimi venti anni di vita politico-istituzionale italiana, con le sue aspettative in gran parte frustrate e i suoi miti spesso sfociati in esiti diversi da quelli auspicati, e sulle riforme necessarie. La Costituzione deve essere oggetto di una "manutenzione" che ne faccia salvo l'impianto di fondo o va radicalmente modificata? E la forma di governo più adeguata è quella parlamentare con le opportune razionalizzazioni o quella incentrata su un capo del potere esecutivo eletto direttamente dal popolo? In questo quadro il ruolo del Presidente della Repubblica è sfociato in un presidenzialismo di fatto o in una sovraesposizione politica che non ha travolto il modello costituzionale? Il sistema elettorale attualmente in discussione è innovativo o ripercorre strade discutibili volte a produrre maggioranze certe ma artificiali? Il populismo, che ha caratterizzato la realtà europea, è deperito in Italia con la crisi della cosiddetta "Seconda Repubblica" o ha trovato nuova linfa e nuovi interpreti, anche grazie alla trasformazione dei partiti in partiti personali al servizio di un leader? E quale può essere la via di uscita da questa situazione? Un assetto di tipo personalistico e decisionista o la ricostruzione di una politica rappresentativa delle esigenze sociali e fondata su nuove forme di partecipazione popolare?
Il fenomeno degli abusi del clero, il tradimento della fiducia riposta nella missione della Chiesa e le misure adottate per prevenire e sanzionare tali condotte hanno richiamato l'attenzione di giuristi, e non solo, sulle responsabilità sia dei singoli che della gerarchia ecclesiastica. Gli abusi del clero sono però solo uno dei casi in cui sorge l'esigenza di analizzare e comparare gli effetti nell'ordine civile e in quello religioso di atti o condotte aventi rilevanza in entrambi gli ordinamenti. Il volume, dopo una prima parte dedicata all'inquadramento generale del tema, fornisce al lettore un quadro d'insieme utile a comprendere meglio l'evoluzione dei rapporti tra Stato e Chiesa.
L'Opera nazionale dopolavoro fu istituita dal regime fascista nel 1925 con lo scopo di promuovere e organizzare dall'alto il tempo libero dei lavoratori. Collocata nei gangli dell'amministrazione ordinaria (la vigilanza dell'ente fu assegnata inizialmente al ministero per l'Economia nazionale), subì tuttavia l'influenza e l'attenzione crescente del PNF, che tentò di farne una sua organizzazione collaterale. Pur essendo questo uno dei motivi per cui venne considerata dalla storiografia l'ente del consenso per antonomasia e uno degli strumenti più tipici del progetto totalitario di conquista delle masse, l'OND mantenne, sino alla fine del ventennio, una sua identità istituzionale ambigua, in parte "burocratico-ministeriale", in parte "politico-militante". Come emerge dalla ricerca, inoltre, la sua presa sulla realtà del lavoro fu discontinua e non sempre uniforme, concentrandosi per lo più sulle "aree forti" del paese e tra determinate categorie di lavoratori.
La crisi finanziaria e la crisi del debito hanno determinato un peggioramento delle condizioni economico-finanziarie delle banche e una brusca riduzione dei flussi di credito concessi alle imprese, e hanno innescato profondi mutamenti degli assetti organizzativi e regolamentari delle banche, dei modelli di valutazione dei rischi e del merito di credito e dei processi selettivi delle imprese, delle specializzazioni produttive e dei processi innovativi. Questo volume offre un ampio spettro di analisi e riflessioni sui problemi delle banche italiane e sul loro comportamento durante la crisi: sull'andamento del credito alle imprese in Italia nel confronto con altri paesi europei, sull'impatto che la distribuzione e l'organizzazione spaziale delle banche, il grado di concorrenza nei mercati locali del credito e l'adozione delle tecnologie di "credit scoring" hanno avuto sull'accesso al credito delle imprese e sulla rischiosità delle banche; sul ruolo svolto dagli intermediari di garanzia e dalle politiche di promozione dell'accesso al credito durante la crisi e ai loro possibili effetti sistemici; sulle scelte e i problemi di gestione della liquidità delle banche, i connessi rischi sull'economia reale e la stabilità del sistema bancario.
Nata o, meglio, rinata su basi più solide e durature all'indomani del secondo conflitto mondiale per opera di studiosi come Norberto Bobbio e Giovanni Sartori, la scienza politica italiana è oggi in grado di stilare un bilancio della propria attività. È quanto si incarica di fare questo volume illuminante e meditato, i cui capitoli sono stati scritti da specialisti di ciascun settore della disciplina: metodologia, democrazia e democratizzazioni, sistemi elettorali, movimenti sociali, comunicazione politica, rappresentanza, partiti, governi e processo legislativo, opinione pubblica e comportamento elettorale, politiche pubbliche, sistema giudiziario, relazioni internazionali e Unione Europea.
In occasione del novantesimo anniversario della nascita di don Lorenzo Milani (1923-1967), un sintetico bilancio sulla sua vita e sul suo impegno pastorale ed educativo. Questa ricerca approfondisce l'influsso dei familiari sulla formazione del giovane Lorenzo e la loro reazione alle sue scelte; presenta una sintesi della proposta educativa, evidenziandone le ricadute nell'ambito ecclesiale e socio-politico; descrive l'opera prestata da alcuni collaboratori. La ricca antologia di testi, un'abbondante bibliografia e l'indice dei nomi offrono materiale utile per quanti, affascinati dall'impegno del priore di Barbiana, vorranno ulteriormente approfondirne figura, opera e fortuna.
Luogo ideale, eppure inesistente o impossibile, l'utopia rappresenta l'essenza della cultura moderna nel suo sforzo verso l'emancipazione dell'individuo e la realizzazione di una società garante di giustizia e libertà. In quanto comunità ideale, l'utopia si contrappone a una realtà storica degradata, proponendo un progetto di società giusta in cui bisogni individuali e beni collettivi, aspirazioni private e scopi pubblici trovano una logica e armonica compenetrazione, tanto da giungere a costruire un "paradiso in terra". In questa prospettiva il carattere immaginario dell'utopia rimanda a una concezione aperta dell'agire individuale e sociale, arricchita dalla dimensione della possibilità e della libertà. Dell'utopia esiste però anche un'altra faccia: i progetti utopici di emancipazione possono infatti rovesciarsi nel loro esatto opposto, cioè in vere e proprie distopie caratterizzate da elementi totalitari. Nonostante questa eventuale deriva, attraverso l'immagine della "città ideale"si può comunque riflettere sulle possibilità del mutamento sociale e politico, grazie soprattutto all'elaborazione di una progettualità innovativa e non dogmatica. Con una consapevolezza: che l'utopia - se non vuol trasformarsi nel suo opposto, cioè nell'incubo delle distopie - deve delinearsi nella sua apertura e nella sua incompiutezza. L'utopia è tale solo se è un'"attesa", cioè una modalità di opporsi alla necessità del mondo.
Questo volume estende e completa il progetto avviato con il primo volume di "Strutture di mondo" (2010), sempre a cura di Lucia Urbani Ulivi. Raccoglie i saggi di autori di provenienze disciplinari diverse accomunati dall'approccio sistemico, potente e innovativo strumento di chiarificazione e comprensione di oggetti e ambiti anche, a prima vista, eterogenei. Sistemi ingegneristici, tessuti biologici, edifici, società, organizzazioni, fenomeni psichiatrici, la conoscenza umana, i campi della fisica quantistica presentano proprietà che le loro parti non hanno. Se per studiarli li scomponiamo analiticamente nei loro costituenti elementari, gli oggetti sono solo particelle in campi di forza, tutte uguali tra loro; se invece li osserviamo nella loro integrità e unità, scopriamo che la loro identità e le loro proprietà non dipendono dai costituenti semplici, ma dal modo in cui tali parti sono vincolate mediante relazioni di interazione e di interferenza. Ogni oggetto si stabilizza e acquisisce le sue proprietà grazie ai vincoli che legano le parti e che lo legano a un contesto. Allo sguardo sistemico il mondo appare come un tessuto di relazioni ricco di oggetti dalle proprietà differenti e varie, intrecciati tra loro e con l'ambiente. Il pensiero sistemico si pone lo scopo di descrivere e approfondire gli invarianti sistemici che caratterizzano qualunque oggetto considerato come sistema e di rendere più completa la comprensione dei singoli ambiti disciplinari.
La legge di riforma dell'Università, conosciuta come legge Gelmini, è entrata in vigore a inizio del 2011. Molte le novità che sono state introdotte, soprattutto a livello di governance. Una in particolare si mostra come novità assoluta: il ruolo del direttore amministrativo, così come conosciuto nel corso degli anni, è sostituito da quello di direttore generale. Non solo: il direttore generale è individuato come "organo" dell'ateneo insieme a rettore, consiglio di amministrazione, senato accademico, nucleo di valutazione e collegio dei revisori dei conti. Al direttore generale viene attribuita "la complessiva gestione e organizzazione dei servizi, delle risorse strumentali e del personale tecnico-amministrativo dell'ateneo". Come interpretare il nuovo ruolo in rapporto alle esigenze degli atenei, organizzazioni estremamente complesse, che devono sempre più affrontare la loro missione con sguardo alla razionalizzazione e standardizzazione dei costi, alla gestione delle risorse umane per competenze, alla performance dell'intera organizzazione? Un interrogativo su cui il volume riflette, e cui contribuisce a rispondere.
Una crisi progressiva sembra investire il Parlamento nazionale, da anni sotto stress a causa dell'agire concentrico di una molteplicità di fattori: il crescente protagonismo degli esecutivi, il proliferare di centri decisionali spesso operanti al di fuori del tradizionale circuito democratico, la cessione di sovranità statale verso l'alto e verso il basso. Negli ultimi anni si è infatti assistito a una profonda evoluzione del tradizionale modello di produzione normativa, in un percorso accidentato, che, accanto allo sforzo di ordinare la complessità delle politiche pubbliche, ha visto nascere elementi di forte instabilità e di "fuga dalla legge". Il volume, con una puntuale ricognizione degli strumenti normativi che, nelle ultime due legislature, hanno "soppiantato" la legge (decreti-legge, ordinanze di protezione civile, legislazione delegata, direttive e regolamenti europei, in alcuni casi persino comunicati stampa che anticipano l'applicazione di norme ancora da approvare), indaga sulle ragioni profonde che, a partire dalla crisi dei partiti, hanno determinato l'attuale "groviglio" politico-istituzionale. Beneficiando del contributo di "testimoni eccellenti", il testo offre una prospettiva di superamento della crisi in atto, prefigurandone un possibile approdo che, pur nei profondi mutamenti intervenuti nella realtà locale e globale, riaffermi la centralità del Parlamento come principale soggetto del processo democratico.
Chiara Corbella Petrillo muore a 28 anni per un carcinoma alla lingua, scoperto quanto è al quinto mese di gravidanza: rimanda le cure per dare alla luce il suo bambino. Lo fa con gioia, dicendo il suo "Eccomi", pensando prima di tutto al bene della creatura che porta in grembo. La vicenda di Chiara, di suo marito Enrico e del loro figlio Francesco (come anche di altri due fratellini già in Cielo), ha sorpreso migliaia di persone in tutta Italia e si è diffusa rapidamente su Internet e sui mezzi di comunicazione. Può la storia di una donna morta giovanissima testimoniare che la vita è un dono meraviglioso? Che seguire Cristo anche nella sofferenza ci apre alla luce? Queste pagine raccontano la storia di Chiara, con le sue parole e i ricordi di chi l'ha conosciuta e ne ha condiviso la profonda esperienza di fede: un'esistenza che non si è arresa di fronte alla morte fino a diventare un segno di speranza per tutti noi.
Questo libro - senza pretendere di dare risposte ad ogni domanda - si propone di offrire indicazioni concrete per un rapporto d'amore più vero e maturo.
L'Autore, a partire da alcune figure bibliche e con un linguaggio semplice, traccia un percorso concreto in cui ciascuno potrà riconoscersi dentro il mistero della nuzialità.
"Il Vittorioso", periodico a fumetti promosso dalla Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), nasce nel 1937 e si ritaglia una sfera di assoluto rilievo nel panorama della stampa per ragazzi. Una voce originale all'interno di un settore in crescita, un terreno su cui il cattolicesimo italiano andrà progressivamente distinguendosi con un'intensa azione formativa e culturale, realizzando, negli anni '20 e '30 del Novecento, un vero e proprio progetto educativo. Il nuovo settimanale punta molto sul fumetto, che gode di un buon successo presso il pubblico italiano. Il gruppo redazionale, in controtendenza con l'americanismo imperante, sceglie da subito di non utilizzare fumetti stranieri, alimentando una vera e propria scuola di autori e disegnatori (fra cui Caesar, Craveri e Landolfi) e ospitando tra l'altro il debutto del giovane Jacovitti. Il nuovo giornale svolge inizialmente un'azione essenzialmente preventiva, proponendo ai giovani una "sana e intelligente" lettura. In breve tempo, "Il Vittorioso" si distingue, nell'ampio panorama della stampa cattolica per ragazzi, per una linea molto fresca e per la capacità di dialogare anche con chi non frequenta le parrocchie, proponendo una lettura in grado di coinvolgere la fascia di età adolescenziale e contendendo il terreno alle organizzazioni del regime, prima, e a quelle vicine al PCI, poi.
"Don Luigi è stato e ha voluto rimanere, sempre, un uomo povero, un prete povero, perché ha voluto essere, con genuina coerenza, con i poveri, e innanzitutto con Cristo povero": parole del cardinale Camillo Ruini, nell'omelia pronunciata al Laterano il 15 ottobre 1997, in occasione dell'ultimo saluto a don Luigi di Liegro. Fondatore e direttore della Caritas romana, don Luigi è stato fra i maggiori protagonisti della vita religiosa di Roma dagli anni Settanta fino alla morte. La sua attività in favore dei più poveri, dai senza tetto, agli immigrati, agli ammalati di AIDS - "in difesa di ladri, brigatisti, zingari e barboni", questo di lui si disse - lo ha portato a collaborare e insieme spesso a scontrarsi con le autorità locali; e in qualche caso, pur godendo della fiducia e dell'affetto di Giovanni Paolo II, anche con le autorità religiose. La sua concezione del volontariato ha segnato una generazione; e ancora oggi rimangono attive le sue istituzioni, dalle mense alle case-alloggio ai centri di ascolto, alimentate anche dalla Fondazione che porta il suo nome. Il volume rappresenta una prima ricostruzione della biografia di un uomo che è stato e rimane uno dei grandi segni di contraddizione della storia religiosa e politica della Chiesa italiana del Novecento.
7 febbraio 1945, mercoledì, ore 14.30. Nelle malghe di Porzùs, in provincia di Udine, ha sede il comando Gruppo brigate est della divisione Osoppo, formata dai cosiddetti "fazzoletti verdi" della Resistenza: partigiani cattolici, azionisti, indipendenti. Giungono in zona cento partigiani comunisti, agli ordini di Mario Toffanin sotto le false spoglie di sbandati in cerca di rifugio dopo uno scontro con i nazifascisti. In realtà è una trappola. Ventidue partigiani della Osoppo - fra essi il comandante della Brigata, Francesco De Gregori - vengono assaliti e uccisi. Nel 1954 la Corte d'Assise di Lucca irrogherà tre ergastoli e 777 anni complessivi di prigionia ai responsabili. Ma i tre autori principali dell'eccidio sono già fuggiti, in Jugoslavia. Toffanin non rientrerà più: morirà là, coi suoi molti segreti. In occasione della recente discussione sull'attribuzione alle malghe di Porzùs dello status di monumento nazionale, i saggi contenuti nel volume inquadrano nel suo contesto storico quell'episodio, sin qui nella sua genesi parecchio oscuro. Il libro si apre con un contributo di Tommaso Piffer su "Strategia e politiche delle formazioni partigiane comuniste italiane", e in esso si segnalano i saggi "La controversa memoria di Porzùs", di Elena Aga Rossi, "Violenza politica e presa del potere in Jugoslavia", di Orietta Moscarda, "Il PCI fra via nazionale e modello jugoslavo", di Patrick Karisen, "La violenza del dopoguerra al confine fra due mondi", di Raoul Pupo.
Qual è la portata sostanziale e quale la forza reale del modello italiano di laicità in un panorama che appare sempre più globalizzato ma, al tempo stesso, sottoposto a tensioni identitarie che mettono in pericolo l'efficacia inclusiva dei diritti, a partire da quello di libertà religiosa, così indissolubilmente personale e universale? E quale spazio può rivendicare l'attuazione di questo modello nel contesto europeo? Ma soprattutto: qual è lo scarto registrabile ancora oggi in Italia fra laicità procedurale - ossia, laicità giuridica "in progetto" - e laicità sostanziale, ossia laicità giuridica "in bilancio"? Quali campi normativi ne risultano interessati? A chi vanno imputati, e come possono essere colmati, gli scarti che si registrano? Il volume si impegna a dare risposta a queste domande, e a offrire, insieme, sia un contributo teorico alla rivalutazione della portata di significato e di valore del metodo della laicità giuridica quale garanzia di governo non dispotico delle società pluraliste, sia un contributo pratico immediato al disegno di una "mappa" degli interventi regolatori del gioco pluralista operati sino ad oggi dal diritto italiano, sulla quale risultino più chiaramente indicate le principali mete già raggiunte e quelle ancora da raggiungere
Il volume risponde ad una duplice esigenza. Innanzitutto fare il punto della situazione, nell'ambito dei Paesi membri del Consiglio d'Europa, sul grado di tutela dei diritti di libertà religiosa e di coscienza, così come regolati dall'art. 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, e sul modo in cui questi ultimi sono interpretati e applicati dalla Corte di Strasburgo. In seconda battuta, il volume muove da un approccio pragmatico dettato dall'esigenza di capire dai diretti protagonisti, i giudici, sollecitati dal confronto diretto con la dottrina europea, quali siano i problemi reali sottesi agli attuali orientamenti giurisprudenziali in materia di libertà religiosa, di coscienza e di antidiscriminazione. A contributi di carattere più squisitamente dottrinale che descrivono il quadro generale di applicazione dell'art. 9 CEDU all'interno del Consiglio d'Europa, seguono analisi critiche della giurisprudenza di Strasburgo da parte di giovani ricercatori provenienti da diverse università europee, incentrate su questioni chiave - simboli religiosi, libertà di insegnamento, ordine pubblico e sicurezza - che hanno scandito negli ultimi due decenni gli orientamenti dei giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo
Il diritto ecclesiastico in Italia è stato profondamente influenzato dalle lotte politiche che hanno seguito il 1848, l'Unità, il fascismo e la "Repubblica dei partiti". Per questo alcuni studiosi di tale disciplina sono stati anche protagonisti della cultura politica del Novecento e, in alcuni casi, hanno, con i loro scritti, contribuito ad orientare non solo l'insegnamento universitario, ma pure l'opinione pubblica sensibile ai problemi, sempre attuali, delle relazioni tra Stato e confessioni religiose. In questo volume vengono presi in considerazione, con richiami biografici o con la ricostruzione di aspetti della loro produzione scientifica o del loro pensiero politico, alcuni dei più importanti autori del settore: da Francesco Ruffini, senatore e ministro dell'Italia liberale, a Vincenzo Del Giudice, che fu tra i fondatori del Partito Popolare, a Mario Falco, autore della normativa sulle comunità israelitiche italiane, a Giacchi e De Bernardis, attivi nella Resistenza, a Federico Cammeo, che contribuì a definire l'ordinamento dello Stato Vaticano, a Giuseppe Dossetti, vicesegretario della DC di De Gasperi e poi tra i protagonisti del Concilio Vaticano II, ad Arturo Carlo Jemolo, primo Presidente della RAI, uno degli intellettuali di maggiore rilievo, per la dirittura morale e per l'attenzione a tutti gli aspetti del vivere civile, del XX secolo.
I saggi raccolti in questo volume rappresentano il contributo che l'Agenzia per il terzo settore ha voluto offrire alle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Un volume di storia sociale e giuridica che, con sguardo attento all'evoluzione legislativa e della "governance" degli enti non profit, ricostruisce il complesso - ma tenace - percorso della società civile italiana, dalla costituzione dello Stato unitario sino ai giorni nostri. La "Gran legge" del 1862, proprio a ridosso di un'unificazione faticosamente raggiunta, intende disciplinare e dare organicità, pur rispettandone l'autonomia, alle molte e operose organizzazioni di carità esistenti sul territorio. Quasi trent'anni più tardi, la "Legge Crispi" pone le Opere pie sotto diretto controllo statale, trasformandole in Istituzioni di pubblica beneficenza. Negli anni Venti e Trenta del Novecento, la dittatura fascista sferra un attacco mirato e consapevole contro ogni forma di associazionismo, intravedendo nell'autonoma iniziativa sociale e nei valori solidaristici i primi antagonisti del totalitarismo. Seppur la Carta fondamentale del 1948 rimarcherà la centralità dell'individuo e l'importanza del pluralismo sociale quali presupposti fondanti della stessa democrazia, e sebbene nel 2001 sia stato introdotto nel testo costituzionale il principio di sussidiarietà, ancora lungo sarà il cammino che il Terzo settore dovrà compiere, e molti gli ostacoli - soprattutto a carattere normativo - che dovrà affrontare...
Fin dalla sua rinascita nel 1859, il Grande Oriente d'Italia ha legato la sua storia a quella del Paese. Pur nella affermazione dei principi della fratellanza universale e del solidarismo umanitario, si è infatti caratterizzato per uno spiccato sentimento patriottico e per la totale identificazione con il nuovo Stato unitario. Non meraviglia che le prime logge del risorto Grande Oriente pensassero di offrire la carica di gran maestro a Cavour, e che dopo la sua morte, nel giugno del 1861, larga parte di quella generazione di patrioti che aveva partecipato alle battaglie risorgimentali decidesse di aderire alla Massoneria. Il volume ricostruisce il ruolo svolto dalla Libera Muratoria durante il Risorgimento e nelle fasi decisive della lotta per l'unità e l'indipendenza. Nello scenario di una Torino che stava per diventare capitale del Regno d'Italia, e in cui era presente una vivace emigrazione politica e intellettuale, il libro delinea il profilo di alcuni protagonisti di quelle vicende che furono ad un tempo patrioti e massoni. E grazie al contributo di studiosi italiani e stranieri getta nuova luce, nell'anno in cui ricorre il 150° dell'Unità, su una pagina decisiva della storia d'Italia.
Il cardinale Giacomo Lercaro (1891-1976) è stato arcivescovo di Bologna in una stagione tra le più complesse e stimolanti del ventesimo secolo: gli anni della ricostruzione e del boom economico, dell'agonia del centrismo e dell'apertura a sinistra, di John F. Kennedy e di Nikita Kruscev, delle censure a don Milani e del Concilio Vaticano II, della corsa allo spazio e della guerra in Vietnam. Un'epoca ricca di sfide in cui Lercaro, il Lercaro della lotta senza quartiere contro il comunismo e della ricerca dell'egemonia della cristianità, il vescovo dei "frati volanti" e delle chiese parate a lutto dopo i fatti d'Ungheria, segnato a fuoco dal papale di Giovanni XXIII e dall'esperienza conciliare, si rappresenta alla città con un profilo diverso la sua vigorosa proposta liturgica, le sue audaci proposte urbanistiche, l'uso delle ricerche sociologiche come strumento per approfondire la conoscenza della comunità civile, il dialogo iniziato con gli amministratori del Comune sino alla clamorosa concessione della cittadinanza onoraria sono gli strumenti e i segnali di questa svolta, che culmina nel progetto di riforma della diocesi secondo gli insegnamenti del Vaticano II per la cui realizzazione chiama come primo collaboratore Giuseppe Dossetti. Il volume, intrecciando fonti d'archivio inedite di eccezionale importanza e le testimonianze dei protagonisti di questa stagione, racconta le tappe del percorso complesso ma straordinariamente fecondo compiuto da Lercaro a Bologna.
A cinque anni dall'uscita del primo "Libro bianco", l'Agenzia per il Terzo settore propone al pubblico - specialistico e no - ai "policy makers", agli addetti ai lavori e alla società civile nel suo complesso, una nuova edizione del "Libro bianco sul Terzo settore". Frutto di un lungo e articolato lavoro di ricerca e di studio intersettoriale condotto da un'equipe di economisti, giuristi, dottori commercialisti, politologi, sociologi, protagonisti del volontariato e della cooperazione, questo volume vuole offrire una chiave di lettura del complesso e sfaccettato mondo del non profit italiano. Ancor di più, il "Libro bianco" intende fornire ai diversi "stakeholders" preziosi e innovativi strumenti di progettazione, di programmazione e per la risoluzione delle problematiche ancora aperte. Partendo da un'attenta analisi intorno al passato e al presente del Terzo settore italiano, dai suoi punti di forza e dai nodi ancora da sciogliere (dalle questioni tributarie, ai problemi iden-titari, del finanziamento, della governance e della rendicontazione degli enti, fino all'urgenza di una riforma della legislazione di riferimento), e neppure trascurando un raffronto con il panorama internazionale, il "Libro bianco sul Terzo settore" si pone l'obiettivo di "slegare il Terzo settore italiano", permettendogli così di "contribuire ad assecondare il progresso morale e civile del paese".
Il volume raccoglie contributi di storici, filosofi, sociologi, sul rapporto fra le diverse Chiese cristiane (ortodosse, cattoliche, protestanti) ed i fenomeni della modernità nel Novecento: modernità che viene semplicemente e limpidamente qui intesa secondo il significato più diffuso nella cultura comune, come il "nuovo, in tutte le sue forme". Con taglio comparativo, il volume descrive scenari diversi, passando dall'Europa occidentale a quella orientale, dall'Africa all'America Latina. E se a titolo di ampia sintesi si può osservare che i protestanti in genere hanno stretto alleanza con la modernità mentre i cattolici e gli ortodossi l'hanno spesso fronteggiata con apprensione, nella preoccupazione di perdere o diluire la propria identità, emerge comunque, poi, nella concretezza, una grande varietà di approcci: per cui, secondo le circostanze, la modernità viene benedetta o esecrata, amata o rigettata, ma anche equilibratamente distinta nei suoi aspetti ora positivi ora negativi. Da segnalare l'originalità dell'oggetto e del taglio della ricerca: i "mondi cristiani", e dunque le tre grandi comunità dei seguaci di Cristo; e all'interno di esse, ancora, approcci ulteriormente differenziati, in relazione alla varietà dei tempi, dei luoghi, delle sensibilità. "Mondi cristiani", e non già un cristianesimo monolitico: perché la relazione fra cristianesimo e modernità si declina tutt'altro che al singolare.
Roberto Morozzo della Rocca insegna Storia dell'Europa Orientale nell'Università di Roma Tre. Storico dei Balcani e del rapporto fra nazione e religione nell'Europa contemporanea, si è anche interessato all'America Latina. Tra le sue pubblicazioni "Primero Dios. Vita di Oscar Romero" (Mondadori, 2005). Con il Mulino ha pubblicato "Nazione e religione in Albania (1920-1944)" (1990) e "Le nazioni non muoiono. Russia rivoluzionaria, Polonia indipendente e Santa Sede" (1992).
Nell'era delle comunicazioni globali, il fenomeno della circolazione dei modelli giuridici sembra abbia in parte superato la dinamica esportazione/importazione per intraprendere nuovi percorsi di "dialogo" tra sistemi giuridici. Tale dialogo si avvale di tecniche e strumenti, di luoghi e di linguaggi appropriati. Il risultato cui si assiste sempre più frequentemente è l'ibridazione dei modelli giuridici, cioè la capacità dei sistemi di recepire e fare propri elementi di altri sistemi in conseguenza di un dialogo avviato e condotto sulla base di un "linguaggio" comune, o apparentemente tale, e di "luoghi" di compartecipazione alla governance sovranazionale o transnazionale. Tra i protagonisti di questo fenomeno, la Cina appare come uno dei casi di studio più complessi e al tempo stesso più significativi nello scenario degli ordinamenti costituzionali. Il dialogo tra il sistema giuridico cinese e i sistemi giuridici di matrice occidentale si è andato evolvendo soprattutto a partire dall'era di Deng Xiaoping, che sostenne e affermò il socialismo del libero mercato nel quadro della costituzione economica cinese. Ciò che si offre agli occhi degli osservatori è che vent'anni di riforme economiche e legislative hanno dato alla Cina un sistema che appare ispirato a modelli diffusi nei paesi occidentali.
Questo volume ripercorre l'esperienza di Carlo Cartari (1614-1697), Prefetto per un quarantennio dell'Archivio pontificio di Castel Sant'Angelo. Per quei lunghi anni Cartari tenne un diario della sua vita d'archivio che costituisce un documento di straordinaria importanza. Le "scritture preziose, che in esso archivio si conservano", scrive, "sono il fondamento dello Stato di Santa Chiesa, tanto spirituale quanto temporale": si tratta di documenti che riguardano non solo lo Stato Pontificio ma anche la vita della stessa Chiesa cattolica. Un mondo di informazioni ordinato, classificato, custodito. Informazioni cui gli uomini del potere e dello Stato - dai cardinali, alle Congregazioni, al Pontefice - debbono ricorrere per poter prendere decisioni amministrative e politiche, piccole e grandi. E' Cartari, uomo d'archivio, uno dei loro interlocutori più importanti: colui che consapevolmente seleziona il materiale che di quelle decisioni sarà alla base. La storia dell'archivio s'intreccia dunque con la storia politica e dell'azione di governo e documenta come la pratica archivistica abbia costituito un riflesso della storia delle istituzioni e delle concezioni del potere nell'età dell'assolutismo.
Orietta Filippini, dottore di ricerca in Discipline storiche, si occupa di storia religiosa dell'età moderna e storia dell'archivistica in età moderna. Tra le sue pubblicazioni, "La coscienza del re. Juan de santo Tomás, confessore di Filippo IV di Spagna (1643-1644)" (Olschki, 2006) e "'Sì per servizio della Sede Apostolica come per cautela di lui stesso'. L''offizio d'archivista' per Carlo Cartari, prefetto dell'archivio papale di Castel Sant'Angelo nel XVII secolo" (Ecole Française de Rome, 2007).
Per l'Europa il 2009 è stato per tanti versi un anno chiave, soprattutto perché ha portato a conclusione il processo di ratifica e di prima attuazione del Trattato di Lisbona. Dopo le tensioni per le resistenze ceche e polacche alla firma del Trattato e l'incognita del secondo referendum irlandese per l'adesione di quel paese, proprio in chiusura d'anno si è avuto il varo delle due attese novità ai vertici della Ue: il presidente stabile e l'Alto Rappresentante per la politica estera. Non è stata quella che si dice una festa: le nomine sono apparse alla quasi totalità dell'opinione pubblica europea deboli, soprattutto nel quadro di una sensibile flessione della partecipazione dei cittadini dell'Europa a 27 alle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles-Strasburgo in giugno. Come ogni anno il volume del "Centro Studi per il Progetto Europeo" di Bologna, che cura il sito www.europressresearch.eu, fa una accurata analisi delle tendenze della grande stampa di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Austria, Belgio e Russia, ripercorrendo i dibattiti e le polemiche che hanno percorso quelle opinioni pubbliche in un periodo denso di tensioni (si pensi anche solo alla grande crisi economico-finanziaria della prima metà dell'anno). Accompagna queste analisi la mappatura di alcune grandi questioni che hanno occupato il centro della scena: dalla politica estera (è stato l'anno di Obama) al dibattito sulle questioni climatiche, dall'esito delle elezioni europee ai nuovi equilibri al vertice dell'Unione.
Paolo Pombeni, insegna Storia dei sistemi politici europei e Storia dell'ordine internazionale nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna ed è direttore dell'Istituto di Studi avanzati di quell'Ateneo. E' editorialista del quotidiano "Il Messaggero" e membro della direzione di "Ricerche di Storia Politica" e dell'editorial board del "Journal of Political Ideologies". Con Il Mulino ha pubblicato, tra l'altro, "Il primo De Gasperi. La formazione di un leader politico" (2007) e "La ragione e la passione. Le forme della politica nell'Europa contemporanea" (2010) e ha diretto l'edizione critica degli "Scritti e discorsi politici" di Alcide De Gasperi (2005-2009). Ha curato, con G. Consorte, "Democrazia sociale. Il riformismo europeo e l'anomalia del caso italiano" (Cedam 2010).
È davvero sempre così razionale il comportamento dell'homo oeconomicus per eccellenza, l'imprenditore? In realtà capita che le sue decisioni siano influenzate da emozioni, sentimenti, norme etiche, rapporti sociali; che possono spingerlo verso un comportamento altruistico e cooperativo anche in assenza di vantaggi, mentre altre volte coordinamento e cooperazione vengono a mancare anche se sarebbero indispensabili. Il volume, basato su una ricerca condotta sul campo, rileva tali aspetti in vivo, con riferimento a un sistema locale costituito da piccole imprese anche di tipo distrettuale; per sottolineare che l'importanza delle infrastrutture sociali non viene certamente meno in un contesto sempre più aperto e globale, e che coordinamento e cooperazione tra imprese sono una condizione necessaria per realizzare processi di riconversione e ristrutturazione, ma anche per diffondere innovazioni tecnologiche e organizzative.
Frutto di una ricerca interdisciplinare condotta da studiosi di storia economica e di economia aziendale, il volume affronta la storia e gli sviluppi attuali della raccolta dei mezzi finanziari (oggi denominata fund raising) necessari ad alimentare organismi e iniziative nonprofit. I sei saggi raccolti mostrano che il fund raising ha in Italia una lunga storia, che risale alla carità delle confraternite religiose e al civismo dei ceti dirigenti nelle città italiane del medioevo e dell'età moderna, al solidarismo delle società di mutuo soccorso, al rinnovato impegno dell'associazionismo religioso tra Otto e Novecento e si dispiega oggi nella diffusione delle Onlus e nella formazione di una specifica disciplina scientifica. Lo studio di queste molteplici esperienze, che si sono susseguite nell'arco di otto secoli, suggerisce che esse hanno espresso ed esprimono, pur in forme storicamente diverse, l'esigenza di costruire rapporti sociali di reciprocità solidale, insieme complementari e alternativi rispetto a quelli sui quali si fondano le economie di mercato.
Condividere significa dividere con altri, partecipando a un bene comune. Il legame fra l'orizzontalità delle forme storiche della convivenza e la verticalità del bene che accomuna aiuta a rileggere in un orizzonte più ampio l'intera trama delle relazioni di reciprocità. Il volume, frutto di un'esperienza di ricerca realmente condivisa, ripensa i temi della persona e del mondo della vita, dell'ospitalità e della cittadinanza, dell'amore fraterno e della vita virtuosa, all'incrocio tra prossimità e partecipazione comunitaria. L'attenzione si sposta quindi lungo quel complesso crinale in cui s'incontrano etica pubblica, politica e religione. La distinzione tra pubblico e privato nel mondo classico e nella modernità aiuta a rileggere alcuni cruciali nodi tematici: individualismo, pluralismo e democrazia; secolarizzazione, laicità e religione civile. Un contributo attuale, nel segno di un "ethos" della convivenza che oppone alle pulsioni dell'atomismo sociale le ragioni del bene comune condiviso.
Pio V rimane uno dei grandi problemi della storia della Chiesa: osannato da alcuni, molto discusso da altri per i suoi trascorsi come Grande Inquisitore e i suoi rigidi metodi di governo, mai abbandonati anche negli anni del pontificato. In occasione del quinto centenario della nascita, alcuni dei più noti studiosi della storia del XVI secolo affrontano i diversi aspetti della sua vicenda umana, religiosa e politica, studiando gli anni della formazione domenicana, i contesti in cui agì, la sua attività come pontefice e realizzatore del Concilio di Trento.
La reciprocità può essere considerata una forma originaria della relazione interpersonale, che si esprime come legame comunitario, mediazione istituzionale, ethos condiviso. Questo volume ne analizza, da un punto di vista filosofico, le radici antropologiche e le principali espressioni etico-politiche attraverso un duplice percorso: nella pars destruens, si discute una sorta di schizofrenia, tra autenticità dei rapporti "corti", governati dalla logica affettiva della gratificazione, e inautenticità dei rapporti "lunghi", abbandonati alla logica economica dello scambio; nella pars construens, la possibilità di accreditare un'antropologia relazionale aperta rimanda ad un primato del 'noi'.
Quest'opera si rivolge, in primo luogo, a un pubblico consapevole del fatto che la cultura contemporanea è una cultura vivente nella misura in cui stabilisce relazioni e legami fra diversi settori e discipline, oltre le frontiere stabilite da una mal intesa concezione specialistica e accademica del sapere, che lascia spesso inappagato il desiderio di ogni individuo di trovare significati nuovi ai percorsi conoscitivi che sta compiendo. Tale Dizionario intende, quindi, presentarsi come un contributo rivolto a dare i fondamenti di base a una sensibilità interdisciplinare intenzionata a comprendere le molteplici fisionomie della condizione umana nella determinatezza storica e sociale dell'epoca in cui viviamo.
Questo volume, che raccoglie gli atti del Convegno internazionale tenutosi a Treviso il 22-23-24 novembre 2000, offre un apporto scientifico di comprensione e di valutazione storica del complesso pontificato di Pio X, tracciandone un nuovo bilancio storiografico. La figura di Giuseppe Sarto eletto al vertice della Chiesa nel 1903, cronologicamente all'origine della Chiesa del Novecento, ha sempre suscitato tra gli storici giudizi assai diversi: per alcuni intrepido difensore della retta dottrina e dei diritti della Chiesa di fronte ai suoi avversari, per altri il campione dell'intransigenza e della reazione. Il suo pontificato è stato spesso oggetto di valutazioni e di irrisolte difficoltà interpretative. I contributi e le ricerche qui pubblicati, avvalendosi di nuove fonti archivistiche, hanno dato voce ad una pluralità di letture e di interpretazioni che in modo innovativo fanno uscire Pio X da una sorta di ombra in cui era stato posto dalla storiografia contemporanea, offrendo un panorama ampio e problematico del pontificato.
Chi decide se si possono utilizzare gli embrioni congelati per la ricerca sulle cellule staminali? Come si fa a sapere se gli OGM sono più o meno pericolosi? Chi e come decide sul significato e l'estensione del principio di precauzione? Chi governa la scienza, o meglio: la scienza è un'impresa che si può e si deve governare? Il volume raccoglie il parere di un gruppo di esperti di livello internazionale.
Nelle società europee, in particolare occidentali, i cristiani ereditano un cristianesimo che si trova come conteso tra due istanze: quella di esercitare la funzione etica della religione, spesso di una religione civile, e quella di offfrire la testimonianza della fede nell'evangelo del regno. L'esigenza di tenere insieme nella distinzione queste due istanze suscita l'interrogativo fondamentale: quale cristianesimo nella storia? Il volume intende sollevare esattamente questa domanda. Intende farlo raccogliendo alcuni dati interpretativi della storia e focalizzando alcuni nodi problematici della coscienza credente, con l'obiettivo non di trovare risposte alle domande che solleva, ma di contribuire a porle in termini di consapevolezza critica.
Dalla fine del Settecento il percorso dell'ebraismo è stato caratterizzato da una serie di migrazioni da una cultura all'altra, dallo shtetl alla metropoli, da Oriente a Occidente. Gli ebrei orientali in Europa si sono trovati ad affrontare un destino spesso tragico e singolare. Gli intellettuali ebrei occidentali, invece, sono andati alla ricerca di possibili radici perdute e comunque di una prospettiva diversa verso Oriente. Questo volume si confronta con una serie di problemi connessi alla questione del rapporto fra Est e Ovest in prospettiva ebraica.
Accreditata da una parte della storiografia, la mitologia assolutoria che nega la presenza del razzismo nella storia italiana conserva intatta la propria influenza. Questo mito storiografico narra di un processo di formazione dello stato nazionale immune dalla etnicizzazione della cittadinanza e racconta di un'esperienza coloniale eccezionalmente mite. Questo libro fornisce gli argomenti per confutare tale vulgata autoassolutoria. Esso documenta come anche la storia d'Italia abbia annoverato, tra le sue componenti essenziali, ideologie e pratiche razziste nei confronti dei nemici interni, delle aree di popolazione subalterna, dei nemici esterni e degli ebrei, sintesi di tutte queste dimensioni.